venerdì 31 ottobre 2008

VICKY CRISTINA BARCELONA ( Vicky Cristina Barcelona, USA 2008)
DI WOODY ALLEN
Con REBECCA HALL, Javier Bardèm, Scarlett Johansson, Penelope Cruz.
COMMEDIA
Lo ha ammesso in un'intervista, Woody Allen su gentile e costosa richiesta delle amministrazioni comunali è disposto ad ambientare un suo film in una città, con adeguata resa delle particolarità del luogo: da Londra il regista-attore approda a Barcellona, nel resoconto sentimental-sensuale di un'estate passata da due amiche americane e i loro sbandamenti d'amore. Curiosamente, ma nemmeno tanto conoscendo il buon Woody, la protagonista vera e propria è la non tanto conosciuta Rebecca Hall, mentre le star Bardèm, Johansson e Cruz sono importanti ma ad un certo punto specialmente del copione passano in seconda fila. Con sceneggiatori diversi da Allen, questa storia di rovelli di cuore e incertezze esistenziali avrebbe potuto condensarsi in venti minuti di proiezione, mentre così com'è ha una prima parte assai piacevole e fluida e una seconda in cui la voce narrante sopperisce troppe volte agli svirgolamenti del racconto e si conclude con un forte sospetto di tirato via, ancor più rimarcando la probabilità di un film realizzato senza l'ispirazione dei giorni migliori. Nel cast figurano bene soprattutto gli ispanici, con Bardèm che sfoggia il proprio fascino in una prova colma di mezze tinte, e la Cruz che in più momenti sembra rifarsi a modelli di femmina d'antan ma sempre efficaci quali la Loren e la Magnani: "Vicky Cristina Barcelona"è tutt'altro che un modo spiacevole di passare oltre un'ora e mezza, ma sembra anche uno spot extralarge sponsorizzato dal Ministero del Turismo...

giovedì 30 ottobre 2008

L'EROE DELLA STRADA ( Hard times, USA 1975)
DI WALTER HILL
Con CHARLES BRONSON, JAMES COBURN, Jill Ireland, Strother Martin.
AVVENTURA Probabilmente classificato come un B-movie al tempo della sua uscita, "Hard times" è l'esordio registico di Walter Hill, che punta su due campioni del cinema d'azione quali Charles Bronson e James Coburn, già insieme nei corali "I magnifici sette" e "La grande fuga" per un racconto ambientato negli anni della Grande Depressione: uno scommettitore in pugno agli strozzini e un duro combattente di boxe non regolare, avanti con gli anni ma invincibile. Il film è girato bene, richiama anche un titolo come "L'imperatore del Nord" di Aldrich ma in chiave più leggera, e Hill mostra già doti di buon narratore: lo scontro finale all'ultimo pugno tra Bronson e il campione avversario, che regolerà tutti i conti appassiona, e del tradizionalmente granitico interprete de "Il giustiziere della notte", da par suo sprecatosi in troppi action tutti uguali, davvero di seconda e terza categoria, rimane negli occhi quello sguardo pietoso e partecipe che rivolge al proprio antagonista. Coburn è sufficientemente ironico e smaliziato da attirare simpatia, "L'eroe della strada" è un buon esordio.

martedì 28 ottobre 2008

THE FLINTSTONES ( The Flintstones, USA 1994)
DI BRIAN LEVANT
Con JOHN GOODMAN, RICK MORANIS, Elizabeth Perkins, Kyle MacLachlan.
COMMEDIA


Storia gracile, scenografia più volte ingegnosa, trovate qua e là che spingono al sorriso,"The Flintstones"-film non è riuscito granchè, nel complesso: arriva stancamente a concludere i suoi esigui 84 minuti di durata, e sa talmente di preconfezionato da suscitare abbondanti sbadigli. Mette in condizione di recitare in modo poco convincente attori di buona levatura come Goodman e Moranis, che altrove hanno fatto egregiamente il loro lavoro.Anche l'effetto comico non è di prim'ordine:le cose migliori della pellicola sono certi effetti speciali ottenuti grazie alla computer graphic, e i gadgets che pullulano sul set, dai rasoi-mini dinosauri, ai gusci di tartaruga usati come caschi,da una sorta di suino-scarico del lavandino, a uno pseudopappagallo utilizzato come registratore. Di buon successo commerciale all'epoca della sua uscita, diverte solo chi non va oltre i nove anni di età.

lunedì 27 ottobre 2008

SFERA ( Sphere, USA 1997)
DI BARRY LEVINSON
Con DUSTIN HOFFMAN, SHARON STONE, SAMUEL L.JACKSON, Liev Schreiber.
FANTASCIENZA

Da un ennesimo best-seller miliardario di Michael Crichton ( che però al cinema non può vantare traduzioni di gran conto) un kolossal infarcito di grossi nomi, che al box-office non ha raggiunto cifre esaltanti. Il libro è un discreto romanzo di fantascienza, abbastanza avvincente, il film opta per una soluzione tra il filosofico e il metafisico, che probabilmente non ha soddisfatto sia i lettori nè i nuovi spettatori: girato abbastanza bene, anche se uno dei momenti più spettacolari del romanzo quale l'assalto alla navicella dei protagonisti dell'entità tradottasi in una piovra, in puro stile-Verne, viene proposto in un modo che non convince, "Sfera" può contare su attori di nome, che tuttavia non ci mettono niente di più che un apporto professionale. Stroncato ferocemente da buona parte della stampa, è un esempio di cinema d'intrattenimento forse troppo ambizioso , ma sufficientemente decoroso.

