mercoledì 31 ottobre 2007

ECCO NOI PER ESEMPIO... ( I, 1977)
DI SERGIO CORBUCCI
Con ADRIANO CELENTANO, RENATO POZZETTO, Barbara Bach, Felice Andreasi.
COMMEDIA
Accostando due numeri 1 del botteghino del momento,Corbucci ambienta questa commedia in una Milano , magari portata agli estremi, ma dandone spesso sfumature azzeccate, come era nella tarda metà degli anni Settanta.Femministe scatenate, riccastri snob con la mania delle pistole, ambienti intellettualoidi e fasulli, il duo Antonmatteo Colombo(Celentano) e Palmambrogio Fogazzari(Pozzetto) vivono , uno disincantato e più "pratico", l'altro venuto dalla provincia,con aspirazioni letterarie e più ingenuo, scontrandosi con la follia quotidiana della grande città .Certo, non c'è una pretesa di realizzare una specie di "Dolce vita" milanese, ma il film offre spesso momenti divertenti, e trasmette , magari distorta ed esagerata, l'atmosfera di quegli anni.Molto meglio della media dei film consueti dei due divi.
IL VIAGGIO DI CAPITAN FRACASSA ( I/F , 1990)
DI ETTORE SCOLA
Con MASSIMO TROISI, VINCENT PEREZ, ORNELLA MUTI, Emmanuelle
Beàrt.
COMMEDIA

Lo dico ancora una volta, ma di autori come Ettore Scola il cinema italiano si è giovato, e si gioverebbe ancora, e non capisco, non capisco davvero come mai da più di quindici anni questo cineasta non riesce a darci un film all'altezza del suo talento.Di declino creativo si parla, e forse è la ragione vera per cui non è più un evento l'uscita di un suo lavoro:ma mettiamoci anche un generale disinteresse del pubblico alle questioni poste da Scola, e ai problemi affrontati nei suoi film."Il viaggio di Capitan Fracassa" è un'operina creata come una fusione di teatro e cinema, di racconto fiabesco e viaggio antico, che ha molti momenti riusciti, mette in scena molti personaggi, trova in un disponibile Massimo Troisi un narratore che si tramuta in punto di vista, e nonostante non tutta la pellicola abbia la forza dello spunto, riesce a comunicare la propria vivacità.E poi, cos'è successo?
COMPLEANNO DI SANGUE ( Happy birthday to me, USA 1981)
DI JACK LEE THOMPSON
Con SHARON HACKER, FRANCES HYLAND, Glenn Ford, Melissa Sue Anderson.
HORROR
Nella grande famiglia dei filmacci dell'orrore che affollarono le sale a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta ( soprattutto il venerdì e il sabato sera in quelle di terza visione, come usavano all'epoca), c'è posto anche per il contributo allo "slasher-movie"di un professionista del cinema d'azione come J.L.Thompson: non che si noti l'abilità di questo regista altrove ben migliore( ad esempio ne "I cannoni di Navarone", per dire), perchè ovviamente lo script va avanti a corpi trafitti e spruzzi di sangue, la falcidia aumenta fino ai titoli di coda, l'unico interprete degno di tale nome è l'invecchiato Glenn Ford, che , pover'uomo, anch'egli si aggiunge alla lista dei personaggi da mandare al campo santo. Suspence così ben nascosta da non farsi trovare, qualche effetto repellente, più che altro prevedibilità e noia. E via , avanti il prossimo massacro.
CARRIE- Lo sguardo di Satana ( Carrie, USA 1976)
DI BRIAN DEPALMA
Con SISSY SPACEK, Amy Irving, Piper Laurie, William Katt.
HORROR

"Carrie" è stato il primo romanzo di Stephen King a diventare un successo, e il primo film tratto dai suoi libri, grande successo che lanciò definitivamente Brian DePalma tra i nuovi registi importanti.Nel romanzo, Carrie è una povera creatura con poteri pericolosissimi, vessata dalla madre e bersagliata dalla stupidità dei suoi compagni di scuola:una perdente nata, una vittima naturale che ad un certo punto fa esplodere anni di rancore e sopportazione, scatenando un piccolo inferno.DePalma realizza un horror giovanile pieno di molte belle immagini, e il pathos imponente presentato dal libro di King trova una valida rappresentazione nella pellicola in cui attori di poco sopra i vent'anni danno credibilità autentica alla storia.Figlia di un dispotismo religioso opprimente, abituata a trovarsi emarginata o, se degnata di attenzioni, solo perché derisa vigliaccamente, Carrie risparmia solo chi non ha mai voluto farle del male volontariamente : commovente il finale sulla pagina, da guizzo sulla sedia l'ultima sorprendente immagine del lungometraggio.
LA GIUSTA DISTANZA ( I, 2007)
DI CARLO MAZZACURATI
Con GIOVANNI CAPOVILLA, VALENTINA LODOVINI, AHMED AFLENE, Giuseppe
Battiston.
DRAMMATICO

