mercoledì 22 novembre 2006



LO SQUALO (JAWS,USA 1975)
DI STEVEN SPIELBERG
Con ROY SCHEIDER,ROBERT SHAW,RICHARD DREYFUSS,LORRAINE GARY.
DRAMMATICO/AVVENTURA
A metà degli anni Settanta spazzò via ogni precedente record di incasso.superò in qualità il non eccelso libro di Peter Benchley da cui è tratto,e impose il nome di Steven Spielberg."Jaws" fu un vero e proprio fenomeno,che lanciò il merchandising di magliette e ammennicoli vari,rielaborò il concetto di "film di mostri",e,quasi trent'anni dopo,rimane uno spettacolo entusiasmante.Diviso in due parti,di cui la prima è una introduzione della storia,un quadro della ridente Amity,con dosati colpi di scena e rapide incursioni nell'orrore,e la seconda è una cronaca densa di citazioni letterarie della caccia al Mostro,"Lo squalo",in una escalation della paura(le vittime del pescecane fanno una fine progressivamente più atroce,o meglio,ci viene mostrato sempre di più cosa fa la belva marina a chi le capita tra le fauci) contenendo splendide pagine di cinema d'avventura.Per arrivare al tiratissimo finale(un pò improbabile,diciamolo,visto che una bombola di ossigeno rimane difficilmente incastrata tra i denti di uno squalo bianco,ma pazienza),Spielberg procede in un crescendo di tensione da grande conoscitore del mezzo-cinema,costruendo su tre caratteri diametralmente diversi come Brody,Quint e Cooper(l'Uomo Qualunque,il Veterano e l'Uomo di Scienza),tre modi di affrontare il Male ,rappresentato emblematicamente da un Leviatano che si mostra con parsimonia,per presentarsi interamente solo verso la fine della vicenda.Eppure,per paradosso,le scene più belle,in un film di grande spettacolarità come questo,si svolgono attorno a un tavolo:quelle in cui il bimbo piccolo di Brody imita il padre assorto,e quella tra i tre uomini in barca in attesa dell'attacco finale dello squalo,tra ricordi e canzoni ubriache.

N(Io e Napoleone) (I 2006)
DI PAOLO VIRZì
Con Elio Germano,Daniel Auteuil,Sabrina Impacciatore,Monica Bellucci.
COMMEDIA
Per stessa ammissione di Paolo Virzì,questo Napoleone da lui rivisto fa riferimento a Berlusconi:il furbo imperatore in esilio ,che si tinge la non più folta chioma con la matita,si finge amico fraterno del prossimo e sa trovare il modo di mettersi in sintonia con tutti,confinato all'Elba e poi abilmente fuggitone,sembra quasi la trasposizione in immagini della canzone "Grande figlio di puttana",degli Stadio,per chi ne conosce l'ironico testo.Da par suo,l'autore di "Ovosodo" narra qui la storia di un intellettuale anarchico del tempo,che si ritrova con l'inaspettata occasione di trovarsi solo e a tu per tu con colui che reputa la più grande sciagura vivente,reo di migliaia di morti per rafforzare il proprio potere."N" è un film malinconico ben girato,recitato ottimamente da un cast eterogeneo e convincente ( i tre fratelli elbani interpretati dai romani Germano,Impacciatore e Mastandrea sono un punto a vantaggio della pellicola),però in questo settimo film del regista livornese c'è fors'anche troppa accademia,e così viene a mancare quella spontaneità sempre abbondata nelle sue commedie amare.Certo,ci sono aperture da gran commedia all'italiana nell'accesa atmosfera a casa del protagonista:ma,curiosamente,nonostante il felice calarsi nella parte di Auteuil,è proprio il Napoleone gaglioffo proposto che risulta forse troppo ingombrante per il racconto,e il film imbocca a un certo punto una china drammatica che toglie forza alla rappresentazione umanizzante ma critica di un uomo di potere dalle ambizioni sconfinate.E si giunge a una riflessione,confermata dall'ultima sequenza e dalla scritta finale,sulle occasioni perse dall'individuo rispetto alla Storia(includendo gli inglesi,che,forse sottovalutando il corso,lo sesiliarono troppo vicino per non potersi aspettare una mossa del cavallo).Un film di buona fattura,ma che purtroppo poteva essere ben più responsabile e acuminato.


