lunedì 31 gennaio 2011

THE GREEN HORNET ( The Green Hornet,USA 2011)
DI MICHEL GONDRY
Con SETH ROGEN,JAY CHOU,Cameron Diaz,Christoph Waltz.
AZIONE/COMMEDIA
Creato come personaggio radiofonico,poi divenuto eroe tv negli anni Sessanta,"The Green Hornet" giunge sul grande schermo in versione tridimensionale,affidato alla regia,curiosamente,del francese ben ambientato in USA Michel Gondry e sceneggiato ed interpretato da uno dei nuovi comici in voga nel cinema americano,Seth Rogen. Più volenteroso che abile, il "Calabrone Verde" si spende in stile Bruce Wayne/Batman usando il suo danaroso potenziale per combattere una gang che terrorizza la città,e come Clouseau conta su un aiutante asiatico,che in realtà è il vero eroe,con il quale arriva anche a scontrarsi in una sequenza divertente e fracassona. Tutto il film è giocato su un'ironia densa,che porta la pellicola a diventare una parodia del genere supereroistico a pieno ritmo,con un duo di buoni che spesso si becchettano,un cattivo sui generis che non risparmia esecuzioni sommarie,però ha una sua cifra buffonesca,e si rimane colpiti dalla fluidità di sceneggiatura,coscritta da Rogen,che dispensa sia scene d'azione ben allestite e momenti di commedia slapstick riusciti e sparati a tutta birra. Peccato che il personaggio femminile,interpretato da Cameron Diaz,risulti infine forzato e di poco peso narrativo,ma una commedia d'azione lunga due ore nette che tiene desta l'attenzione e costante il divertimento degli spettatori è cosa di cui tener conto.

venerdì 28 gennaio 2011

APPALOOSA ( Appaloosa,USA 2008)
DI ED HARRIS
Con ED HARRIS,VIGGO MORTENSEN,Renèe Zellweger,Jeremy Irons.
WESTERN

Sempre più rado nell'essere proposto su grande schermo,il western si ostina a non voler morire,malgrado in tanti ne abbiano decretato la fine,l'impossibilità di farne di originali,il ripetersi all'infinito. Ed Harris,alla seconda regia, ha realizzato questo "Appaloosa",tenendo per sè il ruolo di uno dei due coprotagonisti,pistoleri che giungono in una città nella quale vige un regime di soprusi dovuti alle continue angherie inflitte da una masnada di bravacci al soldo di un ranchero alla popolazione locale. I due amici divengono gli uomini di legge che dovranno ripristinare ordine e normalità nella comunità.Nella sostanza,una storia classicissima,che vede due stranieri arrivare in una società oppressa,imporre giustizia a suon di piombo,confrontandosi sul grande tema dell'amicizia virile:la cosa più interessante è lo studio dei caratteri,con un eroe onesto ma sentimentalmente stolido (Harris),un compare pratico,vero uomo d'azione,che sa quando è il momento di ripartire,ed alla fine è il vero protagonista della storia (Mortensen),una donna inaffidabile,più fragile che infida,che si lega in una relazione complessa allo sceriffo (Zellweger)ed un villain dal forte senso pratico,più cinico che malvagio(Irons). Harris regista usa inquadrature di un certo respiro,alternandole ai primi piani che si ricollegano al cinema leoniano,in una fotografia di forte nitore e dai colori netti,imbastisce una struttura di rapporti tra i personaggi di ottimo livello,e intelligentemente sfuma le scene madri tipiche del genere in un duello definitivo tra i due eroi senza copertura e la squadra dei cattivi al riparo,oppure lo scontro conclusivo tra il "bad guy" Irons e uno dei due "buoni",quasi fuori tempo massimo,un regolamento di conti inevitabile anche se a quel punto quasi non necessario. Un buon western,ottimamente impostato,che richiama le vicende di Tombstone e dell'Ok Corral senza citarle dichiaratamente.


