lunedì 27 luglio 2009

ALWAYS-Per sempre ( Always, USA 1989)
DI STEVEN SPIELBERG
Con RICHARD DREYFUSS,HOLLY HUNTER,John Goodman, Brad Johnson.
FANTASTICO/SENTIMENTALE
In alcune fasi della sua carriera,Steven Spielberg ha girato due film paralleli, uno dichiaratamente atto a realizzare grandi incassi planetari,pur con ricerche visive e tecnologiche al proprio interno, e l'altro più personale e "cullato".Successe per "Jurassic Park" e "Schindler's list", successe per il terzo "Indiana Jones" e "Always",esplicito remake di "Joe il pilota",film anni Quaranta con Spencer Tracy, qui "sostituito" da un attore fidato del regista,Richard Dreyfuss. "Always" è un titolo quasi dimenticato nella sfolgorante filmografia dell'autore di "E.T.", uno dei suoi lavori più sfacciatamente sentimentali,che curiosamente anticipa di una stagione i temi e anche un pò la storia di un grandissimo successo come "Ghost",incassando una parte minima dei grandi introiti del film con Swayze, e lasciando una traccia molto meno profonda nell'immaginario del pubblico. Eppure c'è dietro un regista seguitissimo,un cast ben assortito(c'è anche l'ultima prova sullo schermo di Audrey Hepburn), ci sono belle sequenze con tramonti infiniti e nuvole estesissime,quasi alla John Ford:ma il film non gira come dovrebbe, lo zuccheroso eccede, e se Holly Hunter non è amabile come la pellicola vorrebbe, aleggia un'inclinazione al commemorativo,ad una nostalgia troppo marcata per essere percepita come veramente meriterebbe. Bizzarramente,un regista che più volte ha portato alla commozione o all'emozione il pubblico mondiale, in uno dei suoi intenti più esplicitamente sentimentali, non coglie l'obbiettivo,rimanendo a metà tra una favola d'amore e un melò fantastico senza definirsi mai troppo.

SFIDA A WHITE BUFFALO (The White Buffalo, USA 1977)
DI J.LEE THOMPSON
Con CHARLES BRONSON,Will Sampson,Jack Warden, Kim Novak.
AVVENTURA All'impatto inaudito de "Lo squalo",bissato la stagione seguente da "King Kong", le case di produzione, come è costume consueto,risposero con un'ondata massiccia di animali pericolosi da debellare, vere forze della natura in conflitto con l'Uomo:dopo piovre,orche,orsi,appena prima delle api,ecco il bisonte.Un esemplare albino,gigantesco, che fa una strage in un villaggio indiano appena cominciato il film, e che il capo tribù Cavallo Pazzo deve annientare per riguadagnarsi il proprio nome e salvare l'anima della propria figlia uccisa dalla furia dell'animale,secondo quanto gli annuncia lo stregone: lo stesso bestione compare negli incubi del celeberrimo pistolero Wild Bill Hickcock, che si risveglia sparando su tutto ciò che ha di fronte.Le strade dei due personaggi si incrociano nella seconda parte, con la caccia al bisonte che diviene sia una sfida tra Crazy Horse e Hickock ma anche un'occasione per allearsi e diventare amici:nella prima metà il passo di un professionista come Thompson sembra incerto sul da farsi, il ritmo non c'è, e la pellicola non coglie l'interesse dello spettatore.Va meglio nel prosieguo, con l'avvicinarsi al confronto con il furente bovino capace di provocare valanghe,che mugghia ricordando il suono di un treno,e carica con non meno forza di un Tir:l'alleanza tra l'eroe del West e il capo indiano decaduto,benchè denso e carico di rispetto reciproco è destinata a finire non appena risolta la questione-bisonte,e il trapper anziano e razzista che vorrebbe cinicamente colpire a morte il pellerossa,impersonato dal sempre ottimo Jack Warden, è una figura falsamente rassicurante che porta una luce sinistra su un film di fantasia tendente alla malinconia.Eppure Charles Bronson,in questi film di genere anni Settanta, non era affatto male, e la sua recitazione troppo frettolosamente bollata come "inespressività" era molto giocata sulle sfumature, e sul carisma dell'interprete.
AIRPORT 75 ( Airport 75, USA 1974)
DI JACK SMIGHT
Con KAREN BLACK, CHARLTON HESTON, George Kennedy, Linda Blair.
DRAMMATICO
Nel quartetto di film che composero la tetralogia di "Airport", nata sullo spunto di un bestseller da viaggio di Arthur Haley, numerosi furono i nomi "pesanti" immessi nei vari cast:questo almeno in facciata,a guardar bene spesso si constata che ci sono ex-personalità ai saldi,caratteristi promossi a ruoli importanti, e un protagonista presente più per cachet che per reale coinvolgimento nel progetto. Si guardi qui Charlton Heston, che ha il nome ampiamente rimarcato sui manifesti, e va bene che ha un ruolo decisivo nella vicenda, ma in realtà per mezzo film non c'è. Tuttavia scorrevole,malgrado la banalità intrinseca del filone catastrofico alla hollywoodiana più tradizionalista, "Airport 75" ha il guaio di basare la svolta drammatica del racconto su un'inverosimiglianza madornale,con un jet che subisce un gravissimo incidente,un aereo di piccolo cabotaggio con cui accade un frontale in aria, rimane praticamente con la versione cabriolet della propria cabina di pilotaggio, e ciò non comporta il precipitare del velivolo, ma anzi, addirittura giunge il prode pilota di lungo corso Heston, peraltro in crisi sentimentale con la sagace hostess Karen Black a salvare volo e passeggeri. Il pregio di questo "Airport" è che si dilunga meno del solito sulle travagliate vite dei malcapitati passeggeri, qualche momento spettacolare non manca, ma appunto, chiede troppo alla nostra comprensione di spettatori per reggere del tutto.

