giovedì 30 dicembre 2010

LA BELLEZZA DEL SOMARO ( I,2010)
DI SERGIO CASTELLITTO
Con SERGIO CASTELLITTO,LAURA MORANTE, Marco Giallini, Enzo Jannacci.
COMMEDIA



Sei anni dopo il grande successo di "Non ti muovere",Sergio Castellitto si rimette dietro la macchina da presa, coadiuvato ancora dalla moglie Margaret Mazzantini,che ha scritto la sceneggiatura come per il film precedente. Questa volta il registro è quello di una commedia satirica su un nucleo di borghesia radical-chic riunita in una casa di campagna, a mò di alcuni dei film più riusciti di Scola,e sulla falsariga di "Io ballo da sola",ma in chiave molto più ironica:bizzarro film delle feste natalizie,dalle premesse interessanti, ma dallo svolgimento infine non felicissimo. C'è la figlia intelligente ma viziatissima della coppia Castellitto-Morante,lui professionista ben avviato,lei psicologa per la ASL,con l'abitudine di portarsi anche il lavoro a casa,la quale si porta un misterioso fidanzato al week-end con genitori ed amici,salvo rivelare che è un uomo molto più anziano;ci sono l'uomo d'affari che si confessa "vecchio comunista venduto al mercato",la preside di scuola che si proclama moderna ed in trincea ma è soggetta ad isteria,la giornalista tagliente ma che non sa stare con il prossimo,e via enumerando. Ad una prima parte tutto sommato briosa,che presenta i personaggi e gli incastri tra loro, ne segue una seconda che si avvita lentamente su se stessa,denunciando stanchezza d'ispirazione e alla lunga un umorismo blando e poco graffiante. Fa specie che,nonostante lo abbia scritto una donna,ci siano perlomeno tre caratteri femminili introdotti a forza e di poco peso narrativo,tutto sommato,e che ogni personaggio sia anche troppo caratterizzato,vedi quello di Imparato con l'auricolare indossato fisso, o quello della Bobulova con il biberon sempre con sè. Sergio Castellitto autoindulge anche troppo,regalando una performance gigiona,che stucca e non convince:di per sè passabile,"La bellezza del somaro" è difficile da prendere sul serio come onesta presa in giro,ma anche come lettura dei tempi e di come la sinistra assomigli sempre meno a se stessa.


sabato 4 dicembre 2010

INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI
( You will meet a dark tall stranger,USA/ES 2010)
DI WOODY ALLEN
Con NAOMI WATTS,JOSH BROLIN,Maggie Jones, Anthony Hopkins.
COMMEDIA
Woody Allen ambienta a Londra il suo nuovo valzer dei sentimenti e delle relazioni, giocando tra sedute spiritiche,predizioni del futuro e svolte esistenzial-amorose:dopo l'apologo newyorkese di "Basta che funzioni",continua a rassicurarci sullo stato del suo pessimismo filosofico,sottolineando la caducità degli intenti umani,e smontando ad ogni occasione i propositi dei personaggi riguardo al loro lavoro,ai loro rapporti,alle loro vite. C'è la signora troppo avvezza al whisky che trova qualcosa cui attaccarsi nelle profezie da tavolo di cucina di una sedicente veggente,c'è il marito di lei che l'ha abbandonata e pretende di non sentire il passo dell'incipiente anzianità legandosi ad una sciroccata tutta rifatta e dalla virtù assai relativa,c'è la loro figlia che si dibatte in un matrimonio in secca con uno scrittore non più di successo:Allen dipana il filo delle loro sventure ridendosela con i voluttuosi balletti di aspirazioni andate in vapore e corteggiamenti sempre pronti a prender quota. Pur piacevole nello svolgersi,"Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" è una commedia che di rado fa sbocciare il riso, mette insieme dialoghi tutto sommato risaputamente brillanti,e non va più in là di una generica gradevolezza d'insieme.In sostanza,un Allen minore,come gli è capitato più di una volta negli ultimi dieci anni,alternando un lavoro più compiuto ad un altro di transizione,dovuto anche al fin troppo elevato ritmo di lavoro che il comico e regista si è imposto da sempre. Molti degli spunti rimangono sospesi,alcune delle traiettorie delle storie raccontate non trovano adeguata conclusione,e da un film in cui ogni personaggio vorrebbe fare altro ed uscire da quella che è la sua vita normale, si esce dalla sala sorridendo appena,ma con un'ombra di delusione relativa. Tra gli interpreti,si distinguono per densità interpretativa Naomi Watts,per splendida fotogenia Freida Pinto,e per associata nevrosi all'autore Josh Brolin.

STANNO TUTTI BENE ( Everybody's fine,USA 2010)
DI KIRK JONES
Con ROBERT DE NIRO,Kate Beckinsale, Drew Barrymore,Sam Rockwell.
DRAMMATICO
Alla sua uscita,nel 1990,appena dopo la consacrazione agli Oscar del suo regista con "Nuovo cinema Paradiso", "Stanno tutti bene" registrò un sonoro insuccesso di pubblico,e un atteggiamento tra il deluso e il deprecante da parte dei recensori,che bollarono il film come vecchio,scontatissimo e zeppo di luoghi comuni. Ne producono un remake vent'anni dopo Vittorio Cecchi Gori e Gianni Nunnari,già soci una quindicina di anni fa,con Robert De Niro come protagonista in una storia che vede un uomo in pensione rimasto vedovo da poco,che decide di andare a trovare i figli sparsi per lo Stato,che egli crede felici e realizzati,ma che gli nascondono problemi di vario spessore e portata,e le loro insoddisfazioni. Diretto dall'inglese Kirk Jones,autore di un pugno di commedie, "Everybody's fine" ha suscitato l'entusiasmo di alcuni critici d'oltre Oceano,tanto da spingere qualcuno ad esaltare la prova di De Niro suggerendo di candidarlo all'Oscar:il film,che sconfina spesso nell'elegìaco e narra le pene sommesse di un brav'uomo troppo convinto che le cose abbiano un lato solo,è professionalmente diretto e recitato,da un protagonista che sceglie intelligentemente la chiave del misunderstatement per dipingere un personaggio che fa parte degli uomini comuni,e dal coro degli interpreti che danno vita ai figli,comparendo in realtà brevemente all'interno della pellicola. Però,se si apprezza il tono tutto sommato discreto della regia,si percepisce che la storia vorrebbe ad un certo punto farsi toccante,ma non ci riesce,se non per un pugno di secondi,nella scena del quadro prima della fine del film. Giocato su un ritmo non velocissimo ma tuttavia scorrevole,ha il merito,semmai,di riproporre in un ruolo vero un grande interprete negli ultimi anni troppo spesosi in filmetti utili solo a batter cassa.

