mercoledì 22 settembre 2010

NIGHTMARE ( A Nightmare on Elm Street,USA 2010)
DI SAMUEL BAYER
Con JACKIE EARLE HALEY, Katie Cassidy,Kyle Gallner,Rooney Mara.
HORROR
Nuovo remake di un giovane classico della cinematografia orrorifica,"Nightmare" versione 2010 dovrebbe essere contemporaneamente un "reboot",un punto zero da cui ripartire per far rinascere la saga di Freddie Krueger,proliferata per una decina d'anni con ottimo riscontro commerciale,poi divenuta anche comic e generatrice di episodi a parte,come "Freddy vs.Jason". Affidata all'esordiente Samuel Bayer,che viene dal mondo dei videoclip,in cui si dice che sia un talento rimarchevole,la novella ripartenza delle marrane imprese del mostro dal guanto artigliato che ritorna a far scempio degli eredi di chi lo mandò al creatore risulta una delusione per aficionados,e non:al di là del tono da horror per giovanissimi,che strizza l'occhio in modo anche troppo sfacciato alle masse imberbi,pur offrendo qualche truculenza di prammatica,la trama scombinata,che fatica ad identificare un o una protagonista,procede a singhiozzo,inquadrando via via ogni nuova vittima di Krueger,seguendola finchè la furia omicida dell'assassino venuto dai sogni non si abbatte su di lei. Il minuto attore Jackie Earle Haley,che viene dagli "watchmen" elimina le tentazioni parodistiche cui era arrivato Robert Englund dal terzo episodio in poi,rimanendo dietro al make-up,che fa del volto carbonizzato di Freddie una maschera dagli occhi a fessura e molto meno espressiva della passata versione. Benchè riproponga,con effetti speciali adeguati,molte sequenze dell'originale del 1984,lo fa con stanchezza o troppa programmaticità,amalgamando non bene la sospensione tra dimensione onirica e realtà.Probabilmente destinato a generare almeno un numero due, si chiude sull'unica scena davvero paurosa della pellicola,anche se largamente immaginabile.

domenica 19 settembre 2010

GIUSTIZIA PRIVATA ( Law abiding citizen,USA 2009)
DI GARY F.GRAY
Con JAMIE FOXX,GERARD BUTLER, Bruce McGill, Colm Meaney.
THRILLER
Nella cornice del legal thriller coniata dagli scrittori John Grisham e Scott Thurow, un film che può far discutere,anche se infine si tratta di una pellicola da ampie platee che giustifica se stessa nel far sobbalzare lo spettatore incuriosendolo via via su quale piega può prendere la vicenda raccontata. Se lo spunto di base è non privo di acume (un vendicatore che vuole sterminare chiunque ritenga colpevole di aver rovinato la propria esistenza,che ha disseminato trappole mortali,e, essendo già in carcere risulta difficilmente accusabile e comunque destinato ad essere punito), e la tenuta di spettacolo comunque dimostri l'abilità della mano di Gray,mai esploso davvero,ma capace di un discreto cinema thrilling, è ovvio che la retorica che sa di reazionario dell'assunto venga fuori:se la legge non è in grado di proteggere il cittadino dal Male,o non sa punire adeguatamente chi si macchia di crimini inverecondi, cos'altro fare se non provvedere con ferocia e da soli?La logica di Charles Bronson versione "giustiziere della notte",Chuck Norris & company non è lontana,seppur in una cornice più moderna e meglio impostata:semmai,visti gli sviluppi narrativi sull'identità del personaggio di Butler,risulta poco probabile che due tagliagole qualsiasi riescano in un batter di ciglia ad aver ragione del suo personaggio. Capace di un paio di scene ad effetto perlomeno (la morte della giudice,improvvisa e inaspettata,è comunque un colpo di copione azzeccato), giunge ad una conclusione che vede risolversi le cose prevedibilmente,ma senza rispettare quell'ambiguità morale di cui i personaggi,comunque portatori,avrebbero dovuto rappresentare meglio. E se Butler continua a non trovare altri film che lo lancino come star,dopo l'exploit di "300", dispiace vedere Colm Meaney,la versione irlandese di Gene Hackman,ripiegare su un ruolo secondario in cui non imprime niente della sua carica d'attore.

