sabato 30 giugno 2007

THE PROGRAM ( The program, USA 1993)
DI DAVID S.WARD
Con CRAIG SHEFFER, Kristie Swanson, James Caan, Halle Berry.
DRAMMATICO
Balzato al centro degli interessi della stampa per il tentativo d'imitazione di alcuni giovanissimi spettatori delle prove di forza(distesi in mezzo all'autostrada) dopo averlo visto,"The program" non conobbe poi il successo che i produttori auspicavano per lui.Il film di David S.Ward,già regista di "Major league",rientra in risaputi schemi del cinema d'ambientazione sportiva all'americana,comprendenti sfide decisive,giovani talenti dalla testa calda,allenatori scafati e coriacei,conflittualità esplose e voglia di riscatto,ovviamente verso una consacrazione finale all'ultimo respiro.Di per sé il film è decoroso,ma non emoziona né appare davvero da ricordare:Craig Sheffer si atteggia un pò alla star che poi non è diventato,meglio il duro James Caan nei panni del navigato coach.
BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI ( I, 1976)
DI ETTORE SCOLA
Con NINO MANFREDI, Maria Bosco, Maria Luisa Santella, Francesco Annibali.
COMMEDIA
Un film dell'orrore travestito da commedia amara:più o meno la definizione giusta per questo lavoro di Ettore Scola è questa.Uno sguardo atterrito ma senza pietà su un microverso lercio, popolato da esseri umani rivoltanti fuori e dentro, in cui lo squallore regna, si compie ogni infamia e il tutto viene retto appena da un feroce, egoistico istinto di sopravvivenza.Bravissimo Nino Manfredi a calarsi negli sozzi panni di Giacinto Mazzatella, capo di una famiglia copiosa che vorrebbe volentieri accopparlo, crudele la sceneggiatura di Maccari e Scola nell'avvicendamento delle mostruosità piccole e grandi dei baraccati. Però, se un appunto va fatto, viene da pensare che Scola abbia voluto realizzare un film partendo da uno spunto azzeccato, ma che il film,per quanto degno di nota, non sfugga a un'impalpabile, latente forzatura che lo rende meno sincero , quasi una sfida ormai intrapresa e portata in fondo su un argomento rimosso come la miseria vera nella nostra società.Comunque, una commedia robusta.
LA DONNA DELLA DOMENICA ( I, 1975)
DI LUIGI COMENCINI
Con MARCELLO MASTROIANNI, JACQUELINE BISSET, Jean-Louis Trintignant, Pino Caruso.
GIALLO/COMMEDIA Purtroppo oggi non va più di moda, ma il giallo rosa all'italiana, o in altre parole la commedia tinta di giallo ebbe un buon momento nella meta'degli anni Settanta, titoli come "La mazzetta" con Manfredi,"Il gatto" con Tognazzi e la Melato e questo "La donna della domenica" appunto, furono titoli di discreto successo.Gli ingredienti erano:investigatori abbastanza dilettanteschi( anche se non è questo il caso), delitti mostrati in maniera da non sconvolgere troppo il pubblico,qualche battuta per quattro risate, e un'ironia impalpabile a rendere l'atmosfera necessaria.Da un libro di Fruttero & Lucentini,Comencini, che nel giallo ("Senza sapere niente di lei") non era un novizio, girò questo film ambientato a Torino, con un cast variopinto e pieno di bei nomi, da Mastroianni a Jacqueline Bisset,da Trintignant a Claudio Gora e Lina Volonghi:piacevole nell'esposizione dei fatti, segue il commissario Santamaria, protagonista di altri lavori della coppia di scrittori, cercare di recuperare il bandolo della matassa in due delitti commessi con un oggetto dalla forma fallica.Il gioco di seduzione tra l'uomo di legge e la bella signora della borghesia torinese è godibile, il movente dell'omicida è individuabile ma giustamente va ricostruito.
AMERICAN PIE ( American pie, USA 1999)
DI CHRIS e PAUL WEITZ
Con JASON BIGGS, THOMAS IAN NICHOLAS, CHRIS KLEIN,EDDIE KAYE THOMAS.
COMMEDIA
Qualcuno lo ha definito un "Porky's" del 2000, ma "American pie", che certo non nega escursioni nella comicità piu' "di pancia" e all'occasione talmente esplicita da andare oltre ogni grevità, è una commedia adolescenziale che trasmette, a film finito, in qualche modo la nostalgia sottilissima dei giorni della pubertà avanzata.E' vero che gran parte dei dialoghi e delle situazioni presentate qui ruotano intorno al sesso da fare e da provare, ma la regia sa tirare fuori il meglio da scene che avrebbero potuto essere ben più volgari, i giovani attori sono affiatati e assemblati bene, e soprattutto questo film, ha almeno il coraggio della propria sboccataggine, strappando fuori il riso come si estrae un dente, anche a chi all'inizio è mal disposto.E, caso non troppo comune,è una di quelle commedie che fa ridere anche la seconda volta che la guardi.
