mercoledì 30 dicembre 2009

IO E MARILYN (I,2009)
DI LEONARDO PIERACCIONI
Con LEONARDO PIERACCIONI, Suzie Kennedy, Massimo Ceccherini, Biagio Izzo.
COMMEDIA
Voilà, se De Sica & C. ogni anno timbrano il cartellino delle feste, Pieraccioni se la prende un pò più comoda e un anno sì ed uno no passa la mano e più pigramente realizza un film per gli spettatori che tutto sommato lo premiano, ponendolo tra i maggiori incassatori della stagione. Si è già detto più volte che il mondo pieraccioniano, fatto di tanta gente alla buona, storie d'amore con buffonate da oratorio, nomi pittoreschi che dovrebbero,si pensa, nelle intenzioni, già avviare il pubblico sulla via del sorriso pieno è tipo quei paesaggi da souvenir rinchiusi in una bolla di cristallo, di "quelle che a girarle, viene giù la neve"(citazione da Baglioni, mi si conceda...).Dalle goliardate con gli amiconi di sempre, il fortunato Leonardo sembrerebbe via via voler prendere licenza, far entrare nel proprio immaginario roseo e senza quasi peccato temi come omosessualità, famiglie allargate e primi bilanci di un ex-ragazzo avviato alla maturità:però la coppia gay che si battibecca ne "La boutique del cannolo gioioso" (letteralmente), la vicina rustica che fa sedute spiritiche tra una cicca e l'altra, il rivale in amore e nuovo partner dell'ex-moglie che fa il domatore di circo e parla un napoletano marcatissimo sono macchiette,e non personaggi. E il cabarettista bravo a tenere il palco non è mai diventato interprete, vedere la scena in cui, molto teoricamente, sta la morale del film, e il protagonista rivendica il coraggio degli "uomini normali", in una sorta di monologo assai balbettante ed insicuro (faceva altrettanto il padre tranviere con il figlio in "Bronx", ma con altra incisività e sostanza, d'altra parte lì c'era DeNiro, qui no) che lascia affiorare tutte le pecche recitative del commediante. Insipido e a tratti anche uggioso, il filmetto gravita nella propria allegorica bolla di sapone, confidando nella simpatia degli spettatori per il regista e attore:almeno fin quanto dura.
NATALE A BEVERLY HILLS(I,2009)
DI NERI PARENTI
Con CHRISTIAN DE SICA, MICHELLE HUNZICKER, Massimo Ghini, Alessandro Gassman.
COMICO
Al di là di ogni considerazione qualitativa e pseudo-sociologica, che ad ogni turnata natalizia sembra di mettere un disco che si incanta, domandiamoci invece a chi fa comodo il cinepanettone:naturale che gli esercenti, con la crisi non solo cinematografica che da anni ne danna l'attività, l'aspettino a braccia aperte, e che, come si sa, spettatori sporadici, che vanno al cinema una volta solo all'anno, attendano le feste per vedere assieme agli amici i loro beniamini tirar fuori le risate per cui pagano. Ma dedicare una puntata del talk show di attualità della rete ammiraglia di Stato ad una telepromozione in piena regola, è corretto? Auspicare un contributo governativo per produrre un film che darà da lavorare a famiglie intere, ma che di artistico ha, diciamolo, solo la professionalità delle competenze, è giusto? De Sica ormai viaggia in automatico, e riconosciamo che se sbracasse un pò meno, ha onestamente tempi comici e recitativi difficili da contestare, Ghini e Ferilli, interpreti altrove validi, passano disinvoltamente da una fiction televisiva lacrimosa a materiale da sghignazzo e gomitata come questo, mentre l'episodio che vede rivali in amore Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi per la bionda baywatch Michelle Hunzicker è ancor più loffio. E questa sarebbe commedia situazionista, come asseriscono gli interpreti?Dato che sia De Sica che Gassman e Tognazzi fanno il verso, non solo ai padri, ma ad altri modelli della commedia che fu, come Sordi e Manfredi, non sarebbe il caso di una bella limata alle vie più brevi e triviali per far ridere e fare un minimo di sforzo onde magari far soldi lo stesso, ma magari meritando qualche parola di apprezzamento in più? Tanto hanno un anno di tempo per farlo, avresti voglia....