DOOMSDAY (Doomsday,GB/SA/USA 2008)
DI NEIL MARSHALL
Con RHONA MITRA, Bob Hoskins,Emma Cleasby,Vernon Willemse.
FANTASCIENZA/AZIONE
Si comincia con le notizie di un'epidemia dalla portata sconvolgente, che porta la Gran Bretagna in una sorta di nuovo Medio Evo, con tanto di comunità similbarbariche e altre rintanate in città fortificate, con lo spettro di uno Stato che,diversi anni dopo,tenta di normalizzare la situazione inviando un commando che verrà ben presto falcidiato,salvo pochi elementi, dalle orde di agguerriti e punkeggianti emarginati:"The descent" era risultato un horror impressionante e appassionante, da far sperare nel giovane regista Neil Marshall,classe 1970, come in uno dei nomi su cui puntare per il cinema fantastico. A giudicare da questa prova successiva,benchè a livello di ripresa,l'autore sembra comunque possedere buoni numeri, c'è di che disperarsi:"Doomsday" non ha una idea una che sia originale,è un'intero pastrocchio di cose rubacchiate a molto del cinema di fantascienza,da "1997 fuga da New York" ad "Aliens", via la serie di "Mad Max" e scopiazzature a decine, per un continuo rincorrersi tra nemici,senza emozioni, incongruenze narrative(guardare la scena dell'attentato al primo ministro e cercare di non ridere,se riesce...), con una mancanza di senso del ridicolo che confluisce in un finale ambiguo che dà la sensazione di non esser tale per scelta,ma per evidente mancanza di estro. Probabilmente è uno che farà carriera lo stesso, però che delusione questo film di Marshall se paragonato a quel pauroso precedente.

sabato 25 luglio 2009

VENGA A PRENDERE IL CAFFE' DA NOI (I,1970)
DI ALBERTO LATTUADA
Con UGO TOGNAZZI,Francesca Romana Coluzzi, Angela Goodwin,Milena Vukotic.
COMMEDIA
Dal romanzo di Piero Chiara(che appare nel piccolo ruolo del commercialista del bottegaio in crisi Jean-Jacques Forgeraud,amante clandestino della sorella Tettamanzi più vistosa,Francesca Romana Coluzzi) intitolato "La spartizione", l'occasione per un numero dei suoi per Ugo Tognazzi, tra i mostri sacri del pantheon attoriale italico, probabilmente il più duttile:ometto di impostazione rigida, programmatore freddo e calcolatore del proprio futuro, da sistemarsi con un buon partito, individuato in una a scelta di tre sorelle ereditiere di un solido patrimonio, avvicinate con il pretesto di un aiuto a proposito di un nodo gabellare,visto che Eremenziano Paronzini(nome veramente indovinato per un personaggio del genere) è un funzionario dell'ufficio imposte, azzecca quasi ogni mossa,salvo farsi prendere dall'ingordigia degli appetiti sessuali. Lattuada(anche lui presente,nel cameo del dottore di famiglia Tettamanzi) dipinge con sapiente malignità il quadro grigiastro della vita di provincia in riva al lago, la repressione sessuale di una tipica mentalità borghesotta, la vocazione ad un dissolutismo grottesco repressa ivi compresa. Benchè felicemente ambientato,"Venga a prendere il caffè da noi" ha un buon corpo attoriale,ma sembra che Tognazzi presti al personaggio un buon mestiere, e non l'estro di sempre, o comunque non è al massimo delle sue potenzialità d'attore, benchè si tratti di un carattere rigido che rivela tutto insieme le sue aspirazioni da satiro attempato, e il monologo a tavola("Dovevamo spezzare le reni alla Grecia, e invece hanno rotto il culo a me!" esclama a un certo punto) è un bel crescendo d'interprete, ma sono altri i personaggi, vedi "Amici miei","Romanzo popolare",per citarne due soli, che sono veramente memorabili tra quelli interpretati dal grande attore cremonese. Bravissime anche le tre interpreti, soprattutto la "tanta" Francesca Romana Coluzzi,purtroppo deceduta in questi giorni.

PAPER MOON ( Paper Moon,USA 1973)
DI PETER BOGDANOVICH
Con RYAN O'NEAL,TATUM O'NEAL, Madeline Kahn, Randy Quaid.
COMMEDIA