LA CITTA' DELLE DONNE ( I, 1980)
DI FEDERICO FELLINI
Con MARCELLO MASTROIANNI, Anna Prucnal, Bernice Stegers, Ettore Manni.
GROTTESCO

Ritorno con gran battere di macchine da scrivere per Federico Fellini nel 1980, con una sorta di fiaba metaforica per adulti,in cui Marcello Mastroianni, qui ribattezzato Snaporàz, incorre in tante sfaccettature di donna, ritrovandosi anche processato in quanto Uomo, vagando per assemblamenti di gente comandati da donne di ogni età,aspetto e stazza.Trattato come un capolavoro visionario alla sua uscita dalla stampa,"La città delle donne" non aggiunge molto alla carriera del riminese più celebre di tutti i tempi, semmai ribadisce una soggezione circa la Femmina acutissima, e la mette al centro, o dappertutto, nell'universo creato,anche se si avverte una sorda ostilità di fondo traducibile in misoginia truccata da curiosità.Un pò prolisso nel suo dipanarsi, il lungometraggio qua e là diverte, più spesso annoia come una canzone amata in passato e ascoltata troppe volte.
NOVECENTO- Atto II ( I/USA 1976)
DI BERNARDO BERTOLUCCI
Con ROBERT DE NIRO, GERARD DEPARDIEU, Dominique Sanda, Donald Sutherland.
DRAMMATICO
Prosecuzione e conclusione di un affresco in cinema ,l'"Atto II" di "Novecento" rappresenta la parte più buia, ancor più violenta, dell'opera bertolucciana.E rimane la sensazione che nella parte finale della Liberazione il colosso perda un pò di forza, che diluisca per troppi minuti l'attimo (storicamente parlando), in cui parve che uno stato nuovo potesse davvero nascere dopo l'oppressione del regime fascista.Troppo di parte Bertolucci?Verrebbe da pensarlo, e l'arringa del personaggio di Olmo(Depardieu), nel processo al Padrone, che volge verso il pubblico, lo confermerebbe:magari sarà stato il segno dei tempi( il '75, più o meno).Ma la definizione dei rapporti malati che si formano tra Alfredo( DeNiro) e sua moglie Ada( Sanda), tra Attila(Sutherland, odioso e ripugnante, ma abilissimo interprete) e Regina(Betti), e , perché no, tra Olmo e Alfredo sono pagine di cinema scritte e rese con magistrale bravura:la simbologia conta molto in questo comunque splendido lavoro, la conflittualità che caratterizza la Storia e che nelle ultime immagini il regista ripropone in maniera ironica, la labilità dei rapporti umani di fronte alla crudele imperturbabilità degli scenari del Tempo e del Destino, sono motivi che costituiscono la forza di un'opera cinematografica elefantiaca, ma densa di finezze di scrittura come poche altre.
NOVECENTO- Atto I ( I/USA, 1976)
DI BERNARDO BERTOLUCCI
Con ROBERT DE NIRO, GERARD DEPARDIEU, Dominique Sanda, Burt Lancaster.
DRAMMATICO

Dopo il successo mondiale di "Ultimo tango a Parigi", e le conseguenti beghe giudiziarie in cui quel capo d'opera è incappato, Bernardo Bertolucci ebbe finanziamenti americani sostanziosi per realizzare un nuovo film, un progetto-fiume in cui il regista emiliano voleva comporre un'epopea in un'Italia rurale e dilaniata dall'avvento delle camicie nere,una storia di mota, erba, sangue e sudore e grida.Il colosso, in cui c'erano bandiere rosse per i produttori americani, viene diviso in due, e sono proprio due film consequenziali sì, ma molto diversi per timbro e tono narrativi:un cast impressionante( DeNiro, Depardieu, Sandrelli,Lancaster,Sanda,Sutherland,Hayden,R.Valli, A.Valli), riprese spettacolari, un grande film complesso eppure così coinvolgente da non stancare nonostante la durata molto ampia di tutti e due gli atti.La Storia di metà secolo ventesimo narrata per simboli, sentimenti, ricostruzioni pittoriche in immagini, con una linea narrativa dominata dall'assunto dell'impietosità del destino, della crudeltà degli uomini, delle anime di un paese rappresentato per due volte nel corso del film, tra i fronteggianti e pronti a eliminarsi Olmo(Depardieu), il comunista, e Attila(Sutherland), il fascista, e in mezzo il padrone Alfredo(DeNiro).Un affresco impegnativo, con pagine epiche, con molta violenza e scabrosità: decisamente un film da vedere con la parte più emotiva scoperta.