martedì 22 dicembre 2009

TERRORE DALLO SPAZIO PROFONDO
(Invasion of the body snatchers, USA 1978)
DI PHILIP KAUFMAN
Con DONALD SUTHERLAND, BROOKE ADAMS, Jeff Goldblum, Leonard Nimoy.
FANTASCIENZA
Primo remake de "L'invasione degli ultracorpi" di Don Siegel, a cui succederà una quindicina di anni dopo una nuova versione diretta da Abel Ferrara, "Terrore dallo spazio profondo" è un buon rifacimento, con aperture più apertamente orrorifiche (ma d'altra parte siamo anche nella fase in cui il genere cambiò proporzioni e gradazioni in ciò che poteva mostrare): con un protagonista duttile come Donald Sutherland, che qui sa passare da una certa freddezza iniziale a sempre crescenti angoscia e tensione, fino all'agghiacciante finale che, se possibile, introduce ancor più pessimismo nel racconto, Philip Kaufman, regista ambizioso e non sprovvisto di talento ma non sempre capace di fornire titoli pari alle intenzioni, mette in scena un film di fantascienza di buona presa emotiva, con un paio di sequenze che non difetterebbero in un'eventuale antologia del genere. Gli ultracorpi vengono descritti nelle scene iniziali come fiocchi trasparenti che, proprio come polline, galleggiano e fecondano corpi umani (e non, a giudicare da una scena particolarmente inquietante ma anche grottesca):nella lotta impossibile per contrastarne l'organizzatissima invasione, c'è spazio per un gustosissimo cameo del protagonista dell'originale di Siegel, Kevin McCarthy, per un momento di metacinema davvero notevole.

NEMICO PUBBLICO ( Public enemies, USA 2009)
DI MICHAEL MANN
Con JOHNNY DEPP, CHRISTIAN BALE, Marion Cotillard, Channing Tatum.
DRAMMATICO/AZIONE
In un anno in cui il medesimo titolo (in Italia) è stato assegnato al dittico con Vincent Cassel nel ruolo del bandito transalpino, ritorna sugli schermi John Dillinger, uno dei gangsters più celeberrimi degli Anni Ruggenti;dietro la macchina da presa c'è Michael Mann, davanti un nutrito cast di facce interessanti, con protagonisti Johnny Depp e Christian Bale impegnati in una sfida, o meglio un crudele gioco delle parti che vede la star preferita di Tim Burton nel ruolo del bandito e il Batman di Nolan nei panni di Melvin Purvis, l'uomo dell'FBI che lo prese in castagna e uccise. Già portato al cinema varie volte, di cui resta impressa quella di John Milius, con un ottimo Warren Oates, il "Nemico Pubblico" qui diviene un'incarnazione romantica, un "ultimo fuorilegge" incapace di pensare in prospettiva come i malavitosi moderni, appassionato del rischio al punto di concedersi, in prefinale, di farsi un giro negli uffici del Bureau in barba ai suoi cacciatori, contrapposto agli spietati sgherri dello Stato, che a pieni poteri esercitano una violenza inaudita e senza alcun freno:la fotografia di Dante Spinotti,elegantissima, fa fluttuare un'epopea romanzatissima, vero, ma di un certo fascino. Più in risalto dell'altro divo in cartellone, Depp dipinge un John Dillinger più bello del vero, più idealista e vulnerabile, sgomento dinanzi alla propria inadeguatezza a sopravvivere a se stesso e oltre la propria leggenda:ed è vero, nessuno, oggi, è in grado di superare il cinema di Michael Mann a livello di potenzialità epica, di dare quel taglio così unico alle sequenze d'azione, così pregne di grande intuito registico e da ricordare. Chissà che film avrebbe fatto sulle Termopili con il suo irrealizzato "Gates of fire", altro che quella raffazzonata di "300":il cinema è fatto anche di occasioni perse o non compiute.

