domenica 30 settembre 2007

COSI' LONTANO, COSI' VICINO!
( In weiter Ferme, so nah!, D 1993)
DI WIM WENDERS
Con SOLVEIG DOMMARTIN, OTTO SANDER, BRUNO GANZ, Willem Dafoe.
FANTASTICO/DRAMMATICO

Una fiaba che ha i toni amarognoli della malinconia,in cui l'Andersen del cinema europeo non riesce però a realizzare un'opera del tutto riuscita. Ci sono sfoggio di eleganza visiva,stimabili intenti, ma stucca per l'eccessiva freddezza dei dialoghi, per le innumerevoli divagazioni filosofeggianti, tutto sommato un pò fumose, e che procede per abbozzi di concetti più che per esplicite dichiarazioni.Si passa da momenti in cui il film si eleva a poesia ( la trasformazione da angelo a uomo, lo splendido inizio, la partenza di Kassel e gli altri "crociati"), a quelli che l'autore riveste di eccessiva ridondanza intellettualistica, che a volte sfociano nel poco costruttivo.Bella fotografia espressionista, interessante la colonna sonora(Lou Reed,Nick Cave,U2...): stuzzica l'occhio, solletica la mente ma non tocca il cuore dello spettatore, che avverte in minima parte quello stordimento di cui l'autore e i suoi personaggi si fanno greve carico.
CHI HA INCASTRATO ROGER RABBIT?
( Who framed Roger Rabbit?, USA 1988)
DI ROBERT ZEMECKIS
Con BOB HOSKINS, Christopher Lloyd, Joanna Cassidy.
FANTASTICO/COMMEDIA
"Evento" cinematografico più sulla carta( non solo quella disegnata, ma nel senso di media vari), che celebra la fusione di attori ed ambientazione reali con cartoons,"Chi ha incastrato Roger Rabbit" fu un campione d'incasso comunque di resa inferiore alle aspettative.Prodotto da Steven Spielberg, diretto da Robert Zemeckis, questo film è tutt'altro che da buttare, anzi: ma la trama noir è troppo complicata per il pubblico infantile, il ritmo non è vivacissimo, e l'animazione nella parte finale non è straordinaria.Certo, si ammira il gran lavoro di Hoskins e Lloyd, impegnati a interagire con personaggi d'inchiostro, si apprezza la mano d'autore di Zemeckis soprattutto nel condurre la trama, e si sorride di fronte a certe gags.Però ,"Chi ha incastrato..." lascia di sè l'inestinguibile sensazione di incompletezza.E'già un classico, d'accordo, ma poteva essere più bello, forse per via di una sceneggiatura non oliatissima.
VI PRESENTO JOE BLACK ( Meet Joe Black, USA 1998)
DI MARTIN BREST
Con BRAD PITT, ANTHONY HOPKINS, Claire Forlani, Jake Weber.
SENTIMENTALE

Una perdita di tempo di un certo peso... Nonostante la buona prova di Anthony Hopkins, carica di mezzi toni,"Vi presento Joe Black" è un film banalissimo nell'assunto, piuttosto noioso nello svolgersi della trama, con un Brad Pitt spesso fuori tono, e con un finale troppo comodo, tipico della fse "new age" di fine anni novanta hollywoodiana.Delude molto Martin Brest, regista sempre sull'orlo di fare un buon film, mai veramente soddisfacente,ma qui nel suo peggior lavoro( non ho visto "Amore estremo", mi hanno detto che è peggio ancora).180 minuti di durata, di cui almeno la metà è di troppo, bel risultato...
PSYCHO III ( Psycho III, USA 1986)
DI ANTHONY PERKINS
Con ANTHONY PERKINS, Diana Scarwid, Jeff Fahey, Robert Maxwell.
THRILLER
Secondo ritorno al Bates Motel, dopo la nuova scarica di paura e la nuova furia omicida scatenatisi in quell'alberguccio vicino a una palude: questa volta Anthony Perkins si occupa anche della regia, forse per fare la "sua" versione del disastro mentale di Norman Bates, e se nel capitolo precedente il personaggio veniva più o meno ingiustamente sospettato dei delitti, stavolta a commetterli è proprio la sua pazzia, che lo ritrascina a un punto di non ritorno. Franklin, nel numero II, se l'era cavata meglio, ma "Psycho III" non è un sequel degenerato, un pò di suspence viene a lievitarsi sui nervi dello spettatore, si giunge a un finale un pò risaputo non senza interesse, e Perkins ha sempre momenti di livello, tanta è l'immedesimazione con la sua creatura. Qualche tempo dopo, solo per l'home video, venne girato anche un "Bates Motel",quarta avventura del primo serial killer vero e proprio del cinema, recensito abbastanza positivamente, ma è quasi irreperibile.
BOWFINGER ( Bowfinger, USA 1999)
DI FRANK OZ
Con STEVE MARTIN, EDDIE MURPHY, Heather Graham, Terence Stamp.
COMMEDIA
Girandola di opportunismi, furberie e espedienti al limite dell'assurdo, "Bowfinger" è una gustosa commedia sul mondo del cinema, o meglio, su chi sogna di farlo, incentrato su una scombiccherata troupe di cui Steve Martin ( Bowfinger, appunto) è il tycoon scalcagnato che imbroglia ad ogni passo, con la trovata di riprendere un celebre divo della settima arte , Eddie Murphy, a sua insaputa, e girare il film agognato con il suo gemello imbranato. Numerose sono le gags azzeccate in questo film di Frank Oz, da citare perlomeno la preparazione della cenetta con la aspirante starlette Heather Graham, e il "pedinamento" della star infilando scarpe da donna a un inconsapevole cane in un parcheggio sotterraneo per ottenere reazioni impaurite da Murphy. Oz dileggia anche i divi che fanno parte di potenti sette alla Scientology ( i due più famosi li conosciamo, no?), e controlla bene la verve del cast, tra l'altro ottenendo una delle più controllate interpretazioni del protagonista di "Beverly Hill Cop".

