lunedì 31 marzo 2008

LA CROCE DI FERRO ( The iron cross, USA 1977)
DI SAM PECKINPAH
Con JAMES COBURN, Maximillian Schell, James Mason, Senta Berger.
GUERRA

Se film di guerra doveva essere, poteva essere convenzionale l'apporto di Sam Peckinpah al genere? In tempi di kolossal sulla seconda guerra mondiale ( il robusto fiasco di "Quell'ultimo ponte" è contemporaneo) e di primi lavori sulla guerra del Vietnam, il regista di "Pat Garrett & Billy the Kid" realizzò un film antimilitarista scegliendo di raccontare la Guerra con l'ottica dei tedeschi in piena dèbacle , allo sbando, con tutti i conflitti interni all'esercito in piena espansione. Il ralenti coreografico utilizzato dall'autore rimanda al massacro finale de "Il mucchio selvaggio", capolavoro con il quale questo film ha più di un'attinenza: pare un racconto corale, ma è il sergentaccio Steiner, veterano dalla pelle dura come il metallo( interpretato da un James Coburn piuttosto in forma), che esprime il punto di vista disgustato e scosso del regista sull'argomento bellico. Scioccamente trattato come un regista machista al culmine del suo successo, il regista assegna alle Donne un ruolo decisivo nella gestione della sconfitta degli Uomini, e addirittura una canaglia che tenta di violentare una prigioniera russa conoscerà una fine truculenta con il "beneplacito" di Steiner, il quale, a fugare certi dubbi idioti sulla responsabilità vera o presunta di chi premeva il grilletto "obbligati dagli ordini", fa fuoco sui commilitoni traditori che avevano mitragliato gli altri in ritirata. Opera sarcastica, a tinte forti, anarchica e acuta , è un altro episodio di cinema alto di un maestro politicamente scorretto e talentuosissimo.

domenica 30 marzo 2008

IL NOSTRO MATRIMONIO E' IN CRISI( I, 2002)
DI ANTONIO ALBANESE
Con ANTONIO ALBANESE, AISHA CERAMI, Dino Abbrescia, Shel Shapiro.
COMMEDIA

Effettivamente i precedenti due film di e con Antonio Albanese erano in sostanza irrisolti, capaci di momenti assai divertenti ed altri francamente stanchi, ma il terzo,per il quale si è avvalso dell'illustre collaborazione in scrittura di Vincenzo Cerami, è senza appello.Su un'idea anche divertente e azzeccata( l'ironia sui centri new age, spesso messi su da furboni senza scrupoli), la terza regia di Albanese non trova mai il passo giusto, spreca tempo in gag ripetute e senza verve, deludendo non poco chi apprezza il pur bravo comico:buffo il santone-buffone Shel Shapiro,tutto il resto è noia, come diceva il poeta...(Va beh)
TRE AMIGOS!( Three amigos!, USA 1986)
DI JOHN LANDIS
Con STEVE MARTIN,CHEVY CHASE, MARTIN SHORT, Patrice Martinez.
COMMEDIA
I primi anni Ottanta videro splendere l'astro di John Landis premiandolo con successo di pubblico e una stima convinta, soprattutto dall'ala giovane della critica, riconoscendo nel barbuto autore di "Animal house" un reinnovatore della commedia hollywoodiana, con dosi di sboccata irriverenza, ma sempre all'interno di un contesto arguto e anarcoide. "Tre amigos!" rappresenta l'inizio della dissintonia con le platee, due anni dopo una chicca non particolarmente fortunata commercialmente ma nata di culto come "Tutto in una notte": la commedia su tre attorucoli che si ritrovano eroi del West ha qualche momento azzeccato , la verve del trio Martins-Chase-Short è vivace, ma le risate latitano, le gags più di una volta hanno le gomme sgonfie, e tutta l'operazione risulta più solida nell'intenzione che nello svolgimento.
MORTE DI UNA CAROGNA( Mort d'un pourri, F 1977)
DI GEORGES LAUTNER
Con ALAIN DELON, Maurice Ronet, Klaus Kinski, Mireille Darc.
THRILLER/DRAMMATICO
Per l'epoca in cui è stato girato, questo film presentava un cast denso di nomi di peso per il cinema francese: Delon,Ronet, Audran, Aumont, Guiomar, Darc e Kinski in un solo lungometraggio rappresentavano una lista di bei nomi, con aggiunta di una giovanissima Ornella Muti in un ruolo chiave ma in termini di presenza abbastanza esiguo, anche se sui manifesti italiani è in evidenza come fosse coprotagonista. Il film non è male, un giallo a sfondo politico ben recitato, ma che ci mette troppo ad entrare nel vivo della vicenda, difatti a una prima parte introduttiva anche troppo lunga, ne segue una seconda in cui le questioni si fanno pericolose di buon passo narrativo, pure se un paio di nodi di sceneggiatura sono risolti alla carlona. Delon gestisce il personaggio con piglio d'attore di qualità, Kinski è un potente palesemente subdolo, la Audran è quella che soffre maggiormente le limitazioni di un carattere eccessivo , anche se la sequenza in cui la sua bella signora avvezza all'alcool viene assassinata esprime una tensione maiuscola. Lautner è un regista diligente, ma che rende il racconto farraginoso senza tagliar corto.