domenica 23 gennaio 2011

VALLANZASCA-Gli angeli del male ( I/F,2010)
DI MICHELE PLACIDO
Con KIM ROSSI STUART, Filippo Timi, Francesco Scianna,Paz Vega.
DRAMMATICO
Al festival di Roma lo scorso Ottobre ha ricevuto sia critiche negative che vari attacchi un pò pretenziosi da parte di politici leghisti,secondo i quali il film su Renato Vallanzasca si traduceva in un'apologizzazione della cruenta vicenda del "bel Renè",e le sue gesta criminose raccontate con un'aura romantica molto peggio che discutibile. Cinque anni dopo il notevole risultato di "Romanzo criminale",Michele Placido torna a raccontare il lato noir degli anni Settanta in Italia,contrapponendo il racconto di uno dei più celebri banditi dell'epoca all'epopea simil-western della Banda della Magliana,sempre usando Kim Rossi Stuart come protagonista.Vent'anni di sangue e piombo,uccisioni e regolamenti di conti, tradimenti e patti tra delinquenti:dalle interviste rilasciate,è evidente che Vallanzasca non è affatto un idiota,ma un uomo consapevole di se stesso,sia della propria trista fama che della propria sconfitta umana,e questo è un fatto. Un altro fatto,è che Placido abbia realizzato un'opera che sia figlia del "genere" più marcato,e tuttavia gli ha dato ancora una volta un taglio che magari riuscisse ad altri,qui da noi. Il film è montato ad arte,ritmato,discretamente raccontato (a parte il personaggio di Timi e quello della Vega,un pò tirati via nell'insieme),che abbraccia un arco di tempo ampio,e scorre via come acqua. Per quanto riguarda la presunta esaltazione del personaggio-Vallanzasca,è piuttosto fuori luogo quest'idea,perchè il gangster interpretato con intensa aderenza da Rossi Stuart,uno dei migliori attori italiani in assoluto,ha sì un'aria da ribaldo charmant (come l'originale,d'altra parte),ma ci viene mostrata anche la sua abilità nell'uccidere,la sua violenza irrefrenabile. Se Placido vorrà continuare questo percorso,non sarò tra quelli che se ne dispiacciono.

venerdì 21 gennaio 2011

UNSTOPPABLE-Fuori controllo ( Unstoppable,USA 2O1O)
DI TONY SCOTT
Con DENZEL WASHINGTON,CHRIS PINE, Rosario Dawson,Ethan Suplee.
AVVENTURA
Tra Denzel Washington e Tony Scott c'è probabilmente una simpatia umana,ed una fiducia solida,come tra Russell Crowe ed il fratello del regista Ridley,o tra Dustin Hoffman e Barry Levinson:si formano delle collaborazioni che divengono alchimie.Tra il divo nero ed il regista è il quinto film insieme,e probabilmente non l'ultimo,anche se gli incassi di "Unstoppable" non sono stati mirabolanti. E'un film d'azione/avventura vecchio stile,in cui due uomini qualunque,nella fattispecie un capotreno ed un macchinista,si ritrovano coinvolti in una situazione disperata e provano a risolverla a rischio della vita:la pellicola rientrerebbe nel genere catastrofico,dato che si tratta di un treno carico di materiale pericoloso lanciato a piena velocità per errore umano,senza controllo,e i due protagonisti si ritrovano ad inseguirlo per evitare una catastrofe ambientale che ucciderebbe una miriade di persone,in caso di schianto del mezzo. Scott maneggia bene la materia,con una sintetica presentazione dei personaggi,un'efficace ambientazione nel mondo del lavoro e dei rapporti non facili in esso presenti,e mantiene viva l'attenzione ,con i due attori quasi per tutto il tempo all'interno della cabina di guida della loro locomotiva a caccia del treno-killer,per uscire fisicamente verso il finale nella pericolosissima manovra d'aggancio. Sia Washington che Pine sono funzionali alla regia,in un lavoro pienamente professionale,che,lungi dall'esaltare l'effetto speciale,comunque presente ed utile,non se ne fa divorare,preferendo concentrarsi sull'elemento umano,fattore cruciale,purtroppo spesso dimenticato da molto cinema d'azione oggi. Operazione tutto sommato speculare a quelle dell'ultimo Stallone ed altri,come ben rilevato su "Film TV" da Giona A.Nazzaro,è l'unico giusto sistema per autovalorizzarsi da parte del cinema di genere:un ritorno alle origini,senza lasciarsi fagocitare dalla modernissima ma infine castrante "perfezione" della computer graphic.