sabato 29 settembre 2007

PINOCCHIO ( I, 2002)
DI ROBERTO BENIGNI
Con ROBERTO BENIGNI, Nicoletta Braschi, Carlo Giuffré, Kim Rossi Stuart.
FANTASTICO
Forse qualcuno si aspettava che a un capolavoro ne seguisse naturalmente un altro.E magari qualcun altro lo attendeva al varco per "smascherare il bluff".Eccolo,"Pinocchio" di Benigni, con i suoi 40 milioni di Euro spesi,i grandi nomi in cartellone, coprodotto con la Miramax che lo lanciò nelle sale statunitensi per Natale 2002 ( fiasco, tanto per non sbagliarsi). Nonostante molte bocche storte e parole di dissociazione, il film è bello, certo imperfetto, anche se ingenuo qua e là sotto certi aspetti tecnici, pure se spesso dà la sensazione di avere anche troppo materiale e troppo poco tempo per far risaltare degnamente tutti i teatranti che vi compaiono.Ha deluso, probabilmente, chi si aspettava di fare grasse risate con il funambolo di Vergaio a impersonare il burattino più celebre di sempre, ma il lato umoristico di quest'opera è da cercare nelle piccole cesellature, nei sorrisi leggeri che questo "Pinocchio" suscita a sprazzi.Perche' un grande classico come questo non si può stravolgere, salvo farne una rilettura completa o trarne una netta parodia.Per cui, ottimo Benigni anche se in alcuni momenti può dare l'impressione di essere un pò forzato( va migliorando via via che scorre la pellicola), bravi gli interpreti con speciale menzione a Kim Rossi Stuart-Lucignolo,e (Eh si...) ai Fichi d'India-Gatto e Volpe.Neo:la non calibratissima scelta di dare la parte della Fata Turchina a Nicoletta Braschi,un pò legnosa, mi si passi l'eventuale riferimento alla sostanza pura dell'eroe collodiano.E se a qualcuno certi paesaggi sembrano troppo da cartolina, non dimentichi che siamo nel terreno della fiaba.Ultima considerazione:si parla tanto di rinnovare l'entusiasmo verso il cinema italiano.Ho letto molte parole di sufficienza verso quest'opera, che può piacere e non, a seconda dei gusti.Ma considero veramente miseri certi giudizi, molto superficiali, che non hanno esitato a sputare addosso a un lavoro che comunque ha perlomeno il merito di restituire al cinema italiano, solo, forse episodicamente, la statura di una produzione pronta anche a metter su colossi al pari degli americani.Chi ha scritto che questo film fa vomitare, senza dare un minimo motivo a tale affermazione, non ama il cinema.
THE HITCHER-La lunga strada della paura
( The hitcher, USA 1986)
DI ROBERT HARMON
Con C.THOMAS HOWELL, RUTGER HAUER, Jennifer Jason Leigh, Jeffrey DeMunn.
THRILLER Thriller di successo un pò a sorpresa, "The hitcher" rappresenta una delle fobie sorte negli anni Ottanta, in linea con il riconoscimento definitivo del fenomeno dei serial killers:e se la persona che chiedeva un passaggio e che avete raccolto in realtà non volesse altro che farvi del male? L'esordiente Robert Harmon serve bene il disegno della sceneggiatura scritta da Eric Red, e azzarda una sorta di "Sorpasso" in chiave psicopatica, con C.Thomas Howell giovane ingenuo coinvolto in una scoperta di esperienze nuove e terrificanti da un Rutger Hauer ( in uno dei suoi non troppi ruoli convincenti) feroce assassino che compirà numerose efferatezze prima del finale sulla strada.Il film ha buone trovate, e momenti di tensione effettivamente costruiti con bravura:semmai gli difetta un pò l'eccessivo trascinarsi dello scontro, il procedere oltremodo della vicenda anche quando si è capito benissimo come andrà a finire.E ciò stempera non poco gli entusiasmi iniziali.
CLOCKERS ( Clockers, USA 1995)
DI SPIKE LEE
Con MEKHI PHIPHER, DelRoy Lindo, Harvey Keitel, John Turturro.
DRAMMATICO
Il manifesto del film rimanda a quello, molto simile, di "Anatomia di un omicidio" di Preminger, ma questo lavoro di Spike Lee non ha granchè in comune con quel titolo: qui si tratta di un giovane spacciatore ( sono loro i "clockers" , per via della sincronizzazione della loro "professione" onde non farsi beccare) stretto nello scampare a poliziotti e al pericoloso boss della droga locale. Lee entra nel ghetto presentando sia il versante della legge, impersonato dai bianchi Keitel e Turturro e quello della criminalità, Phipher e il duro Lindo, in mezzo sta la popolazione che non ne può più delle vessazioni e delle angherie del giro dello spaccio, e fa di tutto per debellare la piaga. Interessante per lo spaccato sociologico netto e ben delineato, "Clockers" è un buon film, non tra i migliori in assoluto di Lee o dei disagi urbani delle grandi città, tratto da un romanzo di Richard Price, ha interpreti di vaglia, forse trovando il migliore nel villain DelRoy Lindo, ma la caratterizzazione tutta mal di stomaco e mosse scorbutiche del ragazzo Mekhi Phipher autorizzava ad aspettarsi un avvenire di altro livello per questo attore.

