lunedì 19 febbraio 2007

HANNAH E LE SUE SORELLE ( Hannah and her sisters, USA 1986)
DI WOODY ALLEN
Con MIA FARROW, DIANNIE WIEST, BARBARA HERSHEY,MICHAEL CAINE.
COMMEDIA

Di tutto e di più, di poco e di troppo, la regolare stranezza dei rapporti familiari per tre sorelle che vivono a New York, e i legami tra di loro ed esterni : uno dei più bei film del Woody Allen maturo, una sceneggiatura da manuale per come è costruita, per le battute che ne costituiscono il corpo e l'attenzione con cui sono seguiti tutti i personaggi. Inoltre, qui più che mai Allen ha un cast straordinario, in cui tutti i componenti funzionano a meraviglia : gli Oscar, giustissimi, a Michael Caine e Dianne Wiest sarebbero potuti andare a qualunque altro degli interpreti per l'adeguatezza e la bravura con cui rendono i loro personaggi. E forse è giusta la riflessione,come rilevò qualche critico , che in un quadro d'insieme come questo la figura più affidabile e forte è anche la più sola, come accade anche nella vita reale .
SHALL WE DANCE? ( Shall we dance?,USA 2004)
DI PETER CHELSOM
Con RICHARD GERE , Jennifer Lopez, Susan Sarandon, Stanley Tucci.
COMMEDIA

Richard Gere rilanciò la propria carriera interpretando una commedia sentimentale , che forse non si conclude come si poteva prevedere. Anche se, implicitamente, ci si può leggere una vena un pò moralistica molto in sintonia con la filosofia "neo-con" che ha favorito la vittoria di George W.Bush alle ultime elezioni USA. Ambientato nel mondo del ballo,"Shall we dance" ha momenti azzeccati e divertenti, un buon corollario di figurine secondarie, e Peter Chelsom conduce bene i bravi caratteristi a disposizione. Magari certe specificazioni sui motivi della malinconia che affligge la splendida insegnante di ballo Jennifer Lopez non sembrano sufficientemente convincenti, però se si sta al garbato gioco della sceneggiatura si passa un'ora e mezza rilassante senza vergognarsene .
DONNIE DARKO ( Donnie Darko, USA 2001)
DI RICHARD KELLY
Con JAKE GYLLENHAAL , Maggie Gyllenhaal, Drew Barrymore, Patrick Swayze.
DRAMMATICO/FANTASTICO
Divenuto cult tra i giovani americani nonostante una prima uscita al cinema piuttosto anonima, questo "Donnie Darko" è un film che ha fatto molto discutere anche da noi. Se si vuole, può sembrare un pò confuso narrativamente e troppo misterioso in alcune parti, con evidenti derivazioni dal cinema di David Lynch : ma ha una struttura atipica, una ricerca della verità dei personaggi non dozzinale, e obbliga lo spettatore a chiedersi cos'ha visto, mentre esce dalla sala. Personalmente, e ho potuto constatare che la mia visione del film differisce anche nel senso della storia da quella di altre persone, l'ho visto come un flashback di un giovane dalla mente sconvolta, che nel finale sceglie di diventare un eroe positivo, addirittura un asceta, per azzerare la realtà e sacrificare la propria vita per far sì che quella di altri prosegua. Però certe malinconie giovani, certe nottate passate spersi in un letto e con gli occhi spalancati nel buio, aggrappati al mondo solo tramite delle cuffie che lasciano andare una musica che suggestiona sono una definizione della poesia dell'adolescenza veramente acuta.

