domenica 31 dicembre 2006



IL VERDETTO
(The verdict,USA 1982)
DI SIDNEY LUMET
Con PAUL NEWMAN, Charlotte Rampling, James Mason, Jack Warden.
DRAMMATICO
"Non esistono altre cause. C'è questa causa!" La vicenda di Frank Galvin, avvocato alcoolizzato sulla china del fallimento professionale ed esistenziale ha un'impennata quando nell'uomo si riaccende la scintilla dell'idealismo antico che gli fece scegliere quella professione. Quasi senza musiche, ben sviluppando una sceneggiatura splendida di David Mamet, desunta dal romanzo di Barry Reed, Sidney Lumet realizza qui uno dei suoi film più belli e sentiti, una lezione morale asciutta ma anche commovente, sul tema dell' Ingiustizia, ma anche sulla coscienza di se stessi. Paul Newman è magistrale, con un impressionante ritratto di un uomo che ritrova la propria dignità appassionandosi a un caso che lo salva dall'abiezione, un insieme da applauso di amarezza, rabbia, incertezza e ostinazione: discutibile la scelta di non dargli l'Oscar, per il quale fu candidato anche per questa prova. Ottimi anche gli attori di contorno : la fedifraga ma lacerata dai sensi di colpa Charlotte Rampling, il burbero Jack Warden, il maligno James Mason. Da non perdere l'arringa finale di Galvin-Newman : un monologo toccante sul bisogno di Giustizia da mandare a memoria.


CACCIATORE DI TESTE (Le copperet, B/F/ES 2005)
DI COSTA-GAVRAS
Con JOSE' GARCIA, Karin Viard, Ulrich Tukur, Olivier Gourmet .
DRAMMATICO/GROTTESCO
Un cineasta campione del cinema impegnato come Costa-Gavras può risultare anche anacronistico nel continuare a fare film oggi, un'epoca in cui a volte si eludono le problematiche di tutti i giorni, e in questo il cinema americano, con tutto il rispetto, ha la sua bella dose di responsabilità ; dopo qualche anno di pausa, con progetti non indovinati ( vedi "Amen"), l'autore franco-greco ha realizzato un lavoro in cui impera il sarcasmo, nel quale si immagina che un depresso ingegnere cartario di alto livello, dopo due anni e mezzo di avvilente disoccupazione, adotta un metodo di assoluta efficacia per trovarsi un posto, uccidendo tutti i potenziali rivali. Costruito benissimo nella prima parte, "Cacciatore di teste" conosce qualche affaticamento nella seconda metà, ironicamente ponendo il protagonista a rischio permanente di essere scoperto. Chiudendosi su un finale ambiguo, il film denuncia lo stato di avviluppante cinismo di una società che rende ambiziosi quanto feroci."Il crimine è l'unica industria sempre in via di sviluppo" dice un commissario di polizia all'assassino protagonista,e Costa-gavras sembra aver trovato in questa laconica affermazione la radice del suo assunto. La bellissima inquadratura finale lascia di che riflettere, mettendo l'ingegnere-killer di fronte a una bella signora che ha i suoi medesimi intenti.


THE PRESTIGE ( The prestige, USA 2006)
DI CHRISTOPHER NOLAN
Con HUGH JACKMAN,CHRISTIAN BALE , Michael Caine, Scarlett Johansson.
THRILLER/DRAMMATICO
Sfida all'ultimo colpo di scena tra i due assi del palcoscenico Jackman e Bale, in una Londra di fine Ottocento riproposta magnificamente da scenografia e costumi : insolito film di Natale, "The prestige" conferma il talento registico di Christopher Nolan, e ne sottolinea il gusto per le storie non scontate. Tra i due uomini di spettacolo corre un rancore vecchio, che li spinge a menare colpi sempre più sleali l'uno verso l'altro, e viceversa ; i loro piani porteranno alla tragedia , e vi saranno coinvolte vittime inconsapevoli . Nolan, come i suoi protagonisti, sparge via via mistero e indizi sul pubblico, e realizza un'acuta metafora del cinema e della fascinazione che prova lo spettatore per il più elaborato gioco d'illusioni mai creato. Thriller complesso, dramma corposo, analisi della macchina-cinema a più strati, "The prestige" è una delle opere più belle di questa stagione. Intensi i due attori, che in un continuo ribaltamento delle parti giocano a ingannare chi guarda, seduto in poltrona, su chi sia, dei due illusionisti, quello umanamente peggiore, le due donne della storia, pur comparendo meno, sono chiavi di volta del racconto, e se David bowie concede un elegante cameo nel dar volto all'unico personaggio realmente esistito, il rivale di Edison , Tesla, Michael Caine fornisce una raffinata parte di supporto da candidatura all'Oscar come non protagonista.

giovedì 28 dicembre 2006



C'ERAVAMO TANTO AMATI ( I,1974 )
DI ETTORE SCOLA
Con NINO MANFREDI,VITTORIO GASSMAN,STEFANIA SANDRELLI,STEFANO SATTA FLORES.
COMMEDIA
"Il ricordo di quei giorni/sempre uniti ci terrà..." Meno male che diceva così il canto partigiano che amavano intonare Antonio (Manfredi), Gianni ( Gassman ) e Nicola (Satta Flores) durante i gelidi inverni che li vedevano amici e uniti contro il nemico tedesco: la guerra finisce, la società cambia, e si torna a cercare di fare una vita normale. Ma gli anni passeranno, e su tutti lasciano i segni. Il film di Ettore Scola racconta trent'anni di vita italiana come l'hanno trascorsa tre ragazzi della Resistenza, ognuno scoprendo che per gli ideali non è vita facile. C'è chi si ostina nell'idealismo duro e puro, chi sacrifica tutto al benessere, e chi non si perde d'animo, e continua ad incazzarsi sperando nel sol dell'avvenire, però campa forse meglio degli altri. Una sceneggiatura bellissima, una ricostruzione d'epoche marcata e intelligente, attori straordinari a dar riflessi di realtà a personaggi che sanno di verità amare, una regia ispirata e felice nel saper condire con sarcasmo, un impasto di sapori forti come la nostalgia, il rimpianto, la speranza che fu, l'amore, e quel bizzarro, complesso, denso, fluido e incatalogabile sentimento che è l'amicizia, quella vera che dura anni, che non si perde mai, anche quando non si è più le stesse persone che s'incontrarono e simpatizzarono. Uno dei capolavori del cinema italiano del dopoguerra, commovente, divertente, e portatore di riflessioni profonde.