Quello di Carlo Mazzacurati non è, forse, un cinema che scatena passioni, o infiamma sentimenti, ma questo autore dalla carriera oramai ventennale ( esordì nel 1987, con "Notte italiana") ha uno stile discreto con cui parla di tematiche molto serie, problemi che spesso i film nostrani non sanno più raccontare come si deve. Ambientato negli spazi mansueti ma alienanti del Nord-Est , "La giusta distanza" è un film curiosamente simile per certi versi all'inaspettato successo nostrano di inizio stagione, "La ragazza del lago": anche qui c'è una morte tragica , un colpevole presto riammesso nell'anonimato, molti potenziali colpevoli tra la "brava gente", qualcuno che si incaponisce nel rifiutare una verità di comodo. Mazzacurati sceglie volti poco noti per impersonare i ruoli principali del suo nuovo lavoro, e sono da ricordare perlomeno la maestrina Lodovini e il meccanico tunisino Haflene : se c'è una pecca da trovare a questo film, forse, è che impiega un pò di tempo a trovare il ritmo giusto della narrazione, però in una storia sostanzialmente corale è necessario spiegare prima di tutto l'ambiente e la fauna umana che lo abita.

martedì 30 ottobre 2007

MIMI' METALLURGICO FERITO NELL'ONORE ( I, 1972)
DI LINA WERTMULLER
Con GIANCARLO GIANNINI, MARIANGELA MELATO, Elena Fiore, Turi Ferro.
COMMEDIA

Uno dei maggiori successi di Lina Wertmuller, che tra l'altro vede per la prima volta insieme una delle migliori accoppiate del cinema italiano:Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.Commedia satirica con toni salaci,"Mimì metallurgico" si risolve in una sarcastica presa in giro del maschio meridionale che, pur trapiantato al Nord, adotta idee rivoluzionarie e rifugge la dominazione degli "amici degli amici", addirittura fa un figlio con una ragazza di idee "a sinistra della sinistra" , ma , costretto a tornare in Sicilia, dove tra l'altro , ha moglie, finirà beffato a più riprese dal destino, per trasformarsi infine in un picciotto della mafia.Il film ha il suo meglio quando spinge a fondo sul pedale del grottesco, e deve molto della sua buona riuscita a un Giannini necessariamente sopra le righe e spesso molto divertente:e l'idea di mettere la faccia dei mafiosi della natìa Catania a tutti coloro che soverchiano, e l'irresistibile natura di sottomissione ad essi è un'intuizione registica assai felice.Peccato che il personaggio di Mariangela Melato venga un pò sacrificato nella seconda parte, ma la "vendetta" da masculo virile e d'onore di Mimì,"metallurgico, uomo di mondo e comunista" è un piccolo classico della commedia.E anche la sua filosofia di vita è notevole:a chi gli chiede "Ma tu,come la pensi?", lui risponde "Mah, qui per qui, non saprei".
OH, SERAFINA! ( I, 1976)
DI ALBERTO LATTUADA
Con RENATO POZZETTO, DALILA DI LAZZARO, Angelica Ippolito, Lilla Brignone.
DRAMMATICO/COMMEDIA
In piena esplosione del fenomeno-Pozzetto, attore che, al di là del giudizio sui suoi film, ha garantito per una decina e passa di anni incassi remunerativi per produttori ed esercenti, un autore particolare ,per certi versi audace, per altri ambiguo, come Alberto Lattuada, scelse il robusto comico lombardo per essere il protagonista di questa di "Oh,Serafina!": nelle intenzioni, questa tragicommedia sostiene la necessità di una ricerca dell'armonia, una capacità di slanci poetici in rivalsa alla grettezza imperante di provincia e non, e di una sessualità selvaggia e gentile possibile, invece dell'utilizzo della stessa per giungere a obbiettivi di comodo. Renato Pozzetto ci mette molta volontà, in un ruolo forse più consono a certe divagazioni celentanesche, Dalila DiLazzaro e Angelica Ippolito lasciano apprezzare il loro fascino, ma sono alle prese con personaggi troppo unidimensionali, e sulla riuscita del film pesano troppi cedimenti alla farsa sboccata, per convincere.

lunedì 29 ottobre 2007

PARI E DISPARI ( I, 1978)
DI E.B.CLUCHER
Con BUD SPENCER, TERENCE HILL, Marisa Laurito, Luciano Catenacci.
COMMEDIA