domenica 18 febbraio 2007

ANIMAL HOUSE ( National Lampoon's Animal House,USA 1978)
DI JOHN LANDIS
Con TOM HULCE,JOHN BELUSHI, KEVIN BACON,DONALD SUTHERLAND.
COMMEDIA
Primo grande successo di John Landis, "Animal house" è una rilettura di un mito nazionale americano come la vita al campus,negli anni Sessanta. Contrapponendo studenti fighetti e ben vestiti, programmaticamente la futura classe dirigente, a una banda di squinternati casinisti, Landis illustra un microuniverso dove il sesso è l'obbiettivo e la realizzazione di tutto, tra party e parate, punizioni (rigorosamente non scontate) e stanze devastate:un elogio dell'anarchia fatto con simpatia,e un finale che, facendo un po'il verso ad "American graffiti", spiega ciò che i personaggi saranno in futuro, e non mancano le sorprese... Contraddistinto da una colonna sonora splendida, fatta di alcune tra le piu'belle canzoni dell'epoca, con un cast dalle molte facce note, guidate da un John Belushi scatenato, qui al suo primo film, "Animal house" , visto oggi, forse non ha la stessa carica ribelle di quando usci'.Pero', la satira in un certo modo affettuosa, eppur abbastanza velenosa di un determinato periodo degli Stati Uniti e alcuni miti giovanilistici, è di alta scuola. Tanto per rimanere in tema...
COLLATERAL ( Collateral, USA 2004)
DI MICHAEL MANN
Con JAMIE FOXX, TOM CRUISE,Mark Ruffalo, Jada Pinketts-Smith.
THRILLER/AZIONE
Una battuta di caccia in una notte pulsante di traffico, luci e morte in una città di diciassette milioni di persone, due uomini, un efficacissimo assassino e uno sconvolto tassista, legati l'uno all'altro per una dozzina di ore che saranno decisive per le vite di entrambi. Quello che oggi è forse il maggior cineasta specializzato in film d'azione del cinema americano,Michael Mann (ma ci è tornato dopo due lavori diversi come "Insider" e "Alì"), ritorna con un thriller notturno, girato praticamente tutto in digitale, su un altro confronto tesissimo tra personalità diverse. Se si vuol trovargli qualche difetto, c'è da dire che è intuibile molto presto dove porta la corsa finale del duo per forza, ma "Collateral" è un esempio di cinema d'azione di alta scuola : Mann, infatti, come sempre ha fatto, non manca di disegnare le complesse particolarità dei caratteri dei personaggi, e dà al suo film una cura impeccabile nella scelta delle inquadrature, anche quelle all'apparenza meno costruite e casuali, imprimendo, da due terzi in poi, alla storia un'accelerazione nel far montare la tensione molto acuta. In mano a un altro regista, si sarebbe corso il rischio di banalizzare la vicenda, ma l'autore di "Heat" ha modo di rendere ancora una volta l'immensa Los Angeles carattere complementare della storia, e avvia il film verso una resa dei conti all'alba, ancora dentro un veicolo, ma di diversa natura, in cui ognuno dei due contendenti deve capire come agirebbe l'altro.Foxx e Cruise danno vita a un bizzarro rapporto di copertura-promessa di morte molto intenso, e il divo non ha paura di incarnare la parte del cattivo(anche se lo rende , in alcuni momenti, anche troppo accattivante) : in America forse ha incassato meno del previsto, ma meritava il rischio, per una star.
LETTERE DA IWO JIMA ( Letters from Iwo Jima, USA 2006)
DI CLINT EASTWOOD
Con KEN WATANABE ,Takumi Bando, Shido Nakamura, Ryo Kase.
GUERRA
C'era da prevedere che almeno uno dei due capitoli del "progetto doppio" su Iwo Jima di Clint Eastwood ricevesse la candidatura per il miglior film 2006 ai prossimi Academy Awards, ed è capitato al più difficile, anche per la scelta di far uscire il film parlato in giapponese con sottotitoli; Eastwood ,come in "Flags of our fathers" mette in evidenza la differenza della percezione delle cose tra la vita "normale" e lo stato di guerra,la battaglia con i diversi cromatismi della fotografia,elegantissima. "Lettere da Iwo Jima" è sì inizialmente più ostico del gemello uscito in Novembre, ma si giunge al termine della sua proiezione più appagati come spettatori, individuando la compiutezza del messaggio antibellico di un grandissimo del cinema, del rispetto verso una cultura rigidissima che paventa la perdita dell'onore più di ogni altra cosa al mondo, e non fatica a scorgere umanità e viltà, crudeltà gratuita e solidarietà pura su entrambi i lati del campo di battaglia. L'identità di ogni singolo impegnato nello scontro viene messo in evidenza dalla paura,dalla voglia di sopravvivere o dall'assunto di morire a testa alta, la nobiltà d'animo non viene sfigurata dal conflitto, l'autore lo sottolinea nella splendida scena dell'ufficiale campione d'equitazione che offre un pò di umanità a un prigioniero americano morente. Il film ,degnissimo di rimanerci impresso, è un saggio in movimento sulla considerazione che nessuna vita andrebbe sprecata, e che in ogni nemico c'è un amico che ci è stato presentato male dal fato.
FIGHT CLUB ( The Fight Club,USA 1999)
DI DAVID FINCHER
Con EDWARD NORTON, BRAD PITT ,Helena Bonham-Carter, Meat Loaf.
GROTTESCO

David Fincher, regista inglese venuto dai videoclips gira film con soggetti originali e spiazzanti, dall'atmosfera fosca e poco rassicurante,con finale ("The game" e "Panic room" a parte) niente affatto consolatorio. Si badi che questo e'un talento come non molti ne sono emersi negli ultimi venti anni, con una capacita visionaria degna del David Lynch migliore, e in grado di saper far lievitare la tensione come DePalma : con tutte queste qualita'riconosciutegli, non si puo' dire che "Fight club" sia un film riuscito. Anzi. Senza accusarlo di fomentare la violenza urbana come invece ha fatto qualcuno quando usci', questo lungometraggio è poco convincente nella sostanza. Addirittura, si potrebbe dire che c'è una gran tecnica, un montaggio bello e serrato, un bel po'di idee interessanti a livello visivo, ma tutto si risolve in una fastosa bolla di sapone. Si passa da un cinismo abbastanza disumano ( il personaggio di Norton che passa le serate in centri per malati anche terminali solo per curarsi l'insonnia), a un piu'delineato nichilismo, persino snob e indisponente, per giungere a un goffo tentativo moralistico nel finale: e il risvolto a sorpresa, a uno spettatore attento probabilmente non sorte l'effetto dirompente anelato da sceneggiatori e regista, visto che, a un'analisi stretta degli avvenimenti, è l'unica spiegazione possibile.peccato, perche'gli attori sono in forma : la Bonham-Carter è scostante e antipatica come il ruolo le richiedee il duo Norton-Pitt risulta ben congegnato, con particolare menzione per il divo di "Seven", qui molto convincente. Ma "Fight club" è una concreta delusione: e poi,va bene che siamo in un film ad alto potenziale spettacolare, e in questi casi la verosimiglianza è un optional, ma chi si spara in bocca muore, non rimane stordito.
THE VILLAGE ( The village, USA 2004)
DI M.NIGHT SHYAMALAN
Con JOAQUIN PHOENIX, BRYCE DALLAS HOWARD, WILLIAM HURT, SIGOURNEY WEAVER.
THRILLER