mercoledì 27 dicembre 2006



UNITED 93 (United 93, GB/USA/F 2006)
DI PAUL GREENGRASS
Con GARY COMMOCK,POLLY ADAMS, J.J.JOHNSON,CHEYENNE JACKSON.
DRAMMATICO
Produzione "in piccolo" sui fatti dell'11 Settembre 2001 che ha battuto sul tempo il più costoso "World Trade Center" di Oliver Stone, "United 93" è un film di taglio semidocumentaristico,ovviamente tutto di finzione, dell'inglese Paul Greengrass.Oltre alla cronaca dell'operazione del commando che dirottò lo specifico aereo del titolo, e alla ribellione dei passeggeri forse avvenuta davvero, e forse no, il film parte dando una visione generale di centri di controllo e aeroporti di quella mattina di cinque anni fa, e per scrupolosità di racconto, la prima mezz'ora di proiezione risulta addirittura noiosa, con tutto uno sciorinare di orari e coordinate, ma quando va in scena il dirottamento vero e proprio va dato atto al regista di "Bloody Sunday" di aver realizzato un lavoro angosciante. Quello che colpisce della pellicola coprodotta da USA,Gran Bretagna e Francia, è l'efficacia del resoconto di un fatto altamente drammatico, raccontato come una cronaca in diretta, lontano dal catastrofismo o dall'eccesso perfezionista nei dettagli di un thriller ben fatto, in cui non si conoscono nè le storie dei personaggi,nè i loro nomi, ma ci si attiene nello stare addosso all'azione."United 93" è un film che procede in crescendo, giungendo a un finale tesissimo e a chiusura improvvisa e netta. E, sì, è un film che vi manda a casa con un bel pò di ansia addosso.


MR. & MRS.SMITH (MR. & MRS.SMITH,USA 2005)+
DI DOUG LIMAN
Con BRAD PITT,ANGELINA JOLIE,Vince Vaughn,Adam Brody.
AZIONE/COMMEDIA
Il film più chiacchierato e più annunciato dell'Estate 2005, che curiosamente arrivò nelle sale italiane cinque mesi dopo la sua uscita internazionale,come accadeva alle pellicole di maggior richiamo più di vent'anni fa,non ha riscosso da noi il successo sperato,piazzandosi bene nelle classifiche degli incassi ,ma senza fare sfracelli: concepito come una commedia d'azione modernissima, "Mr.& Mrs.Smith" pesca da altri titoli famosi l'idea che il matrimonio si tramuti in un conflitto dalle proporzioni devastanti, con la complicazione che i due coniugi sono agenti superspeciali ( più che altro paiono sicari,però), all'insaputa l'uno dell'altra. L'ideuzza che sceneggiatori e regista pretenderebbero come innovativa, è che il matrimonio, ormai piatto e senza verve, riprenda vita dopo la conoscenza delle cose complete e vari tentativi di farsi fuori a vicenda. Su un piano spettacolare il film di Liman,che aveva convinto molto di più con la prima avventura della spia amnesiaca Jason Bourne, ha qualche scena d'azione a buon ritmo, ma per essere una commedia fa troppo ricorso alla violenza per essere piacevole, e si abbarbica a troppe inverosimiglianze per farci bere la storiella narrata: oltre tutto, non si percepisce la minima presenza di autoironia, la coppia Pitt-Jolie , benchè di bellissimo aspetto, qui sa troppo di preconfezionato, e, quanto a simpatia, sarà bene rivolgersi altrove.

CABARET (Cabaret, USA 1972)
DI BOB FOSSE
Con LIZA MINNELLI,Michael York,Helmut Griem,Joel Grey.
DRAMMATICO/MUSICALE
Pioggia di Oscar nel '73, a contrastare la vittoria per il miglior film de "Il padrino", per questo melò intenso ambientato da Bob Fosse nella Berlino in cui cresceva come germoglio velenoso il nazismo: la vita di Sally Bowles, "star internazionale", in realtà stelletta di uno squallido cabaret della città tedesca, una donna di temperamento, non bella ma con un fascino molto personale, così impegnata a celare la propria disperata vacuità dietro una verve sempre abbagliante. Fosse coordina un triangolo tra lei, il professore inglese che non ammette la propria omosessualità e il ricco dandy berlinese che li affascina entrambi, e un pò li userà. Numeri musicali non moltissimi ma da antologia, indimenticabile la "merenda" in campagna che si tramuta in un inneggiare al nazionalsocialismo serpeggiante, spettro incombente di un terrore ancora impossibile da immaginare . Un film molto bello, molto denso, che si apre a varie chiavi di lettura pur mantenendo il proprio carattere di spettacolo per grandi platee.