domenica 26 ottobre 2008

I SIMPSON-Il film ( The Simpsons-The movie, USA 2007)
DI DAVID SILVERMAN
ANIMAZIONE
COMMEDIA
Era prevedibile, dal piccolo schermo al grande, "I Simpson"hanno sbancato, con una versione "extralong" di una puntata qualsiasi della fortunatissima serie di Matt Groening , inventata alla fine degli anni Ottanta e divenuta un vero e proprio fenomeno di costume, tanto da far sì che personalità dello spettacolo e della vita politica internazionale abbiano accolto con soddisfazione il fatto di essere inseriti come personaggi veri e propri. Per numerosi fans, in verità, la versione per grande schermo è stata una parziale delusione: infatti, c'è chi ne ha lamentato la non eccessiva fantasia con cui sceneggiatori e creatori del telefilm si siano accinti ad un appuntamento così importante. Da noi il boom della famiglia gialla capeggiata dal mammalucco "middle man" Homer non è stato così immediato, nonostante i tentativi copiosi di divulgazione delle tv: comunque sia, il film dei "Simpson" strizza l'occhio alla causa ambientalista in allegro denigrar della società americana perfetta, sotto il dominio di GWB, infilando citazioni di film (valga quella di "Titanic" su tutte) con scioltezza. Il mondo degli omini dagli occhi tondi e grandi come palline da tennis è tuttavia divertente da vedere, e obbiettivamente si ha a che fare con un cartoon "pensante", al di là del forse eccessivo marketing che propone la produzione, visto e considerato anche che si tratta sempre di satira, in fin dei conti.

MERY PER SEMPRE ( I,1989)
DI MARCO RISI
Con MICHELE PLACIDO, Claudio Amendola, Alessandro Di Sanzo, Francesco Benigno.
DRAMMATICO


Fu un pugno allo stomaco, si parlò di neo-neorealismo e la critica iscrisse Marco Risi tra i nomi su cui puntare per l'immediato futuro, anche se negli anni e a causa di scelte sbagliate, il figlio di Dino non ha mantenuto le incoraggianti previsioni: ma "Mery per sempre", che con l'appena successivo "Ragazzi fuori" compone un dittico imperdibile sul mondo dei giovani della Sicilia povera e in mano alla mafia, che riporta in auge l'importanza del cinema di Rosi e compagnia bella, sulla forza della settima arte come oggetto di discussione e modo di affrontare problematiche sociali e civili. Il film interpretato quasi esclusivamente da ragazzi presi dalla strada, tranne Michele Placido e Claudio Amendola (Tony Sperandeo, qui all'esordio, fu lanciato da questo lungometraggio) apre uno squarcio su una realtà odiosa, su una società che corrompe in partenza nuove vite e fa crescere una gioventù prigioniera del marcio che vegeta tutto intorno. Risi equilibra la gravità del narrato con la vitalità disperata e più volte inducente al sorriso di certi aspetti naif dei ragazzi, ma gli affondi drammatici sono di quelli che non si dimenticano. Un applauso è da dedicare al cast in coro, e c'è l'occasione per la più bella interpretazione di Amendola, ragazzo sbagliato eppur in qualche modo personaggio commovente, che nella bellissima scena della fuga dalla polizia è al centro di una sequenza cinematografica da antologia.

sabato 25 ottobre 2008

BABYLON A.D. (Babylon A.D., F/USA 2008)
DI MATHIEU KASSOVITZ
Con VIN DIESEL,Melanie Thierry, Michelle Yeoh, Charlotte Rampling.
FANTASCIENZA/AZIONE
Alla faccia della lavorazione travagliata: "Babylon A.D." è stato preso, rimontato e pesantemente manipolato dai produttori, tra il protagonista Vin Diesel e il regista Mathieu Kassovitz ci sono state tensioni e disaccordi, lo stesso Kassovitz ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in cui afferma che fatica a riconoscere il film così come viene presentato. Certo, tutto ciò non è il modo migliore per promuovere una pellicola talmente costosa che deve rientrare nei costi: ed è quasi improbabile che ci riesca, visti anche gli scarsissimi incassi americani. Ora, pur ammettendo tutte le difficoltà di cui sopra, che dire di questo colosso se non che è evidente la sua natura di magniloquente pastrocchio? La trama è un intruglio prevedibilissimo, senza voli di fantasia, arraffando da "I figli degli uomini" e "Il quinto elemento" , per citare i depredati più famosi, le scene d'azione girate in modo confuso e rabberciate, due star del cinema di sempre come Depardieu e la Rampling utilizzati brevemente in una "marchetta" lautamente pagata, si presume, e una mancanza assoluta di originalità da lasciare inquieti. Certo che chi aveva visto un nuovo grande autore europeo dopo "L'odio" ha ben da ricredersi, eppure "I fiumi di porpora" era un esempio di film di genere niente male e adatto a tutti i mercati, difficile ora per "Kasso" rilanciarsi.