RADIO AMERICA ( A Prairie Home Companion,USA 2006)
DI ROBERT ALTMAN
Con MERYL STREEP,KEVIN KLINE,Lindsay Lohan,Garrison Keilor.
COMMEDIA
Dall' ottantunenne Robert Altman fu piacevole ricevere un lavoro che ne testimonia la verve sempre arguta di illustratore della società americana:come in uno dei suoi film più celebri,e celebrati,il "Nashville" che a metà anni Settanta scatenò ampio interesse e dibattiti culturali, l'autore di "Mash" ambienta un ritratto di certi aspetti della mentalità statunitense su uno sfondo musicale. E' di scena una stazione radio al suo ultimo giorno di vita,prima di essere smantellata da nuovi acquirenti: pur dispensando una buona dose di malinconia,Altman dà un tono da commedia umana cui non manquano sequenze esilaranti, come quasi tutte quelle riguardanti il detective scemo Kevin Kline.L'edizione italiana,traducendo in sottotitoli i testi delle canzoni,la linearità tradizionalistica e sempliciotta dello stile country,musica da e per gente non complicata,tendente al conservatore;meno polemico di altre volte,Altman si conferma gran conduttore di attori,sapendo scegliere i ruoli da abbinare a volti e stili recitativi.Ancora una volta,complimenti,grande,vecchio Bob.

martedì 21 novembre 2006



MIAMI VICE (Miami vice,USA 2006)
DI MICHAEL MANN
Con COLIN FARRELL,JAMIE FOXX,Gong Li,Naomie Harris.
A distanza di vent'anni dalla serie TV,lo stesso creatore,Michael Mann,che ne fece il trampolino di lancio per la successiva e ragguardevole carriera d'autore cinematografico,torna a realizzare "Miami Vice" ,cambiandone toni e stile narrativo: è tutto più cupo,la violenza accennata nei telefilm ,è di quelle feroci,e se i delinquenti sono particolarmente efferati,i poliziotti non fanno carezze.Ambientato tra una Miami notturna e coperta da una coltre tempestosa di nuvole nere,e un centro-sud America più luminoso e rumoroso.,il film è un'ulteriore conferma del talento di Mann,capace di realizzare pellicole lunghe due ore e passa,mettendoci non più di due o tre grandi scene d'azione,sfruttando appieno le tensioni venute dalle dinamiche tra i personaggi,approfondendo la personalità degli stessi.Si spara a bruciapelo dopo attese sfiancanti,con sangue che spruzza come nebulizzato dall'impatto delle pallottole sui corpi:contrassegnato da una colonna sonora trascinante e ben assemblata,come sempre nei film del suo autore,"Miami Vice"-film è un thriller poliziesco pieno zeppo di dettagli di grande cinema , e si giunge al fatidico scontro finale tra poliziotti che paiono moderni marines ultratecnologizzati e narcotrafficanti armati all'ultima moda omicida con il dovuto pathos.Michael Mann non è un ottimista spontaneo,e non credendo in un lieto fine che banalizzerebbe un pò il lungometraggio,chiude su una speranza allineata a una presa di coscienza che là fuori è durissima,e già sopravvivere è un accettabile traguardo.