Nell'America della Grande Depressione(quella degli anni Trenta,non l'attuale), una commedia con due "fuori posto",una bimba ed un padre putativo gaglioffo e truffatore, in viaggio nella desolazione di un paese in crisi, eppure il tono del film è brillante, e giunge ad un finale che non chiude la vicenda, ma semplicemente avvia i due protagonisti su incerte prospettive, ma con un sorriso a portata di labbra,e un orizzonte senza fine. Peter Bogdanovich gira un'altra volta in bianco e nero, dopo l'ottimo risultato de "L'ultimo spettacolo", ma qui siamo appunto in zona commedia brillante, e lo spettacolo è, oltre che ben costruito, godibilissimo. Padre e figlia nella vita, la famiglia "forzata" Ryan e Tatum O'Neal si danno la battuta con abile brio, e se il protagonista belloccio ma stroncato dai critici di "Love story" si rivela comedian vivace,fu meritatissimo l'Oscar alla piccola Tatum O'Neal(futura donna del cuore del supertennista John McEnroe) , vera e propria birbante al cubo, che ne combina assai con la sagacia e la fantasia dei bambini intelligenti e resi scaltri dalle avversioni. Sempre in fuga dalla legge,alle prese con truffaldini ancor peggiori di loro, il duo spesso rischia di dividersi, salvo scoprire di vivere un affetto vero e affrontare insieme il gran "boh" che li aspetta.Per chi non l'ha visto, una gustosa scoperta.
HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE
(Harry Potter and the half-blood prince,GB/USA 2009)
DI DAVID YATES
Con DANIEL RADCLIFFE,Michael Gambon, Emma Watson, Jim Broadbent.
FANTASTICO
Si avvia alla parabola finale la serie ultramiliardaria di Harry Potter, che ha caratterizzato cinematograficamente la prima decade del 2000, e i produttori infatti hanno già pensato bene, per sfruttare al massimo le potenzialità redditizie del piccolo mago di Hogwart, di dividere in due il capitolo finale(peraltro ritenuto deludente dai lettori fans della Rawlings):oramai nella fase più viva dell'adolescenza,Harry e i suoi fidi amici incontrano nemici sempre più infidi e malvagi, e le carte finalmente cominciano a rivelarsi,sciogliendo sottotrame presenti fin dall'inizio.Come capita alle pietanze,però, allunga allunga,si perde il sapore originario e l'insipido diviene la caratteristica principale:se nelle sequenze di cinema fantastico la serie offre ancora,oltre ad effetti speciali di ottimo livello, la capacità di far brillare gli occhi, nell'evolversi della trama, se non si incappa nello stucchevole e melenso degli affaires sentimentali dei ragazzi(non perchè gli amori degli adolescenti non siano interessanti,ma come sono resi flosci qui lascia perplessi) la suspence delle trame dei maligni sono largamente prevedibili, inclusi i furtarelli narrativi della creatrice di Potter a mitologia e cinema e letteratura fantastica. Una serie che,non lo dico da ora,poteva essere risolta in tre,massimo quattro capitoli, soffre l'eccessiva dilatazione e la sensazione di una sontuosa uggia arriva ben presto, in un film che,oltre tutto, arriva ad una durata ingiustificata di due ore e un quarto, compresa l'ormai stravista sfida di Quidditch,il torneo con palla e scope volanti. Ci vedremo pure i due capitoli finali,va da sè, ma se questa è la prospettiva,ai titoli di coda dell'ultimo un bel sospiro di sollievo è garantito.

martedì 21 luglio 2009

GHOSTBUSTERS II-ACCHIAPPAFANTASMI II
(Ghostbusters II, USA 1989)
DI IVAN REITMAN
Con BILL MURRAY, SIGOURNEY WEAVER,Dan Aykroyd, Rick Moranis.
FANTASTICO/COMMEDIA

Tardivo sequel di uno dei maggiori successi dei primi anni Ottanta,"Ghostbusters II" è un pasticcio miliardario che fonde effetti speciali del resto notevoli a battute stantie e poco incisive:Reitman conduce senza troppo impegno un film che di demenziale ha più che altro il fatto di essere stato realizzato cosi'com'è,e viene da domandarsi come mai un piccolo classico della fantascienza da ridere come il primo film debba subire un seguito dove,a parte i succitati effetti speciali tutto è risaputo,stanco,poco divertente e col fiato corto.Anche gli attori sembrano adeguarsi,impegnati come sono a fare smorfie da scemi e aggirarsi senza aver capito bene il perchè,in un film che dall'inizo alla fine è il trionfo della retorica natalizia.


IL SENSO DI SMILLA PER LA NEVE( Smilla's sense of snow,D/DK/SW 1996)
DI BILLE AUGUST
Con JULIA ORMOND,Gabriel Byrne, Richard Harris,Vanessa Redgrave.
THRILLER

Del bellissimo e complesso romanzo di Peter Hoeg,ne e'stato tratto un film che ne da'una lettura superficiale,decoroso ma che non sfiora quasi mai il dolore sincero che e' la struttura portante del romanzo.Scelta un'attrice anche brava come Julia Ormond,sostanzialmente sbagliata per il ruolo della dura e ostica Smilla,mettendole attorno un cast di prim'ordine ma pescato un po'alla rinfusa, dirige professionalmente e spettacolarizza ,anche troppo,la trama.Passabile,ma non rimane dentro lo spettatore come fa il libro in chi lo legge.