LA CASA ( Evil dead, USA 1984)
DI SAM RAIMI
Con BRUCE CAMPBELL, Ellen Sandweiss, Hal Del Rich.
HORROR
Uscito a inizio stagione nell'84/85, quando alla fine dell'Estate si affacciano horror spesso di infimo ordine per scaldare le sale prima delle uscite maggiori,"La casa" dette via a una fortunata serie di sequels non riconosciuti, che tra l'altro è passata direttamente dal numero 4 al 6, per misteriosi movimenti di titoli e distribuzione.Il tema della casa maledetta periodicamente ritorna sugli schermi, e il film di Raimi la butta decisamente sul gore, abbondando nell'effetto sanguinolento, spesso eccedendo nei "colpi d'occhio", lavorando con budget ultraesiguo, e giocando spesso d'astuzia.Però, molte delle scene piu'raccapriccianti de "La casa" sanno di già visto, il compiacimento nel premere il pedale del disgustoso spesso appare evidente, e benchè al cineasta le idee non manchino, c' è molta trasandatezza nell'insieme.Certo, oggi è un "cult", ma è oggettivamente un film più da appassionati del genere che altro.

venerdì 29 giugno 2007

MISSOURI ( The Missouri breaks, USA 1976)
DI ARTHUR PENN
Con JACK NICHOLSON, MARLON BRANDO, Kathleen Lloyd, Randy Quaid.
WESTERN
Occasionissima per ogni cinefilo, per vedere due tra i più grandi attori del cinema americano confrontarsi:Marlon Brando e Jack Nicholson messi uno contro l'altro da Arthur Penn,in un western tardo, a un passo dalla prima fine del genere,culminata con "I cavalieri dalle lunghe ombre" di Hill.E allora, cosa non funziona in "Missouri"?La storia , che pur non è il massimo dell'originalità, aveva varie potenzialità drammatiche, ma Penn stenta a farla decollare, la sceneggiatura, per essere un western è anche troppo piena di parole, e scarsa di momenti topici, la regia ,un pò opaca, solo in qualche breve tratto rivela la mano di un autore tra i migliori emersi dal cinema americano a cavallo tra i '50 e i '60. Resta il "duello" tra Marlon e Jack, ma se il secondo lavora qui con insolita misura, l'interprete di "Fronte del porto" si lascia andare a un gigionismo senza freni che spesso va oltre la linea del sopportabile.La resa dei conti finale tra i due,poi,è quanto di più deludente si possa immaginare.Non un western d'autore, non un classico da riscoprire.
IL COLORE VIOLA ( The color purple, USA 1985)
DI STEVEN SPIELBERG
Con WHOOPI GOLDBERG, DANNY GLOVER, Margaret Avery, Oprah Winfrey.
DRAMMATICO
Sicuramente ciò che ha mosso Steven Spielberg a fare un kolossal dal romanzo premio Pulitzer di Alice Walker è stato un impulso verso un cinema più nei canoni del "maturo", e di argomentazioni più marcatamente impegnate.Un dramma interpretato praticamente solo da attori neri, in cui si parla di stupro, oppressione psicologica e culturale, amor saffico, femminismo, razzismo e legami di sangue interrotti per ricostituirsi anni dopo,un'operazione coraggiosa, premiata da un buon successo di pubblico in patria, bocciata qui da noi( non rientrò neanche tra i primi cinquanta incassi della stagione '86/87), ingiustamente candidata a 10 premi Oscar e lasciata a bocca asciutta per "laureare" sette volte il rivale "La mia Africa", a mio giudizio film gemello di questo, ma più di confezione.Whoopi Goldberg, qui praticamente esordiente, è bravissima,commovente: e se nella scena del ricongiungimento sul fiume, sull'onda trascinante di un gospel a fil di cuore, vi capiterà di ritrovarvi con le guance bagnate, non c'è di che vergognarsi.E'cinema bello, non un pasticcio come qualche recensore un pò poco ispirato lo definisce.
VANILLA SKY ( Vanilla sky, USA 2001)
DI CAMERON CROWE
Con TOM CRUISE, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Kurt Russell.