Nella lunga stagione delle loro fortune cinematografiche, Mario Girotti da Venezia e Carlo Pedersoli da Napoli, in arte Terence Hill e Bud Spencer, hanno interpretato perlomeno un film insieme all'anno, che regolarmente diventava un campione d'incassi.Lo schema era sempre quello:il tipo grosso e dalla sberla micidiale si ritrovava per compare un rompiscatole più piacente, ed era costretto a far comunella con lui, fino a giungere ad un finale con grande scazzottata per chiudere in allegria, e via verso nuove avventure per i due eroi."Pari e dispari" è forse una delle loro pellicole più spettacolari e tra dadi, motoscafi e megaceffoni qualche sorriso non lo si nega.Parrocchiale, diceva qualche recensore.Mica è sbagliato, ma a confronto di molti film di puro utilizzo da botteghino questi avevano una confezione, una mancanza di volgarità e un'onestà di fondo, nell'essere solo una rumorosa chiassata, che ne aumenta l'effettivo valore.
REGOLE D'ONORE ( Rules of engagement, USA 2000)
DI WILLIAM FRIEDKIN
Con TOMMY LEE JONES, SAMUEL L.JACKSON, Guy Pearce, Philip Baker Hall.
DRAMMATICO

Le "regole d'ingaggio", come in molti sanno, sono lo speciale codice comportamentale degli eserciti su territorio straniero: William Friedkin è sempre stato, non lo si scopre ora, un autore controverso, capace di aperture progressiste e tuffi nel conservatorismo più retrivo, autore dotato ma per natura avvezzo a realizzare alcuni dei più roboanti fiaschi mai girati, nonostante che gli si devano perlomeno tre film notevoli. Questa pellicola pre-11 settembre ( ditemi voi se fosse stata realizzata dopo...) ha una prima parte ancora ancor tollerabile, che vede l'avvocato militare Tommy Lee Jones occuparsi, pieno di dubbi, del caso dell'alto ufficiale Samuel L.Jackson, che sembra aver comandato una rappresaglia sanguinosa su molti civili in Yemen, tra cui donne e bambini. Da un certo punto in poi, Friedkin e chi gli ha sceneggiato il film perdono completamente il lume della ragione, buttando benzina sulle ostilità tra mediorientali e americani, approdando a una ricostruzione finale che, a parte una totale improbabilità, quasi quasi plaude alla sanguinaria iniziativa del soldato di ferro. In un'ottica che non è dissimile dalla logica di Goebbels sulla propaganda pro-nazista, pensando all'orrore di Falluja, una città intera praticamente distrutta dal furore dei "Bush boys", con tanto di bombe al fosforo e cosine belle varie, oltre di che incazzarsi, da occidentale che si vergognava di bombardamenti praticati su povera gente , c'è pure di che preoccuparsi. Un film dannoso, macchia oscena sul carnet dei professionisti che vi hanno preso parte.
SIGNORE E SIGNORI, BUONANOTTE ( I, 1976)
DI LUIGI COMENCINI, MARIO MONICELLI, LUIGI MAGNI, ETTORE SCOLA,
NANNI LOY
Con MARCELLO MASTROIANNI, VITTORIO GASSMAN, PAOLO VILLAGGIO, NINO
MANFREDI
COMMEDIA

E' una delle grandi occasioni mancate del cinema italiano:la riunione di cinque nomi illustri per la regia, ognuno con il proprio stile, per una satira sul fenomeno televisivo in piena espansione.Si ride con il disgraziometro di Villaggio, e si sogghigna con i politicanti che discutono dei progetti di ristrutturazione di Napoli, per poi manifestarsi in tutta la loro indecenza, si resta male nell'episodio del bambino suicida.Ma il film, in cui Marcello Mastroianni, nella parte del conduttore, fa da filo portante a tutte le sezioni dirette dagli autori ,non manca di deludere.E, a conti fatti, spesso sollecita la caduta d'interesse.Finisce tutto in un balletto con i mascheroni di Giovanni Leone & C., ma non è una satira mordace.
MAN ON THE MOON ( Man on the moon, USA 1999)
DI MILOS FORMAN
Con JIM CARREY, Courtney Love, Danny De Vito, Paul Giamatti.
COMMEDIA/DRAMMATICO