FRANKLYN(Franklyn, GB/F 2008)
DI GERALD MCMORROW
Con RYAN PHILIPPE,EVA GREEN, Bernard Hill, Jay Fuller.
FANTASTICO/THRILLER

Non è propriamente un esordiente,perchè il suo primo lavoro,"Thespian X",da noi inedito, lo aveva realizzato nel 2002, ma l'inglese Gerald McMorrow è un cineasta di cui potremmo continuare a sentir parlare in seguito. Questo "Franklyn", che si svolge su due piani narrativi,uno riguardante un padre che cerca disperatamente il figlio reduce dall'Iraq nei bassifondi londinesi e una bella ragazza dalle tendenze suicide che vive con rabbia i propri conflitti,l'altro ambientato in una Londra travisata in una società integralista e pesantemente opprimente, nella quale un giustiziere in maschera deve compiere un delitto e cerca di sfuggire all'incalzante polizia che sembra essere dappertutto.C'è qualche cerebralismo di troppo,un'attenzione eccessiva a certi estetismi che patinano fin troppo,soprattutto, la parte riguardante la realtà alternativa, ma è evidente il segno di un talento registico:il film non è affatto banale,anche se risente ancora di troppe influenze(su tutte "V per vendetta"), c'è una cura notevole delle psicologie e dell'allestimento scenografico, ed un senso della tragedia che pervade tutta la pellicola.In più,occhio agli attori:sia Ryan Philippe,che pur attraversa più di metà della storia con una maschera da spettro addosso, Eva Green,che lascia affiorare tutte le taglienti inquietudini del proprio ruolo, e in particolare Bernard Hill,che propone con finezza i mezzitoni del suo personaggio, il più ordinario e per questo forse il più complesso.


FANTOZZI IN PARADISO(I,1993)
DI NERI PARENTI
Con PAOLO VILLAGGIO, Anna Mazzamauro,Milena Vukotic,Gigi Reder.
COMICO Tra alti e bassi(ssimi), la saga di Fantozzi Ugo si è protratta per vent'anni, rendendo una maschera un mito ,un personaggio da pantheon cinematografico, pur essendo nato letterariamente. "Fantozzi in paradiso" esce quando la china è segnata, però ha colpi di coda che non dispiacciono, e permeano il carattere villaggiano di una commozione fino ad allora soltanto accennata.Ci sono numeri comici di un certo peso, quando ad esempio al dottore che gli diagnostica una fine prossima,Fantozzi lo incalza"Quanto mi resta,me lo dichi, io per queste cose c'ho un coraggio pazzesco..." e lo sguardo coerentemente rassegnato quando una beffardissima sorte lo salva dalla malattia e lo consegna al rullo di uno schiacciasassi:bravi qui anche i consolidati comprimari, che nella puntata probabilmente più affettusosa della serie si fanno apprezzare. Poi il declino finale, ma questo episodio,per chi ha riso con le disavventure enormi del ragioniere più disastrato del pianeta, andrebbe visto.
IL GIARDINO DELLE VERGINI SUICIDE(The virgin suicides, USA 1999)
DI SOFIA COPPOLA
Con KIRSTEN DUNST, JOSH HARTNETT,James Woods,Kathleen Turner.
DRAMMATICO

Un esordio notevole,quello della figlia di Coppola,quella a cui molti consigliarono di non farsi piu'vedere davanti a una macchina da presa dopo "Il padrino parte III":eco fatto,la figlia dell'autore di "Rusty il selvaggio" ha finito per mettercisi dietro.E "The virgin suicides" è un'opera prima condotta con mano felice,raccontando una storia di malinconia giovanile che sfocia in un finale da alta tragedia,con un cast indovinatissimo,dalla madre dura di Kathleen Turner al padre debole James Woods,con il nuovo bello Josh Hartnett e la bellezza ancora acerba di Kirsten Dunst,già una promessa per gli anni di cinema a venire.E'difficile cogliere,in un film,quella potenza dei sentimenti dell'adolescenza,quell'aprirsi di drammi insostenibili di fronte a cose come una punizione aspra,quella dolorosita'di un trasporto amoroso tradito o deluso,la desiderabilita'di creature viste come inarrivabili.Sofia Coppola ,con una certa attenzione per dialoghi e situazioni,c'è riuscita,realizzando un film di rara sensibilita',perdendo l'ottica adulta e facendo riassaporare allo spettatore la tagliente,bellissima,mai dimenticabile davvero sfera emotiva della giovinezza piu'piena.Un film che avrebbe meritato senz'altro maggiori fortune,ma probabilmente in corso di rivalutazione per i posteri.


FINO A PROVA CONTRARIA( True crime, USA 1999)
DI CLINT EASTWOOD
Con CLINT EASTWOOD,James Woods,Isaiah Washington,Bernard Hill.
DRAMMATICO

E'vero che senz'altro questo film di Eastwood non è tra i piu'significativi della filmografia dell'attore e regista texano;ma è ben congegnato,pone una condanna piu'seria di quella che si immagini a priori in un contesto del genere della pena di morte,ha buoni dialoghi,e concede a Clint l'occasione di un personaggio spigoloso,con tocchi di spavalda simpatia,e una carica da "cane sciolto" rara da trovare nel cinema americano degli ultimi anni.In una corsa contro il tempo piuttosto serrata,"Fino a prova contraria" risolve il "giallo" contenuto al suo interno,e ha qualche abbozzo di commedia ben riuscita,come nelle sequenze in cui il giornalista-investigatore interpretato da Eastwood deve,nel già risicato tempo a disposizione per salvare il condannato a morte nero alla cui vicenda si è appassionato,occuparsi della figlioletta portandola allo zoo.


lunedì 20 luglio 2009

L'ULTIMO VIAGGIO DELL'ARCA DI NOE'
(The last flight of Noah's ark,USA 1981)
DI CHARLES JARROTT
Con ELLIOTT GOULD,Geneviève Bujold, Ricky Schroeder,Vincent Gardenia.
COMMEDIA