IL DIAVOLO VESTE PRADA
(The devil wears Prada,USA 2006)
DI DAVID FRANKEL
Con ANNE HATHAWAY,MERYL STREEP,Stanley Tucci,Emily Blunt.
COMMEDIA
Il battage su carta stampata e tv è di quelli imponenti,la rapidità con cui il best-seller omonimo è diventato film testimonia la fiducia dei produttori nel successo dell'operazione,gli incassi USA hanno passato di gran lunga il "tetto" dei 100 milioni di dollari(e per una commedia,di questi tempi,è considerevole), e qui in Europa gli Euro pure sono volati in cassa:solo che "Il diavolo veste Prada" è una commedia che dovrebbe esser perfida,ma che non vale la metà di un film già ambiguo di suo,ma comunque più coerente come "Una donna in carriera".E' il classico caso in cui si ha modo di notare la cura con cui viene allestito un prodotto(un film è un'altra cosa,eh sì),si ammira la professionalità del casting e delle buone prove degli interpreti,ma si arriva in fondo e si fatica a conoscerne il sapore,come quei gelati ultramontati,che ,belli a vedersi,non sanno neanche di zucchero.Il ruolo della cinica direttore di testata di moda,benchè reso con abilità e aderenza,non aggiunge niente di particolare alla straordinaria carriera di Meryl Streep,Anne Hathaway ha qualcosa di Julia Roberts,ma più sensuale,l'annunciato "Eva contro Eva" in versione modaiol-giornalistica ,in una sala dove nessuno si fa due risate due,si rivela un bluff strombazzato all'ennesimo decibel da periodici le cui redazioni ricordano,forse,a chi vi scrive,gli ambienti descritti nel film.Quindi,niente graffi,troppe griffes.

lunedì 20 novembre 2006



LA GUERRA DEI MONDI (War of the worlds,USA 2005)
DI STEVEN SPIELBERG
Con TOM CRUISE,Dakota Fanning,Tim Robbins,Justin Chatwin.
FANTASCIENZA
A trent'anni di distanza da "Lo squalo",che giunse nell'estate del '75 a stritolare ogni precedente record d'incasso,Steven Spielberg riprova a inquietare le platee mondiali con un remake del celeberrimo "La guerra dei mondi",puntando a un'ulteriore spettacolarizzazione tecnologica dell'originale,e comunque fornendo una rilettura attualizzata del titolo di riferimento,invertendo il proprio punto di vista canonico sugli alieni e facendone dei distruttori sanguinari.E' pur vero che il cinema americano ha cominciato da poco a fare i conti con i traumi post-11 settembre, e l'atteggiamento comune è quello di un pulsante allarmismo;ma mi sia concesso dire,da antico appassionato del cinema spielberghiano,che ,benchè spettacolare e ben realizzato,questo "War of the worlds",è un lavoro di poco peso nella filmografia del regista.Congegnato come un'apocalisse vista da persone in fuga,coinvolte e terrorizzate,senza soluzioni all'orrore,conferma in alcuni momenti (il "nascondino" nella cantina con le sonde aliene) la maestria registica di Spielberg,cita ovviamente il classico anni '50 di Byron Haskin,ma insiste troppo sulla voglia di rivalsa USA di fronte a minacce esterne(il fuoco inutile sui crollanti tripodi extraterrestri).Personaggi non simpaticissimi,che tuttavia acquistano spessore via via che la trama scorre,e la situazione si fa disperata,su tutta l'operazione aleggia un alone di preconfezione che rende impersonale il film,abbondante nell'inverosimiglianza:tutto un mondo in fiamme,e la bella giacca di pelle di Cruise arriva intatta alla fine della pellicola...