venerdì 26 novembre 2010

SALT ( Salt,USA 2010)
DI PHILLIP NOYCE
Con ANGELINA JOLIE, Liev Schreiber,Chiwetel Ejofor,Daniel Olbryschki.
AZIONE
Passato da un protagonista maschile assegnato a Tom Cruise ad una star femminile quale Angelina Jolie,che alterna ruoli più classici,da attrice drammatica,a performances ginnico-adrenaliniche quale questa,"Salt" ha avuto un buon successo in USA,nonostante la curiosa genesi.Il film di Noyce riporta un confronto aspro tra americani e russi,accusati di infiltrare spie "dormienti" per destabilizzare il sistema statunitense,come usava trenta e più anni fa in "Telefon" di Don Siegel,ma con intenti ancor più devastanti e puntati a ricreare minacce nucleari:realizzato con una trama che propone una scena d'azione sparata a mille dopo l'altra mostrando un'eroina con un fondo di ambiguità che sfoggia un sangue freddo micidiale fino allo showdown conclusivo. Sul piano del ritmo "Salt" ha buone carte da giocare,a differenza di precedenti lavori del regista australiano,che ha realizzato altri successi del genere,ma con impostazione più lenta:il problema maggiore,oltre alla scarsissima verosimiglianza di quasi tutto il racconto,è,oltre all'anacronismo di base,dei cattivi russi che vogliono mandare sottosopra la stabilità dell'America,la coerenza narrativa. Un'agente super dei servizi segreti che viene accusata da un infiltrato ex-KGB e va nel panico,senza prove nè altro,lascia che lo spettatore sollevi divertito più di un sopracciglio,ed il personaggio che nel finale svela il suo vero volto,e che dovrebbe risultare il maggior colpo di scena della storia,è prevedibilissimo fino dai primi momenti di proiezione.Lo scontro finale,con un attacco atomico simultaneo per far sì che i paesi arabi si scatenino in una rappresaglia destinata a divenire la terza guerra mondiale è quasi cartoonesco:anche se la confezione presenta buona professionalità,siamo di fronte ad un tipico film usa e getta,al quale oltre tutto manca la necessaria tensione da thriller che forse sarebbe stata più utile di scene indiavolate e puntalmente poco credibili.

lunedì 15 novembre 2010

FAIR GAME-Caccia alla spia ( Fair game,USA 2010)
DI DOUG LIMAN
Con NAOMI WATTS,SEAN PENN, Ty Burrell,MIchael Mc Gill.
DRAMMATICO
Dalla vera storia di Valerie Plame,agente CIA tradita dalla Casa Bianca per mettere alla berlina il marito giornalista e scrittore critico verso l'operato dell'amministrazione Bush,un film tratto da due libri-verità che rimanda alla tradizione del thriller politico stile "Tutti gli uomini del presidente" e "Perchè un assassinio". Se però la mano di registi come Pakula e Pollack aveva il suo peso nel definire intrighi complessi e comunque incalzanti,quella di Doug Liman,già alle prese con il primo episodio della saga della spia senza memoria Jason Bourne,fatica ad ingranare la marcia giusta nel raccontare la vicenda:lenta ad entrare in moto,racconta infine cose già viste in altri film senza portare lo spettatore a riflessioni nuove o profonde sulla scandalosa condotta degli scherani della presidenza USA che assieme al governo britannico e collaborando anche con i servizi segreti italiani, organizzarono una rete di bugie e false prove per aver l'occasione di dare il via alla guerra contro l'Iraq. Le interpretazioni della Watts e di Penn sono tuttavia sentite,interessanti,ma è il tono del film che inclina al piatto e difficilmente appassiona il pubblico,seppure si tratti di argomenti scottanti e tuttora d'attualità.Purtroppo però l'occasione appare sprecata,e la realtà ha dimostrato il fallimento della strategia di Bush,Cheney e Rumsfeld in modo ancor più marcato e netto.

domenica 7 novembre 2010

INNOCENTI BUGIE ( Knight and day,USA 2010)
DI JAMES MANGOLD
Con TOM CRUISE,CAMERON DIAZ, Paul Dano, Peter Sarsgaard.
AZIONE/COMMEDIA
Le previsioni degli esperti di settore non lasciavano molto sperare,ed infatti si sono avverate:"Innocenti bugie",che rappresenta il ritorno di Tom Cruise ad un film concepito per le grandi platee, non è stato il rilancio di una carriera comunque straordinaria,ma che da qualche anno segna commercialmente il passo,o perlomeno non garantisce le grandi cifre assicurate degli anni passati. E'vero che difficilmente una star hollywoodiana faccia solo grandi incassi, è capitato un pò a tutti di avere fasi calanti e rinascite, o lenti declini:però è vero che Cruise difficilmente ha fatto mosse sbagliate,o non ha saputo incontrare i gusti del pubblico,e questo nuovo progetto,che doveva sposare forsennate scene action a un tono da commedia,un pò sulla falsariga di "True lies",non ha funzionato come doveva, e perfino "The expendables" ha raggiunto consensi maggiori. A mio giudizio,per essere una comedy DOC,ci sono troppi morti e Mangold non ha saputo imprimere al film quel giusto equilibrio tra i generi che ad altri è riuscito meglio,e dire che non è un regista peregrino,ma è di quelli rimasti a mezza strada tra l'autorialità e l'ecletticità da slegato dai generi. Cruise e Cameron Diaz,già insieme in "Vanilla sky" hanno un discreto grado di affiatamento,ma è lei quella più in palla,mentre lui ripete il numero di uomo d'azione coriaceo alla "Mission:impossible",ma senza quell'ironia profusa che ad esempio un Roger Moore conferiva al suo James Bond.In una storia che vede schegge impazzite della CIA farsi pericolosi killers e la coppia dover sopravvivere e contrattaccare ad esse,cercando di proteggere un giovane inventore che ha escogitato una forma d'energia più o meno infinita:scioglimento prevedibile, buon allestimento delle sequenze di azione,pur buttate molto sulla tradizionale spacconeria hollywoodiana, professionalità evidente nella confezione.Ma il pubblico ha risposto tiepido.

sabato 30 ottobre 2010

WALL STREET:IL DENARO NON DORME MAI
( Wall Street:money never sleeps,USA 2010)
DI OLIVER STONE
Con MICHAEL DOUGLAS,SHIA LABEOUF, Carey Mulligan, Josh Brolin.
DRAMMATICO