giovedì 23 ottobre 2008

CONSTANTINE ( Constantine, USA 2005)
DI FRANCIS LAWRENCE
Con KEANU REEVES, RACHEL WEISZ, Shia Leboeuf, Djimon Honsou.
FANTASTICO
Dal fumetto "Hellblazer", noir intinto nel soprannaturale, ecco la versione per grande schermo, con Keanu Reeves all'epoca appena reduce dalla trilogia stramiliardaria di "Matrix": minato da un cancro ai polmoni, il detective John Constantine si tuffa all'inferno e ritorno, coinvolto in una lotta epica tra angeli e diavoli. Il film, girato dal Francis Lawrence in seguito responsabile dell'adattamento per il grande schermo "Io sono leggenda" con Will Smith, è moderatamente interessante e qua e là piacevole da vedersi, ma difficilmente avvince lo spettatore nonostante abbia un certo atteggiamento di diffidenza imbastendo una storia in cui l'eroe ha mitra a forma di croce: certo, ci sono buoni effetti speciali, una certa cura nel mettere su storia e scenografie, però si ha il sospetto che nelle intenzioni ci fosse stato un approccio a un discorso più ampio su religioni e atteggiamenti vari circa la necessità o meno di appartenere ad un credo, ma troppa carne al fuoco sarebbe stata un peso terribile per un intrattenimento discretamente spettacolare ma che arriva probabilmente troppo tardi sugli schermi per divenire di culto, e si risolve in un'operazione commerciale da definirsi onestamente come tale.

IL QUINTO ELEMENTO ( Le cinquième èlement, F 1997)
DI LUC BESSON
Con MILLA JOVOVICH, BRUCE WILLIS, Gary Oldman, Ian Holm.
FANTASCIENZA


E'vero che assistere a questo colosso fatto soprattutto di abilità con la macchina da presa, grandi effetti speciali, produzione con tutte le caratteristiche del lusso, ci si diverte:ma al di làdel fascino visivo, e di un gran ritmo(che però copre la sostanziale banalità della trama), il film di Besson è l'equivalente di un frappè. Miscela allegra di "Alien","Blade runner","Flash Gordon" e pure "Stargate" e "Guerre stellari", il film non sfugge a una sensazione di vera e propria mancanza di idee nuove, e la sceneggiatura non aiuta a sviluppare una trama con un dipanarsi vero e proprio:si va avanti a "colpi d'occhio", a scene, a gadgets e acrobazie dell'obbiettivo, con una rete salvatutti che è la grande profusione d'ironia in tutta la pellicola.Lecito dubitare che "Il quinto elemento" rimarrà tra i classici della fantascienza:merita una visione, ma nella proporzione in cui nella vita bisogna provare almeno una volta le montagne russe.Parola di uno che soffre di vertigini.

mercoledì 22 ottobre 2008

SFIDA SENZA REGOLE ( Righteous kill, USA 2008)
DI JON AVNET
Con ROBERT DE NIRO, AL PACINO, Carla Gugino, John Leguizamo.
THRILLER

Diciamo la verità, da tredici anni si aspettava una reunion di due tra i nomi di maggior peso dello show business, per meglio dire del cinema americano, dopo che si erano incrociati in due pellicole di alto livello quali "Il padrino parte II" e "Heat": se però in questi casi i registi si chiamavano Francis Ford Coppola e Michael Mann, qui a tirare le fila del progetto è l'anonimo Jon Avnet, autore di un solo buon film, "Pomodori verdi fritti..." e la differenza si nota eccome. Una sceneggiatura che vorrebbe farsi carica di suspence si regge su un segreto di Pulcinella, prevedibile come pochi, e troppe sequenze sono riproposizioni di altro cinema, da "Heat" appunto a "Carlito's way": De Niro e Pacino restano interpreti di gran carisma e classe, pur molto invecchiati, ma impigliati in dialoghi poco avvincenti quando non banali viaggiano a scartamento ridotto. Non tutto è da buttare in questo "Righteous kill", il film non è indegno, però è uno di quei casi in cui la montagna partorisce un topolino, e l'atmosfera nelle intenzioni crepuscolare è solo malinconica; protagonisti di tanto grande cinema, all'occasione che li vede affiancati come attori "normali", Bob ed Al rispondono presente, ma metaforicamente in ciabatte e pigiama, professionali ma senza guizzi nè particolare impegno. Delusione di inizio stagione, anche se le due star nelle interviste non hanno escluso una nuova collaborazione: nel caso, speriamo che si affidino ad altri sceneggiatori, e soprattutto ad altra mano registica.
MATRIMONIO ALLE BAHAMAS ( I, 2097)
DI CLAUDIO RISI
Con MASSIMO BOLDI, Anna Maria Barbera, Biagio Izzo, Enzo Salvi.
COMICO
C'è chi ha parlato di un miglioramento nelle scelte di Massimo Boldi, recensendo questo "Matrimonio alle Bahamas", specificando il riallacciamento a "Miseria e nobiltà" della trama: ora, mi ritorna un dubbio tante volte soffocato. Ma siamo sicuri che chi scrive le recensioni i film li vede davvero, o se li fa raccontare da qualcuno?Ci ho pensato per esempio quando è uscito "John Rambo": al di là del necessario metro di giudizio personale e dell'indiscutibile fattore se un film possa piacere o meno, ho letto recensioni in giro troppo simili tra loro e tirate via per essere pertinenti. Ecco, vedendo lo schifo di film diretto purtroppo dall'altro erede di Dino Risi mi è venuta la medesima sensazione: come si fa a parlare con buone parole di un lungometraggio girato con i piedi, recitato in modo inverecondo da tutti, che invece del riso o della risataccia suscita una noia indescrivibile? E vedendo gli ultimi confronti De Sica-Boldi, mi sovviene che in passato ho ritenuto il secondo più talentuoso del primo, in fondo, ma qui è difficile confermare una cosa simile: per non parlare della combriccola d'intorno,dai Fichi d'India a Enzo Salvi, per tacere della sempre meno divertente Anna Maria Barbera. Bella roba...