domenica 19 novembre 2006



I FIGLI DEGLI UOMINI
(Children of men,GB/USA 2006)
DI ALFONSO CùARON
Con CLIVE OWEN,Claire-Hope
Hashitey,Michael Caine,Julianne Moore.
FANTASTICO/DRAMMATICO
Anno di disgrazia 2027,Londra: giunge la notizia che l'ultimo nato della razza degli uomini,diciott'anni prima,è stato assassinato in Argentina,e la gente ne è affranta.C'è stata un'epidemia che ha causato l'infertilità collettiva,a ogni latitudine,e un tipo ex-idealista,oggi rinchiuso in un difensivo disincanto Clive Owen,dall'aria strapazzata,viene coinvolto dall'ex-moglie Julianne Moore in un affare delicato:c'è una ragazza nera incinta,e lui,impiegato governativo,potrebbe fornirle una scappatoia per giungere in un luogo ove far nascere e crescere una nuova speranza per il futuro.Diretto dal messicano Alfonso Cùaron,che realizzò l'"Harry Potter" migliore, questo atipico film di fantascienza,tratto da un libro di P.D.James,proietta lo spettatore in un mondo di domani disastrato come è stato immaginato altre volte,ma in cui ci si veste non diversamente da oggi,e le innovazioni tecnologiche sono mimetizzate in una sciatteria totale,così come in "Alien" e "Blade runner" facevano parte di una modernità ormai assodata e quotidiana.Il film ha il merito di una tensione costante,di un protagonista vulnerabile ma tenace e coraggioso,e di dipingere un quadro allucinante ,con immigrati rinchiusi in gabbie e poi in ghetti non dissimili da quello di Varsavia:riesce,infine,a non essere scontato,e potrebbe diventare un cult-movie,viste le riflessioni di manifesta inquietudine che suscita.Camei di lusso per Michael Caine,e Julianne Moore,Owen continua a dimostrarsi tra gli attori più interessanti emersi in Inghilterra negli ultimi tempi.

sabato 18 novembre 2006



WORLD TRADE CENTER (World Trade Center,USA 2006)
DI OLIVER STONE
Con NICOLAS CAGE,Jay Hernandez,Maria Bello,Jon Bernthal.
DRAMMATICO
Era inevitabile che un regista da vent'anni dedito a esplorare le pagine più controverse o funeste d'America si occupasse dell'evento tragico di maggior peso della recente storia statunitense:sorprendentemente,però,Oliver Stone ha scelto un approccio,per quanto possibile, "in piccolo",narrando l'episodio,vero,di due poliziotti entrati in una delle Torri Gemelle per prestare soccorso e rimasti vivi sotto il crollo di tonnellate di cemento e acciaio,sospesi tra vita e morte.Sospeso tra psicodramma con deliri dolorifici annessi,e la cronaca della tensione appena fuori dalle macerie,"World Trade Center" non è tra i lavori più riusciti dell'autore di "Nato il quattro luglio":ne è apprezzabile,e quanto,il messaggio sull'Amore,per la vita e per gli altri esseri umani,come risposta all'odio e alla follia di ogni strategia,fanatica,politica e militare che possa essere.Però,oltre a una relativamente non buona gestione della sceneggiatura(ma perchè un regista che nasce come sceneggiatore non ci ha messo assolutamente penna?),che non rende fluido il racconto,pur alternando parallelamente l'agonia dei due uomini in trappola,e delle famiglie pronte al peggio,lascia a dir poco perplessi la figura dell'ex-marine che dà un apporto fondamentale per salvare i due,ma nel finale si avvia verso un'imprecisata missione,lasciando prevalere una cera retorica filomilitaresca che non è propria dell'autore.E con quel che è successo da allora,vedi due guerre imposte di prepotenza al mondo intero con motivazioni forzate,ci si alza dalla poltrona del cinema molto poco convinti.