A CASA CON I SUOI (Failure to launch, USA 2006)
DI TOM DEY
Con MATTHEW MCCONAUGHEY,SARAH JESSICA PARKER,Kathy Bates,Bradley Cooper.
COMMEDIA
L'ultratrentenne che non vuole mollare una vita concepita perlopiù come ludica con gli amici, spensierata con le donne e rigorosamente aggrappata al vivere ancora con i genitori è un motivo ricorrente di tanto cinema rosa di questi anni; in questa commedia del Tom Dey ("Showtime",hai detto stecco...) , mamma e papi del fusto McConaughey prospettano di far scattare l'esodo del figliolone grazie all'innamoramento per una ragazza molto "trendy" prezzolata da par loro, per "liberarsi" della presenza del giovanotto. Al di là del fatto che un'idea molto simile era già alla base del francese "Tanguy", ciò che costerna di questa commediola scipita e spompa, è l'aria fasulla che la permea dall'inizio alla fine. McConaughey e la Parker sono talmente impostati per essere "cool"(io non parlo così abitualmente,abbiate pazienza) da risultare infine ridicoli, non c'è un momento in cui si dia credito loro: in più, occasioni per far ridere, o almeno sorridere, manco a parlarne, e il tormentone degli animaletti mordaci non rimanda a Neil Simon, ma nemmeno a un Montesano d'annata,per concludere constatando che il film è terribilmente uggioso,nonostante l'esiguità del minutaggio.

martedì 26 dicembre 2006



COMMEDIASEXI (I 2006)
DI ALESSANDRO D'ALATRI
Con SERGIO RUBINI,PAOLO BONOLIS, Margherita Buy, Elena Santarelli.
COMMEDIA
In alternativa alla doppia offerta del "cinepanettone", giunge sugli schermi "Commediasexi", diretto da D'Alatri, che totalizzò buoni incassi con "Casomai", lanciando Fabio Volo come possibile talento d'attore, anche se il successivo "La febbre" è andato decisamente meno bene.Qui c'è la novità del conduttore tv Paolo Bonolis che recita , nei panni di un uomo politico dalla facciata moralizzatrice e felicemente sposato, dalla doppia vita in realtà, come amante della starlette televisiva Elena Santarelli. Dell'esordio sul grande schermo di "Mister 4.000.000 Euro"(tanto è valsa la firma per il contratto stipulante il ritorno di Bonolis su Mediaset) si è straparlato, probabilmente anche per pubblicizzare questo tentativo di risposta ai pigliatutto DeSica & Boldi;"Commediasexi" è comunque recitato meglio della media dei film brillanti "rivali", è infine gradevole e qualche sorriso lo ottiene. Se si vuole, nei dialoghi sa essere qua e là più sboccato di "Natale a New York", la satira politica è un pò qualunquista, però la commediola regge,è costruita decentemente,e ha la sua forza maggiore nel gioco d'attori dispiegato. Rubini- Buy sono ormai una coppia collaudatissima, i caratteristi Papaleo e Wertmuller funzionano,Stefania Rocca e Michele Placido,quest'ultimo ultimamente impegnato in ruoli un pò da laido, aiutano a comporre il quadro d'insieme:quanto ai due "televisivi" ,se la Santarelli è abbastanza credibile ,Bonolis rifà troppo smaccatamente il verso ad Alberto Sordi,sia in versione ruffiana che spiritata, e quindi è ingiudicabile come attore,tutt'al più apprezzabile nell'imitazione.

lunedì 25 dicembre 2006



SILENT HILL (Silent hill , USA 2006)
DI CRISTOPHE GANS
Con RADHA MITCHELL, Kim Coates, Deborah Kara Unger, Sean Bean.
HORROR
Il filone dei film tratti dai videogames continua a crescere,cominciò "SuperMario Bros." più di dieci anni fa, e recenti sono le realizzazioni di "Doom" e la serie "Resident Evil": appartenente agli horror ciberludici, la tetra saga di "Silent Hill" diviene film con la produzione del Roger Avary amico di Tarantino e affidata alla regia del francese Christophe Gans,quello de "Il patto dei lupi". La prima parte della pellicola procede un pò sgangherata, forse per rendersi immediatamente riconoscibile ai fans, con molto già visto, pur ammettendo la riuscita di un paio di scene piuttosto inquietanti: mano a mano che procede la narrazione, Gans fa prendere al film una direzione che lo migliora e gli fa acquistare personalità. In questo dramma onirico-orrorifico, ove i personaggi maschili sono di perfetto complemento, emerge una lotta di stampo matriarcale condotta a spron battuto e con protervia tutta femminile che fa impressione; in più, si ha la netta sensazione di una netta presa di posizione contro la filosofia neo-oscurantista dei più spietati e reazionari dei "teo-con". Nato come progetto per un doppio sfruttamento di un'idea già sfruttata per gioco, "Silent Hill"-film imbocca una strada che porta a esplosioni visionarie possenti, e sfiora l'anatema laico sulla forsennata sanguinarietà di chi invoca morte e distruzione utilizzando ipocritamente il nome di Dio, come qualcuno di molto importante,purtroppo, ha fatto negli ultimi anni.


IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ( The silence of the lambs,USA 1991)
DI JONATHAN DEMME
Con JODIE FOSTER,ANTHONY HOPKINS,Scott Glenn,Anthony Heald.
THRILLER
E'un film da vedere, numerose scene sono memorabili , anche se rivelando il volto dell'assassino a metà film smorza un pò il pathos che la pellicola dovrebbe creare: ma questo accade anche, a modo suo, nel romanzo. Molto brava davvero Jodie Foster nel ruolo di Clarice Starling,esprimendo la stridente sensibilità di un personaggio che le è valso il secondo Oscar della sua carriera, Jonathan Demme dimostra una volta di più il proprio talento, soprattutto nella sequenza a montaggio alternato in cui sembra che l'FBI sia giunto a casa del maniaco omicida, mentre invece si scopre da tutt'altra parte.O , ancora, nella palpabile tensione dei dialoghi tra Clarice e Hannibal Lecter. Oscar dunque meritato anche per la regia, e lodevole l'interpretazione di Anthony Hopkins : anche se non è il vero protagonista della storia, perchè "Il silenzio degli innocenti" pare dimenticarsi di lui nell'ultima parte del racconto, salvo serbargli la chiusura. L'attore gallese, nel calarsi in un personaggio molto complesso ma reso al massimo livello di recitazione, dà una personificazione del Male molto originale, con tratti molto quotidiani e dalla colta parlantina, in una raffigurazione di lucidissima follia che raramente il cinema ha saputo rappresentare così intensamente. Il rapporto che viene a crearsi tra il cannibale forbito e la giovane donna inquieta è la cosa migliore di un film qua e là troppo perseguitore dell'effetto shock e a volte sbrigativo nelle implicazioni psicologiche, ma crudo e toccante come un monologo recitato con voce incrinata.