A PROVA DI SPIA- Burn after reading ( Burn after reading, USA 2008)
DI ETHAN E JOEL COEN
Con FRANCES MCDORMAND, GEORGE CLOONEY, John Malkovich, Brad Pitt.
GROTTESCO
A pochi mesi dalla significativa affermazione della notte degli Oscar ( ma questo film era già in lavorazione, è ovvio), ecco il nuovo lavoro dei fratelli Coen, con cast nutrito di grandi nomi: oltre a Frances McDormand, fedelissima, e sposata con uno dei due,Joel, ci sono George Clooney, alla terza collaborazione con gli autori di "Fargo", John Malkovich, Brad Pitt e la neo-Oscar Tilda Swinton, un pò sprecata in un ruolo più marginale del necessario. Il film è una netta derisione del filone paranoico sull'ambiente dei servizi segreti e dei complotti di Cia & co., con le accelerate di violenza belluina che da sempre caratterizzano il cinema dei Coen, in un'esplosione di sarcasmo senza sconti a nessuno. Il cast è funzionale, in un ordine di caratterizzazioni tutte sopra le righe, quasi da fumetto, e una volta di più il duo ci sottolinea che per loro il mondo è una selva di brutta gente incarognita, fondamentalmente demente, assurdamente gretta e disposta ad ogni atto, pure l'omicidio, per proprio tornaconto. Benchè il messaggio per certi versi sia ancora più chiaro che in "Non è un paese per vecchi", sul fatto che il Caso domini allegramente tutto al di là di logiche, giustizia e verità, il film non è tra le cose più riuscite dei Coen, rimanendo qua e là superficiale nei suoi affondi anti-Sistema, cavandosela decisamente meglio nei momenti più dichiaratamente umoristici.

martedì 21 ottobre 2008

UNA BOTTA DI VITA ( I, 1988)
DI ENRICO OLDOINI
Con ALBERTO SORDI, BERNARD BLIER, Andrèa Ferreol, Vittorio Caprioli.
COMMEDIA
Quando ancora realizzava film intenzionalmente comici dagli ottimi esiti commerciali, ma deprecati dai recensori(e, obbiettivamente, da dimenticatoio rapido), Enrico Oldoini cedeva alla tentazione di fare commedie con minor potenzialità di buoni incassi, ma più elaborate e legate al genere classico all'italiana.E infatti "Una botta di vita", risulta alla fine un film piuttosto vecchiotto nella concezione e nella costruzione, con un pò di sciatteria nella messinscena, e il vuoto interpretativo d'intorno a Alberto Sordi, Bernard Blier, Andrèa Ferreol e Vittorio Caprioli(in una brevissima apparizione) :qua e là il duo di anziani protagonisti strappano qualche risata, ma il tono che a un certo punto vorrebbe andare sul malinconico si incanala invece sul patetico, e per un nulla evita di cadere in un compatimento senile. Anche se, tutto sommato, il risultato finale zoppica come il personaggio di Sordi ma è dignitoso.

lunedì 20 ottobre 2008

THE TIME MACHINE ( The time machine, USA 2002)
DI SIMON WELLS
Con GUY PEARCE, Jeremy Irons, Samantha Mumba, Phyllida Law.
FANTASCIENZA
Adattamento ennesimo dal romanzo celebre di H.G.Wells, di cui mi pare di ricordare che il regista Simon Wells sia un discendente, "The time machine" ebbe un discreto successo alla sua uscita sugli schermi. Wells regista veniva dai cartoon, co-regista tra l'altro del primo grande successo di animazione della Dreamworks, "Il principe d'Egitto" e l'approccio al classico della fantascienza che ispirò anche "L'uomo che visse nel futuro" con Rod Taylor è effettivamente quello del cinema per ragazzi. Questo film non è fatto male, però perde colpi per via anche di una sceneggiatura non a prova di bomba, che diluisce non poco l'assunto acuto dell'apologo wellsiano su una società antropofaga di Morlock che allevano gli splendidi Eloi per nutrirsene. Guy Pearce, che all'epoca sembrava avviato verso una carriera quasi da star si è successivamente perso , Jeremy Irons fornisce un'altra prestazione mercantile, da villain specializzato come anche in altri semikolossal di non certa affermazione.
UN'ESTATE AL MARE ( I, 2008)
DI CARLO VANZINA
Con GIGI PROIETTI, LINO BANFI, ENZO SALVI, EZIO GREGGIO.
COMMEDIA