E'un pò curioso che tra i diversi film di Oliver Stone proprio "Wall Street" abbia avuto un seguito,non essendo stato tra i maggiori successi del regista,e dire che veniva a ridosso del trionfo di "Platoon":c'è da dire però che visto il momento storico e la megacrisi economica che viviamo giustificano l'ambientazione di questo melò metropolitano che vede il ritorno in scena del vecchio pirata della finanza Gordon Gekko. Uscito dal carcere, il maturo squalo bianco ha la forza e l'intelligenza di tornare sulla breccia pubblicando un libro sulla sua visione della finanza e la sua storia personale,implicando la propria filosofia:e c'è un giovane che lavora nel campo delle energie rinnovabili che casualmente vive con la figlia di Gekko,la quale è una blogger progressista,che ha praticamente disconosciuto il padre e non vuole più vederlo. L'anziano uomo d'affari vuole una rivalsa affettiva,e cerca di farsi amico del giovanotto,che dal canto suo vorrebbe attuare una vendetta su nuovi padroni del vapore dell'alta finanza che avrebbero causato il suicidio del suo guru e figura paterna. In una cornice appunto che sta tra una versione moderna e drammatica de "La stangata" e irrisolte questioni filial-paterne, le motivazioni dei personaggi appaiono più forzate di quel che serva, e Stone pare aver esaurito da un pò,purtroppo, quel mordente che ce lo aveva fatto amare come gran polemista del cinema americano. Meglio nel dirigere gli attori (Laboeuf comunque è una figura smorta,per ora inadatto a ruoli drammatici), se la cava al meglio con i villains, tra Josh Brolin, uno dei migliori quarantenni in circolazione ad Hollywood, e il Grande Vecchio di Eli Wallach,che fischiettando emette sentenze definitive,non senza far ghignare il pubblico.

venerdì 15 ottobre 2010

THE TOWN ( The town,USA 2010)
DI BEN AFFLECK
Con BEN AFFLECK, Rebecca Hall, Jon Hamm,Jeremy Renner.
NOIR

Regia numero due per Ben Affleck,dopo il buon esordio con "Gone,baby gone",da un romanzo di Denis Lehane:per la verità,"The town" è un progetto ideato e avviato da altri,in cui l'attore si è ritrovato dapprima come protagonista,e poi se n'è accollato la direzione. Piaciuto parecchio alla stampa, il film narra una storia criminosa in quel di Boston,con la comunità irlandese,la più grande d'America,al centro e sullo sfondo del racconto:c'è una banda di rapinatori che agisce con i componenti mascherati da suore (mossa vincente sullo schermo,ma poco plausibile nella realtà),una testimone di cui un membro si innamora sempre sul filo del dubbio se lei sia consapevole o meno del pericolo che corre,un detective più acuto degli altri che forse è in grado di incastrare i malviventi. Cose già viste,ma c'era la potenzialità di un thriller un pò fuori dagli schemi:le scene d'azione,e specialmente le rapine,hanno un buon livello di tensione, e questo va detto.Ma il film,fotografato con luce desaturata, riprende per esempio pari pari due situazioni da "Heat-La sfida" e non coinvolge lo spettatore a livello emotivo. Peccato,perchè Affleck mostra,dietro la macchina da presa, una buona mano di narratore e una certa capacità nel condurre gli attori,ma "The town" dice davvero poco di nuovo,ed è curioso leggere tanto entusiasmo circa un film migliore di tanti altri crime movie,ma senza particolari motivi per essere nè apprezzato nè ricordato.

mercoledì 13 ottobre 2010

INCEPTION ( Inception, USA/GB 2010)

DI CHRISTOPHER NOLAN

Con LEONARDO DICAPRIO, Ken Watanabe,Joseph-Gordon- Levitt,Marion Cotillard.

FANTASTICO-THRILLER

Elaborato per dieci anni ed oltre dall'autore Christopher Nolan,che ha potuto realizzarlo dopo lo stratosferico risultato de "Il cavaliere oscuro",suo secondo contributo alla saga cinematografica di Batman, "Inception" è un thriller a carattere fantascientifico di gran complessità narrativa,il quale ha tuttavia fatto sfracelli forse un pò inaspettati al box-office USA.Mentre da noi il cinema nolaniano non sembra far accoliti a questi livelli,vedi i risultati relativamente contenuti di un pò tutti i suoi film:cosa veramente bizzarra,perchè il regista inglese realizza lungometraggi molto spettacolari,ma con un lavoro unico sui personaggi,i loro caratteri e le loro motivazioni,e le storie raccontate difficilmente si possono definire lineari o tradizionali. Quindi,ad occhio,una lettura del cinema d'azione o thriller con concettualità più europea che americana,tutto sommato. Qui si parla di personaggi che riescono ad entrare nei sogni degli altri,riuscendo a mutare l'inconsistente materia sulla quale da secoli l'Uomo si scervella solo per interpretarne significati e provenienza:ed uno dei motivi della complessità narrativa della pellicola è proprio la capacità di imbastire l'avventura a più livelli di racconto,creando una forma di scatole cinesi mai fini a se stesse. Non semplice,ma molto affascinante da seguire e da rielaborare mentalmente, "Inception" è sia una spy-story su una squadra di ladri che non sono però criminali,giacchè operano in una dimensione pressochè onirica,quindi fuori dai canoni umani,che una romantica storia di amore perduto e inquietante,oltre che un film da zone alte al botteghino che si porta dentro contaminazioni colte,da Borges a Dalì. In un ottimo lavoro collettivo d'attori,Leonardo Di Caprio si conferma interprete valido ed adattissimo a personaggi tormentati, e ci aspettiamo cose interessanti dal prossimo,inevitabile capitolo della serie di Batman,sempre per mano di Christopher Nolan:il finale di questo film lascia spazio a dubbi e spiegazioni differenziate.


venerdì 8 ottobre 2010

BENVENUTI AL SUD ( I, 2010)
DI LUCA MINIERO
Con CLAUDIO BISIO, Alessandro Siani,Valentina Lodovini, Nando Paone.
COMMEDIA