venerdì 28 marzo 2008

L'URLO DELL'ODIO( The edge, USA/CAN 1997)
DI LEE TAMAHORI
Con ANTHONY HOPKINS, ALEC BALDWIN, Elle Mc Pherson.
AVVENTURA

Una sceneggiatura alla quale ha messo mano anche il celebrato David Mamet, un nome come Anthony Hopkins a capitanare il comunque sparuto cast, e una buona qualità tecnica di fotografia e montaggio: e allora come mai "L'urlo dell'odio", film d'avventura vecchio stile affidato al neozelandese Lee Tamahori è stato metaforicamente preso a calci dalla critica?C'è una certa dose di prevedibilità nella trama, questo sì, però questa pellicola che vede due personaggi cercar di sopravvivere dopo un incidente aereo in una foresta in cui oltre alle gelide intemperie dell'inverno, dovranno fronteggiare la fame, le asperità della natura, e un colossale orso che li bracca non sarà un capolavoro, ma è un intrattenimento piacevole. Abbinando un duro di carta come il giovane Baldwin all'anziano Hopkins, apparentemente inetto, ma dotato di una cultura radicata colma di nozioni che aiutano il due nella difficile battaglia per la vita, Tamahori porta lo spettatore a un finale teso il giusto, ma che non sarà difficile prevedere. Tuttavia, tutta questa acredine dimostratagli contro lascia perplessi.
PRENDI I SOLDI E SCAPPA( Take the money and run, USA 1969)
DI WOODY ALLEN
Con WOODY ALLEN, Janet Margolin, Marcel Hillaire, Jacquelin Hyde.
COMMEDIA
Il sottobosco criminale ha spesso esercitato un certo fascino su Woody Allen, e una commedia-parodia del crime-movie più classico è questo film, che in parte contribuì a fare conoscere il talento comico dell'attore,scrittore e regista. Le trovate efficaci non mancano ( la pistola di sapone che si scioglie sotto la pioggia, i genitori che si vergognano del protagonista e accettano di parlare di lui camuffati da Groucho Marx), Allen ci dà dentro come interprete, e il film risulta infine piuttosto divertente: certo, siamo agli albori del suo cinema, c'è qualche citazionismo di troppo, qualche passaggio non felice.C'è chi ne ha fatto un personale cult, c'è chi gli trova i difetti di cui sopra e non glieli perdona: è evidente già qui, però , una carica derisoria di potenzialità notevoli, quella che è oggettivamente nella sua opera a seguire.
L'OMBRA DEL DIAVOLO( The Devil's own, USA 1997)
DI ALAN J.PAKULA
Con BRAD PITT, HARRISON FORD, Natasha McElhone, Treat Williams.
THRILLER/DRAMMATICO


Una delle lavorazioni più travagliate della storia di Hollywood, la sceneggiatura riscritta tre volte, i due protagonisti che vanno poco d'accordo sul set, e Pitt che ha più di uno screzio con il regista Alan J.Pakula, un finale che viene eliminato per essere rimpiazzato da quello che è rimasto, e per finire un ritardo nell'uscita di quattro mesi.Queste le attenuanti per la non riuscitissima pellicola che vede abbinati Harrison Ford e Brad Pitt.Pur ottimo sotto il profilo tecnico, il film lascia in effetti insoddisfatti.Più riuscito nelle scene d'azione che in quelle che dovrebbero far creare un pò di pathos con gli attori,"L'ombra del diavolo" si basa troppo sui due personaggi principali, trascurando di caratterizzare più a fondo i ruoli secondari ( che spreco il cattivo banalmente feroce di Treat Williams): i due divi,pur carismatici e capaci di dare qualche tocco personale ai propri personaggi, risentono di certe forzature nei passaggi della sceneggiatura , che portano il film a una conclusione largamente prevedibile.E alla considerazione che "L'ombra del diavolo" avrebbe dovuto essere molto meglio di com'è.

giovedì 27 marzo 2008

LA PANTERA ROSA COLPISCE ANCORA
( The return of the Pink Panther, GB 1974)
DI BLAKE EDWARDS
Con PETER SELLERS, Christopher Plummer, Herbert Lom, Catherine Schell.
COMMEDIA