Come ha colto Roberto Nepoti recensendolo,"The Village" è una chiara allegoria sull'America all'indomani dell'11 Settembre. Un racconto fantastico su una comunità lontana da tutto e come sospesa , stretta in un tacito patto con delle non meglio identificate "creature" che vivono in un bosco adiacente al villaggio in cui forse molti hanno qualcosa da nascondere:Michael N.Shyamalan realizza un altro film da incassi sui cento milioni di dollari giocando con lo spettatore creando una tensione propagata da ciò che si immagina ci possa essere, e poco con quel che si vede in definitiva. Distribuendo la narrazione sulla collettività(e un buon cast gli è di aiuto, con menzione per un ritrovato William Hurt e un'inedita Dallas Bryce Howard, figlia di Ron), il regista di "The sixth sense" punta in maniera meno diretta del solito sul colpo di scena finale, subodorato dal pubblico, e realizza un film a tesi sulla follia di un'Utopia, sul predicare una non conoscenza come via di salvezza : una regressione al terrore antico del "Nulla" fuori dalle colonne di Ercole che spaventò per lungo tempo le popolazioni arcaiche. Con il coraggio di un ritmo atipicamente lento , per il cinema americano logorato da caprioleggianti montaggi a scatti di oggi,"The Village" risulta ben più convincente come racconto metaforico e preoccupato che come thriller dalle intenzioni paurose.
OCCHI DI CRISTALLO ( I,2004)
DI EROS PUGLIELLI
Con LUIGI LOCASCIO, Lucia Jimenez, Josè Angel Egido, Eusebio Poncela.
THRILLER

Genere in disuso da anni, il thriller all'italiana ha riservato soprattutto nel decennio dal '70 all'80 bei momenti per i cinefili. Sulla falsariga dei classici argentiani arriva oggi anche questo "Occhi di cristallo", di Eros Puglielli, che non molto aveva convinto con il precedente "Tutta la conoscenza del mondo", un pò troppo condito nell'intellettualismo:inversamente, questa volta il giovane regista ha puntato sul film di genere allo stato puro.Tutto sommato, realizzando un giallo che pesca direttamente dalle suggestioni di Argento e dei suoi epigoni : peccato che il finale non sia di quelli più indovinati, e che a volte la recitazione di un gran bravo attore come Locascio sia qui un pò troppo sopra le righe, che certi passaggi di sceneggiatura appaiano un pò costretti. Scene come quelle dei delitti rivelano la mano di un buon costruttore d'atmosfera, e forse con uno script più sagace avrebbe costruito un film migliore. Ambientazione stralunata, ombre e visioni in alcuni punti da incubo : forse il prossimo film di Puglielli sarà buono.
I MOSTRI ( I, 1963)
DI DINO RISI
Con UGO TOGNAZZI, VITTORIO GASSMAN,Marisa Merlini, Lando Buzzanca.
COMMEDIA

Di facezie l'acuto Dino Risi fustigava l'Italia , pungendo tanto, preti vanesi, matrone intellettuali un pò mignotte, manovalanza cinematografara, signori snob al cine, ambienti sportivi spietati, divi fasulli, parenti di vittime della società dagli intenti infami, padri di famiglia ipocriti o diseducatori.Forte di due grandi attori come Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, in particolare forma e in vena d'istrionico trasformismo, l'autore de"Il sorpasso" ha mano felice, ovviamente quando più, quando un pò meno, nel dipingere piccoli mali d'Italia riconoscibili da tutti.A mio parere, per divertimento, gli episodi più memorabili sono quelli del sottoproletario , padre disperato che si trasforma in ultrà indomito, quello del fratello della ragazza di vita assassinata che vuol vendere a caro prezzo il diario della sorella perduta, e quello del papà che insegna ogni trucchetto squallido per far fare una vita da "furbo" al figlioletto, con logiche conseguenze : per critica sociale e bella scrittura cinematografica, in assoluto il pezzo con Tognazzi politico ad imitare la parlata di Fanfani, e l'ultimo, anche commovente, sul pugile suonato e del manager imbecille che andranno in rovina. Grande commedia, grande corrosività.
TU LA CONOSCI CLAUDIA? ( I,2004)
DI MASSIMO VENIER
Con ALDO,GIOVANNI E GIACOMO, PAOLA CORTELLESI.
COMMEDIA