In uno dei periodi di maggior appannamento di casa Disney,in cui i nuovi lavori a disegni animati scarseggiavano,e le produzioni "in carne e ossa" non si distinguevano granchè per la pochezza delle storie e la sciatteria della realizzazione,non fu da meno questo "Ultimo viaggio dell'arca di Noè":tra un Elliott Gould in via di declino accelerato,e una Geneviève Bujold nella parte calante della sua discreta carriera in Usa,il filmetto procede inverosimile e inoffensivo.Solo che come film avventuroso questa pellicola non suscita emozioni,si appoggia sempre di più a un sentimentalismo bolso,e non giustifica mai nessun passaggio forzato della sceneggiatura,conta solo il giungimento a lieto fine da contratto.Misteriosi restano,infatti,cosa si bevano i naufraghi alla deriva in pieno Pacifico,un incrociatore della Guardia Costiera che,ma guarda la casualità,arriva proprio appena finita la tempesta che ha quasi affondato l'aereo riadibito a zatterone ,e come il povero bufalo che si è rotto la gamba e destinato alla soppressione miracolosamente guarisca nel batter di un fotogramma.Ma quanti spettatori lo avranno visto alla sua uscita?Mistero anche questo.


SBUCATO DAL PASSATO( Blast from the past, USA 1999)
DI HUGH WILSON
Con BRENDAN FRASER, ALICIA SILVERSTONE, Christopher Walken, Sissy Spacek.
COMMEDIA/FANTASTICO

Hugh Wilson è un regista che ha colto un grande successo con il primo "Scuola di polizia",e che ha realizzato via via commediole guardabili,ma poco entusiasmanti:anche "Sbucato dal passato" non smentisce questa attitudine del director,specializzato nel genere.Ha uno spunto di partenza brillante,la famigliola che viene dagli anni della Guerra Fredda,rinchiusa in un bunker antiatomico e fuoruscita alle soglie del Duemila:però le idee rimaste poi sono scarsine,e lo script non coglie le potenzialità del caso.Meglio va con gli attori,con Brendan Fraser che ha almeno una scena in cui lascia intravedere di essere un buon attore,se ha la possibilità,quella del ballo.Fatto di una consistenza fragile,"Blast from the past" è dimenticabilissimo.



QUALCOSA DI TRAVOLGENTE( Something wild, USA 1987)
DI JONATHAN DEMME
Con JEFF DANIELS, MELANIE GRIFFITH, Ray Liotta,Margaret Colin.
COMMEDIA/THRILLER
Benchè non avesse totalizzato incassi notevoli, "Something wild" divenne cult-movie quasi all'istante:i giovani critici lo acclamarono entusiasti, gli spettatori che lo avevano visto lo suggerivano come film da vedere assolutamente, Melanie Griffith con caschetto nero fu oggetto del desiderio collettivo. In effetti la mossa di Jonathan Demme,far seguire ad una prima parte da commedia giovanile un pò scapestrata una seconda da thriller con atmosfera violenta nella quale ci scappa pure il morto, fu qualcosa che difficilmente si era visto sullo schermo fino a quell'epoca, almeno per quanto riguarda il cinema americano:come usava prima, se uno spettatore entrava a proiezione iniziata da un bel pò,rischiava di capirci poco. Rivisto oggi rimane uno spettacolo piacevole, con qualche ingenuità di scrittura, e la sensazione, talvolta, che sia un film scritto addosso all'intuizione di cui sopra, e che la sceneggiatura si dilunghi troppo. Il tris di attori è tuttavia di impressionante aderenza ai ruoli:dall'ambiguità della sensualissima Melanie Griffith, ora dark lady da cui farsi sedurre e sfuggirvi, ora ragazza vivacissima con un passato pesante,alla falsa aria fessa del giuggiolone dalle voglie malandrine Jeff Daniels, passando dalla carica violenta e pericolosa dell'ex-marito delinquente Ray Liotta(a ben vedere, il solo dei personaggi principali che non è double face), seguono bene le disposizioni dell'autore.

domenica 19 luglio 2009

GIULIA ( Julia, USA 1977)
DI FRED ZINNEMANN
Con JANE FONDA,Vanessa Redgrave,Jason Robards, Maximillian Schell.
DRAMMATICO
Penultimo lavoro di Fred Zinnemann, pluricandidato ai premi Oscar e vincitore di tre statuette ,due delle quali andarono ai non protagonisti Vanessa Redgrave e Jason Robards, "Giulia" narra l'amicizia solida e impermeabile ai fatti della vita e della Storia della scrittrice Lillian Hellman con Giulia, venuta dall'aristocrazia ma politicamente attiva contro i nazisti e socialista convinta. Tra le due donne, secondo la pellicola, e soprattutto da parte della Hellman, covava un amore inespresso, ma limitare il succo del racconto a questo sarebbe riduttivo,oltre che ottuso: sia il personaggio di Dashiell Hammett,con cui la Hellman ebbe lunga e combattiva relazione che quello di Giulia sono coloro che spingono la protagonista a crescere e fare scelte non di convenienza,ma veri e propri riferimenti nel mare in tempesta degli avvenimenti.Tra l'altro, la Hellman oppose fiera resistenza alle repressive domande maccarthiste,cosa che nel film non si vede,e Zinnemann sembra sottolineare la necessità di ideali che facciano da anticorpi contro l'ignoranza e la comodità dello schierarsi dalla parte del Potere. Jane Fonda rende con nevrosi modernista una figura forte e fragile ad un tempo, Robards fa un numero da caratterista di classe,e la Redgrave compare per poche ma molto intense scene.Qualche lentezza,qualche manierismo,è vero, ma resta un film d'autore,senza obbligo di lieto fine.