Tanto per sfatare un tabù, e per non lasciare la piazza interamente ai kolossal americani, la scorsa estate è arrivato nelle sale a pieno regime d'aria condizionata un prodotto doc tipico italiano, la "vanzinata" o il "cinecocomero" che dir si voglia: sette episodi cuciti insieme con Gigi Proietti come filo portante, e la caratteristica di un'ambientazione agostana, sia in città che sulle spiagge. Per essere un esempio del filone che da vent'anni ed oltre puntualmente si affaccia almeno una volta a stagione, la critica non è stata nemmeno particolarmente severa, ma con questo non si dirà che "Un'estate al mare" sia da vedere. Uno sforzo per riallacciarsi alla commedia all'italiana più tradizionale e meno sboccata è stato fatto, questo è vero, però nella maggior parte dei casi si tratta di fioche riproposizioni di cose già viste, vedi l'episodio di Brignano/Brilli, che cita due episodi con Sordi, quello dell'ascensore con la Sandrelli di "Quelle strane occasioni" e quello del leone con la Vitti di "Le coppie", e quello con Salvi padre disgraziato e sventurato si rifà pari pari a "Il giovedì" di Dino Risi e con Walter Chiari, tra l'altro riprendendone pure il titolo. In un progredire di una trama tutto sommato abbastanza insulsa, si ha modo di farsi qualche sghignazzata sul finale, nell'episodio che vede Proietti attore imbranato a teatro, da uno sketch di Dino Verde, ma in una generale piattezza su un'Italia che si spera nessuno ripenserà con nostalgia, come invece a molti capita guardando il primo "Vacanze di Natale", c'è poco davvero da ridere.

venerdì 17 ottobre 2008

DARK CITY ( Dark City, USA 1998)
DI ALEX PROYAS
Con RUFUS SEWELL, Jennifer Connelly, Kiefer Sutherland, William Hurt.
FANTASTICO
Alex Proyas, indicato come uno dei talenti emergenti nel cinema fantastico americano dopo il grande successo de"Il corvo", conferma, a mio parere, con la sua opera seconda,"Dark city" una dimensione di sopravvalutazione in cui il suo cinema stagna. Stile figlio dell'espressionismo(ma alla lontana...), temi cupi e tematiche semimistiche,Proyas non sembra avere neanche il senso del tempo,dato che "Dark city" è un fantathriller che causa una certa noia, azzarda una teoria su creature che escono allo scoperto solo dopo la mezzanotte per agire sugli umani dormienti, e mette il protagonista Rufus Sewell ( ma non doveva diventare un divo, questo?) a combattere questi esseri, semidemoni appunto, fino al duello finale volante e fiammeggiante.La cosa migliore del film è il detective malinconico che suona il piano in solitudine di William Hurt,ma partecipa troppo poco per dare un'impronta decisiva.Un pretenzioso bluff,una fantascienza di rara antipatia,che non sembra trovare miglior espressione di una citazione continua e a catena di altro cinema, senz'altro migliore.
CHARLOT ( Chaplin, USA 1992)
DI RICHARD ATTENBOROUGH
Con ROBERT DOWNEY Jr., Marisa Tomei, Geraldine Chaplin, Dan Aykroyd.
DRAMMATICO La carriera di Sir Richard Attenborough come regista è caratterizzata da tonfi immani e trionfi straordinari, come gli otto Oscar a "Gandhi": la biografia su celluloide di Charles Chaplin è uno dei suoi lavori meno apprezzati e più sfortunati.Di nessuna forza al box-office, ha ricevuto stroncature come se piovessero dalla stampa:unica consolazione, la candidatura all'Oscar del protagonista Robert Downey jr. ."Charlot" soffre forse lo stile agiografico del cineasta di "Quell'ultimo ponte", che a volte cita anche troppo il cinema chapliniano, ma gli va dato atto di aver saputo ricostruire set, scene e l'epoca in cui è vissuto Charlie Chaplin.L'esistenza non facile del genio di "Tempi moderni", i suoi rapporti amorosi difficili, la malinconia propria di tutti i grandi comici, sono presenti in una pellicola che schiera facce e volti famosi anche in ruoli brevi e laterali.Downey jr. conferma un talento che, se non fosse stato per il carattere spigoloso e la tendenza a tuffarsi nei guai e negli eccessi dell'uomo, avrebbe senz'altro fatto un altro tipo di carriera, da star che sa recitare, e bene.