Episodio terzo della saga creata da Blake Edwards e Peter Sellers sull'ispettore di polizia più coglione della storia del cinema, "La Pantera Rosa colpisce ancora" , pur non arrivando ai livelli di divertimento del primo capitolo, e di "Uno sparo nel buio", riserva ancora buon ritmo e trovate per gli spettatori affezionati. Clouseau-Sellers regge tutto il film, la trama si fa più flebile e tendente allo sconclusionato, ma l'approdo delle disavventure del personaggio alla decade successiva alla sua nascita merita divertita visione. Di qui in poi la serie comincerà a segnare il passo, forse anche per l'evidente necessità solo commerciale di proseguire la sarabanda catastroficomica e per una progressiva stanchezza dello sprint iniziale,comunque robusto.
FREDDY VS. JASON( Freddy vs. Jason, USA 2003)
DI RONNY YU
Con ROBERT ENGLUND, Ken Kirzinger, Monica Keena, Jason Ritter.
HORROR

Elm Street contro Crystal Lake, ce lo dovevamo aspettare prima o poi: sugli schermi proponenti storie horror, l'accoppiata Freddie Krueger-Jason Vorhees era quasi scontata, dopo gli Aliens contrapposti ai Predator. Il problema, semmai, è che il film è dichiaratamente rivolto a spettatori che non toccano il diciottesimo anno di età: capiamoci, certo non è un film per bambini, scene in cui lame perforano e tagliano andrebbero per principio negate anche a una prima adolescenza. Però evidentemente il regista cinese Ronny Yu amalgama le imprese violente dei due mostri-icone del neohorror a un'estetica che si collega all'immaginario dei videogiochi, e il film funziona meglio quando la butta proprio sul cartoonistico, vedi lo scontro fisico tra le due orride creature con Krueger che fa rimbalzare il killer con la maschera da hockey come fosse una pallina da flipper. Il resto è pura cornice, i personaggi quasi tutti avviati a fare classifica per i due assassini eterni su chi ne fa fuori di più, e giunti al praticamente inutile finale ( perchè, c'è qualcuno che ipotizza sia finita qui?) si tiene a bada qualche sbadiglio per la ripetitività della pellicola.
THE BELIEVERS-I credenti del male( The believers, USA 1987)
DI JOHN SCHLESINGER
Con MARTIN SHEEN, Helen Shaver, Robert Loggia,Harley Cross.
HORROR
Accolto con sufficienza, quando non proprio con negatività, questa escursione nell'horror dell'inglese John Schlesinger non è così disdicevole.Ha , per esempio, un buon incalzare della trama e nella seconda parte il regista impiega bene il materiale a sua disposizione per far espandere la tensione;inoltre gli attori rendono bene e Martin Sheen asseconda da par suo il gioco della regia.Qualche prevedibilità, ma il tema della "santéria", setta che nelle sue forme più estreme non esclude i sacrifici umani, è affrontato discretamente, e se non si prova paura, per gli appassionati del thriller a riflessi mistici può essere un film cui interessarsi.

mercoledì 26 marzo 2008

NODO ALLA GOLA ( Rope, USA 1948)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con JAMES STEWART,FARLEY GRANGER,JOHN DALL, Cedric Hardwicke.
GIALLO

Conosciuto anche come "Cocktail per un cadavere", questo è uno dei titoli hitchcockiani che non sempre viene annoverato tra i capolavori del maestro di "Intrigo internazionale", reputato da una parte di recensori meno importante dei più celebri lavori di sir Alfred. In realtà, è un thriller di eccezionale modernità, sia per la trovata del piano sequenza lungo praticamente tutta la pellicola, che per la straordinaria , gelida crudeltà con cui viene attuato il progetto omicida dei due assassini ( tra le righe forse omosessuali) che per il dilemma etico su cui verte tutta la storia. James Stewart si conferma interprete ideale degli eroi sottilmente ambigui della filmografia di Hitchcock, e la scena in cui prende coscienza con orrore dell'eccessivo zelo dei suoi due studenti circa i quesiti filosofici da lui inoculati nelle loro menti programmaticamente perverse è tra le più belle dell'opera del regista. Ottanta minuti di cinema apparentemente "da salotto", e invece agile e sciolto come l'occhio del suo autore, un piccolo capolavoro .
LA MUMMIA( The mummy, GB 1959)
DI TERENCE FISHER
Con CHRISTOPHER LEE, PETER CUSHING, Yvonne Furneaux, Eddie Byrne.
HORROR


Dopo vampiri, licantropi e creature composte da cadaveri, per la Hammer inserire anche la mummia tra i suoi mostri era un passaggio quasi obbligato: riunita la squadra vincente Fisher-Cushing-Lee, la casa di produzione rifà , ovviamente arrangiando la storia ai canoni della fine degli anni Cinquanta, la tragica storia di amore, morte, e resurrezione del sacerdote che a causa di una passione proibita diviene un morto vivente assetato di vendetta. In sè, la storia di Imhotep ha una dimensione romantica non indifferente, e la professionalità di Fisher rimedia ai dialoghi scarni delle sceneggiature hammeriane, coadiuvata dalla bravura interpretativa dei "dioscuri dell'horror inglese", come li aveva ribattezzati Tullio Kezich. Sul piano dello spavento, non ci si aspettino brividi a non finire e pelo drizzato sul collo, ma è da apprezzare la buona confezione con cui questi piccoli classici venivano realizzati.