BLOOD SIMPLE(Blood simple,USA 1984)
DI JOEL COEN
Con FRANCES MCDORMAND,JOHN GETZ,Dan Hedaya, M.Emmett Walsh.
THRILLER Spesso i talenti si riconoscono dall'inizio:per quanto distribuito in misura ristretta, con un anno di ritardo rispetto all'uscita americana, "Blood simple" venne salutato subito come un thriller non come gli altri, girato in economia ma con molte idee di cinema al suo interno. Affidato ad un cast quasi a gestione "familiare", il film parte come un noir accaldato, in una provincia viziata dalla noia e dalle scelte sbagliate dei personaggi, per tramutarsi in una rappresentazione della violenza realistica, che si intreccia ad una casualità grottesca,e ad una cialtroneria di fondo, anche morale,che non risparmia quasi nessuno. Lo scatenarsi di istinti omicidi,peraltro appunto con delitti dilettanteschi, che lasciano ancora vive le vittime trasuda in maniera oleosa, e nel crescendo che porta al sanguinoso sciogliersi dei nodi della trama viene fuori l'atteggiamento freddamente sarcastico di una coppia di autori destinata a farsi strada nei gusti dei cinefili, e nella considerazione del mondo del cinema.

venerdì 17 luglio 2009

SCREAM( Scream, USA 1997)
DI WES CRAVEN
Con NEVE CAMPBELL, Courteney Cox,David Arquette, Drew Barrymore.
THRILLER

I primi dieci minuti di "Scream" sono da antologia del brivido:una sequenza di sadismo che ,senza indugiare troppo sui particolari sanguinolenti, colpisce per l'efficacia e la produzione di tensione.Segue una prima parte che regge bene il gioco, e una seconda che rischia di mandare tutto in malora per l'eccessiva improbabilità con cui è costruita.Peccato che il lungo finale dove piu'd'uno viene assassinato con efferata furia ceda ad un numero esagerato di colpi di scena,che rendano il tutto poco credibile e risaputo.Le motivazioni dell'assassino sono difficili da intuire(anche troppo),ma il dipanarsi della vicenda si fa banale,e tra morti veri e presunti,il film non ritrova il livello di tensione dell'avvio.Il cinema di Craven,oltre a raccontare le mostruosità che si annidano nella privincia americana fatta di villette e amori della scuola, si lascia andare a molte citazioni,sia di se stesso che di altri titoli del genere.Solo che qui progressivamente perde di mordente.


AMERICAN DREAMZ ( American dreamz, USA 2006)
DI PAUL WEITZ
Con HUGH GRANT, DENNIS QUAID, Mandy Moore, Willem Dafoe.
COMMEDIA

Chiaramente derisorio verso l'amministrazione Bush II, e verso un certo tipo, purtroppo sempre in vigore, di tv-spazzatura, "American Dreamz" è una satira scoperta, che però non mantiene del tutto le interessanti premesse accampate nella primissima parte del film; Weitz mette insieme un cast di qualità, con Hugh Grant sorridente e cinica canaglia, Dennis Quaid in una spassosa raffigurazione di George Double W, e ancor più un Willem Dafoe che ha effettuato la tonsura per fare il verso a Dick Cheney, e una scatenata Mandy Moore, con il surplus di Marcia Gay Harden perfetta riproduzione di Laura Bush. Gustoso nella rappresentazione di certi teatrini privati del presidente storicamente meno memorabile della storia americana, il film procede un pò tra alti e bassi, per chiudersi su una velenosa, ma prevedibile, salacità sulla tv che tutto riplasma e ricicla. C'erano tutti i presupposti per una presa in giro da antologia di questa fase statunitense , ma non si graffia come si avrebbe potuto.


L'ANATRA ALL'ARANCIA (I,1975)
DI LUCIANO SALCE
Con MONICA VITTI. UGO TOGNAZZI, Barbara Bouchet,John Richardson.
COMMEDIA

Tra i maggiori successi italiani degli anni Settanta,tratto da una piéce teatrale,"L'anatra all'arancia" ebbe il pollice verso dalla maggior parte dei recensori dell'epoca.E ,tutto sommato,non avevano affatto torto:nonostante in scena fossero due artisti della recitazione come Monica Vitti e Ugo Tognazzi,il film non ha sapore,le battute se non stanno sull'ovvio la buttano sul volgarotto,la Bouchet mostra le non poche grazie ma il personaggio è un cliché della specie più consunta,e le occasioni per ridere sono piuttosto rade. Inoltre,il film è pregno di un'ottica borghese su matrimonio e rapporto di coppia piuttosto stucchevole,e il finale "acquatico" è discretamente brutto.Uno dei peggiori film di Luciano Salce.