Veloce remake italiano di un successo transalpino di poche stagioni fa, "Giù al Nord",che qui da noi non ha avuto gran riscontro,probabilmente anche per via della forza dei giochi di parole contenuti in lingua originale e non semplici da tradurre in altri linguaggi,ha incontrato un'ottima accoglienza da parte del pubblico,totalizzando oltre tre milioni di euro nel primo weekend di programmazione. Diretto da Luca Miniero,che aveva incuriosito qualche anno fa con "Incantesimo napoletano",per poi lasciare indifferente la critica con i due lavori successivi,presenta l'avventura di un settentrionale DOC che si ritrova in Campania per punizione,e se dapprima è spaventato e diffidente verso la popolazione che lo ospita, ne è via via conquistato. E'vero che nel Sud di questo film non c'è camorra,nè rifiuti,e qualche luogo comune di troppo, e probabilmente la storia si fa un pò scontata,con la facile conversione del protagonista ai piaceri della vita semplice di paese dei meridionali:tuttavia,il film è spiritoso,agile,ben montato e recitato. Si ride e si sorride con garbo, in una commedia briosa,con un Claudio Bisio in gran spolvero che conduce un cast simpatico e ben assortito:da ricordare almeno la scena della presunta "caccia" da parte dei neocolleghi al protagonista per i vicoli del paesino. Cinema leggero leggero,che comunque fa uno sberleffo alle troppe baggianate sparate dai tanti in camicia verde che inneggiano a qualcosa di mai esistito come la Padania:già questo gli conquista simpatia...


lunedì 4 ottobre 2010

LA PASSIONE ( I,2010)
DI CARLO MAZZACURATI
Con SILVIO ORLANDO, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Corrado Guzzanti.
COMMEDIA
Nato da un'esperienza personale del regista Carlo Mazzacurati, "La passione" è una commedia a cui non manca il veleno,seppure lasci di sè,infine, la sensazione di una ricerca di solidarietà tra poveri cristi,di cui la realtà è piena. Incastrato da un ricatto messo in atto dal municipio di un paese ove ha una casa ereditata,il regista ex-promessa eterna del cinema italiano Silvio Orlando si ritrova costretto a coordinare la processione pasquale da anni poco entusiasmante dopo periodi fastosi:inguaiato per quanto riguarda la sua vita professionale,il protagonista non ha convinzione nè smalto nemmeno nell'affrontare una situazione teoricamente semplice,e pur ad un passo dal fallimento,avrà invece modo di mostrare a se stesso un pò di cose importanti. Il regista de "Il toro" realizza qui uno dei suoi lavori migliori,spesso divertente,corollato da diversi personaggi ben disegnati,tra cui l'arrogante divetta delle fiction,l'attore che si atteggia a divo di Guzzanti ironico omaggio a Carmelo Bene,l'assessore infame di Messeri:storia di personaggi scalcagnati,senza prospettive nè fortuna, il film risulta anche toccante nel descrivere il rapporto tra due perdenti che però sfoggiano una dichiarata onestà solidale e umana,anche se uno dei due è ricercato perchè ha rubato. E se è troppo facile per i mediocri veri farsi massa e sbeffeggiare chi anche goffamente cerca di fare sul serio, l'abbraccio tra due sconfitti è almeno un atto di umanità che non lascia indifferenti:tra un Silvio Orlando di buffonesca mobilità ed un Giuseppe Battiston che ha momenti di intensità immensa,è una gara di bravura dove talvolta il secondo la spunta. E se appunto esiste una massa fastidiosa che bercia in modo qualunquistico, è un atto di coraggio e resistenza umana uscire dal coro e zittirla con sentita indignazione.

mercoledì 22 settembre 2010

NIGHTMARE ( A Nightmare on Elm Street,USA 2010)
DI SAMUEL BAYER
Con JACKIE EARLE HALEY, Katie Cassidy,Kyle Gallner,Rooney Mara.
HORROR
Nuovo remake di un giovane classico della cinematografia orrorifica,"Nightmare" versione 2010 dovrebbe essere contemporaneamente un "reboot",un punto zero da cui ripartire per far rinascere la saga di Freddie Krueger,proliferata per una decina d'anni con ottimo riscontro commerciale,poi divenuta anche comic e generatrice di episodi a parte,come "Freddy vs.Jason". Affidata all'esordiente Samuel Bayer,che viene dal mondo dei videoclip,in cui si dice che sia un talento rimarchevole,la novella ripartenza delle marrane imprese del mostro dal guanto artigliato che ritorna a far scempio degli eredi di chi lo mandò al creatore risulta una delusione per aficionados,e non:al di là del tono da horror per giovanissimi,che strizza l'occhio in modo anche troppo sfacciato alle masse imberbi,pur offrendo qualche truculenza di prammatica,la trama scombinata,che fatica ad identificare un o una protagonista,procede a singhiozzo,inquadrando via via ogni nuova vittima di Krueger,seguendola finchè la furia omicida dell'assassino venuto dai sogni non si abbatte su di lei. Il minuto attore Jackie Earle Haley,che viene dagli "watchmen" elimina le tentazioni parodistiche cui era arrivato Robert Englund dal terzo episodio in poi,rimanendo dietro al make-up,che fa del volto carbonizzato di Freddie una maschera dagli occhi a fessura e molto meno espressiva della passata versione. Benchè riproponga,con effetti speciali adeguati,molte sequenze dell'originale del 1984,lo fa con stanchezza o troppa programmaticità,amalgamando non bene la sospensione tra dimensione onirica e realtà.Probabilmente destinato a generare almeno un numero due, si chiude sull'unica scena davvero paurosa della pellicola,anche se largamente immaginabile.

domenica 19 settembre 2010

GIUSTIZIA PRIVATA ( Law abiding citizen,USA 2009)
DI GARY F.GRAY
Con JAMIE FOXX,GERARD BUTLER, Bruce McGill, Colm Meaney.
THRILLER
Nella cornice del legal thriller coniata dagli scrittori John Grisham e Scott Thurow, un film che può far discutere,anche se infine si tratta di una pellicola da ampie platee che giustifica se stessa nel far sobbalzare lo spettatore incuriosendolo via via su quale piega può prendere la vicenda raccontata. Se lo spunto di base è non privo di acume (un vendicatore che vuole sterminare chiunque ritenga colpevole di aver rovinato la propria esistenza,che ha disseminato trappole mortali,e, essendo già in carcere risulta difficilmente accusabile e comunque destinato ad essere punito), e la tenuta di spettacolo comunque dimostri l'abilità della mano di Gray,mai esploso davvero,ma capace di un discreto cinema thrilling, è ovvio che la retorica che sa di reazionario dell'assunto venga fuori:se la legge non è in grado di proteggere il cittadino dal Male,o non sa punire adeguatamente chi si macchia di crimini inverecondi, cos'altro fare se non provvedere con ferocia e da soli?La logica di Charles Bronson versione "giustiziere della notte",Chuck Norris & company non è lontana,seppur in una cornice più moderna e meglio impostata:semmai,visti gli sviluppi narrativi sull'identità del personaggio di Butler,risulta poco probabile che due tagliagole qualsiasi riescano in un batter di ciglia ad aver ragione del suo personaggio. Capace di un paio di scene ad effetto perlomeno (la morte della giudice,improvvisa e inaspettata,è comunque un colpo di copione azzeccato), giunge ad una conclusione che vede risolversi le cose prevedibilmente,ma senza rispettare quell'ambiguità morale di cui i personaggi,comunque portatori,avrebbero dovuto rappresentare meglio. E se Butler continua a non trovare altri film che lo lancino come star,dopo l'exploit di "300", dispiace vedere Colm Meaney,la versione irlandese di Gene Hackman,ripiegare su un ruolo secondario in cui non imprime niente della sua carica d'attore.