martedì 25 marzo 2008

IL SIGNORE DEGLI ANELLI( The Lord of the rings, USA 1978)
DI RALPH BAKSHI
ANIMAZIONE
AVVENTURA/FANTASTICO
Progetto-monstre, probabilmente troppo azzardoso anche per il fantasmagorico mondo dell'animazione, "Il signore degli anelli" segnò la massima ambizione per il regista Ralph Bakshi, e allo stesso tempo la sua caduta, dato che era, agli albori dei Settanta, uno dei nomi di punta tra i giovani autori, paragonato nientemeno che a Spielberg, Lucas e Coppola. In realtà, questa prima trasposizione su schermo del colosso letterario di Tolkien, prima dell'avvento di Peter Jackson, traduce in pellicola il primo libro, "La compagnia dell'Anello",e si chiude palesemente su una sospensione dell'avventura, ancor più che la versione con attori : Bakshi utilizza una tecnica piuttosto all'avanguardia, specialmente nell'elaborazione degli Orchetti, creati con sagome riprese dal vero e giocando con le ombre, ma ciò che difetta all'autore di "Fritz il gatto" è la cattiva gestione del ritmo narrativo, e l'incertezza sul piano da tenere, se rivolgersi a un pubblico di giovanissimi, oppure inoltrarsi in una interpretazione adulta e più complessa dell'opera. Tra i momenti riusciti di questa pellicola, che comportò un forte dispendio di denari non tornati indietro, la lotta con il Balrog e la morte di Boromir, ma non fanno di questo tentativo volenteroso e qua e là interessante un film riuscito.
FRANKENSTEIN CONTRO L'UOMO LUPO
( Frankenstein meets the Wolf Man, USA 1943)
DI ROY WILLIAM NEIL
Con BELA LUGOSI, LON CHANEY Jr., Ilona Massei.
HORROR


Quasi inevitabile il confronto tra icone del cinema, e nell'horror , o nel genere fantastico, le cose sono facilitate dalla potenzialità di stravolgere logica e possibilità di sfruttamento di personaggi e ambientazioni. Questo dovrebbe essere il primo confronto tra mostri Doc, o giù di lì: Bela Lugosi negli inusuali panni della creatura di Frankenstein si scontra con l'Uomo Lupo impersonato dal figlio del camaleonte Lon Chaney, in una pellicola che fa riferimento al film sul licantropo diretto poco prima da George Waggner.La particolarità è che in teoria il mostro di provenienza shelleyan-whaliana è il vero cattivo, mentre il giovane uomo colpito da licantropia è tutto sommato l'eroe positivo. Probabilmente all'epoca qualcuno si sarà spaventato con l'accoppiata mostruosa: oggi saltano più all'occhio grossolanerie e una vaga tendenza al ridicolo del trucco occorso all'ex-Dracula per calarsi in un'imitazione non riuscitissima di Boris Karloff. Il finale, inoltre, è secco e abbastanza deludente, e non migliora di molto il giudizio perplesso sulla pellicola.

lunedì 24 marzo 2008

I PADRONI DELLA NOTTE ( We own the night, USA 2007)
DI JAMES GRAY
Con JOAQUIN PHOENIX, Eva Mendes, Mark Whalberg, Robert Duvall.
DRAMMATICO

Terzo film del regista James Gray,che una quindicina di anni fa realizzò un esordio apprezzato dalla critica come "Little Odessa", poi distribuito male e poco, come del resto il secondo film, uscito molto tempo dopo, "The yards":un pò meglio sembra essere andata, sul piano commerciale, a questo "We own the night", da noi ribattezzato in modo non indovinatissimo "I padroni della notte". Accolto piuttosto bene da buona parte della stampa, il film , un neonoir realizzato secondo i canoni del filone, ha una partenza folgorante, molto scorsesiana, che vede un'interessante descrizione di certi ambienti e tipi di rapporti tra i personaggi, ma si perde in una farraginosità consistente nello sviluppare la complessità di intrecci tra legami di sangue e non. Gray è capace di una sequenza d'azione magistrale e drammaticissima come quella dell'inseguimento-imboscata nella pioggia battente tra il clan russo e la famiglia del protagonista, e di non sfuggire a un paio di inverosimiglianze di logica narrativa abbastanza evidenti ( il fatto che Phoenix lavori per la mala gestendo un locale di mafiosi,e che loro non immaginino nemmeno lontanamente che è figlio di una vera celebrità della polizia.....), e anche se il regolamento di conti finale , pur con qualche prevedibilità, non risulti banale, siamo ben lontani dal ritenere il suo film un nuovo classico.Nel cast, discreti tutti, con personaggi che non evitano qualche scivolata nell'ovvio.
UOMINI E COBRA ( There was a crooked man...., USA 1970)
DI JOSEPH L.MANKIEWICZ
Con KIRK DOUGLAS, HENRY FONDA, Burgess Meredith, Warren Oates.
WESTERN