THRILLER
Non per fare il bastian contrario, ma ritengo che "Vanilla sky" sia un bel film. Aggiungo che non ho visto "Apri gli occhi", e ammetto che il rischio di patina esiste. Però questo racconto a chiave d'interpretazione personale per tutti, può essere, oltre che un thriller onirico, anche un ragionamento sul dove porti anche la nostra accettazione della realta che ha fatto dell'immagine e dell'apparire veri e propri metri di giudizio. Nel racconto che vede un protagonista vincente e bello, fortunato principe dell'industria di famiglia, ritrovarsi spezzato e sfigurato alla ricerca di un nuovo equilibrio e forse responsabile di un delitto, Cameron Crowe, sull'onda di una colonna sonora molto bella, elabora un complesso e psicologicamente intrigante gioco con lo spettatore, che si trova spesso spiazzato( ma ragionando sul continuum narrativo saltano all'occhio le volute incongruenze), fino al finale che può essere interpretato in più modi.E' coraggioso Tom Cruise a mettersi in gioco in una pellicola che è abbastanza lontana da un tipico lavoro da star che deve totalizzare miliardi e mandare a casa tranquille le platee: e tra le due belle,Cameron Diaz e Penelope Cruz, è una sfida di fascino femminile.Un film che spesso riparte e ribalta la situazione, che sfocia inevitabilmente nel fantastico, salvo forse essere un sogno delirante.
NON SI SEVIZIA UN PAPERINO ( I, 1972)
DI LUCIO FULCI
Con TOMAS MILIAN, BARBARA BOUCHET, Irene Papas, Florinda Bolkan.
THRILLER
Lucio Fulci è stato uno degli artigiani capaci di mettere sullo schermo alcune delle scene più orripilanti del cinema, ma anche un cineasta molto prolifico, volenteroso anche se spesso non proprio lodevole, che nell'horror ha trovato la sua realizzazione."Non si sevizia un paperino"(titolo abbastanza singolare, di certo si nota) rientra nell'ondata che dopo il boom di Argento investì le nostre sale,popolando gli schermi di maniaci assassini ,atmosfere cruente,morti fantasiose e sadismo come pivoesse.Per la verità, questo film è dignitoso, la scoperta del colpevole, abbastanza difficoltosa, può risultare un azzeccato colpo di scena, e viene avanzato un discorso sulle radici della superstizione più acuta nell'entroterra d'Italia degno di interesse.Meno morboso e violento di altri lungometraggi "fratelli", questo thriller di Fulci non è certo un capolavoro, ma chi segue il cinema di genere italiano non dovrebbe prenderlo sottogamba.
FRANTIC ( Frantic, USA 1988)
DI ROMAN POLANSKI
Con HARRISON FORD, Emmanuelle Seigner, Betty Buckley, Yorgo Voyagis.
THRILLER
Un americano colto e ricco perso per le vie di Parigi, senza sapere il francese, alla ricerca della moglie sparita e alle prese con un complotto di proporzioni internazionali.Il plot, a chiunque sia venuto in mente, è geniale:Polanski ne ha tratto un film elegante, un thriller a crescita lenta, con un Harrison Ford funzionale come eroe virile e sull'orlo di una crisi di nervi.Bellissima Emmanuelle Seigner come presunta femme fatale, salvo rivelarsi una brava figliola,unico appiglio in una trappola grande come una metropoli. Si è detto che è un film che sa di Hitchcock:verissimo, anche se al vecchio maestro di "Psyco" forse sarebbe sembrato troppo romantico.
I FALCHI DELLA NOTTE ( Nighthawks, USA 1981)
DI BRUCE MALMOUTH
Con SYLVESTER STALLONE, RUTGER HAUER, Billy Dee Williams, Lindsay Wagner.
POLIZIESCO/AZIONE E' un poliziesco che in alcuni passaggi sa un pò troppo di televisivo, anche per il qui non felicissimo contributo musicale di Keith Emerson, che scelse una partitura molto simile alle serie allora di successo come "Hill street giorno e notte":però "I falchi della notte" è molto meno inverosimile di tanti titoli d'azione, e cerca perlomeno di abbozzare un ritratto psicologico non grossolano dei suoi personaggi.Il regista Bruce Malmouth fa la cosa migliore nella lunga sequenza della funivia, il buono Sylvester Stallone e il malvagio Rutger Hauer si fronteggiano con personalità, fino alla soluzione del tirato scontro, in modo del tutto antispettacolare. A modo suo,un film che ha un certo stile.
CASPER ( Casper, USA 1995)
DI BRAD SELBERLING
Con CHRISTINA RICCI, BILL PULLMAN, Cathy Moriarty, Eric Idle.