domenica 12 settembre 2010

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI (I/F/D,2010)
DI SAVERIO COSTANZO
Con ALBA ROHRWACHER,LUCA MARINELLI,Isabella Rossellini,Maurizio Donadoni.
DRAMMATICO
Best-seller recentissimo,"La solitudine dei numeri primi" si è tradotto molto presto in film per la forte risposta commerciale avuta presso il pubblico di un paese in cui si continua a dire che si legge troppo poco (eppure ci sono segnali di miglioramento,a mio giudizio):terza prova registica di Saverio Costanzo,che aveva impressionato molto la critica con "Private",nel 2004,per poi lasciare qualche perplessità con il successivo "In memoria di me",due anni dopo, il film tratto dal romanzo di Paolo Giordano si annuncia,a detta dello stesso regista,come un "horror dell'anima".Introdotto dalle note ricorrenti della colonna sonora de "L'uccello dalle piume di cristallo" di Ennio Morricone,e non dei Goblin,come riportato erroneamente invece su quasi tutti i giornali (ma che livello basso di conoscenza,care penne autorevoli...),il racconto di due sensibilità pronunciate e ferite in modo atroce da avversità improvvise,in parte da loro stessi causate,in parte avvenute quasi per una coercizione del Caso,si sviluppa lungo venticinque anni,portando i due ragazzi protagonisti ad avvicinarsi,allontanarsi ed infine cercare una forma di pacificazione nella salvifica forza di un Amore caritatevole e forse disposto a lenire il loro dolore. Diretto con buona mano da Costanzo,che dà un tono cupo ma non oppressivo alla storia,con ottime intuizioni musicali e visive, "La solitudine dei numeri primi" parla dei ruoli male interpretati di genitori esigenti oltre misura,di figli capaci intellettualmente e fisicamente ma talmente vessati fin dalla nascita da rigettare ogni possibilità loro data e non trovare pace nè empatia in quasi alcuno,e dello sbandamento tipico delle fasi delicate dell'adolescenza con livida schiettezza e una lucidità d'analisi rara.Qualche passaggio temporale di sceneggiatura è leggermente forzato,ma sia le belle interpretazioni di un cast assai dedito e in parte,che le atmosfere spinose e mai in cerca dell'alibi della lacrima facile valorizzano un film denso,composto della fragilità e della forza delle sensazioni,che non rinuncia,anche in un'alba spettrale,in un silenzio di ricordi sconvolgenti e ricerca di una pacificazione interiore difficile,a cercare,anche in un naso che cola lacrime di pena e ricerca d'amore,una scintilla di vita.

venerdì 10 settembre 2010

BRAMA DI VIVERE ( Lust for life,USA 1956)
DI VINCENTE MINNELLI
Con KIRK DOUGLAS,Anthony Quinn,James Donald,Pamela Brown.
DRAMMATICO/BIOGRAFICO

Spesso il cinema ha raccontato la vita di artisti celebri e segnati da percorsi difficili,a volte davvero tragici:sui pittori,dati i frequenti riferimenti immessi dai registi nella scelta delle inquadrature e nelle citazioni vere e proprie, ampia è la gamma di pellicole a disposizione. Difficilmente,però, sia la cifra artistica della persona scelta che le passioni e i tormenti sono state ben rese come quelle di Vincent Van Gogh in questo lungometraggio diretto da Minnelli. "Brama di vivere" narra l'esperienza fallimentare di predicatore del genio fiammingo,i suoi amori sventurati,la miseria ed il precipitare nella schizofrenia,ma anche la creatività tenace che gli placava l'anima e lo ha reso uno dei massimi genii dell'arte pittorica. Impugna il ruolo rinunciando alla sua canonica mascolinità irruenta un Kirk Douglas da premio Oscar (che andò invece al comunque ottimo Anthony Quinn,un Gauguin amico,sodale e rivale),che dà riflessi malinconici eppure vividi e bisognosi d'amore al suo Van Gogh: il quale ha un rapporto con qualche venatura vagamente omosessuale con Gauguin,più deciso e temperamentoso, e si perde nella follia che era il controcanto,forse,della genialità con cui adoperava i pennelli. Il film ha colori intensi,un procedere narrativo di forte presa,e un'ambientazione molto ben curata:si nota la mano del regista che già in "Un americano a Parigi" aveva rimarcato il suo amore per la pittura, e si rimane impietositi di fronte ad una parabola di vita così drammatica e inesorabilmente perduta.


martedì 7 settembre 2010

I MERCENARI-THE EXPENDABLES (The expendables,USA 2010)
DI SYLVESTER STALLONE
Con SYLVESTER STALLONE, JASON STATHAM, Jet Li, Eric Roberts.
AZIONE
Il doppio centro degli ultimi capitoli di "Rocky" e "Rambo" hanno riossigenato la carriera di Sylvester Stallone, il quale,dopo aver intelligentemente rinunciato ad un inutile prosieguo delle avventure dell'ex-Berretto Verde appena tornato in patria dall'Asia, si è messo ad organizzare questo film corale,la cui idea di base è richiamare in servizio molte star del cinema d'azione "tout court".Ai no di alcuni "divi" del genere,come Kurt Russell,Steven Seagal,e Jean-Claude Van Damme sono tuttavia corrisposte le presenze di Jet Li,Dolph Lundgren,Jason Statham e i cameo brevi ma intensi di Mickey Rourke, Bruce Willis e l'eterno "finto rivale" stalloniano, Arnold Schwarzenegger. A livello di regia, difficile non ammettere che Stallone non sia migliorato,e lo aveva dimostrato (anche meglio)nei due film sopra citati. Certo,esageratissime le sequenze d'azione,con sei bravacci che sgominano e trucidano un'armata di soldati nemici, i dialoghi,se si esclude il confronto tra Stallone e Rourke a due terzi di lungometraggio, sono relativamente importanti,e il film in se stesso è un nettissimo omaggio a quel cinema action che ha lanciato questi personaggi,con un concetto di giustizia molto "pratico" e i cattivi che fanno una fine indescrivibilmente sanguinosa. Però la vena anarcoide che pulsa da sempre in Sly emerge, e "The expendables",nella sua conclamata natura di intrattenimento violento puro, non è tenero con gli intrallazzi della Cia nei paesi del Terzo Mondo,la quale, quando trova qualcosa per cui nemmeno gli uomini che la compongono riescano a ritenere digeribile, usufruisce di queste figure,senza nome,senza storia, capaci di portare a compimento missioni suicide,nè più,nè meno dei fanatici kamikaze allevati da Al Qaeda e organizzazioni varie. Non poco per una pellicola ritenuta un vero "popcorn movie" e niente più.