venerdì 28 settembre 2007

6) ANTHONY PERKINS
E' stato diretto da: WILLIAM WYLER/ STANLEY KRAMER/ ALFRED HITCHCOCK/ KEN RUSSELL/ORSON WELLES/RENE' CLEMENT/CLAUDE CHABROL
Ha lavorato con : JANE FONDA/ GARY COOPER/ JANET LEIGH/MICHEL PICCOLI/ JEFF BRIDGES/GREGORY PECK/ SOPHIA LOREN
All'origine era potenzialmente un giovanottone piacente, spesso utilizzato in ruoli da bravo figliolo, vagamente goffo, ma , come si saprà, l'occasione più ghiotta, in un ruolo divenuto storico, gliela fornì sir Alfred Hitchcock assegnandogli la parte di Norman Bates, il folle assassino , pure matricida, che dal '60 è uno degli archetipi del cinema della paura. Perkins, segnato a vita dall'esperienza, e di una bravura assoluta nel dipingere la pazzia serpeggiante nello sguardo di Bates, ebbe in seguito perlopiù parti richiamanti le manie delittuose del suo personaggio più celebre, cui comunque si dedicò altre tre volte. Attore di ottima qualità, ha avuto diversi problemi personali, e si è spento , devastato nel fisico dall'Aids e nella mente da un'ossessione d'interprete seconda solo a quella di Bela Lugosi, figure entrambi da tragedia pura, simboli della cinematografia orrorifica sempiterni.
BEVERLY HILLS COP II -
Un piedipiatti a Beverly Hills II( Beverly Hills Cop II, USA 1987)
DI TONY SCOTT
Con EDDIE MURPHY, Judge Reinholds, John Ashton, Brigitte Nielsen.
AZIONE/COMMEDIA

