giovedì 29 maggio 2008

INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO
( Indiana Jones and the kingdom of the crystal skull, USA 2008)
DI STEVEN SPIELBERG
Con HARRISON FORD, Cate Blanchett, Shia LeBoeuf, Karen Allen.
AVVENTURA

Come minimo era dal 1994 che i fans attendevano la quarta avventura di Indiana Jones, creazione Spielberg&Lucas che tanto ha fruttato a partire da "I predatori dell'arca perduta": all'epoca le news parlavano di un nuovo personaggio nella saga, un fratello cattivo dell'archeologo per il quale era stato messo sotto contratto Kevin Costner, dopo averci fatto conoscere il padre dell'eroe nella terza puntata. Poi il progetto è slittato, e sono passati quasi venti anni dall'ultimo episodio: probabilmente sono state accantonate diverse sceneggiature, e la molte volte ventilata puntata di Indy in Atlantide è definitivamente tramontata, forse per questione di costi troppo elevati da sostenere. Siamo nel '57, i nazisti cattivi lasciano il passo ai russi del KGB ( siamo in piena Guerra Fredda), il film si apre su un'incursione dei sovietici capitanati dall'ufficiale con il caschetto nero Cate Blanchett nell'area 51 in Nevada, e poi si passa al Centro e Sud-America: si sarà già capito che c'è un riallacciamento a un tema caro sia a Spielberg che a Lucas, gli extraterrestri, e c'è da dire che la sceneggiatura approntata è soddisfacente, avendo imbastito una buona macchina da divertimento. Citazioni di classici del cinema di avventura a go-go (c'è un omaggio a Tarzan entusiasmante ed ironico, un altro al Brando de "Il selvaggio" affettuosissimo), un ritmo che non fa affatto sfigurare la tenuta di botta del pur stagionato avventuriero, e un ricorso più rado possibile agli effetti speciali digitali da parte della regia che conferma Spielberg come il più abile a sposare cinema in grande e intrattenimento di alta qualità. Dovrebbe essere la parola finale sulle avventure di IJ, ma chissà se dalla risposta del pubblico non vengano fuori sorprese...

mercoledì 28 maggio 2008

40 ANNI VERGINE ( The 40 years old virgin, USA 2005)
DI JUDD APATOW
Con STEVE CARELL, Catherine Keener, Paul Rudd, Romany Malco.
COMMEDIA

In America è stato un grosso incasso, qui da noi ha raccolto meno, ma è un destino piuttosto frequente per commedie che magari in patria sbancano e in Europa arrancano: è andata così anche , per fare uno degli esempi più recenti, per "Molto incinta", che ha oltrepassato i cento milioni di dollari di introiti lordi in USA, e nelle nostre sale è passato inosservato. Steve Carell, molto apprezzato per il ruolo dello zio gay e depresso in "Little Miss Sunshine", qui è il protagonista assoluto , interpretando un quarantenne malinconico e ragazzino dentro, che si rifiuta di passare all'età adulta spingendo via da sè la propria sessualità: il problema maggiore del film di Apatow, oltre che faccia ridere quasi per niente, e per una commedia non è il massimo del complimento, è che non ha nè la franchezza magari rozza ma efficace dell'umorismo sboccato o pruriginoso, nè la scioltezza narrativa o il quadro di costume necessari per un film brillante classico. Carell e la Keener, interpreti altrove meritevoli di attenzione e di plauso, non riescono a salvare la situazione, la storia gira a vuoto, il copione è floscio, invece di divertirsi copiosamente ci si annoia.E un piccolo film di un'ora e mezza sembra non finire mai.
GOMORRA ( I, 2008)
DI MATTEO GARRONE
Con TONI SERVILLO, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo.
DRAMMATICO