domenica 24 dicembre 2006



POSEIDON (Poseidon,USA 2006)
DI WOLFGANG PETERSEN
Con JOSH LUCAS,KURT RUSSELL ,Emmy Rossum,Richard Dreyfuss.
AVVENTURA
Tonfo dell' Estate 2006, questo remake de "L'avventura del Poseidon "('71), è velocemente sfumato via dalle sale che avrebbe teoricamente dovuto riempire, come un paio di stagioni fa fece invece "The day before tomorrow": se l'originale presentava comunque la geniale intuizione di uno scenario interamente rovesciato e caratteri insolitamente definiti per un kolossal catastrofico , Petersen ,cui va onestamente dato atto di non aver fatto scempio delle pagine omeriane con "Troy", stringa il racconto e lo concentra in un'ora e mezza di proiezione piuttosto spettacolare, ma che ha il difetto di una forte ripetitività. Passiamo sopra certi particolari di sceneggiatura perlomeno astrusi( un minuscolo crocifisso che svita bulloni di una grata messa a pressione, un bambino recuperato dalle acque senza spiegazione alcuna, da una stanza completamente allagata ) , questo film catastrofico ad altissimo budget ha comunque una discreta tenuta di ritmo, ma rientra in un quadro di prevedibilità troppo alta, sia pure per una serata di puro svago avventuroso con suspence inclusa.


NATALE A NEW YORK
(I 2006)
DI NERI PARENTI
Con CHRISTIAN DE SICA, Fabio DeLuigi, Sabrina Ferilli, Claudio Bisio.
COMICO
La prima settimana di proiezione , dati Cinetel alla mano, farebbe pensare a una maggior fedeltà del pubblico al prodotto "Cinepanettone" modello DeLaurentiis ,con Christian De Sica & Co.,rispetto al "ribelle" Massimo Boldi, associatosi a Vincenzo Salemme. L'ambientazione della strenna comica natalizia si sposta da Miami a New York, ma il cambiamento dal Sud-Est al Nord-Est degli USA si nota poco: infatti, c'è da domandarsi che senso abbia dare uno scenario differente alle avventure della banda di italiani cialtroni in vacanza se le sceneggiature cambiano di poco o nulla, se si esclude l'innesto o la rimozione di facce attorno a De Sica. Indirizzata sui meccanismi della pochade la parte con l'attore principale,Ghini,Ferilli & Canalis, più dedita a una demenzialità giovanilistica quella con DeLuigi e Bisio, il nuovo "Natale a..." mette in evidenza tutti i difetti che si conoscono a questo tipo di film comico,che , onestamente, rimpingua le casse aride degli esercenti ma si ripete cronicamente e ormai senza entusiasmi.Del cast,De Sica e Ghini sono assai affiatati,per tempi recitativi e alchimia d'attori,ma servono un copione scarico che nemmeno una Sabrina Ferilli "ciociarizzante" (fin troppo caricaturale,però) riesce a vivacizzare, Bisio compare sì e no per venticinque minuti di film, ma è a disagio , e si vede, il comico napoletano Siani "troiseggia" (ma lasciamo perdere...).l'unico che riesce a strappare il riso è Fabio DeLuigi, non appena riesce a sciogliersi, e parere in alcuni momenti la versione in carne ed ossa di Gatto Silvestro.Apprezzabile il tentativo di evitare per quanto possibile la volgarità,ma la formula è sempre più stanca,nonostante un favore del pubblico consistente.

venerdì 22 dicembre 2006



MOMENTI DI GLORIA ( Chariots of fire, GB 1981)
DI HUGH HUDSON
Con BEN CROSS,IAN CHARLESON,Ian Holm,Lindsay Anderson.
DRAMMATICO
Fu il film che avviò il rilancio della cinematografia inglese dopo gli anni grigi seguiti al boom felice del Free Cinema,arrivando a vincere quattro premi Oscar tra cui quello per la miglior pellicola,e impose il produttore Jeremy Thomas,che di lì a non molto avrebbe prodotto "L'ultimo imperatore",proveniente da lavori con Alan Parker e Ridley Scott:"Momenti di gloria" è ben realizzato nell'ambientazione, anche nel riproporre la gestualità dei giovani dell'epoca in cui si svolge la storia,ha le belle musiche di Vangelis come optional per accattivarsi le simpatie del pubblico, ma è narrato con una freddezza eccessiva, che spezza il pathos di un racconto che aveva motivi vari per rivelarsi avvincente.Le corse ,sebbene ben girate, sono paradossalmente le scene in cui il film conferma la sua trattenuta carica emotiva, la recitazione è complessivamente di maniera , compreso uno Ian Holm assai poco convincente nel ruolo dell'allenatore anglo-arabo che porta l'atleta ebreo alla vittoria finale, e su tutto regna una retorica nazionalista talmente convinta da lasciar spazio, dopo l'iniziale fastidio, quasi alla tenerezza per tanta unidimensionale ingenuità. Lento e compunto, "Chariots of fire" è uno dei film-Oscar meno appassionanti , anche per il potenzialmente appassionante confronto etico-religioso tra i due protagonisti lasciato in superficie e reso non benissimo da sceneggiatura e regia.