"Un piedipiatti a Beverly Hills" era stato uno dei più grandi successi della prima metà degli anni Ottanta: la ricetta Simpson/Bruckheimer aveva funzionato, e il mix risate + azione + colonna sonora grintosa aveva dato buoni frutti. Assegnando la seconda parte delle avventure poliziesche di Axel Foley, sbirro nero e poco incline ad agire secondo le procedure a Tony Scott fresco reduce dai trionfi al box-office di "Top Gun", i produttori hanno anche qui totalizzato incassi sopra i 150 milioni di dollari.Ma più che una confezione ultra-patinata e molto flou il cambio in regia non ha saputo dare ,il clima è molto meno ridanciano e Foley sembra prendersi molto più sul serio.I cattivi sono la giunonica Brigitte Nielsen, ai tempi neosposa di Stallone, e il mitteleuropeo Jurgen Prochnow, le spalle del protagonista sono ancora il baffuto John Ashton e l'imbranato Judge Reinholds, il film è di poco conto e quasi di alcun divertimento.
A CIVIL ACTION ( A civil action, USA 1998)
DI STEVE ZAILLIAN
Con JOHN TRAVOLTA, Robert Duvall, Kathleen Quinlan, James Gandolfini.
DRAMMATICO
Il cinema civilista statunitense è denso di belle pagine di appassionato spirito sociale , vi si possono incontrare lezioni di democrazia, e di motivi per indignarsi verso gli aspetti più marci e corrotti della società occidentale. "A civil action", se non altro, ha il merito di tentare di proseguire un modo di occuparsi di problemi reali, e gravi, con l'arma dell'entertainement di lusso: e, seriamente, si chiude in maniera non definitiva, perchè purtroppo spesso i problemi più drammatici sono difficilissimi da risolvere, e lo spazio narrato da una pellicola può non bastare ad esaurire gli argomenti in ballo. Solo che , se è da apprezzare la buona prova di un cast capitanato da John Travolta, avvocato in carriera avviato a un professionale cinismo che si sofferma a riflettere su un allucinante caso di avvelenamento di una piccola cittadina da parte di un'industria prospiciente, la regia di Steve Zaillian, già conosciuto come sceneggiatore di una certa importanza, non aiuta la buona riuscita del film. Zaillian non dà ritmo, pare prolisso nell'enunciazione,e soprattutto, ahi, non lascia coinvolgere lo spettatore con una storia che avrebbe invece meritato più partecipazione emotiva. Non un brutto film, assolutamente, ma avrebbe potuto essere molto più da ricordare, per quello che voleva trasmettere.
VACANCY ( Vacancy, USA 2007)
DI NIMROD ATTAL
Con LUKE WILSON, KATE BECKINSALE, James Whaley, Scott G.Anderson.
THRILLER
L'idea del gruppo, nel caso una coppia, di "gente venuta da fuori" che incappa in una piccola comunità di assassini e maniaci, viene da lontano ed è tra le più sfruttate del genere horror, vedi "Non aprite quella porta" e via enumerando: quella di mettere il duo di turisti intrappolati in una stanza di motel di proprietà di killers con la passione dell'home video ( sì, snuff-movie, appunto) non è male. "Vacancy" , tra le pecche, ha quella di una risoluzione abbastanza assurda, perchè tutto ciò su cui poggiava la suspence fino a quel punto va all'aria dieci minuti scarsi prima dei titoli di coda, e lascia perplessi sulla coglioneria eccessiva dei malvagi che vorrebbero trucidare la coppietta. Però la pellicola di Nimrod Attal ( credo, dal nome, che sia di origini magiare) ha una buona tenuta, e la sua mossa migliore nell'affidare il ruolo di omicida psicopatico a un attore di seconda fila come James Whaley , negli anni Novanta specializzato in ruoli di nevrotico un pò triste ( "Nato il quattro luglio", "The Doors") che rende bene i riflessi maligni di un personaggio costruito non senza finezze ( la scena del resto con gli spiccioli esatti). Peccato che lo spettacolo, tuttavia decoroso e non dozzinale, ceda a una non-logica narrativa appunto, verso il termine, che sgonfia gran parte delle aspettative sviluppate.
SETTE NOTE IN NERO ( I, 1977)
DI LUCIO FULCI
Con JENNIFER O'NEILL, Marc Porel,Gianni Garko, Gabriele Ferzetti.
THRILLER
Inizio con collegamento telepatico tra Inghilterra e Firenze,con una donna che si suicida buttandosi giù da una scogliera(modo di morire non infrequente nel cinema fulciano) e la figlioletta in gita in Italia che percepisce la tragedia.Successivamente,la seconda,divenuta una bella donna ,diciott'anni dopo,resta implicata in una brutta storia di preveggenza,donne murate vive,misteri insoluti nel senese:"Sette note in nero" è un thriller in cui l'indagine prevale curiosamente sull'effetto sanguinolento ,in cui Lucio Fulci ha voluto ispirarsi sì alla traccia di Argento(che considera a tutt'oggi il regista grossetano un genio),ma più che altro ha preferito inoltrarsi nel non facile giallo parapsicologico,arrivando a un livello più che decoroso.Certo,c'è una bella dose di prevedibilità nella trama,e chi se ne intende di più di intrighi avrà gioco facile a individuare il vero colpevole e cosa significa il titolo,però ci si trova di fronte a un prodotto medio quanto mai onesto.Interessante la colonna sonora,che rimanda a quella del leoniano "Per qualche dollaro in più".

giovedì 27 settembre 2007

UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA
( Thunderbolt and Lightfoot, USA 1974)
DI MICHAEL CIMINO
Con CLINT EASTWOOD, JEFF BRIDGES, George Kennedy, Geoffrey Lewis.
DRAMMATICO