Va riconosciuto all'autore di "Qualcuno volò sul nido del cuculo" di voler affrontare la materia trattata( in questo caso una biopic) presentando anche i lati sgradevoli degli eccezionali (nel senso di insoliti) personaggi da lui approfonditi. Jim Carrey,che ha compiuto un denso lavoro di immedesimazione con Andy Kaufman, dà mostra di un gran talento d'interprete.E molto bene figura anche Danny DeVito, coproduttore tra l'altro del film.Essendo molto incentrato sulla complessa figura di Kaufman, "Man on the moon" non concede troppo spazio ai ruoli di contorno, e ne è caso esemplare quello della compagna dell'attore tv impersonata da Courtney Love.Geniale l'inizio del film, e interessante l'abbozzo di discorso sull'artista puro che non sa andare incontro al pubblico. Ma il cinema di Forman fino ad "Amadeus" era un'altra cosa.
LA QUARTA GUERRA ( The fourth war, USA 1989)
DI JOHN FRANKENHEIMER
Con ROY SCHEIDER, JURGEN PROCHNOW, Laura Harris, Tim Reid.
DRAMMATICO
Quando gli equilibri tra potenze erano pericolosi, sì, ma più o meno definiti, a grandi linee, usciva ogni tanto un film dichiaratamente di genere, che però sottolineava certe situazioni, o perlomeno dava spunto a discussioni su argomenti ben più interessanti dei vari reality atti a ubriacare la logica razionalità. "La quarta guerra", di un regista specializzato nel confezionare thriller, sì, ma che toccavano tasti delicati e implicavano comunque una lettura sociopolitica, è un dramma imperfetto, con qualche grossolanità, ma che lascia emergere due personalità votate all'arte guerriera, con l'obbiettivo di distruggere l'avversario ad ogni costo. Militari in perenne servizio di guardia l'uno all'altro, il russo Prochnow e l'americano Scheider si scontrano ad ogni occasione, giungendo ad aggredirsi a mani nude, armati della sola loro furia. E nello scioglimento in pianto della spinosa questione, vibra una pagina di umanità considerevole, a deprecare l'inutilità nociva di ogni istinto bellico.
SPERIAMO CHE SIA FEMMINA ( I, 1986)
DI MARIO MONICELLI
Con LIV ULLMAN, CATHERINE DENEUVE, Giuliana De Sio, Lucrezia Lante Della
Rovere.
COMMEDIA


Apprezzatissimo sia da critica che da pubblico alla sua uscita,"Speriamo che sia femmina" è l'ultimo film di Mario Monicelli a risultare campione d'incassi.Un cast che vede molte presenze femminili, attrici importanti come Liv Ullman, Catherine Deneuve, Giuliana DeSio,in ruoli di donne dalla personalità viva, personaggi ben costruiti, alle prese con uomini rincoglioniti, vigliacchi o opportunisti.Bravissimo nel gestire il folto cast, l'autore de "La grande guerra" se la cava un pò peggio, qui, con una scenegiatura a volte un pò farraginosa nella sequenza dei fatti narrati.Per cui si sorride spesso, e si ha modo di constatare la cura con cui sono stati elaborati i complessi personaggi femminili, tanti modi diversi di essere donne:ma occhio a entusiasmarsi troppo, perchè se il modello sono le commedie francesi,"Speriamo che sia femmina" ne ha assorbito soprattutto una superficiale filosofia da poco, compiacendosene un pò troppo.

domenica 28 ottobre 2007

SON CONTENTO ( I, 1983)
DI MAURIZIO PONZI
Con FRANCESCO NUTI, BARBARA DE ROSSI, Carlo Giuffré, Novello Novelli.
COMMEDIA

Togliersi la maschera è un atto di coraggio, e un comico che fa una cosa del genere rivela qualcosa di molto personale, che spiazza, sconcerta o addirittura irrita chi lo osserva nel farlo."Son contento"è un film con qualche pressapochismo,s iamo d'accordo, ma è un autoritratto amarognolo che sa di vero, con alcuni momenti molto ispirati.Con la felice complicità di una "spalla" come il sornione Carlo Giuffré, e la bellezza pastosa della giovane Barbara De Rossi, Nuti si trova coinvolto in una specie di psicodramma che non ne segue le regole, a celebrare il sacrificio del personale al pubblico, di una vita normale alla professione di far ridere il prossimo, del controcanto acido di un uomo che appare come quello che porta il buonumore.Le scene del protagonista che cerca una posa in cui farsi trovare in casa dalla donna che vuole lasciarlo, il pellegrinaggio da ubriaco di lui per la città, che schiamazza in un cinema e indica a un madonnaro di dare il volto dell'amata descrivendogliela a una pittura per terra, sono tracce che non si dimenticano in un film che con qualche accorgimento di regia e sceneggiatura avrebbe potuto essere molto bello.E il finale triste non guasta.
RITORNO AL FUTURO PARTE III ( Back to the future part III, USA 1990)
DI ROBERT ZEMECKIS
Con MICHAEL J.FOX, Christopher Lloyd, Mary Steenburgen, Thomas F.Wilson.
COMMEDIA/FANTASTICO

Peggio del primo, meglio del secondo.Questa, fondamentalmente, l'impressione che si ha dopo aver visto il terzo episodio della serie di Robert Zemeckis:ad accrescere la natura di prodotto industriale delle avventure dell'attraversatore di epoche Marty McFly è la sostanziale mancanza di idee per protrarre la saga, che si riducono a riciclare i soliti spunti per tre film.Trapiantando nel West la DeLorean fantastica di Doc Brown, Zemeckis rende omaggio al genere per eccellenza del cinema americano, e azzecca più gags che nel numero due.Ma il ritmo è blandissimo, le trovate vecchiotte, e certi passaggi di sceneggiatura sono non poco macchinosi.Peraltro la qualità dello spettacolo non è indegna, ma il fatto che l'autore di "Forrest Gump" abbia sfruttato per tre volte lo stesso soggetto iniziale, e centrando tre volte l'obbiettivo-botteghino, sa di furbata bella e buona.A livello di marketing, ammirevole:sul piano cinematografico, sconcertante.
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
( White man's burden, USA 1995)
DI DESMOND NAKANO
Con JOHN TRAVOLTA, HARRY BELLAFONTE, Kelly Lynch, Robert Gosset.
DRAMMATICO