SUPERMAN RETURNS (Superman Returns,USA 2006)
DI BRYAN SYNGER
Con BRANDON ROUTH,Kevin Spacey,Katie Beckinsale,James Marsden.
FANTASTICO/AVVENTURA
Progetto annunciato almeno una decina di volte negli ultimi sei anni,il ritorno di "Superman" sul grande schermo ha avuto candidati illustri come Tim Burton,e addirittura girava voce che sarebbe stato realizzato dal tedesco Wolfgang Petersen ("Troy") un "Batman vs. Superman",per non parlare dei tanti volti assegnati al nuovo portatore della tuta rossa e blu,su tutti Nicolas Cage (ma anche prima di Reeve rifiutarono il ruolo James Caan e Nick Nolte).Presentata con un'enfasi stratosferica,la quinta avventura al cinema del primo supereroe esploso nel mondo dei fumetti,riparte dal finale di "Superman II":dopo un viaggio nello spazio durato cinque anni terrestri,l'ammantato volante torna sul nostro pianeta, trovando la sua bella sposata a un altro uomo,e con un bambino,mentre il rapacissimo Lex Luthor è in procinto di far partire un piano di speculazione edilizia che rischia di incidere disastrosamente sull'intero sistema geologico. Synger,con un budget dalle proporzioni considerevoli, immette nella saga, qualche altra goccia di ironia che mancava dai tempi di Lester( n.II e III ),e trova la chiave per proporre sequenze epiche che pongono Superman come un titano di incommensurabile possanza,al contempo mostrandolo vulnerabile come non mai,nella sequenza in cui subisce la vigliacca aggressione degli uomini di Luthor, riuscendo a far provare pietà allo spettatore per un semidio forse ferito a morte; più spesso,però, Synger non riesce a dare ritmo alla pellicola, peraltro decisamente troppo lunga, in alcuni momenti arrivando a essere statico. Se il bambolone Brandon Routh è infine meno carismatico del compianto Christopher Reeve, Kevin Spacey gigioneggia abilmente ,ma il Luthor di Gene Hackman, era,con la sua personalissima carica umoristica,altra cosa: se spesso si va ad occuparsi della love story tra il figlio di Krypton e la ex Lois Lane,abbastanza melensa,le scene d'azione sono discretamente rare.Avviato verso l'inevitabile capitolo VI,pur tenendo conto di incassi mondiali forse al di sotto delle aspettative,Superuomo dovrebbe compiere un'ulteriore maturazione nel finale di questo,con il consueto giro attorno alla Terra:che per la prossima volta si cambi qualcosa,è perlomeno auspicabile.

lunedì 18 dicembre 2006



THANK YOU
FOR SMOKING
(Thank you for smoking,
USA 2005)
DI JASON REITMAN
Con AARON ECKHART,Katie Holmes,William H.Macy,Maria Bello.
COMMEDIA
Finalmente,una commedia che ha il buon gusto di non perdere il suo veleno per strada,chiudendosi su un'assolutiva conclusione buonista.Il figlio di Ivan Reitman esordisce nella regia con un ritratto di supervenditore dichiaratamente esecrabile,un manager grintoso dell'industria del fumo,che amabilmente si ritrova per colazione assieme a due colleghi altrettanto condannabili,specialisti nella vendita di armi e alcool.Siamo comunque entro i margini della legalità americana,e il film lo sottolinea,con un avvio piuttosto saporito,e una buona tenuta di strada del racconto: Aaron Eckhart,che più volte hanno provato a lanciare come un modello moderno e assai più incarognito di Robert Redford , sembra aver qui trovato il personaggio della sua carriera, senza negargli alcuna sfumatura negativa.E, coerentemente, la commedia al sale ,nipote del cinema di Altman più gustoso, arriva a chiudersi con la serafica convinzione che c'è poco da fare,chi nasce figlio di buona donna tale rimane.

domenica 17 dicembre 2006



LO SPACCONE (The hustler,USA 1962)
DI ROBERT ROSSEN
Con PAUL NEWMAN ,George C,Scott,Piper Laurie,Jackie Gleason.
DRAMMATICO
Tra fumo,sguardi torvi e avidi,colpi secchi sulle palle da biliardo,soldi che girano e un imperante cinismo,si snoda la vicenda di Eddie "Fast" Felson,giocatore di biliardo di professione dal talento sicuro:da un romanzo di Walter Tevis,Robert Rossen trasse questo film,mito per una generazione,con un Paul Newman in grande forma per un personaggio molto sentito,un giovane bello ma chiuso,che si adatta molto bene all'aridità di sentimenti dell'ambiente che si è scelto per viverci,capace però di crescere e umanizzarsi dopo un evento tragico che lo riguarda.Rossen dedica al biliardo la giusta dose di scene,concentrandosi sulla storia realista di un campione che non sa vivere,e che solo la perdita di una donna amata più di quanto pensasse spingerà a dare una svolta alla propria esistenza:splendida prova d'attore per Newman,compreso il monologo nel finale da antologia,ma non gli sono da meno la tormentata Piper Laurie,il massiccio Jackie Gleason e un impietoso,fatto salvo un attimo,George C.Scott.Una relazione nata sui tavoli di un bar tra un avventore disinvolto e una ragazza che legge "Tropico del Cancro",un tradimento consumato fuori scena,pollici spezzati dietro a un vetro,un suicidio in bagno dopo aver scritto le proprie autoimputazioni sullo specchio con un rossetto,uno scontro finale a parole dopo aver vinto inutilmente la partita più importante:"Lo spaccone" è fatto soprattutto di queste cose.