giovedì 20 gennaio 2011

DIECI INVERNI ( I,Rus 2009)

DI VALERIO MIELI

Con ISABELLA RAGONESE,MICHELE RIONDINO, Ljuba Zaizeva,Glen Blackhall.

DRAMMATICO

A volte le storie d'amore si complicano da sole,o meglio,chi le vive ci porta dentro tutte le sue complicazioni,insicurezze e zone paurose:ai protagonisti di "Dieci inverni",occorre appunto una decade per venirsi incontro,e decidersi di provare a vivere i loro sentimenti.Ed in mezzo,va da sè,altre persone,i loro timori,e molte altre cose.Coproduzione tra Italia e Russia,ben recensita pressochè da quasi tutta la stampa di settore,ma poco proiettata,tutto sommato,nelle sale,rappresenta l'esordio di Valerio Mieli,che narra in maniera quasi atipica per la nostra tradizione,una storia d'amore particolare,in cui si fa in tempo a riversare rancore,distanza,tenerezza e pure della follia. Perchè a volte gli esseri umani non capiscono la portata di un sentimento,e tendono a fare,ed a farsi,del male. Il film ha una delicatezza di narrazione sempre sobria,che non cerca praticamente mai l'effetto-lacrima,neanche nelle scene più dichiaratamente drammatiche,facendo seguire con interesse allo spettatore la complessa evoluzione dei rapporti tra i due protagonisti. Che,va detto, fanno bella figura:la Ragonese sta facendosi spazio tra le giovani attrici italiane con duttilità interpretativa e aderenza ai ruoli,mentre Riondino,che si era poco o per niente visto,emette le nevrosi e mostra gli spigoli necessari a caratterizzare il suo personaggio. Un'opera prima da non sottovalutare per niente,una storia d'amore abbastanza sui generis,ben scritta ed interessante.


domenica 16 gennaio 2011

HEREAFTER ( Hereafter,USA 2010)
DI CLINT EASTWOOD
Con MATT DAMON,Cècile De France,Jay Mohr,Bryce Dallas Howard.
DRAMMATICO
Salutato con molte bocche storte al festival di Toronto,mentre qui da noi la stampa di settore gli ha rivolto in sostanza grandi plausi,l'ultimo film di Clint Eastwood ha suscitato interesse,buona risposta da parte del pubblico nei primi giorni di programmazione ed articoli a iosa sulla pretesa "svolta spiritualista" del cineasta americano. Per la verità,più che una riflessione sulla Morte,questo lungometraggio appare più un interrogarsi sulla Sorte:che in visione laica si riveste di casualità fortunate o meno,in un'ottica da credente attribuisce importanza a simboli o circostanze che cambiano le prospettive ed il destino delle persone. Perchè un cappello che cade e ritarda un ragazzino che perde un metrò,il quale esploderà dopo pochi minuti, a quelli che la vedono nel primo modo sopra indicato sembrerà un gran colpo di fortuna,ai secondi un segnale dal cielo,una "mano di Dio" che ha impedito una tragica sorte al bimbo.La forza di Eastwood è nel non voler fornire risposte definitive,e l'aver adottato un tono distaccato per parlare di tematiche profonde ma troppo portate ad interpretazioni personalissime,a seconda appunto di chi guarda, a rischio,in alcuni passaggi,di apparire anche troppo freddo. Non è tra le vette del cinema eastwoodiano,"Hereafter",va detto,ed a tratti emerge una sensazione di lavoro su commissione,o non così personale come le opere dell'ultima fase della carriera dell'attore-regista californiano:tanto vale,però,sottolineare pure certi tocchi delicati come il finale,che evita le scene madri,ma porta a compimento un disegno forse ultraterreno,forse semplicemente fortuito,che unisce le tre storie narrate dallo script,in uno scioglimento che ha dello speranzoso,e che riunisce od unisce esseri umani spersi nelle loro domande,con alle spalle esperienze dolorose. Un buon film,sopra la media di tanto cinema mainstream,anche se forse il vecchio Clint negli ultimi vent'anni ci ha abituato male:eppure è risaputo che non si può offrire un capolavoro ogni volta che un regista realizza un film,e poi con la prolificità di registi come lui o Allen,è proprio impossibile.

