lunedì 30 agosto 2010

ECLIPSE (The Twilight saga:Eclipse,USA 2010)
DI DAVID SLADE
Con KRISTEN STEWART,ROBERT PATTINSON,TAYLOR LAUTNER,Peter Facinelli.
FANTASTICO
Terzo appuntamento con l'insulsa Bella,l'esangue Edward ed il gonfio Jacob,eroi della saga pseudo-horror "Twilight",pompatissima al solito dai mass-media,che però sembra aver trovato il picco nello scorso capitolo,e forse conosce già un lieve declino. Seguitano i dilemmi d'amore tra la ragazza,il vampiro ed il lupo mannaro,ma questa volta i due rivali dovranno allearsi per difendere l'oggetto del desiderio dalle insidie di una minaccia venuta dall'esterno, un'orda di giovani succhiasangue che vogliono uccidere Bella. L'apporto di David Slade,che aveva realizzato l'horror glaciale "30 giorni di buio",dice poco di nuovo,salvo una vaga coesione della storia,che perdura a trascinare oltre i confini dell'umanamente sopportabile da mente umana e conscia dell'esistenza della rottura di scatole,una trama che un buon sceneggiatore (o forse meno furbo)risolverebbe in trenta pagine:e quindi,se lo spettacolo latita,come sempre,le chiacchiere da autobus che riporta a casa dopo la scuola fioccano, i tira e molla di un'eroina molto insignificante al centro dei pensieri e delle picche tra due mostri di gran presa sulle giovanissime che affollano le sale in cui i film tratti dalla tetralogia di Stephanie Meyer (più banale e meno inventiva anche della Rawling,ma pensa un pò...) vengono proiettati danno l'uggia ed oltretutto non si ha neanche il buon gusto di mandare il pubblico a casa entro un'ora e mezza di Nulla.Ormai sorbiamoci anche l'atto finale,ma che brodo allungato è questa serie...

martedì 24 agosto 2010

ROCKY V ( Rocky V,USA 1990)

DI JOHN G.AVILDSEN

Con SYLVESTER STALLONE, Talia Shire, Burt Young,Tommy Morrison.

DRAMMATICO


Finita l'erculea disputa moscovita di "Rocky IV",in cui il match non ufficiale (ma in mondovisione) tra Balboa e il sovietico Ivan Drago,il pugile di Philadelphia torna in patria seriamente compromesso nella salute,e con la brutta sorpresa di scoprire che non possiede più niente,causa un commercialista truffaldino:si ricomincia da capo,si torna nei quartieri bassi,e se il ring non può più ospitare le imprese di Rocky,altrimenti si rischia la vita,il campionissimo può tuttavia stare fuori dalle corde.Il quinto capitolo di "Rocky",affidato dopo quattordici anni e quattro film al regista originario John G.Avildsen, è forse quello di minor successo commerciale della saga originata da Sylvester Stallone;se lo spunto di un azzeramento dell'avventura sullo schermo del boxeur più famoso della storia del cinema è valido,dopo il confronto quasi bellico con lo spietato colosso russo, è proprio la regia,purtroppo,il tasto dolente di questo film. Avildsen,molto apprezzato negli anni Settanta, conobbe,dopo la stiracchiata partecipazione alla serie di "Karate Kid" una certa flessione,e qui mal governa la sceneggiatura,lasciando troppa corda agli attori (è quello in cui sia Stallone che la Shire recitano peggio,troppo sovraccarichi nella gestualità),e procedendo qua e là in maniera goffa. Lo scontro finale in strada tra Rocky e l'ex-pupillo Tommy Gunn (interpretato da un pronipote di John Wayne,Tommy Morrison) ha la giusta tensione,e qualche dialogo tra i personaggi tocca i tasti giusti,ma se il quarto cadeva nel ridicolo per la protervia ideologica,questo ce la fa a guadagnare la sufficienza,ma siamo lontani dall'ottima conclusione del sesto,che in sè è un film che sviluppa in un'apparente e scarna semplicità grandi sentimenti ed una serie di lezioni sul saper vivere assolutamente da tenere di conto.Qui si viaggia sullo scontato e sulla simpatia provata dal pubblico per uno dei suoi beniamini per il quale si è più infervorato,forse era meglio cercare un altro regista:se messo in parallelo con il primo episodio poi,va al tappeto per forza...

lunedì 23 agosto 2010

A SINGLE MAN ( A single man, USA 2009)
DI TOM FORD
Con COLIN FIRTH, Matthew Goode,Julianne Moore, Nicholas Hoult.
DRAMMATICO