Esordio di uno sceneggiatore tenuto d'occhio, "Thunderbolt and Lightfoot" ( "Colpo di fulmine" e"Caribù", più o meno) è un'elegia dell'amicizia virile mascherata da film d'azione, con due criminali , uno più maturo e pratico, l'altro giovane e irriverente, che combinano un colpo assieme a due ex-soci del primo, e la cosa si concluderà con tre morti su quattro. Michael Cimino, qualche anno prima del trionfo de "Il cacciatore", gira con mano d'autore un film che si presenta dopo poco del suo minutaggio come un nuovo classico, imbastendo una storia che ha molto del western con influenze tardoromantiche: sotto la sua regia, la quadriglia di attori al centro della vicenda ha momenti felicissimi, e sul tragico finale, che in un certo senso è riallacciabile a quello di "Un uomo da marciapiede" , si arriva discretamente coinvolti nella storia.
SHREK TERZO ( Shrek the Third, USA 2007)
DI CHRIS MILLER e RAMAN HUI
ANIMAZIONE
COMMEDIA/AVVENTURA
Ogni tre anni, come le buone serie che si rispettino, giunge un capitolo nuovo della saga dell'orco buono Shrek, e difatti è già annunciato per il 2010 "Shrek" numero 4: gli incassi, anche questa volta sono molto alti, e da noi, per esempio, uscito a fine Agosto, è già uno dei titoli da battere nella graduatoria del box-office. Se le casse gongolano, la qualità è appannata: dopo la verve scassona e roboante dei primi due episodi, questo secondo proseguimento dell'avventura cominciata ormai sei anni fa ha preso la china dell'entertainement per bambini, limando la genuina particolarità di un cartoon birbante per risolversi in un gioco citazionistico come sempre, ma che non approfondisce quasi mai i personaggi messi in tavola, e sì che da Capitan Uncino alle sorelle di Cenerentola c'era un bell'arsenale comico da scatenare. Passabile, sì, ma senza attivare entusiasmo, il film è qua e là stanco, con l'acuto della comica morte del Re Rospo, ma proseguendo poi con il freno tirato, troppo per divertire davvero.

mercoledì 26 settembre 2007

ROMEO + GIULIETTA ( William Shakespeare's Romeo and Juliet, USA 1996)
DI BAZ LUHRMANN
Con LEONARDO DI CAPRIO, CLAIRE DANES, John Leguizamo, Pete Postlethwaite.
DRAMMATICO