domenica 12 settembre 2010

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI (I/F/D,2010)
DI SAVERIO COSTANZO
Con ALBA ROHRWACHER,LUCA MARINELLI,Isabella Rossellini,Maurizio Donadoni.
DRAMMATICO
Best-seller recentissimo,"La solitudine dei numeri primi" si è tradotto molto presto in film per la forte risposta commerciale avuta presso il pubblico di un paese in cui si continua a dire che si legge troppo poco (eppure ci sono segnali di miglioramento,a mio giudizio):terza prova registica di Saverio Costanzo,che aveva impressionato molto la critica con "Private",nel 2004,per poi lasciare qualche perplessità con il successivo "In memoria di me",due anni dopo, il film tratto dal romanzo di Paolo Giordano si annuncia,a detta dello stesso regista,come un "horror dell'anima".Introdotto dalle note ricorrenti della colonna sonora de "L'uccello dalle piume di cristallo" di Ennio Morricone,e non dei Goblin,come riportato erroneamente invece su quasi tutti i giornali (ma che livello basso di conoscenza,care penne autorevoli...),il racconto di due sensibilità pronunciate e ferite in modo atroce da avversità improvvise,in parte da loro stessi causate,in parte avvenute quasi per una coercizione del Caso,si sviluppa lungo venticinque anni,portando i due ragazzi protagonisti ad avvicinarsi,allontanarsi ed infine cercare una forma di pacificazione nella salvifica forza di un Amore caritatevole e forse disposto a lenire il loro dolore. Diretto con buona mano da Costanzo,che dà un tono cupo ma non oppressivo alla storia,con ottime intuizioni musicali e visive, "La solitudine dei numeri primi" parla dei ruoli male interpretati di genitori esigenti oltre misura,di figli capaci intellettualmente e fisicamente ma talmente vessati fin dalla nascita da rigettare ogni possibilità loro data e non trovare pace nè empatia in quasi alcuno,e dello sbandamento tipico delle fasi delicate dell'adolescenza con livida schiettezza e una lucidità d'analisi rara.Qualche passaggio temporale di sceneggiatura è leggermente forzato,ma sia le belle interpretazioni di un cast assai dedito e in parte,che le atmosfere spinose e mai in cerca dell'alibi della lacrima facile valorizzano un film denso,composto della fragilità e della forza delle sensazioni,che non rinuncia,anche in un'alba spettrale,in un silenzio di ricordi sconvolgenti e ricerca di una pacificazione interiore difficile,a cercare,anche in un naso che cola lacrime di pena e ricerca d'amore,una scintilla di vita.

venerdì 10 settembre 2010

BRAMA DI VIVERE ( Lust for life,USA 1956)
DI VINCENTE MINNELLI
Con KIRK DOUGLAS,Anthony Quinn,James Donald,Pamela Brown.
DRAMMATICO/BIOGRAFICO

Spesso il cinema ha raccontato la vita di artisti celebri e segnati da percorsi difficili,a volte davvero tragici:sui pittori,dati i frequenti riferimenti immessi dai registi nella scelta delle inquadrature e nelle citazioni vere e proprie, ampia è la gamma di pellicole a disposizione. Difficilmente,però, sia la cifra artistica della persona scelta che le passioni e i tormenti sono state ben rese come quelle di Vincent Van Gogh in questo lungometraggio diretto da Minnelli. "Brama di vivere" narra l'esperienza fallimentare di predicatore del genio fiammingo,i suoi amori sventurati,la miseria ed il precipitare nella schizofrenia,ma anche la creatività tenace che gli placava l'anima e lo ha reso uno dei massimi genii dell'arte pittorica. Impugna il ruolo rinunciando alla sua canonica mascolinità irruenta un Kirk Douglas da premio Oscar (che andò invece al comunque ottimo Anthony Quinn,un Gauguin amico,sodale e rivale),che dà riflessi malinconici eppure vividi e bisognosi d'amore al suo Van Gogh: il quale ha un rapporto con qualche venatura vagamente omosessuale con Gauguin,più deciso e temperamentoso, e si perde nella follia che era il controcanto,forse,della genialità con cui adoperava i pennelli. Il film ha colori intensi,un procedere narrativo di forte presa,e un'ambientazione molto ben curata:si nota la mano del regista che già in "Un americano a Parigi" aveva rimarcato il suo amore per la pittura, e si rimane impietositi di fronte ad una parabola di vita così drammatica e inesorabilmente perduta.


martedì 7 settembre 2010

I MERCENARI-THE EXPENDABLES (The expendables,USA 2010)
DI SYLVESTER STALLONE
Con SYLVESTER STALLONE, JASON STATHAM, Jet Li, Eric Roberts.
AZIONE
Il doppio centro degli ultimi capitoli di "Rocky" e "Rambo" hanno riossigenato la carriera di Sylvester Stallone, il quale,dopo aver intelligentemente rinunciato ad un inutile prosieguo delle avventure dell'ex-Berretto Verde appena tornato in patria dall'Asia, si è messo ad organizzare questo film corale,la cui idea di base è richiamare in servizio molte star del cinema d'azione "tout court".Ai no di alcuni "divi" del genere,come Kurt Russell,Steven Seagal,e Jean-Claude Van Damme sono tuttavia corrisposte le presenze di Jet Li,Dolph Lundgren,Jason Statham e i cameo brevi ma intensi di Mickey Rourke, Bruce Willis e l'eterno "finto rivale" stalloniano, Arnold Schwarzenegger. A livello di regia, difficile non ammettere che Stallone non sia migliorato,e lo aveva dimostrato (anche meglio)nei due film sopra citati. Certo,esageratissime le sequenze d'azione,con sei bravacci che sgominano e trucidano un'armata di soldati nemici, i dialoghi,se si esclude il confronto tra Stallone e Rourke a due terzi di lungometraggio, sono relativamente importanti,e il film in se stesso è un nettissimo omaggio a quel cinema action che ha lanciato questi personaggi,con un concetto di giustizia molto "pratico" e i cattivi che fanno una fine indescrivibilmente sanguinosa. Però la vena anarcoide che pulsa da sempre in Sly emerge, e "The expendables",nella sua conclamata natura di intrattenimento violento puro, non è tenero con gli intrallazzi della Cia nei paesi del Terzo Mondo,la quale, quando trova qualcosa per cui nemmeno gli uomini che la compongono riescano a ritenere digeribile, usufruisce di queste figure,senza nome,senza storia, capaci di portare a compimento missioni suicide,nè più,nè meno dei fanatici kamikaze allevati da Al Qaeda e organizzazioni varie. Non poco per una pellicola ritenuta un vero "popcorn movie" e niente più.