Due anni dopo quello che è stato considerato generalmente il loro film di minor successo comunque piaciuto meno, "La leggenda di Al,John e Jack", parodia del cinema gangsteristico forse anche troppo ricercata,A ldo ,Giovanni e Giacomo si riprosero in una storia d'amore ed amicizia .Affidata la regia al solo Massimo Venier, il trio comincia la storia con i componenti "separati", che confluiscono nello svolgersi del racconto : tutti e tre si dannano per Claudia, una Paola Cortellesi molto carina e brava a gestire la sua parte. Ovviamente c'è spazio anche per un'avventura-viaggio collettiva, e il finale non è forse ciò che ci si sarebbe aspettato. Spesso divertente, ma più composto , ad esempio, di "Tre uomini e una gamba", il quarto film con il trio venuto dalla tv, non dice in realtà niente di nuovo sulla vis comica dei suoi bravi interpreti, le sintonie e il darsi i tempi comici sono ben collaudate, e più di una volta si dà di gomito a chi ci sta accanto per ridere insieme delle scene del lungometraggio. Pur riconoscendo ad Aldo, Giovanni e Giacomo un passo in più rispetto agli altri comici della stessa generazione, sarebbe forse l'occasione,la prossima volta,di tentare qualcosa di nuovo,o diverso.ancor più di "Anplagghed",anche se il film sui gangsters andava in questo senso ed era sostanzialmente sbagliato.
NATALE IN INDIA (I,2003)
DI NERI PARENTI
Con CHRISTIAN DESICA, MASSIMO BOLDI, Enzo Salvi, I Fichi d'India.
COMICO Non vi è piaciuto "Natale sul Nilo"? Ma nemmeno "Merry Christmas"? Ecco, allora scansate, ma di diversa distanza, "Natale in India", dove sfido i più ben disposti verso questo tipo di cinema,verso questa forma di comicità ritual-festaiola, a trovare un briciolo di divertimento. A parte la risaputa inconsistenza di sceneggiatura, certe pedestri partecipazioni attoriali ( Fichi d'India, ma un concorso alle Poste non vi garba proprio eh?) si sprofonda in un magma di sconcezze e volgarità tronfia e compiaciuta da dare la nausea. Anche Boldi, di solito leggermente un gradino sopra agli altri, affonda nell'inqualificabile discarica in celluloide, verniciata d'esotico. E se dopo un'ora di film provate la sensazione incontrollabile di mollare la visione, non vi stupite : a volte l'organismo, e così la mente, devono salvaguardare se stessi...
LA DOLCE VITA (I,1960)
DI FEDERICO FELLINI
Con MARCELLO MASTROIANNI ,Yvonne Furneaux, Anita Ekberg, Alain Cuny.
DRAMMATICO

Epocale. Perche'marchia inesorabilmente un momento della nostra Storia, quel periodo esatto tra la fine del dopoguerra piu'remota e l'inizio del "boom", perche'racconta un mondo arido dentro che dura tuttora, di ambienti volgari e agiati, di un uomo che è anche meglio di come vuol essere e puo'sembrare, ma è troppo preso da altre cose per accorgersene, e insegue la fatuita'come una regola irrinunciabile. Fellini ha realizzato con "La dolce vita", un film insieme concreto e metaforico, collage di episodi e ritratto di umanita'sguaiata, a malcelare la disperazione di chi non ha idea di cosa sta a fare al mondo con una frenesia festaiola o una circolarita'salottiera forzate. Il grande regista riminese non risparmia nessuno, i beceri figli di vip, gli intellettuali fuori fase, la massa cogliona che si fa imbambolare dalle leggende dei rotocalchi : Marcello Mastroianni è un antieroe stampato su un'Italia confusa e stranita, piena di rumore e che non sa ascoltare piu' le parole, le scene della festa nella villa, con quella dichiarazione d'amore buttata al vento per una bella impietosa, quella leggendaria della fontana con la dea bionda Anita Ekberg giunonico sogno maschile, il suicidio/infanticidio dell'amico intellettuale Steiner, sono tutte sequenze di quando il cinema italiano era grande davvero, e degne di rimanerci impresse sempre. E il finale, con la bambina sorridente, lontana, che chiama un protagonista ormai aldila'di ogni possibile recupero, è leggibile in tanti, stimolanti modi .

sabato 17 febbraio 2007

OCEAN'S TWELVE (Ocean's twelve,USA 2004)
DI STEVEN SODERBERGH
Con GEORGE CLOONEY, BRAD PITT, Julia Roberts, Matt Damon.
COMMEDIA/AZIONE