mercoledì 16 dicembre 2009

CLASSE MISTA (I, 1976)
DI MARIANO LAURENTI
Con DAGMAR LASSANDER, ALFREDO PEA, Gianfranco D'Angelo, Alvaro Vitali.
COMMEDIA
La scuola è sempre stata, con la scusa di insegnanti e supplenti di varia venustà e misure, una riserva imperdibile per gli amanti della commedia scollacciata e pecoreccia, con "eroi" quali Lino Banfi e Alvaro Vitali e compagnia ad annaspare trafelati tra giarrettiere e scollature, corredati da parolacce e suoni corporali di un certo volume. Si potrebbe incollare la medesima recensione a quasi tutti questi film, tenendo conto di cambiare i nomi delle belle di turno, ma la differenza tra un film di Mariano Laurenti e Marino Girolami è quasi nulla, si recita(sì insomma, si sta davanti alla macchina da presa) ad occhio, si consuma il tempo dello spettatore che si presta alla visione con una sporta di tentativi floscissimi di sollevargli le labbra in un sorriso. Eppure c'erano e ci sono molti cultori del genere....

DELITTO SOTTO IL SOLE (Evil under the sun, GB 1982)
DI GUY HAMILTON
Con PETER USTINOV,Colin Blakely, Maggie Smith, Jane Birkin.
GIALLO

Seconda performance di Peter Ustinov nei panni dell'ineffabile detective belga Hercules Poirot, dopo l'ottimo riscontro sia di pubblico che di critica nel precedente "Assassinio sul Nilo":la mano passa dal "catastrofista" John Guillermin al "bondiano" Terence Young, ed intorno al pingue investigatore c'è un'altra rosa di bei nomi del cinema, tutti a rischio di accusa di essere autori del delitto del titolo. Musicato con successi d'epoca in versione orchestrale, il film ha tra i propri punti di forza la bravura degli intepreti, con un Ustinov ironico e spesso magistrale nel dipingere la caratterialità di Poirot:certo Young, buon professionista, non è Lumet, e di tutte le versioni cinematografiche del personaggio di Agatha Christie rimane la migliore appunto "Assassinio sull'Orient-Express".Però il film è giostrato con sapienza e si guarda con piacere.

TUTTA COLPA DEL PARADISO( I,1985)
DI FRANCESCO NUTI
Con FRANCESCO NUTI, ORNELLA MUTI, Roberto Alpi, Marco Vivio.
COMMEDIA/SENTIMENTALE

Per me,poteva diventare uno degli autori più bravi del cinema italiano.Se non fosse stato troppo narcisista,pigro,se non si fosse perso in tunnel personali di difficile risoluzione:ma a Francesco Nuti il talento non manca.Questa favola moderna ha un piglio leggero gradevolissimo,e si fa perdonare qualche ingenuità con un uso inconsueto della tenerezza per una commedia italiana,che evita di cadere nel compiacimento melassoso,a parte la colonna sonora un pò ruffiana.I riferimenti chapliniani(sì,proprio!) su questo reietto dalla società(rappresentata da una sprezzante,e bravissima,Laura Betti) che parte per riprendersi il figlio e una vita interrotta dal carcere,che manda a monte i suoi progetti per non sciupare una famiglia bella,ci sono.E ci sono nella scena in cui Romeo,il protagonista,riesce a vedere lo stambecco bianco,creatura ricercata e impossibile da trovare:respinto da tutti,l'animale si lascia vedere solamente da chi è emarginato come lui.E quando il film finisce,come accade per un libro che ci è piaciuto,da un lato si prova piacere perché abbiamo appreso come la storia finisce,dall'altro cresce un pò di malinconia perché tocca lasciarlo.A proposito,si ride anche(scena del pullman in salita su tutte).