lunedì 30 agosto 2010

ECLIPSE (The Twilight saga:Eclipse,USA 2010)
DI DAVID SLADE
Con KRISTEN STEWART,ROBERT PATTINSON,TAYLOR LAUTNER,Peter Facinelli.
FANTASTICO
Terzo appuntamento con l'insulsa Bella,l'esangue Edward ed il gonfio Jacob,eroi della saga pseudo-horror "Twilight",pompatissima al solito dai mass-media,che però sembra aver trovato il picco nello scorso capitolo,e forse conosce già un lieve declino. Seguitano i dilemmi d'amore tra la ragazza,il vampiro ed il lupo mannaro,ma questa volta i due rivali dovranno allearsi per difendere l'oggetto del desiderio dalle insidie di una minaccia venuta dall'esterno, un'orda di giovani succhiasangue che vogliono uccidere Bella. L'apporto di David Slade,che aveva realizzato l'horror glaciale "30 giorni di buio",dice poco di nuovo,salvo una vaga coesione della storia,che perdura a trascinare oltre i confini dell'umanamente sopportabile da mente umana e conscia dell'esistenza della rottura di scatole,una trama che un buon sceneggiatore (o forse meno furbo)risolverebbe in trenta pagine:e quindi,se lo spettacolo latita,come sempre,le chiacchiere da autobus che riporta a casa dopo la scuola fioccano, i tira e molla di un'eroina molto insignificante al centro dei pensieri e delle picche tra due mostri di gran presa sulle giovanissime che affollano le sale in cui i film tratti dalla tetralogia di Stephanie Meyer (più banale e meno inventiva anche della Rawling,ma pensa un pò...) vengono proiettati danno l'uggia ed oltretutto non si ha neanche il buon gusto di mandare il pubblico a casa entro un'ora e mezza di Nulla.Ormai sorbiamoci anche l'atto finale,ma che brodo allungato è questa serie...

martedì 24 agosto 2010

ROCKY V ( Rocky V,USA 1990)

DI JOHN G.AVILDSEN

Con SYLVESTER STALLONE, Talia Shire, Burt Young,Tommy Morrison.

DRAMMATICO


Finita l'erculea disputa moscovita di "Rocky IV",in cui il match non ufficiale (ma in mondovisione) tra Balboa e il sovietico Ivan Drago,il pugile di Philadelphia torna in patria seriamente compromesso nella salute,e con la brutta sorpresa di scoprire che non possiede più niente,causa un commercialista truffaldino:si ricomincia da capo,si torna nei quartieri bassi,e se il ring non può più ospitare le imprese di Rocky,altrimenti si rischia la vita,il campionissimo può tuttavia stare fuori dalle corde.Il quinto capitolo di "Rocky",affidato dopo quattordici anni e quattro film al regista originario John G.Avildsen, è forse quello di minor successo commerciale della saga originata da Sylvester Stallone;se lo spunto di un azzeramento dell'avventura sullo schermo del boxeur più famoso della storia del cinema è valido,dopo il confronto quasi bellico con lo spietato colosso russo, è proprio la regia,purtroppo,il tasto dolente di questo film. Avildsen,molto apprezzato negli anni Settanta, conobbe,dopo la stiracchiata partecipazione alla serie di "Karate Kid" una certa flessione,e qui mal governa la sceneggiatura,lasciando troppa corda agli attori (è quello in cui sia Stallone che la Shire recitano peggio,troppo sovraccarichi nella gestualità),e procedendo qua e là in maniera goffa. Lo scontro finale in strada tra Rocky e l'ex-pupillo Tommy Gunn (interpretato da un pronipote di John Wayne,Tommy Morrison) ha la giusta tensione,e qualche dialogo tra i personaggi tocca i tasti giusti,ma se il quarto cadeva nel ridicolo per la protervia ideologica,questo ce la fa a guadagnare la sufficienza,ma siamo lontani dall'ottima conclusione del sesto,che in sè è un film che sviluppa in un'apparente e scarna semplicità grandi sentimenti ed una serie di lezioni sul saper vivere assolutamente da tenere di conto.Qui si viaggia sullo scontato e sulla simpatia provata dal pubblico per uno dei suoi beniamini per il quale si è più infervorato,forse era meglio cercare un altro regista:se messo in parallelo con il primo episodio poi,va al tappeto per forza...

lunedì 23 agosto 2010

A SINGLE MAN ( A single man, USA 2009)
DI TOM FORD
Con COLIN FIRTH, Matthew Goode,Julianne Moore, Nicholas Hoult.
DRAMMATICO

Un giorno nella vita,particolarmente importante,del professor George Falconer,englishman in California, anno di grazia 1962,in piena crisi dei missili cubani:ma lui è altrove, c'è fisicamente,ma è a pezzi, il suo compagno è appena deceduto in un incidente stradale,e così mr.Falconer ha deciso di farla finita per sempre. Esordio alla regia per lo stilista Tom Ford,che porta sullo schermo ,quarantacinque anni dopo la sua uscita,il romanzo omonimo di Christopher Isherwood:vincitore della coppa Volpi a Venezia l'anno scorso,per Colin Firth,il quale fornisce onestamente un'interpretazione di gran densità e classe, il film ci ha messo un pò ad uscire al cinema,distribuito forse troppo in ritardo. Raccogliendo,però, molte buone recensioni ed attenzioni. Girato con una cura del dettaglio notevole,ed un ottimo senso dell'inquadratura, è un malinconicissimo,sottilmente triste, inno alla vita,nonostante la ricerca della morte da parte del protagonista per quasi tutto il film:in ventiquattro ore Falconer soffre,incontra nuovi possibili amori,si perde nei ricordi,si scontra con la vicina di casa alcoolizzata che lo ha sempre amato,e balla con lei,fino ad una presa di coscienza conclusiva che devia dagli intenti,salvo incontrare,per beffa della sorte,la nera signora che guardava con malignità,diceva una canzone di Roberto Vecchioni. "A single man" è un'opera prima elegante,con un passo piano ma convincente,che vive di sensazioni e di ottime prove d'attore:peccato ci siano troppe glamourizzazioni (la scena sulla montagna rocciosa ricalca antichi spot Armani...),e che per forza di cose ,trattandosi di una persona che vive in un ambiente dove si esalta la bellezza sopra ogni altra cosa,l'esteta Ford emerga anche troppo,visto che non c'è un personaggio di aspetto mediocre o brutto.Ma sono solo considerazioni da fare,recensendo un lungometraggio che trasmette infine un forte attaccamento al vivere,nonostante ogni dolore.