Gran battage pubblicitario e di stampa varia per raccontare prima la lavorazione e poi per commentare l'uscita sugli schermi del seguito di "Ocean's eleven", commedia d'azione che sbancò al box-office mondiale, forte dell'assemblaggio di diversi bei nomi nel cast, e già rifacimento di un film del clan Sinatra.Voluto fortemente da regista e attori, questo proseguimento delle avventure del ladro di lusso Danny Ocean e la sua gang di rapinatori azzimati è di diverse lunghezze meno riuscito del primo film : che , intendiamoci, era un giallo-rosa leggero ma realizzato con garbo e perizia, oltretutto narrativamente fluido. Solo che Soderbergh insiste troppo con gli azzardi registici, cambiando troppo spesso tipo d'inquadrature e luce (con "Traffic" il gioco gli era venuto molto meglio), la storia è alquanto macchinosa, e di alcuni personaggi non c'è quasi traccia:quello di Matt Damon assume un pò di consistenza a due terzi di proiezione, per non parlare del nero Bernie Mac, quasi spazzato via dalla sceneggiatura, e la Roberts che prende in giro gustosamente se stessa, ma per troppo poco minutaggio. In alcuni momenti, addirittura, sembra che il regista di "Erin Brockovich" abbia realizzato un collage di spot di quelli che si vedono al cinema, molto "cool" ed estetizzanti, ma freddi e senza senso del cinema. Clooney e la sua banda ammiccano, giocherellano, ma raramente coinvolgono il pubblico : per cui, si ha modo di vedere che , ambientazioni e scelte di cast comprese, si è voluto fare le cose in grande, ma il divertimento, almeno al di qua dello schermo, non si affaccia tanto spesso .
RITORNO A COLD MOUNTAIN ( Cold Mountain, USA 2003)
DI ANTHONY MINGHELLA
Con NICOLE KIDMAN,JUDE LAW, Renee Zellweger, Brendan Gleeson.
DRAMMATICO

In lizza per contendere allo straannunciato vincitore" Il ritorno del re" la notte degli Oscar, insieme al più denso "Mystic river","Ritorno a Cold Mountain" è un kolossal che vede ritornare dietro la macchina da presa Anthony Minghella: le tematiche dell'autore de "Il paziente inglese" si ritrovano, come la spietata crudeltà di qualsiasi fazione in guerra, il singolo che dovrà inseguire l'impossibile per restare attaccato alla propria vita e ai propri sentimenti, l'ineluttabilità di un destino tragico che ha sempre una carta in più di tutti. Accolto con qualche freddezza da noi,"Cold Mountain" ha in sè molto del polpettone sentimental-storico, ma per fortuna Minghella e un buon cast (anche se l'Oscar alla Zellweger qui mi pare eccessivo) sostengono l'imponente spettacolo : c'è una durissima, e molto ben realizzata,sequenza di battaglia che apre il film, una dose di violenza che ricorda le brutture dei periodi funestati da accadimenti bellici, un controllato ricorrere agli interludi amorosi che rendono il film più interessante di quanto certa stampa ne abbia parlato. Certo, anche se si guarda all'"Odissea" omeriana come struttura di racconto, il ritmo a volte soffre un pò di bonaccia, e resta curioso l'utilizzo di attori di razza ( Sutherland, Seymour Hoffman, Ribisi, Gleeson) in ruoli da caratterista. Nella sostanza, un film un pò all'antica, con scene sanguinose e altre di nudo ( finalmente, credevo che nella Hollywood sotto Bush jr. fossero bandite) che confermano sia realizzato oggi .
RUSTY IL SELVAGGIO (Rumble fish, USA 1983)
DI FRANCIS FORD COPPOLA
Con MATT DILLON, MICKEY ROURKE, Diane Lane, Dennis Hopper.
DRAMMATICO

Ragazzi nati perdenti, in una citta'su cui le nuvole volano, senza futuro come lo vorrebbero loro,Rusty James e Motorcycle Boy, suo fratello, vedono mutare il loro sogno americano in tragedia da bassifondi. Francis Ford Coppola giro'subito dopo "I ragazzi della 56°strada", una pellicola che bizzarramente è a quella legata ma per molti versi antitetica: se "The outsiders" era un film grondante la nostalgia, anche nei colori, anche nelle musiche, dei film giovanilistici anni 50,"Rumble fish" è invece una ballata triste sui sogni dei giovani spezzati dal cinismo degli adulti, dalla violenza di un mondo oramai immutabile, che non si puo'piu'cambiare. L'unica scena a colori è quella , in omaggio allo splendido personaggio che è Motorcycle Boy, ex-eroe della strada divenuto sordo e daltonico, in cui si vedono i pesci combattenti a cui dare la liberta', che muoiono in cattivita', parallelo intuibile con i giovani ribelli di cui il film tratta. Girato con uno stile personalissimo, con molti riferimenti all'espressionismo, "Rusty il selvaggio" è un commovente, sentito, coinvolgente saluto alla giovinezza e ai suoi ideali :i n un contesto di facce note e notissime, da Dillon a Diane Lane, da Hopper al giovanissimo Nicolas Cage, rifulge un Mickey Rourke ferito, fragilissimo, carismatico. La sua migliore, un'interpretazione da mito.
UNA SETTIMANA DA DIO ( Bruce Almighty, USA 2003)
DI TOM SHADYAC
Con JIM CARREY, Jennifer Aniston, Morgan Freeman, Philip Baker Hall.
COMMEDIA/FANTASTICO