lunedì 14 dicembre 2009

LILO E STITCH (Lilo and Stitch, USA 2002)
DI DEAN DEBLOIS, CHRIS SANDERS
COMMEDIA/FANTASCIENZA
ANIMAZIONE
Una è piccola, goffa, attaccabrighe, buffa ma anche malinconica, l'altro è un "coso" venuto dallo spazio, creato per errore, che ha le sembianze di un koala con troppi denti appuntiti e tende a spaccare quasi tutto quello che trova sulla propria strada: insieme, i due costituiscono una coppia parecchio sui generis, al punto che la piccola Lilo prende con sè lo strano bestiolo spaziale credendo che sia un cane, ma scoprendo ben presto che ha particolarità molto curiose. Venuto agli sgoccioli dell'era del cartoon tradizionale e a due dimensioni (ma l'imminente "Principessa e il ranocchio" parrebbe segnare una controtendenza), "Lilo e Stitch" è stato un buon successo,che ha generato un seguito poco dopo. Commedia fantastica dal cuore piuttosto tenero, afferma con vigore quel che "Little Miss Sunshine" avrebbe sottolineato qualche stagione più tardi:non importa quanto una famiglia sia allargata, fuori dai canoni, e magari sbandata agli occhi dei benpensanti, l'essenza è l'unità di affetti che legano gli individui. Attraversato dalle sempreverdi hits di Elvis Presley, il film fila via deciso e divertente verso il proprio assunto che svela nettamente in un finale anche toccante, rendendo l'avventura hawaaian-cosmica targata Disney tra i piccoli classici della casa di produzione,e i due personaggi principali tra i meglio costruiti degli ultimi anni.

OMICIDIO AL NEON PER L'ISPETTORE TIBBS
(They call me Mister Tibbs!, USA 1970)
DI GORDON DOUGLAS
Con SIDNEY POITIER, Martin Landau, Anthony Zerbe,Barbara McNair.
POLIZIESCO
Se "La calda notte dell'ispettore Tibbs", oltre che un buon giallo, fu un'occasione importante per parlare di razzismo e rispetto da acquisire tra persone di colore diverso, fruttò cinque premi Oscar e un buon successo di cassetta;tre anni dopo Virgil Tibbs fu protagonista un'altra volta in questo sequel, che sfiora tematiche presentate nella prima avventura con l'ispettore di polizia coloured. Però, se il carisma interpretativo di Poitier rimane invariato, il passaggio di consegne tra Norman Jewison e il più modesto Gordon Douglas si fa sentire, sia a livello di stile che di impostazione del racconto, rendendo il tema civilista sullo sfondo e rendendo il film niente più che un onesto poliziesco tipico della sua epoca, che l'anno seguente, ad esempio, "Il braccio violento della legge" contribuì a rendere desueto per concezione dell'azione e della descrizione sia del mondo criminale che dell'atmosfera tra piedipiatti. Venuto da una trilogia sul detective privato Tony Rome, con Frank Sinatra, Douglas non coglie l'occasione di fornire al personaggio di Tibbs molto spessore più di quanto mostrato nel primo episodio, e pur avendo comprimari di un certo livello quali Martin Landau, Ed Asner ed Anthony Zerbe, confeziona un lungometraggio di respiro piuttosto corto.

TERRORE ALLA TREDICESIMA ORA(Dementia 13, USA 1963)
DI FRANCIS FORD COPPOLA
Con WILLIAM CAMPBELL, LUANA ANDERS, Bart Patton, Mary Mitchell.
THRILLER

E' l'opera prima di un grandissimo del cinema, ed in quanto tale per un cinefilo sarebbe buona cosa visionarla: thriller con venature orrorifiche, "Dementia 13" è il primo film di Francis Ford Coppola, che, provenendo da quella fucina di talenti che fu ciò che si mosse attorno a Roger Corman, adottò un taglio "indipendente" per questa storia di delitti e tare familiari, abbastanza cruenta per essere uscita all'inizio degli anni Sessanta. Nonostante la fotografia sia in bianco e nero, si ha spesso la sensazione di una luce limacciosa e lattiginosa, come il verde marcio dell'acqua più stagnante e sporca:ha i difetti rintracciabili di un esordio, una relativa prolissità nel proporre la trama e qualche momento interessante, con la parentesi piuttosto inquietante della stanza della bambina scomparsa nel lago, che contiene giocattoli poco piacevoli e inquadrati in modo tale da suscitare apprensione nello spettatore, come anni dopo faranno in tanti. Gli interpreti non sono straordinari, ma il film, pur appunto presentando varie pecche,e con poca suspence sull'autore dei delitti (immaginabile in modo abbastanza facile) si chiude in modo poco rassicurante,recuperando credito.

domenica 13 dicembre 2009

RED SCORPION (Red Scorpion, USA 1990)
DI JOSEPH ZITO
Con DOLPH LUNDGREN, M.Emmett Walsh,Al White,Carmen Argenziano.
AZIONE/GUERRA