sabato 21 agosto 2010

COLAZIONE DA TIFFANY ( Breakfast at Tiffany's, USA 1961)
DI BLAKE EDWARDS
Con AUDREY HEPBURN,GEORGE PEPPARD, Patricia Neal, Martin Balsam.
COMMEDIA

Truman Capote scrisse un romanzo breve intitolato "Colazione da Tiffany",nel quale,con la velenosità che gli era tipica,dipingeva efficacemente la vacuità di un "bel mondo",nel quale come pesci in un acquario troppo affollato si agitano e muovono esseri umani in cerca di affermazione,buone frequentazioni e quant'altro. Blake Edwards,su una sceneggiatura ampiamente elaborata da George Axelrod, realizza una commedia ad alto tasso di amarezza che pare più "wilderiana" di molto suo cinema,annettendo un lieto fine che in Capote non poteva essere,il quale non cancella la drammaticità di molti passaggi del racconto. Storia d'amore incontrollato tra due cuori soli,più che solitari, la commedia inanella una descrizione d'ambiente efficacissima e piuttosto acida ad un romanzo di formazione sentimentale tra due persone scafate e portatrici di una corazza dentro la cassa toracica per impedire a se stesse di rischiare qualcosa nella selva umana in cui hanno scelto di vivere. Belli e aggraziati,la Hepburn e Peppard sfoderano un'alchimia attoriale eccellente,sebbene,come scrisse anche qualche critico all'epoca,l'interprete de "Gli occhi della notte" e "Sabrina" non rispondesse nel fisico e nella gestualità al personaggio della pagina scritta,ma la classe e la bravura di Audrey impongono lei come assoluta Holly/Lullaby. Un gatto rosso è l'unico punto di riferimento del mondo affettivo della ragazza,che ha un passato gentile da tenere nascosto, e la nobiltà d'animo fondamentale del giovane scrittore che si è perso nelle agiatezze della grande città viene fuori,nonostante tutto lo strabordante cinismo che serve per sopravvivere a certi livelli:commedia di sentimenti repressi eppure tanto forti da riemergere, intrisa di svolte drammatiche e sferzanti, ha la magnificenza evergreen di un classico sincero,in cui la profondità di sguardo dell'autore si amalgama al ritmo della narrazione. Da antologia assoluta la scena della festa nell'appartamento,con l'emblematico particolare della signora che ride ubriaca conversando con la propria immagine allo specchio,ritrovandosi poco dopo a piangere verso se stessa,affranta e in piena crisi.

sabato 14 agosto 2010

PREDATORS ( Predators, USA 2010)
DI NIMROD ANTAL
Con ADRIEN BRODY, Alice Braga, Topher Grace,Laurence Fishburne.
FANTASCIENZA/AZIONE
Numerazione non semplice per la saga di "Predator":dopo il primo episodio del 1987 ed il secondo del 1990, ci sono i due "imbastarditi" capitoli che vedono i trecciuti giganti cacciatori mischiati ai bavosi "Aliens" di "Alien Vs.Predator". Annunciato come un "prequel", questo "Predators" invece si colloca successivamente ai primi due, dato che si parla appunto dell'apparizione degli extraterrestri anni prima in Guatemala e Los Angeles:assegnato a Nimrod Antal,che aveva mostrato una discreta mano con "Vacancy", il nuovo film vede un manipolo di sconosciuti che,forzatamente riuniti in una jungla sconosciuta,devono unire le forze per sfuggire ad una vera caccia ordita dai mostri dalla faccia a granchio.Il problema è che il pianeta dove sono è una riserva dei Predators che selezionano "rivali" per allenare il loro istinto ed imparare nuove tecniche e modi di uccidere. L'intelligente idea di base però raramente trova corrispondenza nello svolgersi del racconto:Antal dà pochi guizzi nella prima parte,nella quale ci sono anche troppe chiacchiere,per una pellicola del genere,mentre gestisce meglio la seconda,nella quale il gruppo viene naturalmente falcidiato,gli alieni si vedono di più e la natura omicida dei superstiti si delinea chiara e netta. I caratteri non si perdono,a quel punto,in un'ipocrita benevolenza,e il più crudele mostra infine la sua vera natura (ma naturalmente lo spettatore attento ha riflettuto qua e là sul come mai figuri tra assassini e soldati abituati ad ogni efferatezza),e comincia la resa dei conti finale,piuttosto violenta,ma ben girata. Prodotto strano,a metà tra qualcosa di diverso dal tipico film hollywoodiano spettacolare ma un pò vano e la ricerca dell'avventura cruda e pura,lotta per la sopravvivenza primordiale e contemplazione della selezione feroce della natura.


venerdì 13 agosto 2010

BASILICATA COAST TO COAST ( I,2010)


DI ROCCO PAPALEO
Con ROCCO PAPALEO,ALESSANDRO GASSMAN,PAOLO BRIGUGLIA,MAX GAZZE'.
COMMEDIA


Ed anche Rocco Papaleo ha esordito alla regia,con una storia molto personale,una commedia picaresca su un'impresa assurda come l'attraversare a piedi la Basilicata,sua terra natìa,da una costa all'altra:ironico fin dal titolo,il lungometraggio ha conosciuto un discreto ma solido successo di pubblico,fiorito con il passaparola di molti spettatori colpiti e divertiti,e le arene si riempiono di neofiti che, incuriositi,volgono il loro interesse a "Basilicata coast to coast". Per la verità, il filmetto è simpatico nelle intenzioni, tradisce forse troppo il divertimento del cast nel girarlo (e difficilmente è una cosa che va a beneficio dell'opera finita,spiace dirlo,ma è così), procede un pò sgangherato e per troppo tempo su uno spunto felice ma relativamente solido. La sconclusionatezza di una "missione" che rilancia le vite dei protagonisti tutti, e dovrebbe farli essere infine se stessi, influisce anche troppo su sceneggiatura e risvolti dei personaggi,i quali vivono spesso di abbozzi e sprint poi persi poco dopo:per carità,si sorride,c'è qualche buona battuta e la voglia di non prendersi sul serio da parte di Papaleo & C. si nota e va a favore del film. Però un grande entusiasmo la pellicola non lo solleva,e come capita a diverse opere prime,bisognava lavorare un pò di cesoia su tempi morti sparsi e momenti in cui le cose sembrano andare un pò troppo per conto proprio.Magari Rocco può far di meglio,certo di peggio del suo antico sodale Pieraccioni sarà difficile,viste le sue produzioni degli ultimi anni...
HAPPY FAMILY ( I ,2010)
DI GABRIELE SALVATORES
Con FABIO DE LUIGI,Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio,Margherita Buy.
COMMEDIA