Caso librario del 2006, "Gomorra" è stato un fenomeno su cui i mass media e l'opinione pubblica hanno discusso molto, e il suo autore , il napoletano Roberto Saviano, è costretto a vivere sotto scorta per sicurezza, avendo fatto anche nomi scottanti nella sua opera: nel film che ne è stato tratto, che sceglie cinque delle dieci tracce narrative del romanzo questa scelta è stata accantonata, ma l'effetto-pugno allo stomaco è garantito. Con un occhio al cinema-inchiesta degli anni Sessanta/Settanta e la scelta di uno stile narrativo quasi documentaristico( perchè i fatti vengono presentati senza apparente giudizio morale, e comunque già essendo gravi Garrone ha fatto bene ad evitare ogni retorica) il regista de "L'imbalsamatore", forte di una sceneggiatura che, per quanto a tratti dia l'impressione di sfilacciarsi, interseca bene i cinque racconti che danno un'idea sostanziale di come la camorra sia un'organizzazione efficace e micidiale, a vari livelli. Recitato quasi tutto in napoletano stretto ( con sottotitoli in italiano che all'inizio rimandano al sottomondo devastato di Ciprì e Maresco), il film parla di una parte d'Italia rimossa dai palinsesti televisivi, quasi segreta, che non si discosta di parecchio dalle realtà più crude e violente del Sudamerica: droga, guerre tra clan, lavoro nero, riciclo clandestino di rifiuti, di tutto c'è in questo quadro sgradevole e urticante, che mette a disagio chi ha ancora un pò di coscienza civile. Il senso di nausea che si prova nell'uscire dalla sala in cui si proietta è salutare, e va tenuto a mente che tutto ciò che si è appena visto riguarda , anche se può sembrare in maniera indiretta, ogni italiano.

martedì 27 maggio 2008

NON APRITE QUELLA PORTA: L'inizio
( The Texas chainsaw massacre: The beginning, USA 2006)
DI JONATHAN LEIBESMAN
Con JORDANA BREWSTER, MATTHEW BOMER, Taylor Hembley, R.Lee Ermey.
HORROR

Uno degli escamotages del cinema di oggi , non così fiorente di idee anche quando gli incassi sono quelli solidi di Hollywood, è l'azzeramento delle serie più redditizie. Se infatti di "Guerre stellari" abbiamo già conosciuto le origini , anche "Batman begins" è risultato quel che si dice un buon affare. Nell'horror, sono usciti un remake-prequel di "Halloween" e questo antefatto di "Non aprite quella porta":se il rifacimento di Marcus Nispel era fatto con i criteri del nuovo cinema pauroso ed era nella sostanza un lavoro di discreto livello, il racconto del passaggio ad una dieta antropofaga della famiglia di Leatherface ha un buon avvio. Il vuoto delle strade texane sperse su campi traboccanti miseria e isolamento è ben descritto dalla regia, l'idea di ambientare la storia nel 1969, in piena guerra nel Vietnam, con le due coppie protagoniste la cui componente maschile deve partire per il fronte non è per niente scadente. però, pur durando esattamente settanta minuti , il film ha parecchie stiracchiature e cadute in un sanguinario e ripetitivo dejà-vu: e la potenziale critica alla reazionaria ferocia familista del clan di cannibali perde d'interesse nella sequela di violenze perpetrate a passo di carica. Quindi, la dimensione folle di un paese del "mondo civilizzato" in cui, lungo una strada cammina un colosso di due metri armato di moto sega perde la sua allucinata paradossalità e lascia troppo spazio ad accelerate grondanti liquidi corporei e frattaglie varie.

lunedì 26 maggio 2008

L'UOMO DAL BRACCIO D'ORO ( The man with the golden arm, USA 1955)
DI OTTO PREMINGER
Con FRANK SINATRA, Kim Novak, Eleanor Parker, Arnold Stang.
DRAMMATICO

Non è tra i più considerati tra i cineasti che sono stati importanti nel dopoguerra, però, come si è detto altre volte, a Otto Preminger, austriaco transfuga ad Hollywood come Zinnemann si deve riconoscere la capacità di scegliere argomenti roventi che, in molti evitavano accuratamente per quieto vivere: "L'uomo dal braccio d'oro" è un melò fortemente drammatico,che tratta della tossicodipendenza ( a metà anni Cinquanta!) del suo protagonista, il batterista jazz Frank Sinatra. Teso e corposo, il film è realizzato secondo i canoni narrativi del genere, con un'attenzione per le psicologie notevole , e pure il rapporto ormai logoro e retto solo dai sensi di colpa del personaggio principale con la moglie , resa invalida dalla mancata assistenza di lui, causa droga ( mac'è un imbroglio sotto) è di prima qualità. Sinatra è in uno dei suoi ruoli migliori, e la cruda scena dell'autodisintossicazione è stata ricordata per anni dai cinefili per efficacia e realismo, e Kim Novak conferma una volta ancora di essere stata una bellissima non utilizzata come avrebbe dovuto essere, anche se il personaggio più memorabile è quello della moglie Eleanor Parker, figura tragica a tutto tondo degna dei più forti drammi classici.