SCOOP (Scoop,USA 2006)
DI WOODY ALLEN
Con SCARLETT JOHANSSON,Woody Allen,Hugh Jackman,Ian McShane.
COMMEDIA/GIALLO
Il film 2006 di Woody Allen è "Scoop",ritorno alla commedia nevrotico-raffinata,dopo la svolta recente con l'interessante (ma un pò sopravvalutato) "Match Point";come nel film precedente,Allen torna a lavorare con quella che ,abbastanza pomposamente,è stata ribattezzata dai giornali come "l'ultima vera diva",Scarlett Johansson.C'è qualche sparuto riferimento a Hitchcock,è vero,soprattutto nel finale volto a sciogliere il mistero sulla cui pista la giornalista semiprofessionista protagonista indaga,per scoprire se il miliardario belloccio sia o meno il "killer dei tarocchi" che ha ucciso diverse donne(ma non tutto verrà chiarito...),Allen interpreta il ruolo da comprimario di lusso della guida imbranata ,speculare a quello di "Anything else",provvisto di battute fulminanti .In più,su uno Stige parallelo,veleggiano i neo-defunti,che si spendono in chiacchiere e appaiono ai vivi per aiutarli a dissipare i dubbi.Filosofia,humour e bel gioco d'attori si mescolano come sempre nell'opera dell'annotatore principe dell'evoluzione della nevrosi universale,anche quando ci troviamo di fronte a un suo lavoro minore,ma piacevole,come questo.

venerdì 17 novembre 2006



LITTLE MISS SUNSHINE(LITTLE MISS SUNSHINE,USA 2006)
DI VALERIE FARIS,JONATHAN DAYTON
Con TONI COLLETTE,GREG KINNEAR,STEVE CARELL,Abigail Breslin.
COMMEDIA
Ve lo ricordate "Piccoli fans" trasmissione tv degli anni Ottanta,con Sandra Milo che presentava povere creaturine vestite come i personaggi famosi che li imitavano?Ecco,il sogno della bambina di "Little Miss Sunshine" è quello di vincere una gara per piccoli fans,quei concorsi allucinanti e baracconeschi che piacciono tanto a una certa America.Benvenuti a bordo del pullmino scassone che porta la scombiccherata famiglia della piccola(nonno tossico,padre alla ricerca disperata di imporre un metodo di autostima formato bestseller,zio intellettuale gay depresso,mamma nevrotica e fratello chiuso in un volontario mutismo) verso l'obbiettivo tanto agognato dalla ragazzina,attraverso i cui occhialoni vediamo filtrata la vicenda.Non esente da pecche,ma aggraziato,questo film piccolo ma con un buon cast ben assemblato,punta a un messaggio ambivalente:da un lato prende a (giuste)pernacchie un modello di America familista,parruccona e sottilmente razzista,dall'altro esalta il rilancio dei legami affettivi all'interno del nucleo familiare come forza cui aggrapparsi dinanzi alle asperità della vita.Inoltre,è l'occasione per mettersi in mostra per alcuni buoni attori troppo spesso confinati in ruoli di fianco,come Kinnear,la Collette,Arkin e Carell:la pellicola ha qualche caduta di ritmo,ma questa commedia che difende ilpregio di non scoprirsi "super",è spassosa e la scorribanda sul pullmino più malridotto degli States non dispiace affatto.

giovedì 16 novembre 2006



BRAVEHEART-Cuore impavido
(Braveheart,USA/IRE 1995)
DI MEL GIBSON
Con Mel Gibson,Patrick Mc Goohan,Sophie Marceau,Brendan Gleeson.
STORICO/AVVENTURA
Come è capitato anche a Salvatore Giuliano,forse è vero che William Wallace fosse stato nella realtà ben lontano dal tratteggiamento eroico che la "vox populi" gli ha donato,e che sia stato più che altro un combattivo brigante,ma la sua storia è servita a Mel Gibson per raccogliere una messe di cinque Oscar,tra cui quelli per il film e la regia.Curioso,un uomo di cinema nato in America e naturalizzato australiano che gira un impegnativo kolossal(ma dai costi più modesti rispetto a pellicole analoghe girate a Hollywood) su un eroe popolare divenuto simbolo dell'indipendenza scozzese circa la supremazia inglese:"Braveheart" è un lungometraggio solido,epico,capace di fiammeggianti scene di battaglia,rese con crudezza barbarica,ma anche di porre il suo eroe in una prospettiva romantica credibile,oltretutto accennando questioni politiche e storiche con meno superficialità possibile.Si era sempre intuita la fascinazione di Mel Gibson per un masochismo latente nei suoi personaggi,e le sofferenze conosciute dal suo personaggio vanno oltre ogni sopportazione,supplizio finale incluso;ma sia le scene d'amore ,realizzate con passione e partecipazione,che quelle di guerra,così accurate da mandare al pronto soccorso diversi figuranti,fanno amare il suo secondo film da regista,in quasi due ore e mezza di spettacolo assoluto,anarchico fino al midollo,tenace nell'invito a non abbassare la testa di fronte a nessuno.