Poteva essere un'operazione fallimentare, pronta a sprofondare nel ridicolo:ma questo "Romeo + Giulietta" versione 2000 è un'opera che, pur trasferendo il testo originario in un mondo stilizzato, in cui i duelli a fil di spada sono diventati spettacolari sparatorie, e i ricevimenti assomigliano a deliranti rave, non ne tradisce né il senso, né tutto sommato la narrazione.Luhrman riesce a dare un ritmo coinvolgente all'intero film,e le scene d'amore, specialmente il primo incontro tra i due giovani protagonisti sono realizzate con una delicatezza rara, così come quelle di violenza sono in realtà coreografie allucinate,veloci e sferzanti.Non ultimo, tra le doti del film, un cast da applauso, l'intenso Romeo di Leonardo Di Caprio, Claire Danes che dà alla sua Giulietta i giusti palpiti su tutti.Oltrechè una toccante storia di sentimenti al diapason, è il racconto di un conflitto generazionale:molto scorrevole nonostante la non facile sceneggiatura in versi, e la durata oltre le due ore,"Romeo + Giulietta" appare caratterizzato da un gusto ultrakitsch, con quelle croci dappertutto , tatuate, luminose, i cori in chiesa che cantano canzoni di Prince e altro ancora.Ancora una volta, se ce ne fosse bisogno,viene dimostrato che le opere del Bardo sono come certe forme d'energia:inesauribili, insostituibili, e adattabili a qualsiasi esigenza.
BREAKDANCE ( Breakdance, USA 1984)
DI JOEL SILBERG
Con BEN LOKEY, LUCINDA DICKEY, Adolfo "Shabba Doo" Quinones.
MUSICALE/COMMEDIA Nell'estate del 1984 si affermò un nuovo ballo acrobatico e per funamboli da strada, che elettrizzò gli adolescenti da tutte e due le sponde dell'Atlantico, e uscì a ruota il film che consacrava il piroettare a suon di musica accompagnato da gestualità a scatti.Di successo modesto, è pieno di luoghi comuni sui fieri ragazzi del ghetto che mettono l'anima nel ballare per riscattarsi dall'ambiente misero dove vivono:nella gara finale, in cui come al solito i tromboni in giuria non vorrebbero premiare gli eroi ballerini, il leader si strappa addirittura le maniche della camicia per esibirsi ancora più scatenato.Del cast,non uno ha fatto in qualche modo strada nel cinema.
HOSTEL- Part II ( Hostel : part II, USA 2007)
DI ELI ROTH
Con LAUREN GERMAN, BIJOU PHILIPS, HEATHER MATARAZZO, Roger Bart.
HORROR
Ovvio sequel di una pellicola che fece sensazione un anno e mezzo fa, "Hostel part II" rinnova il viaggio in un'apparente paradiso di sesso e tentazioni, che si tramuta ben presto in un girone infernale di sevizie atroci e martoriazioni varie ai danni degli ingenui malcapitati, giovani e prestanti, che vi cadono. L'allievo tarantiniano Eli Roth gira al femminile il ruolo delle vittime di belve privilegiate che "comprano" letteralmente giovani corpi da torturare e uccidere , e prima di uscire questa seconda parte di "Hostel" ha fatto molto parlare di sè la stampa che tratta di cinema , per rivelarsi presto un fiasco commerciale, e un film cassato praticamente da tutti i recensori: da salvare c'è praticamente niente, perchè in effetti la pellicola è mal scritta, manca quasi del tutto di storia, recitata e dialogata in modo balzano o addirittura poco decoroso, a riprova che il motivo di essere di questo sequel è tutto nella seconda parte, quella dell'orrore e del sangue. Se poi Roth voleva abbozzare un discorso politico sull'incrudelimento di una società che sembra aver tradotto il libero mercato in una compravendita che non risparmia esseri umani, pur di permettere di lucrare a chi può, ci farebbe piacere che senso ha la vendetta finale dell'unica sopravvissuta del trio di ragazze protagonista, visto che la stessa si adatta a far parte di un sistema osceno. Detto questo, tanti ringraziamenti per la grossolana ottica con cui ci dipinge Roth, un'Italia in cui si parla un italiano esageratamente scandito da interpreti non di casa nostra, le sole scritte sui muri sono "Vaffanculo" ( a chi? c'è mica passato Grillo??), e molti cantano "Faccela vedè..eccetera", e l'idea dell'adescamento di peccatori in buona fede per portarli al macello l'ha avuta , ad esempio, prima di lui Collodi con l'Omino di Burro e il Paese dei Balocchi. Do you understand?
STORIA DI PIERA ( I/F, 1983)
DI MARCO FERRERI
Con ISABELLE HUPPERT, HANNA SCHYGULLA, Marcello Mastroianni, Bettina Gruhn.
DRAMMATICO
Femmina e Maschio nel cinema di Ferreri si scontrano e si rendono conto che è impossibile arrivare a un punto in cui qualcuno non ci lasci le penne,metaforicamente e no:quasi sempre la Donna l'ha vinta sull'Uomo,e l'autore ne fa uno dei cardini della sua opera."Storia di Piera",tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Piera Degli Esposti,è uno degli ultimi lavori di Ferreri accolti bene dal pubblico, e un film che all'epoca della sua uscita fece discutere.Ci sono lungaggini non indifferenti,il quadro di Affetto che non basta però a spuntarla sull'istinto distruttore dell'umanità ferreriana ha a tratti una delicatezza senza pari,e gli interpreti aiutano,pur se lasciati,come al solito, a briglia sciolta,dando ai personaggi una naturalezza molto sentita,pur trovandosi spesso in situazioni al limite del morboso.Hannah Schygulla, figura materna dalla testa matta e dagli istinti insopprimibili è la protagonista vera e propria del racconto,Isabelle Huppert, che entra nel film dopo tre quarti d'ora, rimanendoci per poco di più, ha la misura e il carisma d'attrice necessari, e Mastroianni fa un dolente intellettuale che non sa gestire le cose.Chiusa su un abbraccio su una spiaggia tra madre e figlia , quasi a simboleggiare un'utopia regressiva di azzeramento o una natività tardiva, il film ha momenti belli e altri più irritanti.Ma Marco Ferreri da Milano, barbuto senza baffi, era un poeta sincero.
ALIVE! SOPRAVVISSUTI ( Alive!, USA 1992)
DI FRANK MARSHALL
Con ETHAN HAWKE, VINCENT SPANO, Josh Hamilton, Bruce Ramsay.
DRAMMATICO Da una storia infelicemente vera, un disastro aereo occorso a una squadra giovanile sudamericana su una montagna e relative conseguenze, c'era il rischio di un sensazionalismo rivoltante, dato che per non morire i sopravvissuti di cui qui si parla furono costretti a nutrirsi dei cadaveri dei compagni di squadra defunti.Frank Marshall ( che , ahimè, farà ben di peggio nel successivo "Congo") evita di insistere troppo sulla questione, e costruisce assai bene le scene di maggior tensione, come quella in cui una slavina travolge la carcassa dell'aereo e vede i superstiti scavare nella neve per salvare chi ne è sepolto.Tecnicamente buono, "Alive!" è un lungometraggio in cui si percepisce un sentimento di speranza sincero.