L'idea era di quelle molto funzionali:invertire il generico ruolo di privilegiato dei bianchi, mettendo un uomo di razza bianca, proletario e messo quasi sul lastrico dal principale nero, ricco e raffinato, in condizioni di ridursi a rapirlo per riottenere il lavoro.Desmond Nakano non sfrutta a dovere tutte le possibilita'del soggetto, ed è un vero peccato, perchè John Travolta ed Harry Belafonte sono ben immedesimati nella storia e si sviluppa tra i due la tensione necessaria a creare un accettabile pathos.Il film vacilla quando deve tirare le sue conclusioni, e quando i due cominciano a capirsi e ad apprezzarsi, perdendo ogni traccia di coscienza sociale.Di un certo insuccesso, forse perchè pone interrogativi troppo onerosi, forse anche perchè non riuscitissimo,"Il rovescio della medaglia" aveva bisogno di altri sceneggiatori.
CHINATOWN ( Chinatown, USA 1974)
DI ROMAN POLANSKI
Con JACK NICHOLSON, FAYE DUNAWAY, John Huston, Perry Lopez.
NOIR

Immersione totale nel noir d'annata datata 1974, tra le più felici operazioni del genere, ad opera di un cineasta non americano, ma che omaggia qui quel cinema statunitense che molto probabilmente lo ha colpito ed affascinato: "Chinatown" è anche il racconto della sconfitta di un idealista, detective privato quasi per caso, di fronte all'inesorabile potere del Male, rappresentato da un laido John Huston, magistrale nell'impersonare il perverso mecenate che sta dietro a tutto l'intrigo. Jack Nicholson è un indimenticabile "private eye" , coinvolto in una relazione pericolosa, Faye Dunaway con finezza compie la mutazione da dark lady iniziale a vera vittima di tutta la faccenda, e Polanski detta i tempi di un'indagine che prevede una sferzata di pessimismo reale a concludere la vicenda. Sconfitto agli Oscar da un altro film notevole, "Il padrino parte II", questo lavoro, che è l'ultimo girato da Polanski in terra statunitense per le note vicende giudiziarie, è da considerarsi tra i più belli del regista polacco, una rielaborazione di un genere che diviene atto conclusivo di una diramazione del cinema americano, non meno importante e quasi "esclusiva" del western.
AL DI LA' DEI SOGNI ( What dreams may comes, USA 1998)
DI VINCENT WARD
Con ROBIN WILLIAMS, Annabella Sciorra, Cuba Gooding jr., Max Von Sydow.

FANTASTICO

L'avvio è sconcertante, da Olimpiadi del pessimismo:dei quattro personaggi principali, tre muoiono entro il primo quarto d'ora di proiezione."Al di là dei sogni" è una sorta di fantasia con pretese new age, in cui le anime del protagonista e della sua famigli hanno modo d'incontrarsi in un elaborato Aldilà .Benché qualche soluzione visiva possa essere interessante,e soprattutto la concezione del Purgatorio, con i volti che compongono il pavimento,viene da pensar che questo mondo parallelo delle anime trapassate sia costruito con stilemi anche troppo comodi, come il fatto che i coniugi tanto disgraziati nella prima esistenza Williams-Sciorra si ritrovino pronti a ricominciare una speranzosa nuova vita, spinga a un sorriso di scherno.Notevoli gli effetti speciali, sprecati molto i componenti del cast.
LA GIUSTA CAUSA ( Just cause, USA 1994)
DI ARNE GLIMCHER
Con SEAN CONNERY, KATE CAPSHAW, Laurence Fishburne, Blair Underwood.
THRILLER

Thriller concepito inizialmente come avverso alla pena di morte,visto che al centro della vicenda si colloca un illustre penalista che la combatte, si chiude quasi rinnegando se stesso.Infatti, dopo aver seguito Sean Connery, che insieme alla bella moglie Kate Capshaw si salva anche grazie all'intervento del poliziotto giustiziere Larry Fishburne, dopo aver rischiato la pelle per colpa di uno psicopatico nelle paludi del Sud degli Stati uniti, si ha come l'impressione che ciò che sostiene questo film non sia troppo dissimile dall'assunto dei vari "giustizieri" di bronsoniana memoria.Come giallo si lascia seguire per metà, salvo diventare dispersivo e lento nella seconda parte.Professionalità del grande scozzese di "Zardoz" a parte, un film di poca sostanza.