domenica 25 maggio 2008

GREMLINS 2: La nuova stirpe ( Gremlins 2: The new batch, USA 1990)
DI JOE DANTE
Con ZACH GALLIGHAN, PHOEBE CATES, John Glover, Christopher Lee.
FANTASTICO

Diciamolo:non è tra i seguiti che più hanno entusiasmato, o sono stati all'altezza delle aspettative. Eppure c'è ancora Joe Dante, autore un bel pò sottovalutato dal pubblico, che ha un senso dello spettacolo notevole, e persino Tim Burton, molto più celebrato, gli deve molto.Ma le nuove avventure dei mostriciattoli con la cresta, pur con qualche buon momento, e qualche citazione di costume (c'è un personaggio chiaramente ispirato a Donald Trump) non sono dirompenti come le precedenti, e l'atmosfera tra fiaba e film dell'orrore del primo film non si ripete.Peccato, perchè a livello tecnico il film è ben fatto, e la partecipazione di Christopher Lee è gustosa.Ma stavolta l'immaginazione non sa volare:l'effetto speciale si riproduce, come i gremlins, ma non si provano le stesse emozioni.
IL VELO DIPINTO ( The painted veil, USA 2006)
DI JOHN CURRAN
Con NAOMI WATTS, EDWARD NORTON, Liev Schreiber, Dyan Cannon.
DRAMMATICO

Una volta si chiamava "cinema di papà".Terzo adattamento per il grande schermo da un romanzo di W.Somerset Maugham, di cui una versione interpretata addirittura da Greta Garbo, "Il velo dipinto", melò d'ambientazione esotica abbina due attori di comprovata qualità come Naomi Watts e Edward Norton, per narrare una storia d'amore riconquistato che , sebbene in fin dei conti possegga una certa dignità nella confezione, si rifà fin troppo ai modelli d'antan. Se l'operazione consistente nel girare un film "à la maniere de " i classici del bianco e nero può aver rappresentato una sfida affascinante per il regista John Curran( cui si deve il non risolto "I giochi dei grandi" sempre con la Watts e Mark Ruffalo), va detto che tale scommessa , oltre che al Coppola di "Cotton Club", è riuscita ben a pochi, vedi il Soderbergh di "Intrigo a Berlino". E' cinema decoroso, ben curato e allestito, ma che vive più di rifiniture estetiche che di sensazioni, più di pacchetto che di sostanza.
ASSO ( I, 1981)
DI CASTELLANO & PIPOLO
Con ADRIANO CELENTANO, EDWIGE FENECH, Renato Salvatori, Pippo Santonastaso.
COMMEDIA
Quinto incasso della stagione, appena dopo "L'impero colpisce ancora", in concomitanza con l'altro film campione di gradimenti , "Il bisbetico domato"interpretato sempre da Celentano, "Asso" confermò il feeling allora stratosferico tra il pubblico e il cantante prestato al cinema:i numeri impressionanti al botteghino conseguiti dalle commedie affidate all'interprete di "Soli" tra lil 1980 e il 1982 ammontavano a una ventina e oltre miliardi dell'epoca. Tra i meno sgangherati film interpretati da Adriano Celentano, "Asso" è una commediola ambientata in un'imprecisato passato, in cui il personaggio principale, fuoriclasse del tavolo da gioco, muore all'inizio della storia, apparendo per i seguenti otto decimi come fantasma visibile solo alla stupenda consorte Edwige Fenech: è vero che non è presente alcuna sostanziale volgarità , ma i dialoghi sono sonoramente bolsi, l'umorismo da fiera in piazza, tanto da lasciar pensare a una supponenza di fondo che , con la forza di un volto di grande successo da presentare a un pubblico che comprava il biglietto a scatola chiusa, riteneva gli spettatori dei sempliciotti come i personaggi del film.

venerdì 23 maggio 2008

LA FUGA DI LOGAN ( Logan's run, USA 1976)
DI MICHAEL ANDERSON
Con MICHAEL YORK, Jenny Agutter, Richard Jordan, Peter Ustinov.
FANTASCIENZA