IL PROFUMO-Storia di un assassino (Perfume,F/D/Es ,2006)
DI TOM TWYKER
Con BEN WISHAW,Rachel Hurd-Wood,Dustin Hoffman,Alan Rickman.
DRAMMATICO/THRILLER
Il progetto della trasposizione al cinema del best-seller "Il profumo",uscito nella seconda metà degli anni Ottanta,
è di vecchia data,se ne parlava già nel '90,ma se già autori come Stanley Kubrick e Brian DePalma avevano accarezzato l'impresa per poi lasciar perdere la dice lunga sulla difficoltà oggettiva di tramutare in sceneggiatura e poi in film un romanzo fatto perlopiù dalla descrizione delle sensazioni olfattive e delle essenze elaborate dal protagonista Grenouille,reietto dalla nascita,condannato a una perenne crisi d'identità che lo porta al delitto,per via della sua assoluta mancanza di odor proprio.Passato nelle mani del tedesco Tom Twyker,molto applaudito ai tempi di "Lola corre",poi denigrato per il successivo "Heaven",il difficile impegno è oggi una pellicola lunga due ore e venti,che ha conosciuto una generale stroncatura dalla stampa internazionale.Pur constatando che sulla riuscita del film pesi un eccessivo didascalismo(soprattutto nella prima parte,con un'opprimente voce narrante troppo presente) e che si sprechi il massimo punto di forza del romanzo,quel finale-shock,inatteso,crudelissimo eppure logico,facendone una versione misticheggiante in qualche modo simile al libro,ma deludente.A vantaggio dell'operazione il lungo minutaggio che tutto sommato non ingombra,una discreta tenuta di narrazione,e certi passaggi,come il preludio agli omicidi di Grenouille,mantengano la necessaria sinuosità sinistra,e comunque "Il profumo"-film non poteva non deludere tanta gente,visto che da un romanzo così scarno nei dialoghi permette al lettore una "visione mentale" ancor più marcata. Il protagonista Ben Wishaw incarna bene la timida ferocia del folle Grenouille,in alcuni momenti riecheggiando il Norman Bates hitchcockiano,tratteggiando abilmente ora l'atona propensione all'omicidio,ora il senso di smarrimento genuino del personaggio.

venerdì 15 dicembre 2006



IL PRESCELTO (The wicker man,USA 2006)
DI NEIL LABUTE
Con NICOLAS CAGE,Molly Parker,Ellen Burstyn,Leelee Sobieski.
THRILLER
L'incipit de "Il prescelto" è notevole:un poliziotto della stradale raccoglie una bambola caduta da un'auto in corsa,e,raggiunta la vettura e fermatala per riconsegnare il giocattolo alla bambina e alla donna che la occupano,vede piombar loro addosso un autotreno.Remake americano di un film cult inglese di una trentina d'anni fa,mai proiettato al cinema da noi,"The wicker man"("L'uomo di vimini") ha ricevuto sonore stroncature dalla maggioranza dei recensori,che hanno bersagliato Nicolas Cage,accusato di aver fornito qui una delle sue peggiori interpretazioni:non tutto torna in questo thriller ,vedi il protagonista che,giunto sull'isola in cui vive la sua ex-convivente,conduce un'indagine non ufficiale sventolando un pò troppo il distintivo,e altri particolari,ma se si regge l'assurdità di certe situazioni,come la mascherata del finale,non è così inguardabile come prospettato.In una comunità isolana in cui misteriosamente tutte le donne hanno occhi chiari,l'ape è quasi un animale sacro,e gli uomini non parlano e lavorano come sottomessi,il poliziotto indaga sulla scomparsa della sua bambina,osteggiato dall'opprimente matriarcato che comanda inflessibilmente su tutto:lo spettatore appassionato di gialli subodorerà dove il percorso dell'investigazione porta,ma pur tenendo conto dell'evidente misoginia del copione,il film di un Neil Labute troppo presto etichettato come "ex-promessa" si fa seguire senza annoiare.Finale come si faceva trent'anni fa ai bei tempi del thriller convinto di se stesso,poco consolatorio e inquietante.Cage alterna troppo perplessità a scatti d'ira,fa un figurone la splendida settantenne Ellen Burstyn,ex-mamma dell'indemoniata ne "L'esorcista",qui signora di classe che nasconde più di un segreto.


L'UCCELLO DALLE
PIUME DI CRISTALLO
(I/D,1970)
DI DARIO ARGENTO
Con TONY MUSANTE,Suzy Kendall,Enrico Maria Salerno,Mario
Adorf.
THRILLER
Primi passi nella paura di un giovane regista venuto dalla critica(era recensore polemico e "nuovo" per "Paese sera"):primo della trilogia "giallo puro" comprendente anche "Il gatto a nove code" e "Quattro mosche di velluto grigio" è un thriller dallo schema abbastanza classico,in cui in nuce c'è già molto dell'Argento che sarebbe venuto poi.Traumi antichi ristagnanti nelle menti degli assassini,un protagonista straniero coinvolto per caso in una sanguinosa vicenda,ostinato fino a rischiare la testa per risolverla,polizia poco funzionale,rituali bizzarri negli omicidi comprensibili solo nei minuti finali,immagini ricorrenti che ricompongono complicati mosaici investigativi che danno soluzioni ai rompicapo:benchè il film denunci qua e là difetti e ingenuità da opera prima,si segue volentieri il giallo e ci si appassiona all'indagine dello scrittore americano Sam Dalmas/Tony Musante nel cercare il filo d'Arianna che lo condurrà a una verità molto vicina ma difficile da decifrare.Brian DePalma ha riportato una sequenza delittuosa di peso in un suo film ,"Vestito per uccidere"(l'assassino nell'ascensore,simile anche nella tecnica di ripresa),e altri,minori,si sono ispirati a questo lavoro,narrativamente uno dei più coerenti dell'autore di "Suspiria".