sabato 27 ottobre 2007

VACANZE DI NATALE 2000 ( I, 1999)
DI CARLO VANZINA
Con MASSIMO BOLDI, CHRISTIAN DE SICA, Nino D'Angelo, Megan Gale.
COMICO

Per l'edizione 2000 delle scorribande alpine di Boldi, DeSica & C. ritorna alla regia Carlo Vanzina, che inaugurò il fortunatissimo filone nel 1983. C'è da dire che rispetto alle regie di Oldoini e Parenti, è giusto sottolineare la maggiore fluidità delle varie storie che s'incrociano nei giorni della fine dell'anno sulla neve, e una cura più avvertibile nella messa in scena.Mettiamo in conto anche un tentativo volenteroso di fare un film meno sbracato, ma "Vacanze di Natale 2000" resta un brutto film.Di successo, certo, ma balordo e poco vivace nel cercare di riscuotere il riso dallo spettatore(ci riesce solo , e in pochissimi momenti, il goffo Massimo Boldi), con trame messe insieme con originalità nulla, e attori che spesso danno l'impressione di non capire bene cosa stia succedendo intorno a loro.
SEI GIORNI, SETTE NOTTI ( Six days, seven nights, USA 1998)
DI IVAN REITMAN
Con HARRISON FORD, ANNE HECHE, David Schwimmer, Temuera Morrison.
COMMEDIA/AVVENTURA

Ma come si fa a girare una commedia così insipida?A che è valso?Ivan Reitman , ormai in caduta libera, dà poca brillantezza a una storiellina inconsistente, in cui Harrison Ford ripete il numero di Bogart ne "La regina d'Africa"(ma molto in peggio), e Anne Heche è la donzella di città caratterialmente agli antipodi del pilota Ford, e che si innamora del duro e attempato scorbutico.Ci sono anche i pirati, ma la trama zoppica drammaticamente, e non ci si diverte mai . Lieto fine da contratto, e poi arrivano i titoli di coda.Meno male...
STRANA LA VITA ( I, 1987)
DI GIUSEPPE BERTOLUCCI
Con DIEGO ABATANTUONO, Amanda Sandrelli, Monica Guerritore, Domiziana Giordano.
COMMEDIA
Cherchez la femme, diceva quello:all'anima, viene da rispondere vedendo qui un Abatantuono progressivamente sempre più stralunato perdersi dietro a tre donne tutte affascinanti, lasciategli in eredità da un vecchio amico casualmente ritrovato che gli muore al tavolino mentre prendono un caffè insieme.Giuseppe Bertolucci con questo "Strana la vita"(che doveva intitolarsi originariamente "Ambarabaccicicocò"....) ha realizzato uno dei suoi lavori meglio riusciti, con tre tipi di donne in parte desiderabili, in parte insopportabili, a tormentare la vita di un indolente naturale , parte in cui è molto bravo Abatantuono a rendere il coinvolgimento , l'attrazione e il panico insieme verso le complicazioni della psiche femminile.Finale simbolico, con il protagonista novello Paride a dover scegliere una tra le tre, e perduto e smarritosi definitivamente.
SPACE JAM - Entra in squadra... ( Space Jam, USA 1996)
DI JOE PYTKA
Con MICHAEL JORDAN, Bill Murray, Wayne Knight, Larry Bird.
FANTASTICO/COMMEDIA


"Space jam" è divertente quanto basta a giustificarne la visione, anche se è inferiore all'analoga operazione di mischiare attori e cartoons di "Chi ha incastrato Rofger Rabbit":c'è da dire che la Pytka, pur bravo a dare ritmo alla pellicola, non è Zemeckis, e che questo lungometraggio non vuole essere altro che purissimo intrattenimento per platee che si rimpinzano di chewing-gum e popcorn:la cosa migliore di questo film sono le citazioni cinefile, che spaziano da "Il ritorno dello jedi" a "Pulp fiction".
DIE HARD-Vivere o morire ( Live free or die hard, USA/GB 2007)
DI LEN WISEMAN
Con BRUCE WILLIS, Justin Long, Timothy Oliphant, Cliff Curtis.
AZIONE

Una dozzina d'anni dopo la sua ultima apparizione, ritorna il superpoliziotto John McClane, che ha ancora un bel fiato, nonostante gli anni siano passati, per spuntarla contro un gruppo terroristico capitanato da un mago dell'informatica, che rischia di mettere sotto scacco gli Stati Uniti, partendo dal mandare in tilt il sistema dei semafori nazionale, con conseguenti incidenti e pericolo per le persone: Len Wiseman, proveniente dalla saga vampir-licantropesca di "Underworld", è il terzo regista a curare le avventure del piedipiatti forse più somigliante all'ispettore Callaghan venuto fuori da Hollywood ( ma con un bel pò di ironia in più), e il polizieskolossal è abbastanza divertente, salvo una durata un pò stancante ( due ore e dieci), e il tasso di improbabilità delle spacconate che si vedono sullo schermo, a un certo punto decisamente esagerate ( tutto l'inseguimento sul viadotto tra Tir e F-14, sì, l'aereo...). Willis , affezionatosi ormai al personaggio , tutto escoriato e perennemente contro tutti, riprende punti in simpatia, mentre non si registrano particolari meriti tra i cattivi, nella cui banda c'è pure Edoardo Costa, dritto dritto dalle fictions nostrane. Dice sì e no sei battute, però mica tutti possono dire di aver fatto parte di un film USA da grandi incassi...