Progetto-kolossal, che si rivelò un sostanziale insuccesso al botteghino, anche se ne fu tratta anche una serie televisiva, "La fuga di Logan" si basa su uno spunto niente male: una società utopistica in cui si vive in un pacato gaudio ( tema ricorrente nella fantascienza di quegli anni), con la poco simpatica prospettiva di una cerimonia in cui, giunti a trent'anni, i cittadini verranno disintegrati. A parte che il motivo fondamentale di tale poco gentile iniziativa non viene mai spiegato in modo esauriente, il film perde via via credibilità, divenendo un apologo un pò grossolano seppur onesto sulla necessità di non aver paura di invecchiare: i dialoghi sono di un semplicismo che sfrigola con la sotterranea ambiziosità dell'assunto, e anche gli effetti speciali, considerando anche che "Guerre stellari" era appena imminente, oggi risultano goffi e tutt'altro che stupefacenti. Però , ad Anderson, che non è mai stato un fulmine di guerra, va riconosciuto di aver gestito bene il ritmo della narrazione.
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE
( The sound of music, USA 1966)
DI ROBERT WISE
Con JULIE ANDREWS, Christopher Plummer, Eleanor Parker.
COMMEDIA/MUSICALE


Amatissimo da diversi spettatori, è uno dei film più programmati dai canali televisivi nelle festività natalizie: vincitore di cinque premi Oscar, tra cui quello per il miglior film e la regia, infranse il record d'incassi storico di "Via col vento",anche se qui in Italia, per esempio, non conobbe alcuna fortuna alla sua uscita. Sarà vero che alcuni dei motivi della celeberrima colonna sonora sono piuttosto conosciuti, e che Julie Andrews è un'interprete straordinaria, ma il problema maggiore di questo film inutilmente lunghissimo, è il suo parere già vecchio e demodè già per essere un film degli anni Sessanta, sia pure per famiglie e con la volontà di mescolare il dramma alla commedia musicale: ma se i nazisti del film di Wise sono dei margniffoni odiosi , l'antinazismo dei protagonisti è alla camomilla, e come tensione verso l'invasore tedesco ce ne era ben più in "Pomi d'ottone e manici di scopa"...
THE HUNTING PARTY ( The hunting party, USA/HR 2007)
DI RICHARD SHEPARD
Con RICHARD GERE, Terrence Howard, Jesse Eisenberg, James Brolin.
DRAMMATICO

Quest'anno è accaduto in più di un caso, che un film presentato ad un festival , oppure uscito su altri mercati mesi e mesi prima che da noi, a mio avviso fattore che ha nuociuto anche alle riuscite commerciali di siffatte pellicole. E' stato così anche per "Juno", ma anche per "Next" e questo "The hunting party", che se per qualche recensore è stato addirittura la rinascita di Richard Gere, mentre invece altri si sono inviperiti per la mescolanza di toni da commedia all'argomentazione di una tragedia storica recente come la guerra nella ex-Jugoslavia, che insanguinò le cronache estere degli anni Novanta. Su questo si può ovviamente dibattere e non tutto fila bene nel film di Shepard, c'è qualche superficialità di troppo a snodare situazioni-chiave del racconto ( i due deus-ex-machina che salvano la pelle al trio di protagonisti sanno un pò di posticcio), ma nel piattume di commedie che funzionano solo a casa loro, colossi ultratecnologici che non saziano la voglia di fantasia dello spettatore nonostante il dispendio di mezzi, "The hunting party" è un dramma avventuroso con un'intonazione spesso brillante, che merita almeno il riconoscimento di un approccio non banale e il coraggio di proporre ad un pubblico purtroppo sempre più rincoglionito da reality di ogni categoria purchè infima, un pezzo di Storia appena passata che sembra essere rimosso.Gere ci mette comunque grinta e si spende lungo tutto il film, ben corrisposto dal massiccio Terrence Howard e dallo smilzo Jesse Eisenberg. Se delinquenti feroci come Karadzic e Mladic fossero stati messi dietro le sbarre, pur con l'ambiguità ideologica del suo finale, "The hunting party"ne sarebbe stato un potenziale resoconto romanzato.

giovedì 22 maggio 2008

IRON MAN ( Iron Man, USA 2008)
DI JON FAVREAU
Con ROBERT DOWNEY Jr., Gwyneth Paltrow, Terrence Howard, Jeff Bridges.
AVVENTURA/FANTASTICO