Nella fase revisionista più acuta del western, un autore di spicco come Joseph L.Mankiewicz fornì il suo apporto al genere con un'opera sarcastica e brutalmente pessimista sulla natura umana, schierando tra l'altro due giganti dell'universo fatto di polvere, cavalli e pallottole come Kirk Douglas ed Henry Fonda. Orchestrato per la maggior parte del suo svolgimento come una sorta di parodia sapida del genere virato sul filone carcerario , "Uomini e cobra" ( titolo non sbagliato, ma piuttosto differente dall'originale) si chiude in un'escalation sanguinaria che svela la vera attitudine dei personaggi. Condito di dialoghi saporiti, e diretto intelligentemente da uno tra i più grandi conduttori di attori della Hollywood classica, il film è un'interessante apologo e allo stesso tempo piacevole da vedere. E'vero che i primi anni Settanta hanno segnato il pieno declino del genere, visto che ne è stata ridiscussa l'essenza e ridisegnati canoni,testi e sottotesti, eppure sono stati numerosi ,in proporzione, i western di qualità di quel breve periodo.

venerdì 21 marzo 2008

IO ZOMBO, TU ZOMBI, LEI ZOMBA( I, 1979)
DI NELLO ROSSATI
Con RENZO MONTAGNANI, NADIA CASSINI, DUILIO DEL PRETE, COCHI PONZONI.
COMICO

Nella tradizione parodistica del cinema italiano da terza visione proliferato dagli anni Cinquanta a quasi tutti gli Ottanta, non poteva mancare un adattamento dei film horror di morti viventi, proprio dopo il '78 all'apice della fama (era uscito l'anno prima "Zombi" e molti altri epigoni italiani, spagnoli e statunitensi lo seguirono nelle due o tre stagioni a seguire):ecco quindi Montagnani, eroe indefesso del filone pecoreccio-balordo di quell'era(ma lui, lo ripeto ancora, è stato un attore degno di ben altri ruoli), in versione zombie, che punta a mangiare malcapitati con tre compari, in un motel che riceve personaggi strani.D'obbligo,visto che c'è anche lei, mostrare il rinomato fondoschiena di Nadia Cassini, e curiosa l'apparizione di Ghigo Masino, cabarettista sanfredianino berciante e abbastanza conosciuto a Firenze nei teatri del vernacolo anni fa.Ma il film è veramente desolante, ogni metro di pellicola che scorre un pò di più.

giovedì 20 marzo 2008

GRANDE, GROSSO E VERDONE ( I, 2008)
DI CARLO VERDONE
Con CARLO VERDONE, Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono.
COMMEDIA

I fans reclamavano a gran voce una nuova versione dei personaggi che hanno dato la notorietà a Carlo Verdone, e il comico , incalzato anche dal produttore Aurelio De Laurentiis , ha girato, una dozzina di anni dopo l'ultima loro reincarnazione ( e consistente affermazione al box-office) un nuovo film ad episodi precisando che è l'ultima volta. Il pubblico sembra aver premiato questa scelta, dato che nel primo fine settimana di proiezioni, "Grande, grosso e Verdone" ha totalizzato oltre cinque milioni di euro , e le recensioni sono state piuttosto positive: passata da un pò la cinquantina, l'autore di "Io e mia sorella" si scopre incattivito, e ritrae, è vero, la società con un'acidità che qualche anno fa gli era sconosciuta. Dei tre episodi che compongono il nuovo lavoro di Verdone, due non sembrano riuscitissimi, però: l'imbranatissimo Leo ancora in tenuta da boyscout alla sua età è poco credibile, e l'odioso Raniero , erede di Furio è troppo spigoloso per risultare comico. In sostanza,tuttavia, sono due espressioni dell'artista che rimangono macchietta e non si fanno mai personaggio ,per troppi evidenti limiti della loro dimensione unica. Diverso è il discorso per il capitolo finale del cialtrone arricchito Moreno, che ripropone le smargiassate truzze di Ivano o Enzo di "Un sacco bello": in qualche modo , con malignità e capacità di "fotografare" la realtà esistente sordiane, Verdone abbozza un efficace ritratto di un'Italia involgarita, attaccata a schemi di vita superficiale , però non del tutto corrotta, e forse in cerca di un ritorno alla tradizione più di quanto non pensi e si pensi. Coadiuvato da una Claudia Gerini davvero in gran forma (anche fisica, mi permetto di dire...), il regista e protagonista si produce in una bella performance che recupera molte delle aspettative deluse fino a quel punto. Benchè l'umorismo sia più "cattivo", non siamo di fronte a uno dei più ispirati titoli dell'autore: se però il prossimo suo film mantenesse quest'acredine, chissà se non potrebbe essere il suo migliore.