venerdì 26 ottobre 2007

MINORITY REPORT ( Minority report, USA 2002)
DI STEVEN SPIELBERG
Con TOM CRUISE, Samantha Morton, Colin Farrell, Max Von Sydow.
FANTASCIENZA

Ogni decade cinematografica sembra avere il Phillip K.Dick adeguato. "Blade runner", nel 1982 segnò innegabilmente il cinema di fantascienza, creando una nuova visione del futuro;"Atto di forza", all'inizio dei novanta, fu un'interessante riflessione sull'identità e su certe ambizioni para-colonialiste delle superpotenze. Dopo il Duemila Steven Spielberg, con "Minority report" ha realizzato un film, come i sopracitati, a chiave di lettura multipla:mascherato da grande thriller futuristico d'azione, c'è un monito sul Controllo Assoluto, che dopo l'undici settembre 2001, qualcuno ha proposto come ineluttabile forma di rassicurante"segno dei tempi".Se il corpo di Polizia Pre-Crimine potrebbe simboleggiare Echelon, gli sventurati Pre-cog potrebbero rappresentare gli esseri umani, galleggianti e senza libertà, come prezzo per la "pace".Costruito con sapienza narrativa, anche se effettivamente ha forse un minutaggio eccessivo,"Minority report" è una falsa grande opera d'evasione, che con la luce livida di Janusz Kaminski, e attraverso il perfettamente convulso montaggio di Michael Kahn(a mio modesto parere, da Oscar), tiene lo spettatore sul chi vive per più di due ore.Non si scambi il finale per banalmente lieto, come qualcuno sembra indirizzato a fare, Spielberg non è esattamente l'uomo Disney, rammentate Quint diviso in due dal morso de"Lo Lo squalo", i momenti orripilanti sparsi qua e là nella gagliarda saga di Indiana Jones, gli orrori perpetrati dagli uomini in "Schindler's list"e "Salvate il soldato Ryan".Quel che Spielberg sembra intendere, in un finale con i personaggi verso un nuovo futuro, più incerto ma anche più speranzoso, è che solo l'uomo può distruggere se stesso, solo la sua umanità potrà salvarlo.
IN VIAGGIO CON PAPA' ( I, 1982)
DI ALBERTO SORDI
Con ALBERTO SORDI, CARLO VERDONE, Tiziana Pini, Edy Angelillo.
COMMEDIA
E' vero che l'unione di un talento consolidato con uno in via d'affermazione avrebbe dovuto dare un risultato di ben altre proporzioni:ma la leggendaria "cattiveria" sordiana si annacqua qui in un buonismo qualunquistico e pure conservatore poco producente, e il confronto generazionale annega in una serie di situazioni divertenti nelle intenzioni, sempre in procinto di esplodere ma con le micce bagnate.Verdone rifà il ruolo dell'imbranato ma con minor convinzione che nei propri film, l'Albertone nazionale si salva come interprete con qualche strizzata d'occhio figlia del mestiere.Ma "In viaggio con papà " delude le aspettative, spesso appare goffo e senza verve, e si guarda, sorridendo molto di rado, più spesso scuotendo il capo per deprecarne le sprecate potenzialità.
LA PANTERA ROSA SFIDA L'ISPETTORE CLOSEAU
( The Pink Panther strikes again, GB 1976)
DI BLAKE EDWARDS
Con PETER SELLERS, Herbert Lom, Lesley-Anne Down.
COMMEDIA