LA VERSIONE DI BARNEY ( Barney's version, CAN/I,2010)
DI RICHARD J.LEWIS
Con PAUL GIAMATTI,Rosamund Pike, Dustin Hoffman, Scott Speedman.
COMMEDIA/DRAMMATICO

Barney Panofsky è un uomo che ha un certo talento nello sbagliare donna da sposare,difatti dopo due matrimoni con le persone non giuste,ne troverebbe una veramente amata,con un padre poliziotto avvezzo alla parlata greve,diviene da artistoide squattrinato un producer televisivo di buon successo,ma contiene difficilmente il brutto carattere che ha e approda sventuratamente ad una terza età contraddistinta da fattori poco benevoli:la traduzione in film del best-seller "La versione di Barney",di Mordecai Richter,è coprodotta tra Canada e Italia,ed affidata ad un regista che finora aveva diretto solo la terza puntata di "Poliziotto a quattro zampe",e quindi certo,almeno per ora, non un autore di vaglia. C'è chi,tra i recensori,ne ha lamentato la diminuzione della vena caustica in sceneggiatura,ma senza aver letto il romanzo, il film è una commedia drammatica riuscita,anche e soprattutto per l'apporto attoriale in primis di Paul Giamatti,che offre il suo faccione da rana gigante ad un carattere contorto,zeppo di difetti,simpatico ma anche meschino,rissoso ma anche affettuoso,impulsivo e inaspettatamente sentimentale,ma anche del resto del cast,in cui spicca un Dustin Hoffman in un ruolo di composizione come quello del padre,cinque scene in tutto,che da tempo non vedevamo così in forma. La parabola di Barney,condita da elementi suspence (ciò che ruota attorno all'amico del cuore poi fedifrago sparito misteriosamente) e agrodolci (la parte sentimentale),si dipana in un'umanissima estensione di guai e gioie,errori e slanci,gesti stupidi e occasioni prese al volo. Da antologia la sequenza della "fuga" dal matrimonio a rincorrere sul metrò l'ospite che ha fatto scaturire nel protagonista il vero colpo di fulmine della sua esistenza,così come resta impressa la scena della morte del padre in un bordello,salutato da un'irrefrenabile risata da parte dell'antieroe al centro del racconto. Un film che porta in sè l'impronta ebraica di uno humour adulto,sottile e che spinge a non prendere assolutamente sul serio soprattutto i grandi temi come l'Amore,la Vita,la Morte,i legami tra esseri umani.Qua e là è avvertibile qualche traccia alleniana,rimane magari il leggero rimpianto di una storia simile in mano ad un autore più smaliziato e con una mano più personale:ma è sempre difficile adattare un romanzo che a tanti è piaciuto senza deludere nessuno.

venerdì 14 gennaio 2011

CHE BELLA GIORNATA (I,2011)
DI GENNARO NUNZIANTE
Con CHECCO ZALONE,Nabiha Akkari,Rocco Papaleo,Annarita Del Piano.
COMMEDIA