A questo punto mancano all'appello, ormai, ben pochi tra i supereroi di casa Marvel: Tgor, She-Hulk, Sub-Mariner e Capitan America, anche se quest'ultimo nei comics è defunto ultimamente, per rimanere alle star. Le avventure volanti del miliardario playboy e un pò troppo avvezzo alla bottiglia Tony Stark che si trasforma in un paladino della giustizia foderato da un'armatura rossaoro che funge da minijet, diventando Iron Man, vessillo USA dell'anticomunismo asiatico ai tempi della sua creazione, oggi figura spesso ambigua ideologicamente ( e infatti nell'ultimo ciclo bushiano è il maggior responsabile della dipartita del "collega" Capitan America): prima produzione per il cinema targata Marvel, questo colossal fantastico-avventuroso, affidato al Jon Favreau di "Elf" è piuttosto riuscito, e il pubblico gli ha tributato un successo forse al di là delle previsioni. La scelta di un attore interessante e duttile come Robert Downey jr., per il ruolo principale è una mossa indovinata, il ritmo , pur essendo il minutaggio piuttosto robusto ( si passano le due ore), non fa difetto alla pellicola, e l'idea di fare una trilogia delle imprese dell'Uomo di Ferro non ci fa avviluppare dallo sgomento, almeno per ora. Inoltre, l'assunto è tendenzialmente critico verso il business sanguinario delle armi, del quale, inizialmente, Stark è uno dei maggiori artefici, per ravvedersi poi, in contrapposizione al cattivo del film, un Jeff Bridges in versione testa rasata e barba fluente che sfuma con abilità il ruolo senza sovraccaricarlo.Giunto appena prima dei nuovi capitoli di Hulk e Batman, il film sul supereroe giallo e cremisi è un gustoso e godibile primo piatto.

mercoledì 21 maggio 2008

SHAMPOO ( Shampoo, USA 1975)
DI HAL ASHBY
Con WARREN BEATTY, Julie Christie, Goldie Hawn, Jack Warden.
COMMEDIA


Si svolge il 4 Novembre 1968, vigilia delle elezioni presidenziali USA che premiarono Richard Nixon, ma "Shampoo" è una delle commedie più ricordate della cinematografia americana della decade appena successiva: nel mirino della sceneggiatura di Robert Towne e Hal Ahby c'è il jet set californiano che, molto prima dell'edonismo di Ronald Reagan( del quale è presente una premonitrice gigantografia ad un party), balla tra corna, sesso, sperpero di denaro sull'orlo di un baratro morale . Il parrucchiere per signora belloccio e corteggiatissimo George ( Beatty), è assai conteso dalle donne della vicenda, ma se le sue ambizioni professionali vengono puntualmente cassate dall'ambiente circostante, la sua immaturità sentimentale lo avvia a un futuro di solitudine. Graffiante e intonata, nonostante i toni falsamente pacati, questa satira ben tratteggiata di un bel mondo solennemente fatuo e inconsapevolmente ridicolo ricorda purtroppo da vicino l'Italia che viene riversata attualmente dagli schermi televisivi sui nostri tavoli da cucina: visto che questa era l'America che si consegnava a uno dei peggiori presidenti della sua Storia, le analogie che saltano fuori autorizzano preoccupazione...

martedì 20 maggio 2008

PIEDONE LO SBIRRO ( I, 1973)
DI STENO
Con BUD SPENCER, Adalberto Maria Merli, Raymond Pellegrin, Enzo Cannavale.
COMMEDIA/AZIONE
Sebbene gli incassi dei film assieme fossero in pieno vigore, Bud Spencer e Terence Hill ebbero modo di girare progetti separati fino dal dopo "Trinità"; la quaterna del poliziotto napoletano Rizzo, detto "Piedone", ebbe notevole successo, tanto che i primi tre capitoli furono tra i film italiani di maggior introito nelle stagioni in cui uscirono. Diretto dallo specialista per grandi platee Steno, il film è una commedia d'azione introdotto dal celeberrimo motivo che ritornerà nei capitoli seguenti: avvezzo più a risolvere le cose con pugni e buon senso che con la pistola, Piedone-Rizzo è un piedipiatti umano e sagace, nel titolo migliore della serie, che è appunto questo primo, guadagna in simpatia quello che poi la sceneggiatura disperde con camorristi dipinti come nemici del traffico di narcotici, una diffusione di una non meno specificata "droga", qualche soluzione narrativa alla buona. Qualche caratterizzazione non malvagia contribuisce a rendere il film comunque dignitoso e , benchè facilone, almeno piacevole nello scorrimento.

lunedì 19 maggio 2008

PRIMO AMORE ( I, 1978)
DI DINO RISI
Con UGO TOGNAZZI, ORNELLA MUTI, Mario Del Monaco, Caterina Boratto.
COMMEDIA