giovedì 16 ottobre 2008

CIAO NEMICO ( I, 1981)
DI E.B.CLUCHER
Con JOHNNY DORELLI, GIULIANO GEMMA, Vincent Gardenia.
COMMEDIA Diretto da uno dei registi "fedelissimi" del duo Spencer-Hill,"Ciao nemico" è una commediola misurata, decorosa, non divertentissima,con battute un pò da parrocchia. Molti i volti poi divenuti noti, ritmo blando, Dorelli e Gemma professionali, insomma un film che non offende nessuno, meno che mai l'intelligenza dello spettatore, ma sostanzialmente neanche rimane molto impresso.
REDACTED ( Redacted, USA 2007)
DI BRIAN DE PALMA
Con TY JONES, KEL O'NEILL, DANIEL STEWART SHERMAN.
GUERRA
Ai tempi dei resoconti "embedded" della seconda guerra in Iraq, due cose mi colpirono particolarmente e mi fecero paura. La prima fu la "battaglia" di Falluja, vale a dire l'assalto USA ad una città di 300.000 persone praticamente rasa al suolo per rappresaglia, e un militare americano che aveva appena ridotto a carne bruciata un iraqeno con una cannonata, senza un minimo filo di rimorso, anzi con arroganza, ad un giornalista che gli domandava se fosse stato sicuro che l'ucciso volesse ucciderlo, rispose che in fondo non poteva essere sicuro del contrario, ed era meglio averlo fatto fuori e basta. E altrettanto sgomento me lo suscitò, oltre alle orrende esecuzioni in diretta degli ostaggi di Al Qaeda, il fatto che in molti avessero voluto vedere una cosa immonda così scaricandolo dalla Rete. Brian DePalma, dopo l'insuccesso commerciale di "Black dahlia", ha realizzato questo "mockumentary" in piccolo, quasi un reportage di guerra apparentemente senza giudizio su guerra, fazioni contro, interessi che vi gravitano sopra. Appena in tempo da lasciare fuori dall'occhio della cinepresa le cose, ma in realtà sottoponendole a noi, alle nostre coscienze, l'autore di "Scarface" mostra donne incinte che vengono ferite a morte ad un check-in, una ragazzina di quattordici anni che viene stuprata da soldati americani in casa propria e lei assieme alla famiglia massacrata e bruciata, la decapitazione di un ostaggio poi inviata via file: un orrore peggiore di ogni invenzione vista sullo schermo, con l'aggravante che sono cose trasposte dal reale. De Palma tratta la materia incandescente che ha scelto qui definendo uno scontro immane tra due forme d'ignoranza , di mancanza di accettazione dell'Altro, in un flusso di rimozione di coscienza quasi senza precedenti, considerato anche il punto di evoluzione cui teoricamente l'umanità è giunta oggi. Immagini da un disastro ambito, preteso, imposto: un'eredità di un'amministrazione incapace, gretta, oggettivamente senza pietà che si è scelta nemici non migliori. Le immagini di bambini feriti, mutilati, uccisi sulle note meravigliose de "L'ora è fuggita" dalla "Tosca" stringono lo stomaco, graffiano il cuore, incrinano ogni resistenza al disgusto e alla compassione. Che sfacelo.

mercoledì 15 ottobre 2008

VIOLA BACIA TUTTI ( I, 1998)
DI GIOVANNI VERONESI
Con ASIA ARGENTO, VALERIO MASTANDREA, MASSIMO CECCHERINI, ROCCO PAPALEO.
COMMEDIA Tre amici, un camper, e una bella figliola un pò matta che li coinvolge in strampalate avventure. Detto così, potrebbe anche funzionare, e come entità separate Mastandrea, Ceccherini e Papaleo sono attori che, saputi sfruttare, possono fare cose buone.Il problema è che Veronesi, nato come sceneggiatore, proprio sulla scrittura del film cade, e "Viola bacia tutti" snoda la sua storia in una piattezza poco allettante, rinunciando a sviluppare le potenziali scene comiche, saltabeccando fino alla fine in scatti di sceneggiatura troppo netti.L'aria con cui il film è condotto potrebbe anche essere sufficientemente spensierata, ma non riesce a far lievitare la storia, mai davvero.Asia Argento, qui bellina e molto accattivante sul piano fisico, non conferma i pronostici che , quando era giovanissima, la volevano interprete espressiva e promettente.
MAMMA MIA! ( Mamma mia!, USA/D/GB 2008)
DI PHILLYDA LLOYD
Con MERYL STREEP, PIERCE BROSNAN, Colin Firth, Stellan Skarsgard.
MUSICALE/COMMEDIA

Si danza e si canta, ognuno come meglio può, su un'isoletta circondata dallo splendido Egeo, al ritmo e sotto l'influenza degli hits degli Abba, indimenticabili confezionatori di note da ballo che negli anni Settanta schiacciarono la concorrenza, Bee Gees a parte. Dal musical di gran successo "Mamma mia!" ecco la versione per grande schermo, con star come Meryl Streep e Pierce Brosnan. Ogni tanto sui pezzi cantati interviene il brano originale, anche per supplire la non proprio perfetta idoneità al canto degli attori, ma questa goffaggine è una delle cose che fa apprezzare maggiormente il film. Dà, spesso, la sensazione allo spettatore di trovarsi in una festa come quelle in cui, da adolescenti, non si trovava mai la via della porta di casa, effimero quanto si vuole, ma a tratti entusiasmante: le due spalle della Streep, Julie Walters e Christine Baranski sono straordinarie, accrescono l'effetto positivo della pellicola, le diciassette canzoni riarrangiate degli Abba mettono allegria, e Meryl Streep, che inizialmente può apparire sopra le righe, sembra proprio la scelta giusta per questa ruolo, basti vedere la finesse di "The winner takes it all" interpretato da fuoriclasse dalla star di "Il diavolo veste Prada". Visto che sia i Beatles che gli Abba hanno generato musical convincenti, sotto a chi tocca: saranno le melodie di Elton John, degli Stones, o di chi altro? In Italia abbiamo tante belle canzoni, si potrebbe fare anche da noi...