Un giorno nella vita,particolarmente importante,del professor George Falconer,englishman in California, anno di grazia 1962,in piena crisi dei missili cubani:ma lui è altrove, c'è fisicamente,ma è a pezzi, il suo compagno è appena deceduto in un incidente stradale,e così mr.Falconer ha deciso di farla finita per sempre. Esordio alla regia per lo stilista Tom Ford,che porta sullo schermo ,quarantacinque anni dopo la sua uscita,il romanzo omonimo di Christopher Isherwood:vincitore della coppa Volpi a Venezia l'anno scorso,per Colin Firth,il quale fornisce onestamente un'interpretazione di gran densità e classe, il film ci ha messo un pò ad uscire al cinema,distribuito forse troppo in ritardo. Raccogliendo,però, molte buone recensioni ed attenzioni. Girato con una cura del dettaglio notevole,ed un ottimo senso dell'inquadratura, è un malinconicissimo,sottilmente triste, inno alla vita,nonostante la ricerca della morte da parte del protagonista per quasi tutto il film:in ventiquattro ore Falconer soffre,incontra nuovi possibili amori,si perde nei ricordi,si scontra con la vicina di casa alcoolizzata che lo ha sempre amato,e balla con lei,fino ad una presa di coscienza conclusiva che devia dagli intenti,salvo incontrare,per beffa della sorte,la nera signora che guardava con malignità,diceva una canzone di Roberto Vecchioni. "A single man" è un'opera prima elegante,con un passo piano ma convincente,che vive di sensazioni e di ottime prove d'attore:peccato ci siano troppe glamourizzazioni (la scena sulla montagna rocciosa ricalca antichi spot Armani...),e che per forza di cose ,trattandosi di una persona che vive in un ambiente dove si esalta la bellezza sopra ogni altra cosa,l'esteta Ford emerga anche troppo,visto che non c'è un personaggio di aspetto mediocre o brutto.Ma sono solo considerazioni da fare,recensendo un lungometraggio che trasmette infine un forte attaccamento al vivere,nonostante ogni dolore.

sabato 21 agosto 2010

COLAZIONE DA TIFFANY ( Breakfast at Tiffany's, USA 1961)
DI BLAKE EDWARDS
Con AUDREY HEPBURN,GEORGE PEPPARD, Patricia Neal, Martin Balsam.
COMMEDIA

Truman Capote scrisse un romanzo breve intitolato "Colazione da Tiffany",nel quale,con la velenosità che gli era tipica,dipingeva efficacemente la vacuità di un "bel mondo",nel quale come pesci in un acquario troppo affollato si agitano e muovono esseri umani in cerca di affermazione,buone frequentazioni e quant'altro. Blake Edwards,su una sceneggiatura ampiamente elaborata da George Axelrod, realizza una commedia ad alto tasso di amarezza che pare più "wilderiana" di molto suo cinema,annettendo un lieto fine che in Capote non poteva essere,il quale non cancella la drammaticità di molti passaggi del racconto. Storia d'amore incontrollato tra due cuori soli,più che solitari, la commedia inanella una descrizione d'ambiente efficacissima e piuttosto acida ad un romanzo di formazione sentimentale tra due persone scafate e portatrici di una corazza dentro la cassa toracica per impedire a se stesse di rischiare qualcosa nella selva umana in cui hanno scelto di vivere. Belli e aggraziati,la Hepburn e Peppard sfoderano un'alchimia attoriale eccellente,sebbene,come scrisse anche qualche critico all'epoca,l'interprete de "Gli occhi della notte" e "Sabrina" non rispondesse nel fisico e nella gestualità al personaggio della pagina scritta,ma la classe e la bravura di Audrey impongono lei come assoluta Holly/Lullaby. Un gatto rosso è l'unico punto di riferimento del mondo affettivo della ragazza,che ha un passato gentile da tenere nascosto, e la nobiltà d'animo fondamentale del giovane scrittore che si è perso nelle agiatezze della grande città viene fuori,nonostante tutto lo strabordante cinismo che serve per sopravvivere a certi livelli:commedia di sentimenti repressi eppure tanto forti da riemergere, intrisa di svolte drammatiche e sferzanti, ha la magnificenza evergreen di un classico sincero,in cui la profondità di sguardo dell'autore si amalgama al ritmo della narrazione. Da antologia assoluta la scena della festa nell'appartamento,con l'emblematico particolare della signora che ride ubriaca conversando con la propria immagine allo specchio,ritrovandosi poco dopo a piangere verso se stessa,affranta e in piena crisi.