Joseph Zito(molti diranno:e chi è?come li capisco...) è uno che ha sbagliato epoca:se fosse stato operante negli anni 50,forse avrebbe conosciuto maggior gloria,visto che i suoi film d'azione hanno sempre uno sfondo politico ultra-reazionario,molto pregnante di retorica estrogena contro i cattivi antiamericani.Dopo il rovinoso "Invasion U.S.A.",Zito ci riprova con questa scombinata pellicola ambientata in Africa,in cui lo svedese Lundgren impersona un soldato speciale russo che passa dalla parte del nemico contro il crudele regime sovietico.Ognuno puo'pensarla come vuole politicamente,ma qui siamo a livelli da barzelletta,anche e soprattutto visto che si fa sul serio.Ma quanto avra'incassato questo film?Ce l'avra'fatta a passare i costi di produzione?Che roba...

venerdì 11 dicembre 2009

SACCO A PELO A TRE PIAZZE( The sure thing,USA 1985)
DI ROB REINER
Con JOHN CUSACK, DAPHNE ZUNIGA, Viveca Lindfors, Anthony Edwards.
COMMEDIA
Discreto successo in patria, uscito alla chetichella da noi nell'estate 1986 e con pochissimo riscontro, "Sacco a pelo a tre piazze" è una commediola giovanilistica a firma illustre ma ancora lontana dai suoi maggiori risultati con un crescendo sentimentale dolciastro,che in alcuni momenti raggiunge lo scopo-divertimento, con lievi sbracature ma non volgarissima. John Cusack mostra doti da commediante vivace, mentre Daphne Zuniga non sfondò mai veramente, salvo comparire nei successivi "Balle spaziali" e "La mosca 2":nel cast,invece, emergono due giovani Anthony Edwards e Tim Robbins. Il plot, piuttosto prevedibile, prevede l'accostamento di un ragazzo ed una ragazza lungo un viaggio in autostop verso l' "anima gemella", salvo scoprire entrambi di essere più affini tra loro che con gli altri. Qua e là scontato, ma meno banale di tanti altri esempi del genere, con qualche ruvidezza:tutto rimane in superficie,certo, ma perlomeno non ci si annoia.

ZOMBI 2 (I, 1979)
DI LUCIO FULCI
Con TISA FARROW,IAN MCCULLOCH, Richard Johnson, Olga Karlatos.
HORROR

Con la saga dei morti viventi di George A.Romero non ha niente a che vedere,dato che qui si parla di voodoo e l'azione si svolge in Guadalupe(anche se è stato girato in Repubblica Dominicana):intitolato così dalla produzione,che cavalcò così il successo del recente "Zombi",è girato dallo specialista Lucio Fulci in fretta e con pochi soldi,come gli capitava sempre.Efficacemente lugubre nel riproporre l'avanzata lentamente letale degli zombies,il film è recitato abbastanza male specialmente dalla protagonista Tisa Farrow,vagamente assomigliante a Romy Schneider,e totalmente fuori registro;qualche effetto repellente,ma molto meno impressionante di quanto poteva sembrare all'epoca della sua uscita,per quanto Fulci sia stato uno che non lesinava certo le immagini rivoltanti.Probabilmente nel concetto di "Morti viventi" certe inquadrature hanno ispirato molto i disegnatori di "Dylan dog".La versione che circola in tv è tagliata in alcune sequenze.