FANTASTICO/COMMEDIA

Da noi ha avuto una fortuna tutto sommato minore di quella riscossa in patria, ma il fantasmino Casper è stato un personaggio che ha avuto la sua importanza nel mondo dei cartoon. Divenuto film con attori in carne e ossa ed effetti speciali,"Casper" è un'operina che ha tutti gli ingredienti del blockbuster, con mirabolanti e divertenti effetti visivi, una sceneggiatura brillante e inventiva, un'ottima confezione sostanziale. Ma quello che più colpisce è la sensibilità del racconto, in cui si parla ai bambini con tatto e delicatezza di un argomento tabu'come la morte.E le scene del piccolo fantasma che dorme ai piedi del lettino della ragazzina protagonista(una Christina Ricci giovanissima e molto brava), la divertentissima scena dell'incantesimo in cui Bill Pullman si guarda allo specchio lavandosi la faccia e si vede come Mel Gibson, Clint Eastwood e Dan Aykroyd e il finale sono momenti di cinema fantastico da antologia.Peccato che Brad Silberling poi si sia perso per strada, sembrava con questo suo primo grande successo che potesse diventare il vero erede di Spielberg.

giovedì 28 giugno 2007

IL POSTINO ( GB/I, 1994)
DI MICHAEL RADFORD e MASSIMO TROISI
Con MASSIMO TROISI, PHILIPPE NOIRET. Maria Grazia Cucinotta, Renato Scarpa.
COMMEDIA
E' un film piacevolissimo, dosato a dovere tra umorismo e malinconia.E rappresenta in modo eccellente l'amicizia tra una "mente illuminata" e un'anima semplice, che lascia ad ognuno dei due qualcosa dell'altro.Massimo Troisi, morto due giorni dopo la fine delle riprese, dona simpatia e sentita umanità al suo postino,eseguendo un bellissimo canto del cigno, dandoci un'ultima interpretazione memorabile:e Philippe Noiret gli è degna spalla, giocando molto di rimessa e conferendo uno smalto di classe al Pablo Neruda da lui impersonato.Un soffio di gentilezza in tempi non proprio sereni, e l'amara conclusione che perdendo Troisi cosi'presto il cinema italiano ha perso tanto.
L'ULTIMA CORVEE ( The last corvée, USA 1973)
DI HAL ASHBY
Con JACK NICHOLSON, Randy Quaid, Otis Young, Carol Kane.
DRAMMATICO
Ecco un esempio di cinema arrabbiato, quando ancora andava di moda, e si incominciava a parlare di New Hollywood.Diretto da un cineasta interessante e tenuto in considerazione come il canadese Hal Ashby,narra il viaggio di tre marinai, due "anziani" e un marmittone, i quali hanno ruoli distinti e opposti:infatti,il duo ,formato da un bianco e un nero, deve accompagnare il ragazzo verso otto anni di carcere militare , pena assurda per un furto di 40 dollari, ma data per dare l'esempio.Fu il film che lanciò definitivamente Jack Nicholson come star cui il nome va in alto sul manifesto, e l'interprete di "Cinque pezzi facili" dà una prova nevrotica, furibonda e credibilissima: il ritratto di tre uomini spersi, senza prospettive, in poche parole già fregati dalla vita nonostante la giovane età è amaro, anche se "L'ultima corvée" non manca di passaggi scanzonati.Animati da uno spirito solidale, i tre sono tuttavia arresi alle costrizioni imposte dalla divisa che indossano, e l'ipotesi di ribellione alle direttive salta di fronte alla realtà dei fatti. A ben guardare, l'interprete più importante della generazione nata a cavallo tra la fine degli anni Trenta e Quaranta, probabilmente anche più di Hoffman,Pacino e DeNiro, è il grande Jack, spesso a rischio di gigionismo, ma forse il più capace di superare l'impasse dell'invecchiare, adattandosi a ruoli , registi e sceneggiature, contemporaneamente marcando con personalità i film scelti.
ATTILA, FLAGELLO DI DIO ( I, 1982)
DI CASTELLANO & PIPOLO
Con DIEGO ABATANTUONO, Rita Rusic, Angelo Infanti, Mauro Di Francesco.
COMICO Ammettiamolo.Nonostante ci sia una tendenza a riconoscerlo un principe del trash all'italiana (e tutto sommato lo è), e quindi sia in corso una specie di parziale rivalutazione, una cosa è inconfutabile: questo film fa schifo.Regia senza alcuna giustificazione, pressapochismo produttivo, recitazione inqualificabile, dialoghi vergognosi, la noia nel vederlo monta inarrestabile e dilaniante.Tonfo assoluto del Natale '82, mostra un Abatantuono stanco ripropositore della parlata "terrunciella" , ma ormai senza verve, né estro comico.E' uno di quei film che mi fa tornare in mente l'annosa questione: ma quando producono un film, chi di dovere e chi mette i soldi, li legge certi copioni?Perché quello di questo film è buono tutt'al più per rinforzare il fuocherello del caminetto...