Un'idea alla portata di chiunque come spunto per soggetto e sceneggiatura:cosa fareste se per una settimana aveste poteri divini? E'quello che capita a Bruce,cronista televisivo che incappa nella giornata storta classica, in cui tutto va a rotoli, e se la rifà con l'Onnipotente per questo. Il quale, scocciato dall'atteggiamento dell'uomo, gli delega per sette giorni i suoi onori e oneri. Carrey torna a lavorare con Tom Shadyac, per la terza volta, ma rispetto ad "Ace Ventura I" ,e "Bugiardo bugiardo", si ride meno : salvo qualche spunto e qualche sequenza relativamente simpatica, il film consuma presto il suo potenziale, sprecandolo perlopiù. E gli ultimi venti minuti sono di rara melensaggine, anche per le regole delle correnti commedie americane di medio budget. Per cui, inspiegabile il successo mondiale di una pellicola a basso voltaggio d'ilarità, compreso un protagonista dalle possibilità straordinarie qui continuamente imbrigliato da un copione scialbo.
CHE PASTICCIO BRIDGET JONES!
( Bridget Jones : the Edge of Reason, GB/USA 2004)
DI BEEBAN KIDRON
Con RENEE ZELLWEGER, Colin Firth, Hugh Grant, Gemma Jones.
COMMEDIA

Successo in libreria come sugli schermi,"Il diario di Bridget Jones non poteva non partorire un capitolo secondo. Affidato anche questo sequel a un director donna, continuano le castronerie e i paradossali equivoci della ragazza inglese più famosa al cinema degli ultimi dieci anni. Così come il primo film conteneva un quadro delle trentenni in crisi di "singletudine" a volte molto efficace, spesso più blando, anche "Che pasticcio,Bridget Jones" ha qualche raro momento di divertimento, più di frequente va sul risaputo e non esalta gli interpreti, specialmente Renée Zellweger, dotata di un talento d'attrice brillante offuscato qui da un copione non scritto molto bene. Non solo : si spreca un attore di indubbia bravura come Jim Broadbent in un ruolo degno solo di tre o quattro battute. Nella seconda parte, soprattutto, il film stempera le sue velleità di commedia per trasformarsi in una lessa versione sentimental-melensa delle avventure di B.J. .In sala ridevano soprattutto le donne, più che altro viene da chiedersi a proposito di cosa...
LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO (I,1976)
DI PUPI AVATI
Con LINO CAPOLICCHIO ,Francesca Marciano, Gianni Cavina, Vanna Busoni.
THRILLER

Riscopritelo. E'uno dei film, un pò a sorpresa, più paurosi tra quelli prodotti in Italia, in una stagione che vedeva fiorire sugli schermi un'autentica onda di terrore . E per di più, senza ricorrere a fiumi di sangue, e ad arti tagliati a profusione. Scritto anche da Maurizio Costanzo, "La casa dalle finestre che ridono" è un thriller che riserva una sorpresa al veleno nel finale, al protagonista e agli spettatori. Incentrato su quadri maledetti, opera di un pittore morto atrocemente anni prima ( ma forse no...), il film rivela la vena più oscura di Pupi Avati e trasuda la cupezza rurale delle grandi "distese vuote" della Val Padana, con echi di antiche cose cattive tramandate nell'immaginario contadino. Ben recitato complessivamente da tutto il cast, ha una falsa conclusione per chiudersi su un'ambiguo interrogativo, molto inquietante.E fa nascere la paura lentamente, fino a farla emergere negli ultimi venti minuti .
SHREK 2 ( Shrek 2, USA 2004)
DI CONRAD VERNON, KELLY ASHBURY, ANDREW ADAMSON
FANTASTICO/COMMEDIA
ANIMAZIONE

Come non definirlo il successone del 2004?Incassi strabilianti nel mondo,la ovvia candidatura agli Oscar ,e addirittura ha rischiato seriamente di accaparrarsi la Palma d'oro al festival di Cannes.Messo subito in cantiere dai suoi creatori dopo l'exploit del 2001 del primo film,"Shrek 2" spinge ancor di più il pedale sul fronte del citazionismo cinematografico e dà fondo ad un intento parodistico che ne costituisce telaio e sostanza.Con il non secondario merito di avere una sceneggiatura non banale e in molti punti ostica per un pubblico infantile,questo sequel scatena la verve di animatori con una puntuale riscossione di sorrisi e risate tra gli spettatori.E se la saga è già progettata fino al numero 4,se i risultati successivi saranno altrettanto buoni,si può sperare anche in un episodio numero 5...

venerdì 16 febbraio 2007

SAW-L'enigmista ( Saw, USA 2004)
DI JAMES WAN
Con CARY ELWES , Leigh Whannell, Monica Potter, Danny Glover.
THRILLER
Un pò a sorpresa capace di incassare diversi milioni di dollari in America,"Saw" ("Sega",ma anche "Visto") è un film diretto da un regista praticamente sconosciuto, con un cast di caratteristi, che ha ottenuto, anche qui da noi,un cospicuo successo commerciale. Sospeso tra la claustrofobia di un ambiente sordido e rivoltante in cui sono intrappolati i due personaggi principali, e i flashbacks di entrambi, questo thriller dice poco di nuovo, giocando spesso sull'annunciato sadismo dell'assassino, specializzato in percorsi cervellotici e violenti per far uscir di senno le sue vittime e poi spingerle verso morti atroci, e in realtà concedendo pochissimo al gore visibile : recitato a quella maniera da molti attori nel cast,"Saw" tuttavia sa come gestire la tensione e arriva un pò a strattoni a un colpo di scena finale discretamente piazzato. Certo, se il modello è naturalmente "Seven", con la traccia del killer a imporre una forma di moralismo perverso, ne siamo lontani a livello qualitativo e di scrittura: il notevolmente imbolsito Cary Elwes, che sembra una versione più giovane e bionda di Dan Aykroyd, è forse il miglior interprete in campo. Derivazioni argentian-depalmiane, qualche blando brivido, ma "Saw" è un thriller abbastanza banale ,tutto sommato.
QUELLA SPORCA ULTIMA META ( The longest yard, USA 1974)
DI ROBERT ALDRICH
Con BURT REYNOLDS, Eddie Albert, Ed Lauter, Michael Conrad.
DRAMMATICO