mercoledì 15 novembre 2006


the departed-IL BENE E IL MALE (THE DEPARTED,USA 2006)
DI MARTIN SCORSESE
Con LEONARDO DICAPRIO,MATT DAMON,JACK NICHOLSON,Mark Wahlberg.
THRILLER/AZIONE
Per due volte Martin Scorsese,considerato da molti come il più grande regista vivente del cinema americano,ha raccolto un gran numero di nominations agli Oscar ritrovandosi però a mani vuote la sera della consegna:vuoi vedere che ,visto l'entusiasmo con cui "The departed" è stato accolto,un film "di genere"(ma girato alla maniera di un grande regista),potrebbe portarlo a vincere?Tratto dalla trilogia hongkonghese "Infernal affairs",questo nuovo lavoro dell'autore di "Quei bravi ragazzi" è fondato su un concetto di paranoia che non conosce freni,dato che i due protagonisti sono un poliziotto infiltrato in una gang paramafiosa(DiCaprio),e un ragazzo allevato da tale cosca,arruolatosi in polizia per fare la spia al gran capo.Al quale è concessa un'entrata in scena da star assoluta,all'inizio della proiezione,e Jack Nicholson si ritaglia un'altra probabile nomination,rivestendo di un carisma fascinoso il gangster Frank Costello;invece,tra le due star giovani,DiCaprio nell'elaborare una fragilità violenta per il suo personaggio è superiore a un Matt Damon che non sfrutta tutta la potenziale ambiguità del suo.Costruito in maniera da presentare via via nuove trappole per i personaggi principali,"The departed" nel finale lascia emergere un pessimismo filosofico che richiama lo stile di Leonardo Sciascia,dicendo a chiare lettere che un sistema corrotto è sempre pronto a rivelare un assassino per pura convenienza.
LA SCONOSCIUTA ( I,2006)
DI GIUSEPPE TORNATORE
Con KSENIYA RAPPOPORT,Claudia Gerini,Michele Placido,Pierfrancesco Favino.
DRAMMATICO
Sei anni sono intercorsi tra "Malèna" e "La sconosciuta",e nel frattempo Giuseppe Tornatore si è occupato del progetto di "Leningrado",poi rimandato per motivi pratici:uno dei cineasti italiani più capaci di alti e bassi anche nell'apprezzamento del suo lavoro,capace di passare dall'essere anche troppo incensato,all'accanitamente vituperato,ma di talento l'autore di "Nuovo cinema Paradiso" non è sprovvisto.Ispirato,sembra,da un fatto di cronaca individuato su un trafiletto di giornale,"La sconosciuta" è un melò violento ma appassionante,che ci immerge nella disgraziata vicenda umana di Irena,proveniente dall'Ucraina e appunto come le eroine dei grandi romanzi russi conosce ogni tipo di malasorte:ambientato nel Trevigiano,il film ha del feuilleton pure la struttura,si noti il montaggio " a segmenti",e rischia consapevolmente l'effetto-sceneggiata,ma si rivela un'opera struggente,crudele,perfino,verso la protagonista ,di cui non si negano dettagli sgradevoli,e lo spettatore.Musicato da un Ennio Morricone che cita se stesso,ma realizza qui una delle sue colonne sonore più belle,il nuovo film di Giuseppe Tornatore è uno di quei film,non così consueti,ove l'impulso alla commozione può trovare sfogo senza pentirsene poi.Bravissima e "vera" l'esordiente sui nostri schermi Kseniya Rappoport,laidissimo e ripugnante ma ammirevole per il coraggio in un ruolo rivoltante Placido.Uno dei film italiani più belli dell'ultimo lustro.