CAMBIA LA TUA VITA CON UN CLICK( Click, USA 2006)
DI FRANK CORACI
Con ADAM SANDLER, Kate Beckinsale, Christopher Walken, Henry Winkler.
COMMEDIA/FANTASTICO

Mentre in USA spopola, da noi Adam Sandler non ha praticamente mai funzionato. Film da incassi quasi al livello del più redditizio Jim Carrey in Italia hanno raccolto un'inezia se confrontati ai risultati americani:con questo, molti dei film interpretati dal comico statunitense sono di livello mediocre, anche se negli ultimi anni l'attore sta tentando vie più personali o di maturazione. In questa commedia fantastica, in cui con un telecomando prodigioso si può mandare avanti pezzi della propria vita o "cambiare canale", molte le cose che non vanno:dalla regia bolsa di Frank Coraci ad un approdo fessacchiotto alla più classica delle moralette familiste e oltretutto la "sorpresa" finale che tranquillizza lo spettatore sul tutto. Però è vero che se "il cinema è la vita senza le parti noiose" come diceva un amato nume del cinematografo, che inquietudine una vita a fasi mandate avanti per cogliere solo i "momenti essenziali", e se Sandler ha comunque qualche momento di volgare ma efficace comicità, sono molto bravi gli attori di contorno, come spesso accade in pellicole del genere. Un filmetto che porta avanti una buona idea di fondo, che sarebbe potuto essere molto migliore in altre mani,di regia e sceneggiatura.
BOBBY( Bobby, USA 2006)
DI EMILIO ESTEVEZ
Con WILLIAM H.MACY, SHARON STONE, ANTHONY HOPKINS, HELEN HUNT.
DRAMMATICO
Lo spirito di un tempo è cosa difficilissima da rendere, per quanto buone possano essere le intenzioni di un regista che vuole ambientare un lungometraggio nel passato.Il quadro che raffigura il 5 giugno 1968,vigilia dell'omicidio di Robert Kennedy, riporta una varia umanità che in larga parte ha investito le proprie speranze e aspettative di un'America migliore nella probabile vittoria elettorale del candidato democratico:dagli immigrati latini, ai neri, alle donne che stanno trovando una nuova fase più autonoma, c'è una fetta di vita di ognuno che ruota attorno all'hotel in cui verrà consumato il delitto, ad opera di un sociopatico che fa esplodere la sua furia ferendo numerose persone e ponendo la parola fine alla parabola kennedyana circa la presidenza USA. Emilio Estevez ha attinto a piene mani dal mondo di Altman, più "Nashville" che altro, con un evento importante e le vite di tanti personaggi prese in un momento particolare della loro esistenza: forse è vero che non tutto il film convince appieno, però appunto lo spirito,l'aria di quegli anni in cui c'era ancora la forza di lasciarsi andare ad un sogno, alla speranza di una società migliore(a proposito, lo ridico, ma la parola "futuro" oggi non sembra rivestita di positività,mi pare, e che tristezza è questa...), sono resi benissimo e il cast , ben allestito e funzionale, regala bei momenti di cinema. La chiosa su un richiamo alle conseguenze della violenza è un riallacciarsi ad un ottimismo latente, che alla fine della visione lascia un sapore assai buono.

MONGOL( Mongol, KZ/RU/MG, 2007)
DI SERGEJ BODROV
Con TADANOBU ASANO, Khulan Chuluun, Sung Hong Lei.
AVVENTURA/STORICO

Considerato, come molte di queste "classifiche",in modo relativamente arbitrario uno dei grandi "cattivi" della Storia, Temugin detto "Gengis Kahn" è stato poco visitato dal cinema d'Occidente:una coproduzione molto ricca. affidata al regista de "Il prigioniero del Caucaso",il kazako Sergej Bodrov ne porta sullo schermo le gesta, sin dall'infanzia,per sviluppare probabilmente una trilogia. In un contesto di sopraffazione e violenza, in cui la regola di tribù e clan è dominare l'altro, anche se dello stesso accampamento o famiglia, ne emerge un ritratto di combattente puro, per non lasciarsi dominare, per coronare l'amore nonostante ogni vicissitudine, e dare una svolta alla natura errabonda e frammentaria del popolo mongolo, per accorpare le varie diramazioni in un unico paese e regno. Caratterizzato da dialoghi scarni, il film ha una sua dimensione epica ben definita, coniuga racconto storico e drammatizzazione dei caratteri con tempi non canonicamente rapidi, ma che al proprio interno divengono fluidi, e lascia la voglia di conoscere la prossima parte dell'avventura umana,politica e storica del Kahn.

I GIORNI DELL'IRA (I,1967)
DI TONINO VALERII
Con GIULIANO GEMMA, LEE VAN CLEEF, Walter Rilla, Christa Linder.
WESTERN

Uno degli epigoni più fortunati e rapidi dell'onda western leoniana è stato "I giorni dell'ira" , di Tonino Valerii, forse uno dei più bravi registi di genere italiani, che abbinava una faccia comparsa in due film dell'ispiratore autore di "Per qualche dollaro in più", e un giovane divo già presente in diversi titoli avventurosi di casa: citato da un cultore di un cinema italiano teoricamente di serie B( e probabilmente di respiro più internazionale di quanto molti vogliano ammettere) come Quentin Tarantino, questo "film di cowboys" poggia sulla sfida etica tra un pistolero scafato e cinico, e un giovane che rifiuta la violenza come mezzo di imporsi, proponendoli dapprima come alleati e infine come nemici, in una pellicola che contiene qualche semplicismo di troppo, ma che ha il merito di insinuare un dilemma su un mondo che più che mai promuove la legge del più forte. C'è una scena, quella del duello su cavalli lanciati uno verso l'altro e con fucile da caricare al volo, da antologia, per la tensione che lascia lievitare e per perizia cinematografica,che è la cosa migliore di questo lungometraggio, e i due interpreti principali servono diligentemente un confronto che giunge ad essere quasi consanguineo per risolversi poi con il piombo, tutt'altro che banale.