E' un film fatto di citazioni, zuppo addirittura di riferimenti ad altre pellicole: quello più palese, ed ovvio, nonchè ammesso, è quello de "L'angelo azzurro" , con tanto di "chicchirichì" strillato dall'anziano reso folle dall'amore e dal desiderio per una bellissima e poco sensibile fanciulla. Ambientato per metà in una casa di riposo per artisti in disarmo, "Primo amore" vede per la terza volta assieme Ugo Tognazzi ed Ornella Muti, dopo due grandi successi quali "Romanzo popolare" e "La stanza del vescovo". Se nel primo la Muti aveva una sensualità ruspante e nel secondo il suo fascino era ammantato di torbido, qui si trova impigliata in un personaggio di provincialotta scaltra e fasulla che non seduce lo spettatore e comunque è un clichè, mentre Tognazzi mescola gigioneria a patetismo, generando una delle sue caratterizzazioni meno felici. Le colpe maggiori, tuttavia, sono da attribuire a regia e sceneggiatura, di un film mortuario, vetusto e spesso desolante. Praticamente, qui comincia il vero e proprio declino artistico di un grande e arguto illustratore dell'Italia dagli anni Cinquanta in poi, analizzatore senza pietà del costume e del malcostume, più che altro, che fu tra quelli che insegnarono agli italiani a ridere di se stessi.

domenica 18 maggio 2008

IL LABIRINTO DEL FAUNO ( El laberinto del fauno, ES/MEX/USA 2006)
DI GUILLERMO DEL TORO
Con IVANA BAQUERO, Sergi Lòpez, Maribel Verdù, Ariadna Gil.
FANTASTICO

La tradizione del fantasy nella cinematografia europea non è foltissima : nonostante qualche kolossal di successo, come per "La storia infinita" venti e più anni fa, anche per via della miglior tecnologia a disposizione e delle possibilità di servirsi di più mezzi, il riferimento per gli appassionati è sempre stato il versante hollywoodiano. Coprodotto tra Messico e Spagna ( con partecipazione USA) , ecco un interessante tentativo di realizzare un film fantastico con venature fiabesche che si è fatto onore agli Oscar 2007: "Il labirinto del fauno" è una favola da non far vedere ai bambini, per via di atmosfere angosciose, particolari violenti, eppure la tradizione novellistica dei Grimm, di Perrault e di Andersen pullula di crudeltà , destini infami che infieriscono su innocenti, e momenti di orrore vero e proprio. Ambientato durante la Guerra civile di Spagna , il film di Del Toro divide la narrazione l'impietosa descrizione di un ambiente cattivo che vede nel Capitano-padre adottivo della piccola protagonista Ofelia un regnante iniquo e profondamente malvagio, e il mondo favoloso e cupo che si prospetta alla bambina, introdotto da un saltellante e vagamente inquietante fauno. La fuga dal reale non manda in un universo grazioso, la fantasia sotto l'oppressione e la violenza autorizza incubi spaventosi ( la scena della creatura con gli occhi sulle mani è onestamente da brividi), il film è stato amato più in terra d'America che qua, ma possiede una potenza visiva di un certo peso, e se si riesce a porvisi davanti con la curiosità e la freschezza mentale dell'infanzia, è rintracciabile una poetica aguzza e deragliante.
SHINE A LIGHT ( Shine a light, USA/GB 2008)
DI MARTIN SCORSESE
Con MICK JAGGER, KEITH RICHARDS, CHARLIE WATTS, RON WOOD.
DOCUMENTARIO/ MUSICALE

Quarant'anni biologicamente non sono gran cosa, ma nel mondo del rock'n'roll sono un'era geologica;dal 1965, anno di "Satisfaction" i Rolling Stones hanno cantato e suonato per generazioni a rotazione, con la medesima grinta , voglia di stupire e una sana ironia di fondo a condire il tutto. Come prima di lui Godard e Ashby, Martin Scorsese ha girato non il film "sugli" Stones, bensì un lavoro che parla del loro mondo, ce li mostra tra il palco e la loro realtà, con la scusa-motivo di un concerto tenutosi un paio d'anni fa, per la fondazione di Bill Clintone e frammenti di vecchie interviste cucite tra un brano e l'altro.Jagger, Richards, Watts e Wood, con co0rredo di ospiti giovani e non, tengono botta con ruvida classe, sapido mestiere e scafato talento: parte della critica si è lamentata per le non eccessive "personalizzazioni" della macchina da presa scorsesiana, ma le migliori regie non erano quelle in cui l'occhio del "director" non si avvertiva qusi? Chiosa con la luna che si tramuta nel simbolo delle Pietre Rotolanti, in un'accelerata luminosa, per un film che manda a casa con la voglia di riscoprire altri pezzi della veneranda band. Come i concerti più belli e sentiti dell' adolescenza.