martedì 14 novembre 2006


IL BUONO,IL BRUTTO E IL CATTIVO ( I 1967)
DI SERGIO LEONE
Con CLINT EASTWOOD,ELI WALLACH,LEE VAN CLEEF,Rada Rassimov.
WESTERN
Il terzo segmento della "trilogia del dollaro" è il primo a darsi una collocazione storica più precisa(la guerra di Secessione),e trova la maniera,come anche nei precedenti accadeva,che la fama di falso cinico di Sergio Leone venga smantellata.In una pellicola che non lesina di certo morti ammazzati,sangue e percosse di ogni genere,l'autore di "Per un pugno di dollari" abbozza il proprio parere sulla follia della guerra,e pone i suoi personaggi di fronte a scelte obbligate,se devono farsi fuori a vicenda,in una chiusa originalissima,un "triello",mai visto prima al cinema.La colonna sonora è una delle più amate di tutti i tempi,con il celebre leit-motiv riproposto in varie maniere,e l'aggiudicamento finale del "poncho" per il personaggio di Clint Eastwood che sprona il cavallo verso nuove avventure,da qualche recensore è stato visto come una sorta di riallacciamento ai due film prima,quasi a suggerire che "Il buono,il brutto..." sia un "prequel",delle peripezie al piombo e polvere del pistolero taciturno Joe,e del "Monco":considerazione suggestiva,ma non penso molto probabile,almeno nelle intenzioni di Leone.Tre ore e passa di cinema scandito dai ritmi leoniani,apparentemente il più superficiale del regista romano,in realtà capace di sequenze straordinarie,come appunto il "triello",e la corsa impazzita del "brutto"-Tuco nel cimitero per cercare l'oro.
LOVE,ACTUALLY (Love,actually,GB 2003)
DI RICHARD CURTIS
Con HUGH GRANT,EMMA THOMPSON,LIAM NEESON,COLIN FRIELS.
COMMEDIA
In un'epoca in cui le certezze sentimentali vengono sempre meno,single suona meglio di scapolo o nubile,e tale condizione a volte può fare "In",e ci si trincera dietro un comodo "Sto bene così".Ma ne siamo sicuri?Un film che in tutto,premesse ,svolgimento e messaggio vuole incoraggiare all'amore,oggi è da guardarsi con sospetto:mettiamo anche il fatto che questa commedia corale britannica diretta dallo sceneggiatore Richard Curtis sia uno degli omaggi più smaccati al Natale e ai buoni sentimenti vista sugli schermi da anni,di tendenza all'edificante indiscussa,c'è da dire che è molto difficile finire la visione di un film così ben scritto e recitato con senso di insoddisfazione.Si vedono solo al cinema un premier che si tuffa a capofitto con goffaggine in una storia d'amore come un ragazzino,o la dichiarazione d'amore in Portogallo davanti a tutta la gente?Certo,sì,ma come viene scritto spesso negli incarti dei Baci Perugina,se i cuore conosce strade che la mente non conosce,molliamo un pò la logica e lasciamoci andare a indulgenti sorrisi,verso questo cast all-stars(Emma Thompson impagabile,una tacchetta sopra tutti,nel ruolo più drammatico,forse),e non rifiutiamo la morale di chi dice "Andiamo a sputtanarci per amore!".E così sia.