A seguire il rotondo successo della pellicola d'esordio del comico venuto da "Zelig" Checco Zalone,vero nome Luca Medici, preciso appena prima della fine delle feste comandate,il bis :"Che bella giornata",che tocca cifre d'incasso che hanno dell'incredibile,18 milioni di euro in un fine settimana,quasi un record assoluto da noi. Tra questo e il grande risultato di un'altra commedia italiana come "Benvenuti al Sud",in molti esultano per una "rinascita italiana":dato prezioso,ed è vero,ma è anche vero che questa è una stagione cinematografica tra le meno toniche che ci sia stato dato di vivere. Lungo lo spazio di un sospiro, il filmettino con Checco Zalone,che prende di mira pregiudizi e differenze anche religiose,ottiene il risultato-risata spesso,ma con meno vigore del lavoro precedente. E non di rado affiora una certa frettolosità nella sceneggiatura,che mette insieme una storiella escogitata per tenere insieme il talento gaffeur del comico,e qualche figura brillante di contorno (su tutti,il personaggio del padre,uno stralunato Rocco Papaleo):file al botteghino,il pubblico si dà di gomito ad assistere alle marachelle puntualmente salutate da risate in sala,però l'impressione finale è relativamente convinta. Zalone dovrebbe provare a variare,mossa sempre rischiosa per un comico di successo che si affaccia al grande schermo e riscontra buon seguito:si sa,non è semplice,ma quanto può durare la corrente positiva? Pieraccioni mostra la corda ormai da tempo,anche se tutto sommato ha ancora gente che va a vederlo,in pochi riescono davvero a distanziarsi da se stessi.Ma almeno provarci,sarebbe meglio...

martedì 4 gennaio 2011

LA BANDA DEI BABBI NATALE ( I,2010)
DI PAOLO GENOVESE
Con ALDO,GIOVANNI E GIACOMO, Angela Finocchiaro.
COMMEDIA

Venuti dalla tv come molti altri campioni del riso,Aldo,Giovanni e Giacomo giungono solitamente a Natale,dopo l'esordio fortunatissimo di "Tre uomini e una gamba" di tredici anni fa:nel non breve periodo,cinematograficamente parlando,hanno inanellato grandi successi e qualche scivolata,dando la sensazione progressiva di un opacizzarsi della loro vis comica,anche se è giusto dire che un film non riuscito come "Il cosmo sul comò" ha tuttavia totalizzato cifre confortanti,ed un tentativo non liscio di un altro genere di commedia come "La leggenda di Al,John e Jack" deluse nella sostanza i fans. Nella tradizionale battaglia del box-office con lìaltra "banda",quella di De Sica-Parenti, sembra addirittura che il trio la stia spuntando,segnale che il cinepanettone da due o tre edizioni stia lentamente declinando come polo d'attrattiva per il grande pubblico. A dirla tutta,la sensazione che A,G&G abbiano già dato il loro meglio è avvertibile anche qui,ma va anche specificato che il filmettino si svolge garbatamente,senza ricorrere a gratuite volgarità, con l'affiatamento ormai consolidatissimo che lega i tre comici,corredati da buone partecipazioni di scafati professionisti del cinema brillante italiano come la Finocchiaro.E tra i tre protagonisti,ancora una volta il migliore sia per tempi recitativi che per abilità d'interprete,il migliore risulta esser Giovanni,mentre Giacomo ha poche occasioni per suscitare la risata,e Aldo viaggia un pò troppo sopra le righe. Storiella quasi tutta giocata su flashback in una vaga,ulteriore messa in parodia del cinema di Tarantino (vedi anche la citazione netta di "Little green bag" da "Le iene"),"La banda dei babbi Natale" incontra,pare,positivamente i gusti del pubblico che si reca al cinema in cerca di distensione:vale a dire,compitino sufficiente,obbiettivo moderato divertimento raggiunto,e si cita anche le divertenti sigle delle trasmissioni anni Settanta di Vianello & Mondaini nella sequenza del sogno di Giacomo.Mossa questa di buon livello e intelligenza.