lunedì 28 febbraio 2011

COME DIO COMANDA ( I,2008)
DI GABRIELE SALVATORES
Con ALVARO CALECA,FILIPPO TIMI, Elio Germano,Fabio De Luigi.
DRAMMATICO
In " Io non ho paura",il gioco era riuscito bene a Gabriele Salvatores,trarre un film molto aderente,ed allo stesso tempo improntato in modo molto personale,da un romanzo di Niccolò Ammanniti:cinque anni dopo viene concesso il bis,e dal libro "Come Dio comanda" il regista di origine napoletana trae una sceneggiatura ed un conseguente lungometraggio. Su una storiaccia di degrado nel profondo Nord,in cui si conta uno stupro ed un delitto,con emarginati sociali al centro del racconto,Salvatores realizza una pellicola ideologicamente straniante,tanto che se non fosse nota la natura di sinistra dell'autore,sarebbe spiazzante il ritratto di un personaggio come quello recitato da Timi,fascista fino al midollo,che educa il figlio allevato senza compagna accanto ad una distorta visione del mondo reazionaria e faziosa ad oltranza. Però questo è un aspetto infine non principale,e comunque risolto con pratica bravura dalla regia:il fulcro del film è il rapporto tra padre e figlio,ruvido,spigoloso,intenso,viscerale,ed il legame di sangue,sembra sostenere la pellicola,è quello che regola il resto. Girato con abilità,trova un partecipe interprete in Filippo Timi che ostenta sia i lati sgradevoli del suo personaggio che quelli,in effetti positivi,perchè al di là della radicale appartenenza ad un ordine di idee tristo,l'uomo ha un codice morale netto,sebbene sospinto agli estremi. Quello che lascia perplessi di "Come Dio comanda" è che ad una certa scioltezza di narrazione e di ritmo non corrisponde una sostanza adeguata:Germano gigioneggia oltremodo,e che la storia prenda una piega drammatica e "nera" è comprensibile da molto prima che gli eventi si susseguano.Non è il classico "film sbagliato",semmai ci si interroga perchè il regista di "Mediterraneo" abbia voluto in ogni modo girare questo,ancor più assurdamente facendo uscire la pellicola nei cinema per Natale,scelta commerciale del tutto azzardata.

sabato 26 febbraio 2011

ANOTHER YEAR ( Another year,GB 2010)
DI MIKE LEIGH
Con JIM BROADBENT,RUTH SHEEN, Lesley Manville,Oliver Maltmann.
COMMEDIA/DRAMMATICO

Raccontare la vita quotidiana,al cinema,non è cosa semplice:tanto più se si illustra uno spaccato di "normalità",senza picchi drammatici nè colpi di scena improvvisi,ma ci si limita a mostrare cosa succede attorno ad una coppia matura,nella cerchia di amicizie e parentele,durante il trascorrere di quattro stagioni. Messa così potrebbe parere una cosa noiosa,senza interesse,ma la bravura di Mike Leigh sta appunto nel saper condurre i suoi personaggi facendone uno specchio della realtà del pubblico."Another year",che passa attraverso un'annata in cui la salda coppia Jim Broadbent-Ruth Sheen,lui geologo,lei psicanalista, si vede ruotare attorno il malinconico crollo di un vecchio amico disilluso e sperso negli affetti,che annega la tristezza nel bere e nell'abbuffarsi,il "normalizzarsi" dell'unico figlio,un trentenne che si lega ad una ragazza non bella ma molto affettuosa,le angosce intarsiate di disperata solitudine dell'amica rimasta zitella,ancora di bell'aspetto ma divorata dal malessere e avvezza a concedersi troppe sbronze.E proprio questo personaggio,che si rivela infine il peggiore,screziato da una malignità di fondo,incattivito dal terrore di non avere nessuno accanto,senza capire che è proprio questo che diffonde attorno a sè e tiene le persone lontano,è reso benissimo dall'interprete,Lesley Manville,meritevole di candidature a premi importanti.Va comunque applaudito tutto il cast,per come rende bene i dialoghi densi e "quotidiani" della sceneggiatura,per un film tanto "vero" e onesto che non può risultare non interessante.

lunedì 21 febbraio 2011

DIAMOND 13 (Diamond 13,F/LUX/BE 2009)
DI GILLES BEHAT
Con GERARD DEPARDIEU, Oliver Marchal,Anne Coesens,Asia Argento.
THRILLER/POLIZIESCO