sabato 14 agosto 2010

PREDATORS ( Predators, USA 2010)
DI NIMROD ANTAL
Con ADRIEN BRODY, Alice Braga, Topher Grace,Laurence Fishburne.
FANTASCIENZA/AZIONE
Numerazione non semplice per la saga di "Predator":dopo il primo episodio del 1987 ed il secondo del 1990, ci sono i due "imbastarditi" capitoli che vedono i trecciuti giganti cacciatori mischiati ai bavosi "Aliens" di "Alien Vs.Predator". Annunciato come un "prequel", questo "Predators" invece si colloca successivamente ai primi due, dato che si parla appunto dell'apparizione degli extraterrestri anni prima in Guatemala e Los Angeles:assegnato a Nimrod Antal,che aveva mostrato una discreta mano con "Vacancy", il nuovo film vede un manipolo di sconosciuti che,forzatamente riuniti in una jungla sconosciuta,devono unire le forze per sfuggire ad una vera caccia ordita dai mostri dalla faccia a granchio.Il problema è che il pianeta dove sono è una riserva dei Predators che selezionano "rivali" per allenare il loro istinto ed imparare nuove tecniche e modi di uccidere. L'intelligente idea di base però raramente trova corrispondenza nello svolgersi del racconto:Antal dà pochi guizzi nella prima parte,nella quale ci sono anche troppe chiacchiere,per una pellicola del genere,mentre gestisce meglio la seconda,nella quale il gruppo viene naturalmente falcidiato,gli alieni si vedono di più e la natura omicida dei superstiti si delinea chiara e netta. I caratteri non si perdono,a quel punto,in un'ipocrita benevolenza,e il più crudele mostra infine la sua vera natura (ma naturalmente lo spettatore attento ha riflettuto qua e là sul come mai figuri tra assassini e soldati abituati ad ogni efferatezza),e comincia la resa dei conti finale,piuttosto violenta,ma ben girata. Prodotto strano,a metà tra qualcosa di diverso dal tipico film hollywoodiano spettacolare ma un pò vano e la ricerca dell'avventura cruda e pura,lotta per la sopravvivenza primordiale e contemplazione della selezione feroce della natura.


venerdì 13 agosto 2010

BASILICATA COAST TO COAST ( I,2010)


DI ROCCO PAPALEO
Con ROCCO PAPALEO,ALESSANDRO GASSMAN,PAOLO BRIGUGLIA,MAX GAZZE'.
COMMEDIA


Ed anche Rocco Papaleo ha esordito alla regia,con una storia molto personale,una commedia picaresca su un'impresa assurda come l'attraversare a piedi la Basilicata,sua terra natìa,da una costa all'altra:ironico fin dal titolo,il lungometraggio ha conosciuto un discreto ma solido successo di pubblico,fiorito con il passaparola di molti spettatori colpiti e divertiti,e le arene si riempiono di neofiti che, incuriositi,volgono il loro interesse a "Basilicata coast to coast". Per la verità, il filmetto è simpatico nelle intenzioni, tradisce forse troppo il divertimento del cast nel girarlo (e difficilmente è una cosa che va a beneficio dell'opera finita,spiace dirlo,ma è così), procede un pò sgangherato e per troppo tempo su uno spunto felice ma relativamente solido. La sconclusionatezza di una "missione" che rilancia le vite dei protagonisti tutti, e dovrebbe farli essere infine se stessi, influisce anche troppo su sceneggiatura e risvolti dei personaggi,i quali vivono spesso di abbozzi e sprint poi persi poco dopo:per carità,si sorride,c'è qualche buona battuta e la voglia di non prendersi sul serio da parte di Papaleo & C. si nota e va a favore del film. Però un grande entusiasmo la pellicola non lo solleva,e come capita a diverse opere prime,bisognava lavorare un pò di cesoia su tempi morti sparsi e momenti in cui le cose sembrano andare un pò troppo per conto proprio.Magari Rocco può far di meglio,certo di peggio del suo antico sodale Pieraccioni sarà difficile,viste le sue produzioni degli ultimi anni...
HAPPY FAMILY ( I ,2010)
DI GABRIELE SALVATORES
Con FABIO DE LUIGI,Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio,Margherita Buy.
COMMEDIA