IL GIORNO DEGLI ZOMBI ( Day of the dead, USA 1985)
DI GEORGE A.ROMERO
Con TERRY ALEXANDER, JOSEPH PILATO, JARLATH CONROY, LORI CARDILLO.
HORROR
Uscito oramai una ventina d'anni fa, diciassette dopo il primo capitolo della saga dei morti viventi, "Il giorno degli zombi" è quello più misconosciuto e meno visto.Difficilmente conoscerà diversi passaggi in televisione, perlomeno nella sua versione integrale, dato che le scene orrorifiche sono più rade del solito, ma quando l'estro granguignolesco di Romero si scatena, soprattutto nel finale, c' è da sconsigliarne la visione a chi è di stomaco debole o sia impressionabile.L'autore di "La metà oscura" prosegue la sua proposizione di un mondo oramai invaso da eserciti di divoratori di uomini,contemporaneamente dando un connotato sociale al suo orrore, che accentuerà ancor più nel successivo capitolo della serie, incastrando i sopravvissuti tra due follie,quella scientifica dello scienziato che ormai non pone più alcun ostacolo morale al suo progetto di rieducazione degli zombie,e quella fanatica dei militari che a stento trattengono la propria furia sanguinaria.Leggermente datato dalle musiche assolutamente "anniottanta",e vagamente carpenteriane,"Day of the dead" ha un inizio onirico folgorante, concede un pò troppo alla teorizzazione dell'universo zombesco, inciampando ogni tanto in una tendenziale verbosità, e colpisce allo stomaco per il crescendo delirante di azzannamenti, squartamenti e repellenze varie che via via si susseguono.Chi riesce a reggere la brutale perfezione dei trucchi di Tom Savini, coglierà bene la nota disperata su cui si basa tutto ciò.
EDWARD MANI DI FORBICE ( Edward Scissor hands, USA 1990)
DI TIM BURTON
Con JOHNNY DEPP, WYNONA RYDER, Diannie Wiest, Anthony Michael Hall.
FANTASTICO

La solitudine è il tema centrale di questo film dell'ex-cartoonist della Disney Tim Burton, e Edward Mani di Forbice è uno dei personaggi più belli del cinema fantastico degli ultimi anni. Il dramma di Edward è soprattutto il crudele contrasto tra la sua natura e il suo aspetto: poche volte come questa, tale conflitto è stato così ben reso.Degno erede di Quasimodo e del Fantasma dell'Opera, Edward è una creatura gentile e buona, capace di scolpire il ghiaccio e dedicare la statua che ne ricava alla figlia dei coniugi che lo hanno ospitato, e di cui è innamorato.Un film che come ogni vera fiaba è ambientato da nessuna parte e in nessun tempo in particolare.Tra momenti buffi, attori bravi a rendere personaggi fortemente caratterizzati, e una giusta dosatura degli effetti speciali, Burton ha creato un piccolo gioiello di cinema fiabesco, senza tralasciare una critica alla società perbenista, falsamente accogliente, dove chi è diverso dagli altri è difficilmente accettato:infine, bellissimo congedo dal cinema di un grande come Vincent Price, creatore dello sfortunato Edward.Un motivo in più per amare questo film.
CLERKS- Commessi ( Clerks, USA 1994)
DI KEVIN SMITH
Con BRIAN O'HALLORAN, JEFF ANDERSON, Lisa Spoonauer, Marylin Ghigliotti.
COMMEDIA

Caso cinematografico, ai tempi dell'ondata tarantiniana che colse i cinefili dopo "Pulp fiction" e nell'apice del successo del Grunge,"Clerks" è il film d'esordio di Kevin Smith, poi molto ridimensionato dalla critica, e passato a sceneggiare( forse con più merito) a sceneggiare fumetti della Marvel.Girato tutto , o quasi in un drugstore, e nel videonoleggio adiacente,il film è realizzato con mezzi ultraeconomici, i protagonisti sono i commessi dei negozi sopracitati, in un lasso di tempo equivalente ad una giornata, con annessi clienti con i quali viene ingaggiato un continuo scontro ,verbale ma anche fisico in alcuni casi.Benchè ci sia qualche situazione di umorismo paradossale efficace,"Clerks" di cinematografico ha molto poco, risente di una pesantezza verbosa e troppo incline ad essere sboccata per essere divertente, ed è recitato in maniera abbastanza mediocre:inoltre, nei troppo fitti dialoghi che i personaggi sparano via alacremente, è evidente la forma di provocazione forzata di cui è composto principalmente il film,che gioca la carta della volgarità declamata per camuffare lo snobismo un pò antipatico di fondo.Molto sopravvalutato.