Un poliziesco virato al nero,con scene d'azione ben congegnate,una storia tirata e a spirale sempre più contorta e pessimista,con una resa dei conti finale che,benchè non vincano i "cattivi" lascia l'amaro in bocca,perchè in un racconto così non esistono davvero i "buoni",al limite gli innocenti,che sono costretti a soccombere:"Diamond 13" è un bell'esempio di cinema-cinema,con un protagonista "homme traquè" che conserva però un minimo di residuo idealismo,memoria del perchè ha scelto di fare il poliziotto,nonostante la jungla di corruzione che lo circonda,e la pericolosità dei giochi dei Servizi Segreti . Girato con ottimo senso del ritmo narrativo,il film dispiega una storia sporca,di tradimenti,istinti omicidi e metodi brutali seppure efficaci:Depardieu,in una delle migliori sue interpretazioni degli ultimi anni,si appropria del ruolo con rustica praticità,esprimendo le pieghe di dignità di un personaggio che parte negativo,ma che si riscopre capace di gesti eroici dopo anni di sbandamento.Peccato per l'apporto di Asia Argento,che offre un'interpretazione di poco conto,peggiorata dal doppiaggio di se stessa,che compie l'effetto-ridicolaggine su un carattere funzionale al progredire della storia. Un buon noir da riscoprire,che mescola appunto flic-story e polàr con sapienza da cinefilo,maneggiando cinema di genere con tonalità più alte.

venerdì 11 febbraio 2011

TRON LEGACY ( Tron:Legacy 2.0, USA 2010)
DI JOSEPH KOSINSKY
Con GARRETT HEDLUND,JEFF BRIDGES, Olivia Wilde,Michael Sheen.
FANTASCIENZA
Il primo film in verità è più un cult-movie che altro:pur avanti nel genere fantascienza per aver scelto il mondo dei videogames come ambientazione,fu un sostanziale insuccesso,molto costoso,per la Disney,ed in pratica costò la carriera al regista Steven Lisberger,in seguito mai più giunto all'affidamento di progetti per grande pubblico.Negli anni,però,anche via Rete,in molti si sono rivelati fans di "Tron",tanto da far sviluppare l'idea di un sequel che riproponesse,con effetti naturalmente aggiornati alle tecnologie di oggi,le corse motociclistiche all'interno del gioco,e gli scontri a suon di fresbee fotonico,già proposte all'epoca del primo capitolo. E così,ecco in 3D,la continuazione dell'avventura cibernetica del mondo di Tron,eroe di una dimensione che risucchia al suo interno esseri umani reali e li pone a rischio della vita in competizioni ardue:diretto dall'esordiente Joseph Kosinsky,che non sembra aver gran dimestichezza con la gestione del ritmo narrativo,il film si dipana per due ore su uno spunto abbastanza forzato,come la ricerca del protagonista della pellicola originale da parte del figlio,cresciuto nella sua ombra. A livello attoriale,se Hedlund non sembra una gran personalità,Bridges porta solo un pò di professionismo,e Michael Sheen in una performance del tutto fuori luogo fa un numero eccessivo e di poco conto,inoltre "Tron Legacy" ha effetti speciali di prim'ordine,qualche sequenza spettacolare che merita di esser vista,un finale largamente prevedibile,ed una storia abbastanza scontata:difficile appassionarsi ad un'operazione del genere,che pare essere andata tutto sommato positivamente al botteghino,ma non autorizza ad auspicare un'ulteriore prolungamento della serie.

lunedì 7 febbraio 2011

IMMATURI ( I,2011)
DI PAOLO GENOVESE
Con RAOUL BOVA,RICKY MEMPHIS,BARBORA BOBULOVA,AMBRA ANGIOLINI.
COMMEDIA
Secondo film di Paolo Genovese uscito in poco più di un mese (l'altro è "La banda dei Babbi Natale"),si basa sullo spunto di un assurdo errore burocratico,che costringe gli ex-alunni di un liceo a Roma a dover rifare l'esame di maturità,vent'anni e passa dopo:è l'occasione,naturalmente,per un nucleo di antichi compagni di scuola e di bisbocce,per ritrovarsi e confrontarsi.Messa così parrebbe l'edizione anni Dieci de "Il grande freddo" all'italiana,ma il film,che mette insieme un cast abbastanza eterogeneo,vuole giocare dichiaratamente sul leggero,e se ad ogni personaggio assegna una situazione da risolvere,mettendo in evidenza quanto,pur se giunti intorno ai quarant'anni d'età,i protagonisti difficilmente affrontino le cose della vita con la maturità dell'esperienza,e con una visione adulta dei fatti.C'è chi mette incinta la convivente,e il personale microcosmo da spot del Mulino Bianco va in crisi;chi racconta alla giovane amante di avere una famiglia,mentendo per non accollarsi la responsabilità di una relazione vera e propria;chi dorme ancora in un letto a castello,e via enumerando. Rimanendo appunto su un registro brillante,con una vaghissima idea di sociologia alla buona,"Immaturi" è una commedia che vede qualche forzatura (l'ex-compagno divenuto prete,non ha alcuna logica narrativa),e diversi snodi prevedibili:però Genovese dagli attori trae prove interessanti,riuscendo a costruire un affiatamento di un certo livello,ha dalla sua qualche buona interpretazione di contorno (Giovanna Ralli,Maurizio Mattioli) e il film centra spesso l'obbiettivo-sorriso,evitando di cimentarsi in discorsi troppo ampi.