lunedì 7 dicembre 2009

SUPERFANTOZZI( I, 1986)
DI NERI PARENTI
Con PAOLO VILLAGGIO, Liù Bosisio, Gigi Reder, Plinio Fernando.
COMICO Giunta al quinto capitolo, la saga fantozziana diviene un'epopea sulla teoria che di Fantozzi ne è affollata la Storia umana:e fin qui tutto bene, ma il primo flop della serie è giustificato da come il film si presenta. Scene viste,riviste come la sequenza in cui Fantozzi mangia di nascosto, cascate continue, botte in testa a profusione, il tutto si risolve in un para-remake di quel che la serie sul ragioniere più disgraziato di ogni tempo ha già proposto: proposto a Natale 1986, incassò assai meno degli episodi precedenti e parve essere la pietra tombale sulla serie, salvo risorgere un paio d'anni dopo con "Fantozzi va in pensione". L'impressione è quella di una svogliata ripresa delle catastrofiche disavventure del protagonista su un'intuizione anche valida, ma sprecatissima e messa insieme in un poverismo produttivo quasi insolente per il pubblico pagante.Villaggio si dà da fare ma qui sembra all'ennesima replica di numeri di antico successo, non c'è reale verve,non c'è ispirazione comica onesta. Il coro consueto dei vari Reder, Fernando e la rientrante Bosisio sembrano alle prese con copioni vecchi , figuranti stanchi e senza ruolo vero.
I GANGSTERS( The Killers, USA 1946)
DI ROBERT SIODMAK
Con BURT LANCASTER, Edmund O'Brien, Ava Gardner,Albert Dekker.
NOIR

Considerato un caposaldo del noir americano, prima ancora che si chiamasse tale, "I gangsters" è tratto da un racconto di Ernest Hemingway: imperniato su un racconto a flashbacks,tra l'altro molto fluidi nell'inserimento nella narrazione, il film racconta di un regolamento di conti, di un ex pugile non particolarmente intelligente perduto d'amore per una bellissima del giro sbagliato, dell'ineluttabilità del Fato. Robert Siodmak, che vanta perlomeno una manciata di film da memoria dei cinefili, si destreggia bene descrivendo rapidamente la perdizione del gaglioffo Burt Lancaster per la femme fatalissima Ava Gardner, l'avvio cupo che dà già il senso di quello che seguirà, il lato criminoso della storia. Fotografato splendidamente in un bianco e nero denso, "I gangsters" è una crime story molto elementale, adattissima a divenire un manuale per "come si gira un film noir":le interpretazioni sia di Lancaster che della Gardner sono intense, più di quanto l'apparentemente scarna dose di spazio e battute riservati ad ogni personaggio sembri fornire,e il film scorre via oliatissimo e piacevole.
CHI GIACE NELLA CULLA DELLA ZIA RUTH?( Whoever slew Auntie Roo?,GB 1971)
DI CURTIS HARRINGTON
Con SHELLEY WINTERS, Mark Lester, Chloe Franks, Ralph Richardson.
THRILLER
Se in "Psyco" la scoperta della reale condizione della madre di Norman Bates, uno scheletro mummificato con parrucca e vestito, era il punto d'arrivo del pathos della pellicola, in "Chi giace nella culla..." è l'avvio:la signora bene Ruth culla una bambina (troppo cresciuta,per la verità) sussurandole parole amorose, e poi ci viene mostrato cosa davvero sta nell'attrezzo per infanti, un cadaverino vestito di tutto punto. Nel filone dell'horror e cinema comunque da brivido che implica bambini e signore che rivelano anime perverse, il film di Harrington sta troppo sospeso tra atmosfere macabre soft e musiche quasi disneyane per convincere:Shelley Winters è credibile,ma pecca per eccesso, andando spesso troppo le righe, anche se era il suo stile recitativo. E rimane una domanda:siamo sicuri che la cattiva sia una povera disgraziata squilibrata che non ha mai superato lo shock della figlioletta morta per disgrazia, che fa paura sì ai piccoli, e sicuramente non le faremmo accudire un qualsiasi bimbo,e non i bambini che le fanno fare una fine piuttosto brutta? Sia lecita la perplessità....