mercoledì 19 marzo 2008

QUEL CHE RESTA DEL GIORNO
( The remains of the day, GB 1993)
DI JAMES IVORY
Con ANTHONY HOPKINS, EMMA THOMPSON, Christopher Reeve, Michael Lonsdale.
DRAMMATICO

La casa è il centro del film, scenario di piccoli e grandi drammi, conflitti e momenti cruciali dell'esistenza dei personaggi:a differenza di "Casa Howard", quest'opera è piu' a fuoco e , pur nello stile algido di Ivory, più appassionante.Dramma sulla repressione emotiva, che riesce a interessare lo spettatore per quell'implosione continua di sentimenti:diretto con perizia dall'autore di "Camera con vista", il film deve gran parte della sua riuscita all'intepretazione di classe di un impressionante Anthony Hopkins e della notevole Emma Thompson, entrambi a una prova di grande tecnica recitativa.Da antologia il finale, con lei piangente sull'autobus che la porta via e grida cose inudibili all'uomo dalle spalle curve per aver buttato via la propria vita in nome della Tradizione e del Dovere;il film ci lascia con un volo di piccione, che trova il modo d'uscire dall'oppressione della Casa con un semplice battito d'ali.

martedì 18 marzo 2008

TI AMERO'...FINO AD AMMAZZARTI( I love you to death, USA 1990)
DI LAWRENCE KASDAN
Con KEVIN KLINE, Tracey Ullman, Joan Plowright, William Hurt.
COMMEDIA


Lawrence Kasdan è rimasto un mezzo autore, avendo sollevato entusiasmi e delusioni , dopo una partenza in nome di un cinema citazionista, però sapido di cultura filmica, anche se forse l'eccessiva promiscuità tra i generi alla lunga ha nuociuto alla carriera dell'autore di "Silverado". La capacità di imbastire soggetti e storie interessanti non gli sono mancate quasi mai ( Kasdan nasce sceneggiatore, come si sa), però ogni tanto il regista è incappato in film più validi nelle intenzioni che nella realizzazione, come questo, che pare sia tratto da una bizzarra storia vera. Con facce note in ruoli di contorno, come i killers Hurt, Reeves e Phoenix, il protagonista Kevin Kline, altro attore consueto nei film kasdaniani, ci dà un pò troppo dentro con la verve caricaturale, e gli scontri di odio e passione con la moglie Tracy Ullman invitano qua e là al sorriso, più spesso si viaggia in zona stereotipo. Commedia fiacca, film sentimentale bolso, è uno dei risultati meno positivi della filmografia dell'autore.

lunedì 17 marzo 2008

BETRAYED-Tradita ( Betrayed, USA 1988)
DI COSTA-GAVRAS
Con DEBRA WINGER, TOM BERENGER, Betsy Blair, John Mahoney.
DRAMMATICO
Tematica valida, la lotta al razzismo ancora esistente in molte parti della società.Thriller impegnato , sui rimasugli nelle comunità rurali del Ku Klux Klan e su una questione etica di una certa pesantezza(se l'uomo che una donna scopre di amare per la sua bontà e dolcezza si rivelasse davvero essere il pericoloso membro dell'espressione più demente del razzismo USA?),"Betrayed" è un discreto film, con i pregi e i limiti di un regista veramente appassionato alle grandi cause come Costa-Gavras:pregi perchè comunque sa come si mette su un film, vi si respira un accaloramento sincero, una sana rabbia civile si fa largo, e difetti perchè talvolta il cineasta non si sa contenere, inciampa nella retorica e rischia di perdere il filo del discorso intrapreso.Debra Winger si conferma attrice di valore, con i dubbi e la determinazione di questa agente FBI che rischia tutto nella dolorosa indagine assegnatale,Tom Berenger è credibile a mantenere fino quasi alla fine il punto interrogativo sulla vera natura del suo personaggio.Fosse stato più equilibrato, sarebbe diventato un grande classico dell'impegno in un 'epoca in cui questa parola era vista con sospetto.
LA PAROLA AI GIURATI( Twelve angry men, USA 1957)
DI SIDNEY LUMET
Con HENRY FONDA, Lee J. Cobb, E.G.Marshall, Jack Warden.
DRAMMATICO


L'esordio di Sidney Lumet la diceva lunga sulle capacità del regista, visto che unisce a una gran direzione di attori l'espressione delle potenzialità dei caratteri, e la bravura nel gestire la tensione della vicenda narrata, scegliendo un tema sociale o politico di interesse notevole. Di questo film, che quaranta anni fa venne anche rifatto per la tv americana, e da una firma di un certo spessore come William Friedkin, è da apprezzare per la concisione del racconto, e per la sfida del giurato Henry Fonda, garantista al cubo, nel riuscire a convincere gli altri undici colleghi a non votare per la pena di morte per un ragazzo sotto processo. Il duello con l'acerrimo rivale Lee J.Cobb è di un pathos denso, e il film si conclude fuori dell'aula dove si è svolta un'immane querelle per decidere della vita di una persona con un guizzo liberatorio. Cinema civile di grande validità ancor mezzo secolo dopo la sua concezione, "La parola ai giurati " è un grande classico di un'epoca fervente di idealismo su celluloide.
MONSTER'S BALL-L'ombra della vita( Monster's ball, USA 2001)
DI MARC FORSTER
Con BILLY BOB THORNTON, HALLE BERRY, Heath Ledger, Peter Boyle.
DRAMMATICO