In America ci hanno provato Spike Jonze e Marc Forster,con "Il ladro di orchidee" e "Vero come la finzione",in tempi recenti:l'idea di confrontare un creatore di storie e personaggi con le sue creature,farlo interagire con loro ponendolo in una dimensione surreale,però viene da più lontano.Gabriele Salvatores da diversi anni sta proponendo una sua cinematografia molto personale,ma che poco ha a che fare con il resto della produzione italica,e nonostante il fiasco di "Come Dio comanda",le cui aspettative commerciali sono andate fortemente deluse,il regista ci riprova con "Happy family":che appunto propone un autore di sceneggiature che si cimenta con una storia,i personaggi che la affollano e quello che può svilupparsi dal loro dialogare con l'autore. Il film,fotografato con perizia e dosato nelle luci in modo da richiamare il palcoscenico teatrale, non appare però tra le cose migliori di Salvatores:al di là dello spunto,comunque valido,non ci sono particolari guizzi narrativi,le quattro o cinque scene topice che lo sceneggiatore De Luigi costruisce nella storia da lui creata non smuovono troppo l'interesse e spesso si prova la sensazione,non bellissima,di assistere a qualcosa che sta girando un pò troppo a vuoto per prendere la platea. Meglio soffermarsi sugli attori,come nel rinnovato abbinamento di Bentivoglio-Abatantuono,caratteri opposti ma che vivono un'alchimia attoriale già apprezzata e vividissima, e su Carla Signoris che convince più di una Margherita Buy di puro mestiere . Probabilmente uno tra i meno adatti a reggere l'effetto-Oscar tra i registi italiani,anche se per contro fa effettivamente un cinema che vive sia la radicazione in casa nostra che spunti,temi e stili internazionali, Salvatores sembra rifuggire da sempre la dimensione delle produzioni pompose e programmaticamente volte ai grossi incassi:tutto bene,ma non sempre la voglia di sperimentare paga o è ispirata.

mercoledì 11 agosto 2010

TOY STORY ( Toy Story,USA 1996)

DI JOHN LASSETER

ANIMAZIONE

COMMEDIA/AVVENTURA


La Pixar partì da qui,ed è storia. Accolto da subito con incassi entusiasti,è il primo di una trilogia di cui è appena uscita nelle sale l'ultima parte :è una delle non troppe serie in cui,a detta di molti recensori,la qualità si va a migliorare ed il pubblico segue con interesse crescente. Basandosi su una fantasia infantile molto comune (cosa succede ai giocattoli quando è notte,ad esempio?E se avessero una vita loro?),Lasseter ed i suoi uomini imbastiscono un'avventura estesa su un perimetro largo due giardini e due abitazioni,con una comunità di balocchi che hanno nel cowboy Woody il punto di riferimento maggiore,finchè non arriva l'astronauta Buzz,modernissimo e tecnologico,che rischia di soppiantare il dinoccolato pistolero nei giochi preferiti del loro padroncino. Naturalmente,come da buona tradizione del cinema virile hollywoodiano,dallo scontro iniziale tra i due caratteri più forti,si passa ad un'amicizia straordinaria,che aiuta a superare gli scogli delle avversità le quali gli eroi devono apprestarsi a superare. Contaminazioni burtoniane,con un gruppo di freaks spaventosi che si rivelano alleati preziosi, e qui va sottolineata la bravura di abbozzare un discorso al pubblico giovanissimo sull'andare oltre le apparenze,riferimenti al grande cinema spettacolare alla John Sturges,Robert Aldrich e J.Lee Thompson,"Toy story" è forse ancor meglio rivisto oggi che all'uscita,sia per l'ottima qualità della storia,sia per l'avanguardia dell'animazione che per l'intelligenza dei temi proposti nello schema narrativo. Si capisce come da qui sia partito il circo di meraviglie denominato Pixar,e quanto meriti il consenso che riscontra puntualmente ad ogni nuova uscita.

giovedì 5 agosto 2010

THE LOSERS ( The Losers,USA 2010)
DI SYLVAIN WHITE
Con JEFFREY DEAN MORGAN,ZOE SALDANA, Chris Evans, Jason Patric.
AZIONE