venerdì 4 dicembre 2009

IL MARCHIO DI DRACULA ( Scars of Dracula, GB 1970)
DI ROY WARD BAKER
Con CHRISTOPHER LEE, Dennis Waterman,Jenny Hanley, Patrick Througton.
HORROR De "Il marchio di Dracula", tra le ultime apparizioni del carismatico Christopher Lee nell'elegante ma spettrale mise del vampiro più celebre di sempre, rimane impressa l'immagine della strage in chiesa con vittime sparse dappertutto, e poco altro. Oramai il ciclo Hammer era agli sgoccioli, e pure la rivisitazione del personaggio di Stoker, proposto in troppi episodi, cominciava a presentare sia la svogliatezza dell'interprete principale,che qui nella prima parte compare pochissimo, ma quando successivamente prende più spazio è comunque recitativamente a lunghezze siderali dagli altri attori del cast sia l'esangue, per rimanere in tema, ispirazione degli sceneggiatori. Di nuovo c'è una maggiore truculenza( comunque non esagerata) visto che chi viene ucciso dai vampiri viene sfigurato , e qualche rapida concessione di nudi femminili, visto che siamo pur sempre post-rivoluzione sessuale. Il manifesto sembra una copertina dell'allora celeberrimo periodico orrorifico-porno "Oltretomba".
2012 (2012, USA 2009)
DI ROLAND EMMERICH
Con JOHN CUSACK, CHIWETEL EJOFOR, Amanda Peet, Oliver Platt.
DRAMMATICO/AVVENTURA

Inutile che dia la parola di voler cambiare genere, a Roland Emmerich fare lo sfasciatutto di professione piace proprio:nonostante avesse dichiarato di non voler girare più film catastrofici per dedicarsi ad altro tipo di pellicole, è di questi giorni la notizia che stia progettando due seguiti di "Independence day". Basato sull'antica profezia Maya che inquadra appunto in tale data la fine del mondo, "2012" è stato definito il film in cui si vedono più cataclismi mai girato:dato che il tedesco autore di "Godzilla" nuova versione si preoccupa di far vedere Washington che va in briciole, maree devastanti, le Hawaai ridotte a lava e sia Rio de Janeiro che Roma cadere a pezzi, c'è da dargli retta. Se l'ottica è vagamente pro-ecologista( lo studioso mezzo matto Harrelson che però aveva previsto sia il silenzio della politica che la gravità dell'imminente situazione climatica), l'estetica, pur spettacolare, è proiettata verso la dimensione del videogame:molto meglio, tra i due, pur con la sua brava superficialità programmatica, "The day after tomorrow" che il buonismo di comodo con cui vengono mostrati i grandi Capi che democraticamente all'ultimo momento aprono le porte delle nuove Arche Spaziali a chi è riuscito ad arrivarvi ( e i milioni di persone cui è stato taciuto tutto?) e un'inclinazione alla ripetitività di situazioni e sequenze. A parte la domanda che sorge spontanea circa due telefonini che funzionano a lati opposti del globo mentre praticamente la crosta terrestre si sposta a tutta birra(tipo il Polo Sud su quella che poco prima erano gli USA), viene da chiedersi nel finale comunque speranzoso: e una volta sulle astronavi,che si fa? Risposta al 2013, tanto Emmerich lo conosciamo:un sequel l'ha già preventivato quasi di sicuro.

martedì 1 dicembre 2009

STAND BY ME-Ricordo di un'estate ( Stand by me, USA 1986)
DI ROB REINER
Con WILL WHEATON, RIVER PHOENIX, Kiefer Sutherland, Richard Dreyfuss.
COMMEDIA/DRAMMATICO

"Stagioni diverse" è una delle raccolte di racconti più celebri e in pochi anni adattate per il cinema di Stephen King:"Stand by me" è la versione cinematografica de "Il corpo", storia di un gruppetto di ragazzini che partono per scoprire se davvero un loro coetaneo è morto dopo essere scomparso in un bosco. Come sempre, l'ottica dell'autore di "Shining" riesce a porsi all'altezza dei giovanissimi quando esplora il loro mondo,le loro curiosità, la loro percezione un pò fantastica e leggendaria delle cose che li circondano; Reiner ne trae un bel film adatto sì ai ragazzi, ma che forse colpirà maggiormente gli adulti, per la riflessione profonda su un periodo della vita naturalmente indimenticabile, nel quale ci si sente già grandi senza esserlo (i protagonisti sono dodicenni) e spesso pare una fase non felice salvo scorgerne i lati più belli ripensandoci dopo, quando il tempo avrà messo una lunga distanza tra l'oggi e quei giorni. La vita che poi porta a disperdersi amicizie e rapporti non cambia però l'affetto e i legami nati tra chi vive a modo suo una grande avventura, magari fatta di qualcosa che al relativamente ottuso ambiente adulto non appare gran che di eccezionale, ma ha una dimensione fantasticamente inedita. In alcuni momenti vibra della vera poesia.