IL DISCORSO DEL RE ( The king's speech,GB/AUS 2010)
DI TOM HOOPER
Con COLIN FIRTH,Geoffrey Rush,Helena Bonham-Carter,Guy Pearce.
DRAMMATICO
La Storia difficilmente lascia campo alle previsioni:spesso le figure più importanti sembrano capitate quasi per caso al posto giusto nel momento giusto. Giorgio VI d'Inghilterra fu un re salito al trono quasi giocoforza,dopo che il fratello aveva abdicato per amore,e ricevette l'investitura ad un passo dalla II Guerra Mondiale.Però lo affliggeva un problema,la balbuzie,che naturalmente ad una figura che dovrebbe risultare così carismatica figura ancor più che ad altri come uno sfregio:si fece ricorso allora ad un logopedista che in realtà era un attore australiano trasferitosi in Gran Bretagna,fallito come interprete teatrale,ma di aiuto a molti soldati che erano rientrati dalla Grande Guerra con problemi di comunicazione dovuti ai traumi patiti in battaglia.Dalla singolare,ma vera vicenda,hanno tratto un romanzo e quindi un film che si appresta ad essere uno dei protagonisti della prossima notte degli Oscar,essendosi guadagnato ben dodici nominations,tra cui quelle per i premi principali.Diretto da un regista inglese che sembra avviato ad una promettente carriera,Tom Hooper,fotografato con colori densamente plumbei,con inquadrature sovente pittoriche,"Il discorso del re" è un classico film d'attori,che infatti forniscono prove molto convincenti,sia il trepidante e allo stesso tempo fiero Colin Firth,che il sornione Geoffrey Rush. Il racconto di un uomo chiamato a rappresentare il proprio Paese superando le proprie insicurezze e rispondendo ad un appello che,oltre la retorica,tenga unito nell'interesse del bene comune un popolo,anche se ben reso, non di rado tocca il didascalico nell'esposizione del momento storico:il che non vuol dire che questo sia un brutto film,ma neanche il lungometraggio dell'anno,e dodici candidature sembrano anche troppa grazia,tutto sommato. In una stagione in cui,in effetti,non paiono esser comparse grandi pellicole,un'opera ben fatta,ma un pò fredda,che adotta una linea molto "misunderstatement",che tocca l'apice nella pur bella sequenza del prefinale,quando il fatidico discorso via radio alla nazione è accompagnato dall' "Allegretto" beethoveniano.Probabilmente,a Firth sarà consegnata la statuetta come miglior protagonista,che già era stata sfiorata dal bravo attore l'anno scorso con "A single man",difficile dire quante delle altre candidature si tramuteranno in premi:a dirla tutta,se venisse laureato come miglior film dell'anno dall'Academy,non sarebbe uno dei lungometraggi-Oscar più memorabili.

giovedì 3 febbraio 2011

QUALUNQUEMENTE ( I,2011)
DI GIULIO MANFREDONIA
Con ANTONIO ALBANESE, Sergio Rubini,Lorenza Indovina,Luigi Maria Burruano.
COMMEDIA

Giunto sul grande schermo dopo anni di successo nello spazio riservatogli a "Che tempo che fa" su Rai 3,in cui il personaggio duetta con Fabio Fazio,che gli fa da adeguata spalla,Cetto La Qualunque sta raccogliendo consenso di pubblico,in un'annata particolarmente fausta per il cinema leggero italiano,essendo partito con un primo fine settimana che ha portato nelle casse dei distributori oltre 5 milioni di Euro:sulle note di "Onda calabra",che esprime la filosofia del politico-palazzinaro-intrallazzatore, Antonio Albanese interpreta per tutto un film un carattere che nei dieci minuti è incontenibile,una delle poche espressioni di satira efficaci degli ultimi anni. Assegnata la regia a Giulio Manfredonia,che già aveva diretto l'attore in "E'già ieri",le malefatte di La Qualunque imperversano,impersonando il peggio (e la realtà a tratti gli è ulteriormente più brutta...) di una classe politica corrotta,ossessionata dal sesso,incapace di attenersi ad una minima regola e abilissima ad imporre un sistema antidemocratico. Molto atteso a questa prova,Albanese fa il suo numero evitando di rendere troppo simpatico Cetto,semmai portandone a galla l'indisponenza di fondo,e caricando meno,rispetto alle apparizioni televisive,verve e mimica del carattere. Il difetto è che il film,per controcanto,è molto meno comico del previsto:impostato correttamente,soffre una regia troppo intenta a spruzzare di commedia,con musiche,montaggio e tono narrativo utilizzato,il racconto,ed una sceneggiatura che non coglie tutte le occasioni per far ridere,anche amaramente,gli spettatori,come riusciva ai padri della commedia all'italiana. Prevedibile negli snodi più importanti,"Qualunquemente" sarà quasi sicuramente tra i maggiori incassi dell'annata,però nella trasposizione dalla tv al cinema,la sensazione è che una parte del potenziale irrisorio del personaggio si sia perso,e che meritasse un altro passo,un altro ritmo,meno confezione e più grinta mordace.