I FANTASTICI QUATTRO

I FANTASTICI QUATTRO (Fantastic four,USA/D 2005)
DI TIM STORY
Con JESSICA ALBA,IOAN GRUFFUDD,MICHAEL CHIKLIS,CHRIS EVANS.
FANTASTICO
"I fantastici 4" sono la prima creazione del duo Marvel Stan Lee-Jack Kirby,nata agli inizi degli anni Sessanta ,un team di supereroi coinvolte perlopiù in saghe e avventure fantascientifiche svolte in altre dimensioni o nello spazio più lontano.La versione su grande schermo è stata ritardata probabilmente per la difficoltà di realizzare i copiosi effetti speciali necessari per mostrare i poteri del quartetto.Non si cerchi tematiche epiche e l'accuratezza fantascientifica di un fumetto tra i più elaborati e poggiante su un approccio "umanizzante" nella pellicola diretta dal non strabiliante Tim Story: nonostante un'oggettiva ripetitività del soggetto,la fotografia è felicemente illuminata di ogni esaltazione cromatica possibile,e se il gallese Ioan Gruffudd non ha il carisma necessario adatto per impersonare il leader Mr.Fantastic,le schermaglie da amiconi tra la Torcia Umana-Evans e la Cosa-Chiklis sono divertenti.Stroncato nettamente dalla critica d'oltreoceano,è un piacevole passatempo,che in una stringata ora e mezza ha il pregio di non concedersi tempi morti.Il sequel,naturalmente,è di prammatica...

Le iene (Reservoir dogs,USA 1992)
DI QUENTIN TARANTINO
Con HARVEY KEITEL,TIM ROTH,Chris Penn,Michael Madsen.
NOIR
Struttura da psicodramma,ambientato perlopiù in un capannone in cui si svolge l'atto ultimo di una rapina divenuta un massacro,"Le iene" fu l'esordio da regista per Quentin Tarantino,e fece più impressione,all'epoca della sua uscita,alla stampa ,che alle platee,tanto da far scrivere a qualcuno "un regista che non è sbagliato accostare al primo Kubrick".Dal tavolo di breakfast cafè in cui la pellicola si apre e si discute dei significati sessuali di "Like a virgin" di Madonna alla fase in cui tutti sono pronti a scannare orrendamente gli altri membri della gang il passo è brevissimo, e i criminali del film sono del tutto privi dell'alone romantico di cui spesso il cinema sa rivestirli.Cast indovinatissimo,di cui è difficile indicare il migliore(Michael Madsen psicopatico torturatore a passo di danza,Harvey Keitel killer forse omosessuale,o Tim Roth che recita mezzo film in una pozza di sangue?),sceneggiatura un pò verbosa ma incalzante,un primo lavoro divenuto di culto.

Butch cassidy

BUTCH CASSIDY(Butch Cassidy and the Sundance Kid,USA 1968)
Di GEORGE ROY HILL
Con PAUL NEWMAN,ROBERT REDFORD,Katharine Ross,Strother Martin.
WESTERN
All'alba del primo declino del western,superata la fine delle carriere di Ford e Hawks,George Roy Hill realizzò questa elegia dell'amicizia virile,imbastendola come un racconto avventuroso che ha in sè molto del picaresco;tra gli esperti fuorilegge Butch Cassidy(Newman) e Sundance Kid(Redford),la maestrina impersonata dalla fulva Katharine Ross è a un tempo indispensabile e quasi di troppo.Il tono adoperato da Hill è per quattro quinti di proiezione quello della commedia d'azione,fino al finale parallelo e analogo a quello de "Il mucchio selvaggio",uscito l'anno dopo,in cui i due accattivanti banditi ,feriti gravemente ,ma sempre autoironici,si lanciano a pistole spianate contro i soldati che li circondano:il regista non ha cuore,a differenza di Peckinpah,di farceli vedere mentre muoiono,e li blocca per sempre in un fermo-immagine da consegnare al Mito.