ED TV(Ed Tv,USA 1998)
DI RON HOWARD
Con MATTHEW MCCONAUGHEY,Woody Harrelson,Ellen DeGeneres, Martin Landau.
COMMEDIA

In pratica,il film scritto da Lowell Ganz e Babaloo Mandel,più di una volta collaboratori di Ron Howard,ribalta la prospettiva di "Truman show",anticipando il format televisivo dei vari "Grande fratello" and company:la morale si assomiglia,l'inno alla libertà dagli eccessi multimediatici accomuna i due film,solo che il film di Weir era un dramma cadenzato al ritmo di una commedia,"Ed tv" è una commedia intelligente,ben recitata,con un messaggio da dare al pubblico.Garbata presa in giro di una certa mentalità occidentale del successo ad ogni costo,il film di Ron Howard ha anche sfumature serie,come nel rapporto tra Ed ed il padre adottivo, e pure l'ironia sulla maggioranza silenziosa che sostiene questo o quel personaggio della trasmissione-vita di "Ed Tv",con il risultato che i capoccioni del network arrivano a tentare di stravolgere anche il lato sentimentale della sua esistenza.Peccato che il film non abbia conosciuto un successo di pubblico meritorio,ha messo insieme un bel cast,rivelando la simpatica Jenna Elfman,e citando obbligatoriamente Martin Landau,come sempre grande nei ruoli di contorno.


martedì 14 luglio 2009

REDS(Reds,USA 1981)
DI WARREN BEATTY
Con WARREN BEATTY, DIANE KEATON, Jack Nicholson, Maureen Stapleton.
DRAMMATICO

Unico americano sepolto al Cremlino, John Reed fu un controcorrente da prima linea, appassionato cronista della Rivoluzione d'Ottobre, che nello stesso periodo, il 1981, ispirò due film paralleli, anzi tre, che erano appunto il kolossal statunitense diretto ed interpretato dalla star anomala Warren Beatty e il dittico "I dieci giorni che sconvolsero il mondo"-"Messico in fiamme" del russo Sergei Bondarchuk, con Franco Nero. Appena insediato Ronald Reagan alla Casa Bianca, uno dei leader più anticomunisti della Storia dell'Occidente, ci voleva coraggio a girare un film costoso e impegnativo su uno dei non molti americani di fede marxista:ecco, Warren Beatty, divo di Hollywood ambito dalle grosse majors per commedie di successo, ma da sempre interessato a questioni sociali importanti, è stato, assieme a Robert Redford, una vera personalità di sinistra del cinema americano, molto più di Woody Allen,troppo inserito alla lunga in un contesto borghese per esserlo davvero(forse l'ho già fatto notare, ma personaggi afroamericani in un film del pur bravissimo Woody,mai visti?)."Reds" è un film realizzato sull'onda di una forte passione politica, che sottolinea il non allinearsi di Reed nè negli schemi di un capitalismo impaurito dal potenziale sovversivo post-Urss, nè dalla rigida tendenza oligarchica del Partito Comunista in Russia:in un quadro che narra un coinvolgimento di persone di matrice intellettuale in uno scossone storico fuori da ogni cosa accaduta precedentemente, un difetto del film è una sceneggiatura con dialoghi che si accavallano, dando l'impressione, talvolta, di una qualche difficoltà nel delineare i personaggi ed i loro rapporti.Ma quanto a spettacolo e film drammatico, questo di Beatty è un onestissimo e sincero richiamo alla libertà di scelta di ogni uomo e donna.

mercoledì 8 luglio 2009

ALL'ULTIMO RESPIRO( Breathless, USA 1983)
DI JIM MCBRIDE
Con RICHARD GERE, VALERIE KAPRISKY, Art Metrano,Robert Tepper.
DRAMMATICO
Sacrilegio assoluto, ad Hollywood venne in mente a qualcuno di fare un remake molto glamour di un classicissimo cavallo di battaglia della critica, una pietra miliare del cinema intoccabile:logico che "All'ultimo respiro-Breathless", versione americana e divistica di "Fino all'ultimo respiro" di Godard conoscesse disprezzo o sconsolata sopportazione,nei migliori casi. Senza fare paragoni, abbastanza fuori luogo anche per ambientazione di tempi e posti, il film di McBride non è ingiovabile: è sfacciatamente anni Ottanta,fino dai titoli di testa, più pop che non si può, affidato a due bellissimi del cinema di quell'epoca, l'una splendido oggetto del desiderio maschile innocentemente provocante, se si passa l'ossimoro, l'altro altrettanto desiderato per la forte fisicità immessa in un ruolo proposto con un gigionismo maiuscolo, di un personaggio qui neanche fuori della morale, più che altro un cretino di bell'aspetto. Il film procede verso il suo finale da icona giovanilistica tra bravate del giovanotto e l'ammirazione onesta e senza resistenze per un'accoppiata così affascinante e di indubbio sex-appeal.Se andasse stroncato, è in un'ottica puramente antiedonista, se apprezzato, nell'opposta logica filo-anni Ottanta dalla quale è sempre più vischioso liberarsi:nel dubbio, non viene di liquidarlo come porcheria, ma neanche di mandarlo giù come culto imperdibile di quell'epoca.