martedì 25 settembre 2007

UNA NOTTE AL MUSEO ( Night at the museum, USA 2006)
DI SHAWN LEVY
Con BEN STILLER, Carla Gugino, Robin Williams, Owen Wilson.
FANTASTICO/COMMEDIA
L'idea è di quelle alla portata di tutti, diciamolo: quale bambino non ha pensato almeno una volta che le cose inanimate prendano vita quando tutto "il mondo" dorme? Certo, realizzare poi un film che rappresenti la stiracchiatissima "trovata" con la potenza degli effetti speciali del cinema di oggi, è altro discorso: ma gli incassi stratosferici realizzati da "Una notte al museo" sono un dato di fatto che meriterebbe uno studio da chi analizza fenomeni cinematografici. Soggetto da quelli che una volta proiettavano ai circoli o nei cinema di periferia sotto la dicitura "film per ragazzi", qualche battutina non esaltante dell'ammiccante Ben Stiller, uno che ancora non ho capito se sa fare il comico o reciti troppo per esserlo davvero, una serie di possibilità di animazione di personaggi di fantasia piuttosto varia, e questo lungometraggio sta tutto qui, facilotto e baldamente superficiale, che evidentemente ha attratto plotoni di spettatori, a giustificarne il probabilissimo sequel vagamente annunciato dalla casa di produzione.
CASABLANCA CASABLANCA ( I, 1985)
DI FRANCESCO NUTI
Con FRANCESCO NUTI, GIULIANA DE SIO, Daniel Olbrychsky, Marcello Lotti.
COMMEDIA
Primo film anche da regista per Francesco Nuti, che decise di esordire dirigendo il seguito del fortunato "Io, Chiara e lo Scuro".Si gioca anche in trasferta, e la seconda parte è un inseguimento d'amore nella città resa romantica da un film tra i più cult.Nuti ripercorre le tematiche del film precedente, e anticipa che la "guerra dei sessi" è per il suo cinema il sugo ed il centro di tutte le storie che verranno.Più azzeccato nella prima parte, il film si fa un pò monotono verso il finale:e tra le gags, memorabile solo quella dello "sfogo" per i clienti dell'hotel in cui alloggia il protagonista in Marocco."Tu novvoso....?"E giù un ceffone all'inerme omone seduto sulle scale.
AMERICAN DREAMZ ( American Dreamz, USA 2006)
DI PAUL WEITZ
Con HUGH GRANT, DENNIS QUAID, Mandy Moore, Willem Dafoe.
COMMEDIA
Chiaramente derisorio verso l'amministrazione Bush II, e verso un certo tipo, purtroppo sempre in vigore, di tv-spazzatura, "American Dreamz" è una satira scoperta, che però non mantiene del tutto le interessanti premesse accampate nella primissima parte del film; Weitz mette insieme un cast di qualità, con Hugh Grant sorridente e cinica canaglia, Dennis Quaid in una spassosa raffigurazione di George Double W, e ancor più un Willem Dafoe che ha effettuato la tonsura per fare il verso a Dick Cheney, e una scatenata Mandy Moore, con il surplus di Marcia Gay Harden perfetta riproduzione di Laura Bush. Gustoso nella rappresentazione di certi teatrini privati del presidente storicamente meno memorabile della storia americana, il film procede un pò tra alti e bassi, per chiudersi su una velenosa, ma prevedibile, salacità sulla tv che tutto riplasma e ricicla. C'erano tutti i presupposti per una presa in giro da antologia di questa fase statunitense , ma non si graffia come si avrebbe potuto.
FERIE D'AGOSTO ( I, 1996)
DI PAOLO VIRZI'
Con SILVIO ORLANDO, SABRINA FERILLI, LAURA MORANTE, ENNIO FANTASTICHINI.
COMMEDIA
In un momento in cui par persa la fiducia nella politica , cosa a parer mio abbastanza pericolosa, con buona pace di chi ha firmato al V-Day grilliano ( eh sì, caro Grillo, qualcosa è giusto, ma così si spiana la strada ai regimi...), andrebbe rivista un'operina come "Ferie d'agosto", di Paolo Virzì, uscita a un soffio dalle elezioni del '96, che avrebbero visto vincere il centrosinistra prodiano. L'autore de "La bella vita" realizzò questo film irridente non tanto alla politica, ma quanto alla concezione che ne hanno gli italiani: ci sono quelli di sinistra anche troppo strafottenti, o incazzati fissi, individuati nella microcomunità facente riferimento all'intellettuale Silvio Orlando, e quelli filoberlusconiani, piccoloborghesi, piuttosto rozzi nell'atteggiamento e nelle (poche) idee,capeggiati dal grossolano arricchito Ennio Fantastichini, e il livornese Virzì, nella cornice assolata di Ventotene sela gode a punzecchiare sia l'una sia l'altra delle "coalizioni". Si vede , comunque, con chi ce l'ha di più l'autore, e c'è da dire che anticipava molti viziacci oggi imperanti nell'italiano medio, pregio questo notevole per una commedia, il riuscire a trasmettere lo spirito di un'epoca. Divertente, forse più ambizioso di quanto non lasci trasparire a una prima visione, "Ferie d'agosto" è servito al meglio da uno stuolo di attori molto bravi, tutti, e vale la pena ricordare un attore purtroppo non comparso moltissimo, ma qui forse il più "umano" del cast,Piero Natoli, notevole anche nel verdoniano "Compagni di scuola".
BULLITT ( Bullitt, USA 1968)
DI PETER YATES
Con STEVE MCQUEEN, Jacqueline Bisset, Robert Vaughn, Robert Duvall.
POLIZIESCO
Lo sguardo di liquido acciaio del tenente di polizia Frank Bullitt, il cui cognome suona appunto come una pallottola ( l'ultima inquadratura, laconica e non ottimista, lo conferma), raramente perde la durezza che fa parte del carattere dell'uomo, un piedipiatti che è praticamente il padre putativo di tutti i duri a venire, da Harry Calla(g)han in poi, a far parte del grande filone del cinema d'azione americano: sul crepuscolo degli anni Sessanta, questa pellicola di Peter Yates rivoluzionò il concetto di film poliziesco, dandogli connotati più sfacciatamente alle prese con la verosimiglianza di giornate di gente che si confronta quotidianamente con morte, violenza e tragedie varie, pressate ai fianchi da un sistema di potere politico locale che cerca troppi compromessi , lasciando il lavoro sporco agli sbirri della strada. Uno dei primi lungometraggi in cui le sparatorie finiscono con spargimento di sangue, fino a pochi anni prima impensabili da proporre sullo schermo: Steve McQueen calza benissimo quest'uomo della legge troppo onesto per fare carriera, che , conscio della brutta vita che si è scelto, risolve il caso assegnatogli ma perde la donna che è con lui per incompatibilità , e non abbassa il capo alle pressioni di un superiore ben caratterizzato da uno dei migliori "antipatici" del cinema di Hollywood, Robert Vaughn. L'inseguimento per i sali-scendi di San Francisco sono ormai una colonna portante dell'immaginario collettivo, un noir camuffato da film d'azione che ancora oggi non lascia indifferenti.