giovedì 14 dicembre 2006



PIRATI DEI CARAIBI:LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA
(Pirates of the Caribbean:Dead man's chest,USA 2006)
DI GORE VERBINSKI
Con JOHNNY DEPP,ORLANDO BLOOM,KEIRA KNIGHTLEY,Bill Nighy.
AVVENTURA/FANTASTICO
Tornano a vele spiegate Jack Sparrow e soci sulla "Perla Nera" e il pubblico accorre,soprattutto in patria(infatti da noi il film ha reso un pò meno del previsto),sospingendo la seconda avventura dei "Pirati dei Caraibi" tra i maggiori dieci incassi di sempre:una cuccagna per Jerry Bruckheimer(produttore),Gore Verbinski e cast,anche e soprattutto in vista del capitolo conclusivo delle scorribande horror-comiche della banda,in uscita a Maggio prossimo venturo.Questa volta i rapporti tra Depp,Bloom e Knightley si fanno ancor più conflittuali,i tre a volte si alleano,altre giocano a farsi lo sgambetto:per giunta,arriva l'"Olandese Volante",spettrale veliero carico di masnadieri metà umani e metà pesci,una sfida soprannaturale per i Nostri,completa di mostro marino colossale,un simil-piovrone con tentacoli chilometrici. Lo spettacolo c'è,va ammesso,però è andato un pò perso l'effetto-sorpresa del primo,Verbinski cita apertamente "Il buono,il brutto,il cattivo" con il "triello" a fil di spada.Due ore e mezza per questo film sono comunque parecchie,ogni tanto si percepisce della stanchezza,e si arriva in fondo con la sensazione che una trentina di minuti sarebbero stati necessari.Per cui,si salpa verso il capitolo terzo con un pò di perplessità in più rispetto all'entusiasmo con cui si era approdati a questo:tempo ce n'è,per far di meglio,comunque.

martedì 12 dicembre 2006



BLACK DAHLIA(The Black Dahlia,USA 2006)
DI BRIAN DEPALMA
Con JOSH HARTNETT,Scarlett Johansson,Aaron Eckhart,Hillary Swank.
THRILLER
Della versione in film di "Dalia nera",è stato scritto maluccio,per lo più:come per molti romanzi celebri e già di culto,una trasposizione è sempre cosa difficile,tanto che sono sempre molti i registi che si avvicendano nel tentativo di firmarne le versioni su celluloide.Dopo la fuoruscita di David Fincher,il progetto è passato nelle mani di Brian DePalma:in una pellicola con diversi ed evidenti difetti(su tutti,le attrici principali piuttosto fuori parte,e una sceneggiatura che ogni tanto dà accelerate vistose per far tornare una trama molto intrecciata e per esigenze di cinema accorciata),la mano di un autore di grande esperienza come quella di chi ha realizzato "Carrie",riesce a coprire varie smagliature e aggiungere eleganza al risultato finale."Dalia nera" è un romanzo molto bello,avvincente,scritto con avvinghiata passione romanziera e con personaggi di una complessità psicologica straordinaria:come già per "L.A.Confidential",logico che il plot conoscesse una sostanziosa scrematura,e che alcuni passaggi particolarmente cruenti(le descrizioni delle torture subite dalla ragazza a cui ruota attorno l'intrigo sono a un passo dall'insostenibilità) venissero modificati.DePalma è bravo,soprattutto, a imprimere al racconto una fluidità che lascia desto l'interesse dello spettatore,e una cura particolare nel descrivere ambienti e dinamiche tra i personaggi.Certo,chi ha amato il linro rimarrà un pò deluso da certe cose tirate un pò via,e il movente del delitto spiegato in maniera un pò frettolosa,ma si torna al solito discorso dell'inizio,con la dissintonia tra quello che ci siamo immaginati leggendo,e il film,per forza di cose più "definitivo".


TOP GUN
(Top Gun,Usa
1986)
DI TONY SCOTT
Con TOM CRUISE,Kelly McGillis,Anthony Edwards,Val Kilmer.
A mio avviso,uno dei più grandi successi commerciali coincidenti con una delle peggiori regie di tutti i tempi:se il lavoro di Tony Scott dovesse essere giudicato da questo film,ci sarebbe da salvarlo dall'accalappiacani...Per fortuna il fratello di Ridley con gli anni ha fatto qualche passo in avanti (sempre pronto a regredire,però,vedi l'ignobile "Man on fire") e ha confezionato qualche pellicola spettacolare di discreto intrattenimento.Tornando a "Top Gun",che lo lanciò come creatore di blockbusters,non c'è tanto da stare allegri:la storia è esile e gonfiata con il testosterone,le immagini sono flou o insignificanti,i personaggi sono di un'antipatia avvilente,le scene d'azione improbabili(un aereo che si pone in volo capovolto a pochi metri da un altro) o girate proprio male(ma ci capite qualcosa voi nelle battaglie?Chi spara a chi?E chi vince?Va beh,questa era una domanda retorica...):il tutto mosso da una netta ispirazione rea(gan)zionaria da far rabbrividire.Si salva la colonna sonora,ben assemblata,con un paio di pezzi da hit parade,ma il film ,che vanta le peggiori prove sia di Tom Cruise,che di Val Kilmer,merita una garantita candidatura nella sezione "Bidonata d'oro" per la categoria anni Ottanta.