Uno dei grandi anarchici del cinema americano di sempre è stato Robert Aldrich : anche se più inserito nella logica hollywoodiana di film per il pubblico, di altri come Peckinpah , il regista di "Quella sporca dozzina" ha difficilmente deluso le aspettative, e spesso ha realizzato film memorabili, con bei personaggi resi molto bene da attori ben scelti e meglio diretti ("Che fine ha fatto Baby Jane?","Prima linea","Quando muore una stella"). E'un cinema di figli di puttana, non di gente normale, di esseri umani induriti dalle cattiverie e dalle scelte sbagliate : un panorama spesso senza pietà, in cui è dimostrabile però che qualcuno peggiore esiste sempre."Quella sporca ultima meta" è un buon film carcerario,che quando assume i connotati di un dramma etico-sportivo, cresce notevolmente. E, a questo punto, diventa un dilemma di coscienza, per il protagonista Robert Crew-Burt Reynolds, se rischiare la pelle e anni di galera, o vendere tutto, compreso quel che resta della sua dignità. Spettacolare nella resa della partita di football americano, che occupa tre quarti d'ora di cinema ben costruito e teso, il film propone,oltre a un Reynolds molto, come ha già scritto qualcuno,"marlonbrandeggiante", un Eddie Albert ottimo nel tratteggiare la pochezza crudele del direttore del penitenziario.La sequenza finale, con l'ultima sfida del campione, è emozionante.
CLOSER ( Closer, USA 2004)
DI MIKE NICHOLS
Con JULIA ROBERTS, JUDE LAW, NATALIE PORTMAN, CLIVE OWEN.
DRAMMATICO
Mike Nichols è stato, quaranta anni fa, in assoluto il nome nuovo del cinema americano che spianò la strada a tanti grandi venuti dopo, come gli Scorsese,i Rafelson, i Coppola,gli Schrader, gente che sullo schermo proiettava le vicende poco edificanti di gente nemmeno tanto bella, in cui i drammi sapevano di vita vera, e il lessico era di quello che sentivi sui marciapiedi e intorno.Venuto dal teatro, e in effetti è sempre stato un gran conduttore d'attori, Nichols ha realizzato molti film,dei quali,specialmente negli ultimi anni,non si può dire che siano tutti riusciti. Però la forza de "Il Laureato", di "Conoscenza carnale", pellicole che parlavano in un linguaggio nuovo, di temi fino ad allora elusi come il sesso,il tradimento per piacere e il parlare sboccato sono indimenticabili."Closer" non è uno dei capolavori dell'autore di "Comma 22", ma è un film che lo riporta su come quotazioni : tratto da una pièce teatrale di Patrick Marber,che ha scritto anche la sceneggiatura , il film è un canto a quattro voci sull'infedeltà, l'innamoramento e la perdita della passione, ambientato a Londra, con due coppie che s'incrociano e si sfilacciano. Nonostante qualche dialogo sia veramente a filo di umorismo involontario( specialmente il personaggio della Roberts), e l'ultimo quarto d'ora appesantisca la narrazione, "Closer" è un esempio raro di teatro trasposto al cinema che funziona bene, ritmato, denso e ben oliato nei meccanismi e nel gioco delle battute. Mike Nichols predispone bene gli attori e e i personaggi, traendo il meglio dall'irruento Clive Owen e dalla bellissima Natalie Portman, che omaggia nella sequenza finale tra l'ammirazione dei passanti maschili su un marciapiede.Tra la gioia d'incontrarsi, l'impulso di amarsi e il dolore di lasciarsi, scorrono via tutte le grandi tristezze e i piccoli trionfi di un incontro d'amore .
SQUADRA 49 (Ladder 49, USA 2004 )
DI JAY RUSSELL
Con JOAQUIN PHOENIX ,John Travolta, Jacinda Barrett, Robert Patrick.
DRAMMATICO
Il mestiere del pompiere è senz'altro tra i più nobili e degni di rispetto, trattandosi di uomini che con grande coraggio compiono operazioni sempre devolute a salvare vite e a sedare catastrofi. Dopo la tragedia dell'11 settembre, in cui sono periti molti dei vigili del fuoco giunti a portare soccorso, Hollywood si è sentita in dovere di realizzare un film che ne celebrasse le gesta, e in America "Ladder 49"ha ottenuto un buon successo di pubblico. Sull'argomento ci sono esempi di film in passato, come "Uomini d'amianto contro l'inferno" con John Wayne,e "Fuoco assassino", con cast all-star, di Ron Howard, che hanno ottenuto buoni risultati : il film con Joaquin Phoenix e John Travolta è però di diverse lunghezze inferiore al film con DeNiro e Kurt Russell sopra citato. Scritto e dialogato maluccio, rende il racconto , farcito di flashbacks, spesso monotono, e dà spesso l'impressione di sembrare un film per la tv corredato di nomi illustri,e questo non rispecchia di certo le garantite buone intenzioni della pellicola. Colpa, soprattutto, da attribuire a una regia anonima, che comunque non viene supportata adeguatamente nè da Travolta, che in un ruolo non ben elaborato sta comunque a distanza dal corpo narrativo del film, e nemmeno da Phoenix, altrove molto convincente, qui stranamente goffo e opaco. Le scene spettacolari non mancano, e il film si fa vedere : però manca l'emozione vera, ed è una mancanza non da poco.
MATRIX ( The Matrix, USA 1999)
DI LARRY E ANDY WACHOWSKI
Con KEANU REEVES, LAWRENCE FISHBURNE, Carrie-Ann Moss, Hugo Weaving.
FANTASCIENZA
In una fase di stanca per la fantascienza,"Matrix" si impose come una novita'che ha scatenato entusiasmi straordinari, e quando gli autori, i fratelli Wachowski, hanno fatto sapere che intendevano realizzare una trilogia delle avventure del super-hacker Neo contro il mondo comandato dalle macchine-"Matrix", l'attesa per i nuovi episodi è stata spasmodica. In realta' il cult ( di gran successo: è tra i dvd piu'venduti di tutti i tempi) con Keanu Reeves è basato su un uovo di Colombo narrativo: qual'è il bambino nella cui mente non si è mai affacciata l'ipotesi di gioco che tutto attorno a lui non sia finto? In un certo senso "Matrix" adotta per la fantascienza ed espande in modo notevole il concetto che sta dietro anche a "The Truman show": che la realta'non esiste, come il singolo la percepisce, ma è una finzione creata per illuderlo. Comunque sia, il film abbonda in spiegazioni, anche se non sono tutte chiarissime, non manca lo spettacolo con combattimenti realizzati con gran smalto visivo, e le sequenze memorabili sono varie. Certo, magari qualcuno ha esagerato un po', affermando che questo ha rivoluzionato la fantascienza:è comunque vero che il "bullet-time" ha fatto scuola, che certe soluzioni visive sono figlie di un talento immaginario considerevole.Anche se non è stata all'altezza delle (comunque troppe) aspettative l'evoluzione del progetto-"Matrix".
ALEXANDER (Alexander, USA 2004)
DI OLIVER STONE
Con COLIN FARRELL ,Jared Leto, Val Kilmer, Angelina Jolie.
STORICO