"Era un debole." La frase, breve e semplice se presa così, ha dello sconcertante nel sentirla pronunciare dal nonno Peter Boyle , razzista e reazionario, a proposito del nipote Heath Ledger, che si è sparato al cuore: e non sarà l'unico momento duro di una pellicola aspra, spesso sgradevole, affollata di crudezze e calori. Celeberrimo anche per una scena di sesso molto "natural" tra i due protagonisti Thornton e Berry, questo melò sudista , diretto dallo svizzero Marc Forster, fece guadagnare un Oscar alla bellissima Halle. Come si diceva il film passa per varie cose spiacevoli, che colpiscono entrambi i personaggi principali, dipinge un quadro d'ambiente poco civile e tendente all'impietoso, salvo ritrovare proprio alla fine una speranza nell'amore. In breve, il melodramma di sentimenti, pur adeguato ai tempi, va avanti a colpi bassi nell'animo dello spettatore sensibile, dosa gli affondi e senza pause lo tormenta fino alla conclusione: gli attori sono molto bravi, spontanei, a rendere "reali" personaggi umanamente rozzi e ruvidi, in cerca di una parvenza di serenità quasi a loro preclusa, meno bene funziona la regia di Forster, che paradossalmente smorza il pathos di una vicenda eppure così potenzialmente straziante, arrivando ad essere stranamente fredda in alcuni passaggi.

domenica 16 marzo 2008

ARMA DA TAGLIO ( Prime cut, USA 1972)
DI MICHAEL RITCHIE
Con LEE MARVIN, Gene Hackman, Sissy Spacek.
NOIR

Ambientazione rurale, tra vacche d'allevamento e ragazze perdute da avviare alla prostituzione, un cast che conta tre nomi di peso ( Marvin, Hackman e una praticamente esordiente Spacek, se vi pare poco...) : "Arma da taglio" è un thriller/noir che si svolge in gran parte alla luce del sole,tende allo scarno e presenta elementi ricollegabili al "pulp" di tarantiniana memoria, oggi quasi dimenticato, ma che gli appassionati di cinema non dovrebbero perdersi. E' un cinema schietto, fatto di dialoghi ironicamente "hard-boiled", confronti tra duri in un gioco torbido, diretto professionalmente da Michael Ritchie e recitato con la giusta calibratura dagli interpreti. La scena della fuga nel campo di grano dalla trebbiatrice è un pezzo di cinema d'azione di prima qualità, la conclusione del film un pò spiccia, in questo senso coerente con lo stile narrativo scelto. Se in alcuni dizionari di cinema viene classificato quasi di serie B, gli rispondo che di seconde categorie come queste ce ne vorrebbero...
ORE DISPERATE ( The desperate hours, USA 1990)
DI MICHAEL CIMINO
Con MICKEY ROURKE, ANTHONY HOPKINS, Kelly Lynch, Mimi Rodgers.
DRAMMATICO
Trentacinque anni dopo il classico di Wyler,Michael Cimino riprende il soggetto con i tre evasi che si rinchiudono in una casa, abitata da una famiglia-bene in cui l'ipocrisia regna e la nevrosi è appena controllata.Cimino è un regista da spazi ampi, per cui gli esterni sono di più che nell'originale, non a caso le scene migliori sono quelle della fuga di Mickey Rourke con l'avvocato Kelly Lynch, con la quale ha un torbido legame, e il braccaggio di uno dei complici del protagonista da parte della polizia e la conseguente uccisione dello stesso in riva a un ruscello. L'autore de "L'anno del dragone" ritenta l'accoppiata con Rourke, ma questo remake non funziona a dovere:il film ha il fiato corto, e spesso accade( cosa negativa soprattutto per un thriller ) che una vaga noia serpeggi, e le psicologie dei personaggi siano confuse o mal sviluppate.E'un peccato che Michael Cimino sprechi in un rifacimento non necessario un talento come il suo, tra i più originali del cinema americano :sa come far montare la tensione, compie con la macchina da presa movimenti affascinanti, e sceglie attori e ruoli giusti.Ma perchè rivisitare un classico di Hollywood se non si sa tirarne altro fuori?
FINO ALLA FINE DEL MONDO
( Until the end of the world, D 1991)
DI WIM WENDERS
Con WILLIAM HURT, SOLVEIG DOMMARTIN, Sam Neill, Jeanne Moreau.
FANTASTICO