MARIE-ANTOINETTE (Marie-Antoinette,USA 2006)
DI SOFIA COPPOLA
Con KIRSTEN DUNST,Jason Schwartzman,Rip Torn,Judy Davis.
DRAMMATICO/STORICO
Quando uscì "Il giardino delle vergini suicide",baciato da un certo insuccesso di pubblico,mi parve l'inaspettata esplosione di un talento nuovo,capace di donare una sensibilità acutamente femminile a ciò che faceva,riuscendo a rendere la meraviglia di una psiche adolescenziale,con tutte le contraddizioni del caso,le purezze e i problemi nel relazionarsi con il mondo fuori:Sofia Coppola,bocciata senza rimandi come attrice nel terzo "Padrino"(ma anche quella prova non era del tutto indecorosa),aveva saputo meritare rispetto come autrice di cinema,basandosi,evviva,anche su sceneggiature sapide e costruzione di situazioni e personaggi ben elaborata."Marie-Antoinette" ,annunciatissimo,progetto molto particolare,è uno sfarfallare di colori,fastosità e ricchezza di allestimento,ma se ogni autore vero ha diritto a un film sbagliato,questo è tale nella carriera ancora breve della Coppola.I primi venti minuti inquadrano bene l'assurda rigidità dei rituali di corte,il disagio della regina giovanetta studiato da vicino dalla macchina da presa: poi,ancor più ingiustificabile se si pensa che la stessa regista è anche sceneggiatrice unica,il film procede a balzelli,perdendosi in un'estetizzazione a lungo andare nociva per la stessa pellicola,attardandosi per minuti interminabili su fiori e l'aprir d'ali di una coccinella,tralasciando di approfondire avvenimenti-chiave per il personaggio principale( la morte del secondogenito,il trapasso del re di Francia per vaiolo,la passione per un generale-amante).Kirsten Dunst,che gode di una simpatia spontanea da parte dell'occhio della cinepresa,esprime la bambinesca fragilità di Maria Antonietta finchè il copione non la costringe a bruschi cambiamenti senza troppe giustificazioni;infine,l'ora e cinquanta di proiezione appare piuttosto tediosa,senza alcun ritmo o spinta impressa a una prolissità della narrazione che difficilmente collocherà questo film tra quelli che viene voglia di rivedere due o tre volte almeno.


ANPLAGGHED-AL CINEMA
(I,2006)
DI VALERIO BARILETTI E RINALDO GASPARI
Con ALDO,GIOVANNI E GIACOMO,Silvana Fallisi.
COMICO
Il successo eclatante arriso alla tournèe teatrale "Anplagghed" ha convinto il trio comico più celebre di questi anni a trarne una versione da riproporre nelle sale cinematografiche,per vedere se l'operazione potesse rivelarsi fruttuosa,e contemporaneamente,arrivare dove lo spettacolo ,per motivi soprattutto pratici,non è potuto arrivare.Può darsi che,come ha asserito Claudio Bisio,l'esperimento ,se "sfonda",potrebbe risultare un felice viatico di far apprezzare i teatranti presso un pubblico ancor più vasto:però,se il cinema si proietta su uno schermo e il teatro si recita sul palco,una qualche ragione ci deve pur essere.Assistendo ad "Anplagghed-Al cinema",si ride,e diverse volte,negarlo sarebbe una bugia:ma l'emozione diretta della scena aperta innanzi allo spettatore è diversa,così come un film è diverso da questo tentativo,commercialmente riuscito(parlano i buoni incassi delle prime due settimane di programmazione,anche se i numeri degli altri titoli "aldogiovanniegiacomiani" sono ben più altisonanti),di miscelare il recital al fare cinema.La formula collaudata dei tre uomini più una funzionale compagna di scena si ripresenta ,cambiando l'elemento femminile,praticamente immutata,gli spunti si somigliano,pure se la verve dei commedianti è briosa:da cinefilo ,pur se abbastanza divertito,lasciatemi essere perplesso.

lunedì 11 dicembre 2006



LA GRANDE FUGA
(The great escape,USA 1963)
DI JOHN STURGES
Con STEVE MCQUEEN,JAMES GARNER,RICHARD ATTENBOROUGH,Charles Bronson.
AVVENTURA/GUERRA
Regista operante nell'ambito del cinema di genere,ma che meriterebbe una seria riconsiderazione,per come sapeva gestire storie narrate e spettacolo,è John Sturges,responsabile di alcune pellicole di grande successo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.Sia "I magnifici sette",che "Sfida all'Ok Corral",compreso questo "Great escape",senza dimenticare quel "Giorno maledetto" con l'eroe maenomato di un braccio Spencer Tracy,sono film di intrattenimento con una componente umanistica di valore,e con personaggi,tolta qualche obbligata dai tempi ingenuità,curati e resi con spessore."La grande fuga",ispirato a una storia vera,è un meccanismo spettacolare che raggiunge le tre ore di durata,presentando molti personaggi alle prese con un'impresa epica come l'evasione multipla da un campo di prigionia in Germania durante la seconda guerra mondiale.Si dirà che l'atmosfera regnante nel lager ,specialmente nella prima parte,ricorda un pò troppo "Gli eroi di Hogan",serie tv brillante con ambientazione analoga,e che forse la parte introduttiva è troppo lunga,però il film ,a quarant'anni e passa dalla sua uscita,risulta sempre avvincente.C'è da complimentarsi con gli sceneggiatori e il regista per aver saputo creare personalità così sfaccettate con pochi tratti,e una trama che divide il racconto in tre spezzoni:la prigionia e l'organizzazione dell'evasione,la fuga vera e propria,e le conseguenze,con molti dei fuggiaschi che verosimilmente rimangono uccisi quasi tutti,tranne qualcuno.Indimenticabile la corsa in moto del ribelle testardo Steve McQueen,individualista sfrenato e generoso,inseguito da decine di soldati tedeschi;e nei momenti in cui tutti i fuggitivi sembrano aver raggiunto la salvezza,il film fa percepire la ricerca della libertà come obbiettivo necessario per chiunque.