Considerazione personale: credo che "Alexander", lontani i titoloni dei giornali e mediatici che lo riguardano, nel tempo conoscerà una rivalutazione perlomeno parziale a livello critico.Perché, pur riconoscendo che non è tra i più riusciti di un autore che amo molto, con tutti i difetti che gli si possano ascrivere, ho la sensazione che molti dei recensori lo aspettavano con i sassi in mano, per dirla schietta. Kolossal troppo ammantato di riferimenti letterari e cinematografici per la stampa, troppo pieno di discussioni e concessioni alla natura pansessuale della società del Megalexandros per le platee americane, il film che riporta Oliver Stone dietro la macchina da presa dopo cinque anni in quasi tre ore di proiezione contiene pagine riuscite, altre meno, ricorre a simbolismi troppo marcati e se si vuole risulta un bel pò sommario nel rappresentare la carriera politico-militaresca del protagonista, ma riesce a non annoiare. Stone racconta un'epopea guerresca e storica con non pochi riferimenti alla tragica situazione internazionale di oggi ( anche se di sicuro il film è stato concepito e scritto prima delle strategie preventive di Bush II) , e nelle due grandi scene di battaglia che caratterizzano maggiormente la pellicola, attinge da Kurosawa, Gibson e dal Jackson del "Signore degli anelli": semmai, non felice è la scelta di Colin Farrell per dar vita al condottiero che rappresentò un prototipo di leader moderno. Ma non tanto per l'ossigenata chioma un pò artefatta dell'attore irlandese, né perché recita male: solo che non si muove come un uomo di quell'epoca, mentre potrebbe essere credibile in un contesto della nostra era. Molto meglio la breve partecipazione di Val Kilmer nel ruolo del padre di Alessandro, Filippo, guercio e ubriacone, cui l'eroe si raffronta continuamente, e da notare il bellissimo monologo dell'attore del "Santo" mentre spiega al figlio la dimensione funesta dell'essere re. Senza la pretesa di riscrivere la Storia , l'autore di "Natural born killers" esplora la condizione umana di un grande personaggio possente e fragile, megalomane e avanti nella concezione di stratega e vertice della società : e per una volta ancora, ai recensori dico che mancano, a me come a loro, e parlo come cinefilo,autori come Stone,Coppola,Cimino. Invece di aspettarli per demolirli, aspettiamoli per amare ancora il loro cinema .