In America ci hanno provato Spike Jonze e Marc Forster,con "Il ladro di orchidee" e "Vero come la finzione",in tempi recenti:l'idea di confrontare un creatore di storie e personaggi con le sue creature,farlo interagire con loro ponendolo in una dimensione surreale,però viene da più lontano.Gabriele Salvatores da diversi anni sta proponendo una sua cinematografia molto personale,ma che poco ha a che fare con il resto della produzione italica,e nonostante il fiasco di "Come Dio comanda",le cui aspettative commerciali sono andate fortemente deluse,il regista ci riprova con "Happy family":che appunto propone un autore di sceneggiature che si cimenta con una storia,i personaggi che la affollano e quello che può svilupparsi dal loro dialogare con l'autore. Il film,fotografato con perizia e dosato nelle luci in modo da richiamare il palcoscenico teatrale, non appare però tra le cose migliori di Salvatores:al di là dello spunto,comunque valido,non ci sono particolari guizzi narrativi,le quattro o cinque scene topice che lo sceneggiatore De Luigi costruisce nella storia da lui creata non smuovono troppo l'interesse e spesso si prova la sensazione,non bellissima,di assistere a qualcosa che sta girando un pò troppo a vuoto per prendere la platea. Meglio soffermarsi sugli attori,come nel rinnovato abbinamento di Bentivoglio-Abatantuono,caratteri opposti ma che vivono un'alchimia attoriale già apprezzata e vividissima, e su Carla Signoris che convince più di una Margherita Buy di puro mestiere . Probabilmente uno tra i meno adatti a reggere l'effetto-Oscar tra i registi italiani,anche se per contro fa effettivamente un cinema che vive sia la radicazione in casa nostra che spunti,temi e stili internazionali, Salvatores sembra rifuggire da sempre la dimensione delle produzioni pompose e programmaticamente volte ai grossi incassi:tutto bene,ma non sempre la voglia di sperimentare paga o è ispirata.

mercoledì 11 agosto 2010

TOY STORY ( Toy Story,USA 1996)

DI JOHN LASSETER

ANIMAZIONE

COMMEDIA/AVVENTURA


La Pixar partì da qui,ed è storia. Accolto da subito con incassi entusiasti,è il primo di una trilogia di cui è appena uscita nelle sale l'ultima parte :è una delle non troppe serie in cui,a detta di molti recensori,la qualità si va a migliorare ed il pubblico segue con interesse crescente. Basandosi su una fantasia infantile molto comune (cosa succede ai giocattoli quando è notte,ad esempio?E se avessero una vita loro?),Lasseter ed i suoi uomini imbastiscono un'avventura estesa su un perimetro largo due giardini e due abitazioni,con una comunità di balocchi che hanno nel cowboy Woody il punto di riferimento maggiore,finchè non arriva l'astronauta Buzz,modernissimo e tecnologico,che rischia di soppiantare il dinoccolato pistolero nei giochi preferiti del loro padroncino. Naturalmente,come da buona tradizione del cinema virile hollywoodiano,dallo scontro iniziale tra i due caratteri più forti,si passa ad un'amicizia straordinaria,che aiuta a superare gli scogli delle avversità le quali gli eroi devono apprestarsi a superare. Contaminazioni burtoniane,con un gruppo di freaks spaventosi che si rivelano alleati preziosi, e qui va sottolineata la bravura di abbozzare un discorso al pubblico giovanissimo sull'andare oltre le apparenze,riferimenti al grande cinema spettacolare alla John Sturges,Robert Aldrich e J.Lee Thompson,"Toy story" è forse ancor meglio rivisto oggi che all'uscita,sia per l'ottima qualità della storia,sia per l'avanguardia dell'animazione che per l'intelligenza dei temi proposti nello schema narrativo. Si capisce come da qui sia partito il circo di meraviglie denominato Pixar,e quanto meriti il consenso che riscontra puntualmente ad ogni nuova uscita.

giovedì 5 agosto 2010

THE LOSERS ( The Losers,USA 2010)
DI SYLVAIN WHITE
Con JEFFREY DEAN MORGAN,ZOE SALDANA, Chris Evans, Jason Patric.
AZIONE

Da un fumetto della DC Comics non celebre come i vari "Batman" e "Superman",un film d'azione su un'equipe di micidiali combattenti che rimangono invischiati in un complotto politico-criminale che ha a che fare con un terrorismo devastante.Anche l'imminente progetto di Sylvester Stallone,"The Expendables",da lui diretto ed interpretato,presenta uno schema molto simile:la regia di questo è di Sylvain White,che fin qui aveva diretto solo il danzereccio "Step Up",e presenta spesso un'estetica da spot,valga su tutte la sequenza della lotta muscolar-erotica tra Zoe Saldana e Jeffrey Dean Morgan,in una stanza d'albergo in penombra,con fiamme che divampano sullo sfondo,che è un ricalco esatto di una vecchia pubblicità di un rum in cui una bellissima compiva un rituale su uno scenario così. Meno male che a farla da padrona c'è una forte ironia di fondo e una voglia netta di non prendere la faccenda sul serio,a cominciare dal supercattivo Jason Patric,che sembra una parodia dei malvagi di James Bond:eroi che anelano la normalità di essere spettatori di una partita a calcio di bambini, "The losers" sono composti da volti più che nomi,tra cui la bellissima Zoe Saldana (in "Avatar"),il robusto Morgan,che sembra un misto tra Downey jr. e Bardem (in "Watchmen"),il biondo muscoloso Chris Evans(già nei "Fantastici 4",sarà "Capitan America"). A livello di divertimento,tra le ovvie cose già viste,di spacconate al tritolo e fucilate da lontanissimo che risolvono situazioni impossibili, il film dà quello che promette, con appunto certe attenzioni alla caratterizzazione dei personaggi molto fumettistica,ma accurata. Chiudendosi su un non-finale,fa sorgere il dubbio che un sequel sia probabile:non pare aver spazzato via il box-office,ma non si sa mai...