ARMA LETALE 3 ( Lethal weapon 3, USA 1992)
DI RICHARD DONNER
Con MEL GIBSON, DANNY GLOVER, Renè Russo, Joe Pesci.
AZIONE
"Fidati di me." "Ho sempre fatto questo errore."E' lo scambio di battute iniziale tra Martin Riggs(Mel Gibson) e Roger Murtaugh(Danny Glover), che mette subito in chiaro il tono del film. Arrivata la serie al numero 3, da navigato regista di film conquistabotteghini, Richard Donner la butta saggiamente sul ridere, al punto che questo sequel sembra più una commedia dal ritmo accelerato con qualche sparatoria e qualche morto in eccesso che un film d'azione poliziesca. Diversi momenti sono ben combinati, molte battute vanno a segno, ma "Arma letale 3" ha il suo punto debole in quella che sarebbe la sua ragione di essere:ogni tanto pare di assistere a un revival dei film con Bud Spencer e Terence Hill. Pesci è fuori luogo, il suo personaggio appare inserito in maniera un pò forzata, e alla lunga rallenta il film.
ACQUA E SAPONE ( I, 1983)
DI CARLO VERDONE
Con CARLO VERDONE, NATASHA HOVEY, Lella Fabrizi, Florinda Bolkan.
COMMEDIA/SENTIMENTALE Si sguazza nel buonismo, è vero, è un Verdone già edulcorato rispetto al mordente avuto nei primi tre film da lui realizzati(sì, perchè anche "Borotalco" è una commedia falso-leggera) :non tanto per la storia , in sé all'acqua di rose, dell'amore tra il buon trentenne timido e sensibile e la ragazzina-diva un pò in gabbia nel proprio ruolo, ma per certe battute ed alcune situazioni, "Acqua e sapone" arriva a divertire lo spettatore.Evita, per esempio, di essere volgare, azzecca alcune uscite del regista e attore ( certi dialoghi quando si immedesima nella parte del prete-precettore suscitano risate spontanee,"Questo Cristo che si immola..."),tutto sommato dirige bene gli attori, anche se qua e là la recitazione appare anche troppo curata.Fosse stata una commedia di vent'anni prima, sarebbe stata ottima, ma non è neanche cassabile con noncuranza.Ha fatto di meglio e ha fatto di peggio. Natasha Hovey, poi, non è diventata l'attrice che lasciava qui intuire di poter diventare.Il finale sa di agrodolce, e non stona.

mercoledì 27 giugno 2007

IL TIFOSO, L'ARBITRO E IL CALCIATORE ( I, 1982)
DI PIER FRANCESCO PINGITORE
Con ALVARO VITALI, PIPPO FRANCO, Mario Carotenuto, Carmen Russo.
COMICO Chissà perchè il titolo sembra suggerire, come andava di moda ai tempi, tre episodi a formare l'ennesimo zibaldone comicheggiante( insomma, si fa per dire...),stavolta sul calcio, con glorie del cinema italiano come Pippo Franco, Alvaro Vitali, Carmen Russo .Invece sono due gli episodi, uno più stinto e fiacco dell'altro, con Vitali a strabuzzar l'occhio strabico e Pippo Franco a cambiarsi la giacchetta da laziale a romanista all'Olimpico per compiacere suocero e padre.Film abbastanza inutile, arrivò ormai tardi per incassare quanto preventivato:le commediacce del genere avevano fatto il loro esiguo tempo.
IL GIORNO DELLA CIVETTA ( I, 1967)
DI DAMIANO DAMIANI
Con FRANCO NERO, CLAUDIA CARDINALE, Lee J.Cobb, Serge Reggiani.
DRAMMATICO
Molto probabilmente il romanzo più conosciuto di Leonardo Sciascia,"Il giorno della civetta" si trasformò in un film di buon successo, che si prende alcune libertà sul testo originario, come il confronto tutto sommato di stima tra il capomafia e il capitano dei carabinieri proiettato da Parma in una realtà violenta assurda e quasi impossibile da capire.Damiani ci mette la sua riconosciuta professionalità e cava buone interpretazioni da tutto il cast, anche se non tutto fila liscio, e si riscontra qualche faciloneria sbrigativa di troppo.In una terra accaldata, percossa da un sole cocente e chiusa a chi viene da fuori fino all'ostilità, la crociata del carabiniere idealista è destinata a risolversi come una mosca che sbatte contro un vetro, e la coltre omertosa che fa sì che niente possa cambiare è resa con indubbia efficacia.
IN NOME DEL PAPA RE ( I, 1977)
DI LUIGI MAGNI
Con NINO MANFREDI, Carmen Scarpitta, Ettore Manni, Carlo Bagno.