Da un fumetto della DC Comics non celebre come i vari "Batman" e "Superman",un film d'azione su un'equipe di micidiali combattenti che rimangono invischiati in un complotto politico-criminale che ha a che fare con un terrorismo devastante.Anche l'imminente progetto di Sylvester Stallone,"The Expendables",da lui diretto ed interpretato,presenta uno schema molto simile:la regia di questo è di Sylvain White,che fin qui aveva diretto solo il danzereccio "Step Up",e presenta spesso un'estetica da spot,valga su tutte la sequenza della lotta muscolar-erotica tra Zoe Saldana e Jeffrey Dean Morgan,in una stanza d'albergo in penombra,con fiamme che divampano sullo sfondo,che è un ricalco esatto di una vecchia pubblicità di un rum in cui una bellissima compiva un rituale su uno scenario così. Meno male che a farla da padrona c'è una forte ironia di fondo e una voglia netta di non prendere la faccenda sul serio,a cominciare dal supercattivo Jason Patric,che sembra una parodia dei malvagi di James Bond:eroi che anelano la normalità di essere spettatori di una partita a calcio di bambini, "The losers" sono composti da volti più che nomi,tra cui la bellissima Zoe Saldana (in "Avatar"),il robusto Morgan,che sembra un misto tra Downey jr. e Bardem (in "Watchmen"),il biondo muscoloso Chris Evans(già nei "Fantastici 4",sarà "Capitan America"). A livello di divertimento,tra le ovvie cose già viste,di spacconate al tritolo e fucilate da lontanissimo che risolvono situazioni impossibili, il film dà quello che promette, con appunto certe attenzioni alla caratterizzazione dei personaggi molto fumettistica,ma accurata. Chiudendosi su un non-finale,fa sorgere il dubbio che un sequel sia probabile:non pare aver spazzato via il box-office,ma non si sa mai...

mercoledì 4 agosto 2010

IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI (El secreto de sus ojos,ES/ARG,2009)
DI JUAN JOSE' CAMPANELLA
Con RICARDO DARIN,Soledad Villamil,Pablo Rago,Javier Godino.
DRAMMATICO/THRILLER


Ha vinto il premio Oscar come miglior film straniero,è tratto da un romanzo che ha il titolo leggermente (e forse no) diverso (non "Il segreto",ma la "domanda"),ed è il primo titolo conosciuto davvero a livello internazionale di un autore a casa sua molto amato,Juan Josè Campanella.In un flusso temporale continuo,fatto di slanci in avanti e proiezioni all'indietro,è di scena l'Argentina durante e dopo il regime dei colonnelli,nella quale viene commesso un atroce stupro e delitto.Il protagonista è un uomo d'ufficio che non si toglie dalla mente il caso dapprima non risolto,poi ostruzionato,perchè un colpevole si è smascherato,da uomini corrotti e servi del Potere ,per i quali l'assassino è un alleato che può permettersi di minacciare chi lo ha individuato. Nella prima parte si avverte qualche passaggio farraginoso,e non tutto procede come dovrebbe:ma nella seconda metà,dalla splendida scena nello stadio,iniziata con un planare della macchina da presa e proseguita con un piano sequenza da applausi a scena aperta,alla rivelazione finale che illustra una vendetta infine giustissima,e molto più civile di certa Giustizia mal amministrata,si può ammirare il lavoro di un regista di spessore,coadiuvato da interpreti molto validi (Darin è una sintesi di dolore e rimpianti straordinaria). In mezzo,anche un amore mai dichiarato del tutto, e la solitudine come approdo inevitabile dopo ogni sogno rotto e macellato dalla crudeltà del vivere in tempi sbagliati.

martedì 3 agosto 2010

FROZEN RIVER-Fiume di ghiaccio ( Frozen river,USA 2008)
DI COURTNEY HUNT
Con MELISSA LEO,MISTY UPHAM,Michael O'Keefe,Mark Boone Junior.
DRAMMATICO

Vite al perso nell'erompere della crisi economica,in un biancore che spegne ogni stimolo a progredire,ad avere un vivere migliore:"Frozen river",film piccolo e assolutamente non mainstream parla di due donne che si incrociano mentre galleggiano nei loro problemi,nella loro marginalità e solitudine,alle prese con una condizione monetaria disastrosa. Divengono criminali,offrendosi per trasportare clandestini cinesi su un fiume ghiacciato:la "terra promessa" non è tale,dove vivono loro è un'arida distesa di freddo e nulla,e la loro collaborazione dapprima marcata dall'ostilità reciproca si tramuterà in un rapporto fortissimo,nel quale entrambe si troveranno davanti a scelte assolute per non ferire l'altra. Il film,che è piaciuto molto alla critica e ha guadagnato imprevedibili nominations molto importanti due edizioni degli Oscar fa,presenta temi forti,rifugge svolte consolatorie,eppure lascia intravedere un barlume di speranza in un futuro lungo da costruire,del quale vanno gettate delle basi. Un pò lenta nell'esposizione dei fatti,la regista Courtney Hunt dirige molto bene due ottime attrici i cui volti parlano di cose vere,vissute,e firma un trattato di solidarietà al femminile che non difetta nel confronto con il più famoso (e glamour) "Thelma & Louise".