Quarta avventura del fallibilissimo ispettore Jacques Clouseau, dannazione della polizia parigina e dell'ex-superiore Dreyfuss, che all'inizio di questo episodio troviamo in procinto di abbandonare il manicomio dove è stato rinchiuso per l'esaurimento con impulsi omicidi dovuto alla coglioneria stratosferica del personaggio interpretato da Sellers.Blake Edwards porta il film per strade collaudate, il ritmo è ben mantenuto fino alla fine, e i "rivali" Sellers-Lom disputano ad occhi chiusi le loro bagarres.Molto indovinato nella prima parte, con alcune gags davvero esilaranti, il film cala un pò verso la parte centrale, proponendo scenette già viste, recuperando verso la fine , cedendo ormai alla catastrofica illogicità dei cartoon, mettendo il povero Clouseau in situazioni sempre più inverosimili.E "Austin Powers" cos'è, se non una versione adattata ai tempi e involgarita delle madornali disavventure dell'idiota al cubo Clouseau?
PIEDIPIATTI ( I, 1991)
DI CARLO VANZINA
Con RENATO POZZETTO, ENRICO MONTESANO, Anne Benny, Victor Cavallo.
COMMEDIA
Concepito forse per essere la risposta italiana al filone di successo inaugurato da "48 ore" e "Beverly hills cop", mischiando l'azione con sparatorie e un umorismo che alleggerisce il racconto, è uno dei tanti tentativi di Carlo Vanzina di riciclarsi anche come autore di film non necessariamente comici.La trama riprende anche lo spunto di "Sorveglianza speciale" con Richard Dreyfuss, con i protagonisti che spiano un appartamento in cui si spoglia una bellona mentre tengono d'occhio un criminale.Goffo nelle scene d'azione, scarso nell'ottenere sorrisi e risate, "Piedipiatti" è uno dei tre o quattro film che presentano l'abbinamento Pozzetto-Montesano, non del tutto fallace ma neanche divertente.
GIOVANNA D'ARCO ( Jeanne d'Arc, F 1999)
DI LUC BESSON
Con MILLA JOVOVICH, John Malkovich, Faye Dunaway, Dustin Hoffman.
DRAMMATICO

Quanto costa l'ambizione.... Un cineasta esploso sul far degli anni Novanta come Luc Besson, che a molti parve la risposta decisa e alternativa al kolossal americano, del cui nome molti cinefili amavano riempirsi la bocca e decretarlo come l' Autore più importante emerso in quegli anni , quando si mise a fare il "Film della vita", riproponendo l'avventura storica della Pulzella d'Orléans aggiungendoci deliri mistici della giovin guerriera, dette il via al proprio declino. Con questo, malgrado una tendenza all'eccesso enfatico della glorificazione dell'eroina, "Giovanna d'Arco" non è un brutto film: ha una durata estenuante, sofferma anche troppo del proprio minutaggio sulla lotta tra Bene e Male dell'anima della vergine di Francia, e tira via, ad esempio, sul destino finale della protagonista, e più che altro pesa l'incertezza di sceneggiatori e regista sulla natura della donna, se fosse un'ossessa e invasata , ma pura, o semplicemente uno strumento dei potenti ( nel caso i regnanti ) per fare il lavoro sporco e poi pagare con la vita gli errori cui va incontro. Milla Jovovich, con grinta e furore intensi, è bravissima , e supera un banco di prova difficoltoso come questo ruolo per risultare attrice convincente, e le scene di battaglia , cruente e ben montate, sono tra i momenti migliori di tutto il cinema bessoniano. Ma ci si trova al classico film con tante buone intenzioni, anche di spettacolo, che sconta tutte le proprie pecche stancando lo spettatore, invece di appassionarlo.

giovedì 25 ottobre 2007

QUEL TRENO PER YUMA ( 3:10 to Yuma, USA 2007)
DI JAMES MANGOLD
Con CHRISTIAN BALE, RUSSELL CROWE, Ben Foster, Peter Fonda.
WESTERN

Non ha rilanciato il western, come qualche cronista pomposamente aveva scritto prima che uscisse, e nemmeno ha sbancato : gli incassi americani sono stati decorosi, ma non certo da campione del botteghino. Però "Quel treno per Yuma" versione 2007 , purchè forse troppo meritasse qualche lieve sforbiciata qua e là, ha ricevuto recensioni spesso stroncatrici in maniera eccessiva. Mangold , la cui voglia di girare un "film di cowboys" si era intuita dieci anni fa con il bel "Copland" , ha girato un film avventuroso, dove non manca certo l'azione, come testimonia l'avvio, subito spronato al galoppo, che ha almeno un pugno di minuti di cinema western da non far rimpiangere affatto i classici che amiamo: ed è tutta la parte finale della fuga verso il treno indicato dal titolo dei due personaggi principali, sostenuti da un'enfasi della colonna sonora, di Marco Beltrammi, che ricorda da vicinissimo le invenzioni morriconiane. Motivati da cose inconciliabili, il farmer interpretato da Christian Bale e il fuorilegge di Russell Crowe si giocano la simpatia dello spettatore, con il divo de "Il gladiatore" che la butta sul sornione: a differenza dell'originale, la nuova versione predilige gli spazi aperti e il taglio postmoderno e soprattutto post-leoniano. E' vero, era assurdo aspettarsi che il successo di un film riaprisse, a quindici anni da "Gli spietati", una nuova fase per un genere il cui rinnovamento si può paragonare al fenomeno dell'autoalimentazione: pare più o meno che racconti le solite storie, ma ci fa appassionare alla svelta. Però ogni tanto, è bene che qualcuno provi a farlo ripartire.