DRAMMATICO
Luigi Magni ,ad otto anni da "Nell'anno del Signore", torna ad occuparsi del Risorgimento prendendo spunto da un fatto veramente accaduto, l'ultima esecuzione di due ribelli contro il papato, nel 1868, a poco tempo dell'arrivo dei bersaglieri a Porta Pia.Questo è più a tesi del film sopracitato, e, nonostante soffra una tendenza a una staticità teatrale, dato che è ambientato praticamente su tre o quattro sfondi, e affidato a Nino Manfredi, che rinnova il ruolo di protagonista, è mosso da un convinto spirito polemico senza riconciliazione finale, piuttosto onesto nel suo pessimismo storico.Coadiuvato da un ottimo Carlo Bagno come spalla per gli intermezzi umoristici, Manfredi dà vita ad un uomo di Chiesa profondamente scettico sul suo operato e sull'ambiente in cui vive, con sfumature molto umane e toccanti.E la non concessione di assoluzione ad un altro pezzo grosso che si è comportato in maniera inclemente( inoltre c'è un bravissimo Salvo Randone in una breve e azzeccata apparizione) conferma l'assunto del regista.In una piccolissima parte anche Ron, qui come Rosalino Cellamare.
MOONRAKER- Operazione spazio ( Moonraker, GB 1979)
DI LEWIS GILBERT
Con ROGER MOORE, Lois Chiles, Michel Lonsdale, Richard Kiel.
SPIONAGGIO/AZIONE
Al romanzo al quale gli autori della sceneggiatura hanno detto di essersi ispirati( è "Il grande slam della morte"), effettivamente questa undicesima avventura del comandante Bond assomiglia poco, ma bisogna mettersi nell'ottica della produzione,che oppose 007 ai kolossal ambientati negli spazi cosmici come "Guerre stellari" e "Star trek": è anche il film di James Bond con maggiori situazioni farsesche, è largamente prevedibile, soprattutto per quanto riguarda il finale con la battaglia spaziale al laser, Moore si presta con serafica inappuntabilità,Lonsdale è un Hugo Drax anche troppo sommesso per entrare a grandi passi nella galleria dei maggiori villains bondiani. Lewis Gilbert non imprime un gran ritmo al film, che procede in alcuni momenti per inerzia: la trovata migliore è il riciclaggio del mostruoso killer "Squalo" da nemico feroce di 007 a imprevisto alleato. Abbastanza scontato, ma è una nota ascrivibile a quasi tutte le volte che James Bond è entrato in azione, con qualsiasi volto abbia potuto avere...
COBRA ( Cobra, USA 1986)
DI GEORGE PAN COSMATOS
Con SYLVESTER STALLONE, Brigitte Nielsen, Andrew Robinson, Reni Santoni.
AZIONE
Penso si possa dichiararlo, senza ripensamenti , uno dei peggiori film di tutti i tempi. Veicolo per una star all'epoca numero 1 della scena mondiale,"Cobra" è tratto dal libro "Bersaglio facile" di Paula Gosling( io l'ho letto, e sinceramente non vedo praticamente attinenze, sarà ...): poliziesco di mezza tacca, pieno di scene talmente inverosimili e pregnanti di ridicolo da diventare una parodia del genere, il film caracolla grossolanamente fino allo scontro finale tra il poliziotto duro da uccidere e il colossale capo della setta di assassini che terrorizza Los Angeles .Nell'ordine, Marion(sì , si chiama come la mamma di Richie in "Happy days", ma era anche il vero nome di John Wayne...) Cobretti fa fuori un delinquente che ha preso in ostaggio i clienti di un supermarket; si accolla la protezione di una bella modella minacciata dai misteriosi trucidatori della notte; in un inseguimento , in cui ha nemici dietro e davanti,gira la macchina a 8o/100 km l'ora, elinina quelli che lo seguono, rigira la macchina e si sbarazza degli altri( scena da "Scuola di polizia"...); infine, da un camioncino seguito inizialmente da pochi killer in moto che bizzarramente diventano una miriade, spara con una mitraglietta a quasi tutti, per condurre la battaglia finale in una fonderia con le macchine accese, probabilmente telecomandate data l'assenza degli operai."Io sono il futuro!"Strilla l'invasato capoclan in procinto di vincere il sanguinoso scontro con l'odiato piedipiatti."No,sei già il passato." ribatte l'altro, e lo infilza ad un grosso gancio che lo porta sgambettante in una fornace.A ggiungete i compnenti della setta che si ritrovano, alcuni anche in giacca e cravatta, e sbattono pugnali e asce ritmicamente in nome di non si sa che cosa, e la porcheria è servita...