lunedì 24 settembre 2007

CARS - Motori ruggenti ( Cars, USA 2006)
DI JOHN LASSETER, JOE RANFT
ANIMAZIONE
AVVENTURA
Buon incassatore di denari, "Cars" è praticamente l'ultimo lavoro commissionato alla Pixar da parte della Disney, e le prodezze velociste di "Saetta" McQueen sono piaciute a diversi spettatori di tutte le età; basato su un richiamo ai valori che guardano oltre l'affermazione personale, e richiamante a una solidarietà tra singoli a formare una comunità, che resta il tema tipico delle produzioni di questa perfezionistica casa produttrice, "Cars" non è però uno dei lavori più ispirati dei creatori di "Alla ricerca di Nemo" e "Toy Story". Ovviamente la realizzazione grafica fa faville, Lasseter & C. riescono a dare al racconto un'andatura leggera e briosa, ma il problema è la monotonia di fondo di una pellicola costruita interamente da automobiline , ognuna tratteggiata con diverso carattere, vero sia, ma alla lunga il film si ingolfa, tanto per restare in ambito, e la pur tirata e divertente gara finale, dall'esito non così pronosticabile, non riesce tuttavia a farlo decollare. Buon prodotto , realizzato con cura straordinaria, controllate i dettagli dell'animazione, ma risulta meno accattivante di quanto aveva fatto immaginare.

venerdì 14 settembre 2007

MIRIAM SI SVEGLIA A MEZZANOTTE
( The Hunger, USA 1983)
DI TONY SCOTT
Con CATHERINE DENEUVE, Susan Sarandon, David Bowie, Ann Magnusson.
HORROR Horror decadente, sul vampirismo come seduzione erotica, e metodo di conservazione degli amati, "The hunger" è l'esordio alla regia di Tony Scott, e ne rispecchia certe caratteristiche, con molti effetti flou e una confezione spesso patinate che ne raffredda non poco l'effetto.Belli e dannati davvero, questi vampiri hanno le fattezze di Catherine Deneuve e David Bowie, per includere alla fine anche Susan Sarandon:e la sequenza del lento disfacimento fisico del vampiro di Bowie, oltre ad essere la più memorabile del film, può essere letta come una metafora della perdita fisica dell'amore, o meglio di una persona amata.Scott II , qui in versione molto voyeuristica, realizza anche una delle scene d'amore saffico tra le più delicate e passionali della storia del cinema. Peccato che "Miriam.."non susciti grandi emozioni, e neanche faccia paura:un film che aveva un buono spunto di partenza, ma si arrotola un pò su se stesso, senza progressione drammatica.
CAPRICORN ONE ( Capricorn One , USA 1978)
DI PETER HYAMS
Con ELLIOTT GOULD, JAMES BROLIN, Brenda Vaccaro, Sam Waterston.
THRILLER
L'idea che lo sbarco sulla Luna e la corsa allo spazio sia stata tutta una bufala costruita ad arte dai quadri dirigenti delle superpotenze ha affascinato scrittori e giornalisti,ed ha ispirato qualche libro:"Capricorn one" ipotizza un falso approdo su Marte,truccando una missione abortita,e organizzando nel deserto una caccia a tre astronauti che devono sparire per non smascherare la truffa mediatico-politica.Hyams conduce con intelligenza la pellicola,sottolineando la denuncia di un uso fasullo dei resoconti all'opinione pubblica della realtà storica(nel 1978,mica ora che è pane quotidiano) e realizza così un riuscito thriller avventuroso a piani narrativi incrociati,con il giornalista Elliott Gould che subodora l'inghippo e cerca di salvare i tre uomini dello spazio spersi nella sabbia del deserto,e James Brolin capo degli astronauti che dovrà anche mangiare anche carne di serpente per sopravvivere.Tirato fino all'ultimo,ha un bel finale ribelle,che manda all'aria l'ipocrisia di Stato davanti alle telecamere,in un soprassalto d'inconfutabile realtà "fisica".