martedì 14 ottobre 2008

ANACONDA ( Anaconda, USA 1997)
DI LUIS LLOSA
Con JENNIFER LOPEZ, JON VOIGHT, Ice Cube, Eric Stoltz.
AVVENTURA/HORROR
Sulla scia de "Lo squalo" e allegra e carnivora compagnia, ecco un film avventuroso che si mescola all'horror, che alla sua uscita totalizzò un ottimo risultato commerciale in patria: considerata anche la mediocrità della pellicola, fatto ancora più curioso. Schema risaputo, un piccolo gruppo di persone progressivamente trucidata da una minaccia esterna, fino allo scontro finale con l'entità distruttrice, possibilmente con quasi nessun sopravvissuto, il film di Llosa ha a suo favore solo l'incipit , che vede un disperato Danny Trejo fuggire in una palafitta e spararsi piuttosto che farsi uccidere da qualcosa che conosceremo più tardi. Per il resto, il gruppetto di morituri potenziali non sprizza simpatia, gli effetti speciali non sono strabilianti, l'improbabile regna, con un serpente di comunque grosse dimensioni che crea più problemi e fa danni quanto un tornado ( ma in fondo, per chi non molla la visione anzitempo, c'è una sorpresona,eh!) e una recitazione mediamente difficile da difendere, con un unico dubbio. Se già come paraguayano Jon Voight è credibile quanto Denzel Washington un esquimese, da tanto mi domando se la sua prova è solo grottesca, o c'è del metodo in quel cacciatore calcificato in un'espressione di sdegno perpetua che anche nella scena in cui muore ( risputato dal mostro e già cosparso di succhi gastrici, un bijoux!) , con un occhio saltato via nella fase dello stritolamento , fa l'occhiolino a quelli ancora vivi.Uno dei più lampanti esempi del concetto di "bidonata".
A QUALCUNO PIACE CALDO ( Some like it hot, USA 1959)
DI BILLY WYLDER
Con TONY CURTIS, JACK LEMMON, MARILYN MONROE, George Raft.
COMMEDIA
Classicissimo della commedia brillante, su giochi dei ruoli, identità sessuali e non, "A qualcuno piace caldo" sfodera tre assi mica da ridere, con il jolly dell'autore ai suoi massimi livelli, fortissimo di una sceneggiatura che è un'opera d'arte per battute e tempi narrativi. Uno dei film più amati di sempre dai cinefili è una commedia stupenda, che quasi cinquant'anni dopo la sua uscita continua a innescare entusiasmo a profusione in tutti gli spettatori, nuovi e non: citato a piè sospinto da molti registi ( vale la pena di ricordare almeno Benigni che intitolò "Johnny Stecchino" in omaggio a un gangster che si vede qui in apertura), "Some like it hot" gioca tra humour ed implicazioni erotiche con un garbo ed un'ironia impagabili. Se Tony Curtis e Jack Lemmon sono qui oramai segmenti della memoria cinematografica mondiale, Marilyn è adorabilmente un'icona bella per tutte le stagioni: qui è nel pieno della sua maturità di donna, opulento sogno maschile, meraviglia di capelli e carne di roboante femminilità. Difficile, molto difficile non innamorarsi ancora una volta di questo film.

lunedì 13 ottobre 2008

VA' DOVE TI PORTA IL CUORE ( I,1996)
DI CRISTINA COMENCINI
Con VIRNA LISI, MARGHERITA BUY, Massimo Ghini, Tcheky Karyo.
SENTIMENTALE
Quando era all'apice del successo, vale a dire dopo la strabiliante affermazione di "Va' dove ti porta il cuore", un fenomeno di vendite che portava a notare il libro alla gente in spiaggia, nelle stazioni, dove capitava, come accaduto anni dopo per "Io uccido", Susanna Tamaro se ne venne fuori dicendo in un'intervista esclusiva che lei avrebbe potuto spostare milioni di voti alle elezioni. A giudicare dal successivo "Anima mundi" le potenzialità di influenza della scrittrice erano già parecchio ridimensionate, e benchè in molti giudicassero all'epoca il libro da cui questo film è tratto una sorta di vademecum moderno dei sentimenti, a me parve abbastanza scorrevole ma di una banalità eclatante, soprattutto nelle ultime due pagine che in teoria dovevano essere la chiave della storia e la lezione morale da suggerire ai lettori. Ecco, la versione per il cinema è più o meno simile: a una discreta conduzione degli interpreti, corrisponde una prevedibilissima regia e se si paragona ai melodrammoni doc degli anni Cinquanta, il lungometraggio della Comencini non ne presenta nemmeno per idea una simile abilità lacrimogena, stemperandosi in un racconto poco emozionante, e che ha molto del già visto e sentito.
AMERICAN PSYCHO ( American psycho, USA 2000)
DI MARY HARRON
Con CHRISTIAN BALE, Willem Dafoe, Jared Leto, Reese Whiterspoon.
THRILLER/GROTTESCO