Troppo lungo, troppo ambizioso, troppo movimentato, troppo futuribile:per questo film di Wim Wenders la stampa si è mossa in tutti i sensi, con un unico comune denominatore, un sostanziale rimprovero all'autore tedesco per avere esagerato.Probabilmente c'è del vero in questo;in uno straordinario carnevale di incontri bislacchi, tecnologia prossima ventura, luoghi e usi tra i più diversi, si snoda un'estenuante ricerca amorosa di una donna di fine ventesimo secolo, che insegue il bizzarro William Hurt.Tutto è molto frenetico, il ritmo è qua e là forzato, ma di qui a definirlo un film sbagliato mi pare sinceramente eccessivo.Sostenuto da una delle più belle colonne sonore degli ultimi vent'anni, fatta soprattutto di canzoni di gente come U2,REM,Peter Gabriel,Lou Reed e altri ancora,"Fino alla fine del mondo" è film imperfetto, mai noioso nonostante la lunghezza consistente(due ore e quaranta):magari criticabile la troppo netta flessione drammatica che coglie l'autore al punto chiave di tutta la vicenda, rischiando di portare la storia sul patetico, dopo aver giocato molto ironicamente su un mondo egoista e vanitoso, capace di usare una straordinaria tecnologia in modo pressochè superfluo, ma completamente smarrito di fronte a uno sfascio planetario sempre più palese e inarrestabile.Memorabile l'interpretazione di William Hurt, nella falsa indifferenza che mostra per celare un dolore crescente e con poche speranze.

sabato 15 marzo 2008

UNA VITA AL MASSIMO ( True romance,USA 1993)
DI TONY SCOTT
Con CHRISTIAN SLATER, PATRICIA ARQUETTE, Dennis Hopper, Gary Oldman.
AZIONE

Poteva diventare un "cult" assoluto , infarcito di star in brevi ruoli o cameo, scritto da Quentin Tarantino, con colonna sonora rockeggiante, ma "True romance" spreca quasi tutte le sue carte in una non-storia falso-ribelle che affastella i tanti personaggi presentati in una sceneggiatura monca che saltabecca da una situazione all'altra senza una gran continuità.Tra l'altro il film ci propone una delle peggiori scene di violenza mai girate:il pestaggio sanguinosissimo della coprotagonista Rosanna Arquette, di un sadismo rivoltante, quasi da provocare l'abbandono della visione.Si approda poi a un finale oltre la soglia dell'inverosimile con una sparatoria delirante, che fa addirittura resuscitare i morti per infilare un rappezzatissimo happy end.A qualcuno èanche piaciuto...

giovedì 13 marzo 2008

TUONO BLU ( Blue Thunder, USA 1983)
DI JOHN BADHAM
Con ROY SCHEIDER, Malcolm McDowell, Candy Clark, Warren Oates.
AZIONE

"Tuono Blu" è un elicottero ultracorazzato studiato e costruito per utilizzo in casi di guerriglia urbana: viene assegnato a un pilota della polizia dotato ma dal passato traumatico, reduce dal Vietnam, che ben presto si interroga sulle eccessive potenzialità del velivolo, giungendo a un vero e proprio duello sopra la città contro un ex superiore nell'esercito dalle intenzioni losche. Badham imbastisce un buon film d'azione, con un protagonista nevrotizzato e irrequieto, che regola ogni cosa della sua vita con il timer dell'orologio che porta al polso: scritta dal Dan O'Bannon che collaborò ampiamente alla creazione di "Alien", la sceneggiatura prevede un complotto eversivo che minaccia la stabilità della comunità da combattere con l'aiuto del potente nuovo mezzo, per chiudersi su una mossa necessaria dell'eroe Scheider. Trama più elaborata del soolito per il cinema d'azione di inizio anni Ottanta, qualche passaggio rallenta un poco il ritmo della narrazione, e il pezzo della sfida tra elicotteri è un momento riuscitissimo.
STORIA DI NOI DUE ( The history of us, USA 1999)
DI ROB REINER
Con MICHELLE PFEIFFER, BRUCE WILLIS, Coleen Rennison, Jake Sandvig.
COMMEDIA

L'idea è di quelle non sfolgoranti, ma nemmeno sceme: un rapporto di coppia lungo praticamente una vita, con i contrasti e i momenti belli che naturalmente ne fanno parte. C'era un buon regista, che qualche film di valore lo ha fatto, e due star a confronto per la prima volta. E allora perchè "Storia di noi due" non funziona granchè e si risolve in un'ennesima commediola sentimentale all'acqua di rose , nemmeno troppo saporita?Reiner immette nel film qualche tentativo di riallacciarsi allo stile di Allen, come gli era riuscito meglio in "Harry, ti presento Sally",ma la sceneggiatura un pò sciapa non lo aiuta: in più, non ricorderemo l'accoppiata Pfeiffer-Willis tra le più coese e ben assortite del genere, e il finale "happy"lo si avvista fin dalle prime sequenze, anche senza apposito binocolo. C'è di peggio ovviamente, ma non ci si aspettino grandi cose da questo film.