Il best-seller di Bret Easton Ellis "American Psycho" fu uno dei casi letterari degli anni Novanta, un romanzo denigratorio della generazione-yuppie e di certi nuovi miti , con impennate di violenza e truculenza piuttosto pesanti: nella non facile assegnazione della regia della versione per il cinema, la spuntò a sorpresa la regista di videoclip Mary Harron, e, girato più o meno otto anni dopo la sua uscita nelle librerie, il lungometraggio si rivelò un sonoro fiasco commerciale. La scelta della sceneggiatura di insistere il meno possibile sui dettagli orrendi degli svaghi psicotici del serial killer à la mode Patrick Bateman, interpretato con ironia dal futuro Batman Christian Bale, non è banale, nè deleteria: e il gioco-sfida con il detective Willem Dafoe, che arriva ad un passo sì dallo scoprire la vera natura dello yuppie-massacratore, ma anche da una bruttissima fine, è sostenuto con equilibrio e con abilità. Non perfetto, qualche tempo morto, ma "American Psycho" è un titolo di questi anni da riscoprire.
IL PRESTANOME ( The front, USA 1976)
DI MARTIN RITT
Con WOODY ALLEN, Zero Mostel, Herschel Bernardi, Michael Murphy.
COMMEDIA/DRAMMATICO

Uno dei titoli più celebri a proposito di una pagina tra le più scomode e vergognose della storia degli Stati Uniti, è "Il prestanome", diretto da un regista spesso impegnato come Martin Ritt, con la curiosa scelta di Woody Allen nel ruolo del personaggio principale, l'ometto Howard Prince, da chiunque reputato una mezza calza, che aiuta per denaro uno sceneggiatore nei guai per via dell'infame persecuzione maccartista. Tenuto su un registro di commedia nella prima parte, il film assume via via sempre più connotati drammatici, soprattutto quando segue il cabarettista di successo Zero Mostel che si ritrova in una spirale sempre più vorticosa di umiliazioni e situazioni in cui si perde la propria dignità: Ritt conduce non sempre con la medesima tenuta di ritmo, ma la chiusa è di quelle che lasciano il segno. Woody Allen, di cui alcuni recensori lamentano la scelta non ideale per la parte, ci mette comunque un pò del suo nel tratteggiare un personaggio che da menefreghista e opportunista si ritrova a compiere una scelta coraggiosa, non solo per amore, quasi come il Gassman de "La grande guerra", e in un'interpretazione piuttosto sopra le righe ma convincente e toccante si fa onore Zero Mostel, comico che davvero ebbe grossi problemi con la caccia alle streghe. Oggi si tende a dimenticarlo, a non parlarne, ma in un sistema in cui la libertà di pensiero, di espressione, la volontà di non omologazione suscita brividi e per molti appartenere alla maggioranza è più facile e meno fastidioso, covano molte cose non belle.

sabato 11 ottobre 2008

CHE BOTTE SE INCONTRI GLI "ORSI"!( Bad New Bears, USA 1976)
DI MICHAEL RITCHIE
Con WALTER MATTHAU, TATUM O'NEAL, Vic Morrow.
COMMEDIA

Nei primi anni delle tv private è stato uno dei film più programmati in assoluto, trasmesso una settimana sì ed una idem di mattina e pomeriggio: rifatto l'anno scorso con Billy Bob Thornton al posto del burberissimo Matthau, non ha avuto lo stesso successo di pubblico, visto che questo film per ragazzi ispirò due sequel, con Tony Curtis prima e William Devane poi nella parte dei coach. Non dissimile da molti cartoon dell'epoca ( come quelli americani sportivi, e pure "Fat Albert") nel tono adoperato da sceneggiatura e regia, "Bad New Bears" è un titolo simpatico, che ben amministra la collaborazione tra l'adulto cialtrone, lunatico eppure cuor d'oro e la banda di ragazzini che guidati da lui si faranno onore nonostante le premesse. Sulle note della "Carmen" di Bizet, Ritchie azzecca il passo e intrattiene con garbo e ironia. Leggerissimo, però con brio.
I DELITTI DEL ROSARIO ( The rosary murders, USA 1987)
DI FRED WALTON
Con DONALD SUTHERLAND, Charles Durning, Belinda Bauer.
THRILLER

Di Fred Walton si ricorda un bel thriller psicologico del '79, "Quando chiama uno sconosciuto", poi rifatto anonimamente qualche anno fa, con un grande Charles Durning nei panni di un detective alle prese con un assassino straziato dai sensi di colpa: i due lavorano insieme anche qui, con il corpulento attore in un ruolo importante ma non in primissimo piano, ma il risultato è assai inferiore all'altro titolo citato. Affidato il ruolo principale ad un professionale ( ma nulla più) Donald Sutherland, Walton dirige diligentemente ma senza grandi approfondimenti, nè riuscendo a dare una scossa allo spettatore: il giallo si dipana senza emozioni, senza particolare suspence, accennando una relativa crisi nel reverendo protagonista per via di una bella donna, spunto che presto decade salvo riaffacciarsi nell'ultimissima sequenza. Vedibile, ma lascia poco davvero di sè.