lunedì 31 agosto 2009

BREAKFAST CLUB( The Breakfast Club,USA 1985)
DI JOHN HUGHES
Con JUDD NELSON,MOLLY RINGWALD,EMILIO ESTEVEZ,ALLY SHEEDY,ANTHONY MICHAEL HALL.
COMMEDIA

Da noi uscì un pò alla chetichella,nonostante un certo battage pubblicitario da parte di "Tutto Musica e Spettacolo" e "Ciak", durante il luglio dell'85,fu visto da pochi e recuperò parzialmente in video e nelle successive trasmissioni in tv, ma "Breakfast Club" fu un film di spicco per i giovani americani e per la cultura pop in genere, tanto da suggerire,un anno dopo, a Tobe Hooper una versione parodistica del manifesto di questo per il suo "Non aprite quella porta parte 2",con i personaggi nelle stesse pose dei ragazzi della pellicola di Hughes. Storia di un sabato passato per punizione a scuola per cinque ragazzi sotto la sorveglianza di un professore piuttosto rigido,il film presenta differenti tipologie per ogni adolescente in scena,ognuno con la sua facciata da esibire e con la sua bella dose di problemi nascosti appena dietro. E'stato detto che appunto si rischia il luogo comune proponendo cinque diversi standard di giovani del periodo:ma questi figli di un'America apparentemente comoda nel suo benessere,con inquietudini sottopelle,pretese di eccellenza per le nuove generazioni, o eccessiva tutela che sostanzialmente non prepara alla vita da adulti,e ancora i giovani in disagio su cui sfogare le rabbie e i rancori delle proprie occasioni sprecate,oppure isolarli come dropouts non utili alla società. Hughes,recentemente scomparso,era un buon osservatore,in chiave brillante ma anche amarognola,della società americana,peccato abbia girato di propria mano pochi film,mentre ha preferito produrre:"Breakfast Club",come è giusto che sia,non si conclude su una prospettiva assoluta di futuro,i ragazzi avranno trovato un contatto,ma chi lo sa se si rivedranno ancora o diverranno davvero amici.Magari l'atleta Emilio Estevez riuscirà a formare una coppia con la carina ma freak Ally Sheedy,tra il ribelle Judd Nelson(il migliore in campo, però non ha avuto una carriera come prometteva) e la graziosa e aristocratica Molly Ringwald c'è stato un momento di tenerezza insopprimibile,ma tutto sembra suggerire che non vi saranno sviluppi.Una commedia intelligente che può rappresentare anche un documento,un riferimento per capire la primavera di una generazione troppo incastrata tra le speranze e i malesseri propri e di chi è venuto prima.

venerdì 28 agosto 2009

IL COLPO DELLA METROPOLITANA
(The taking of Pelham 1-2-3, USA 1974)
DI JOSEPH SARGENT
Con WALTER MATTHAU,ROBERT SHAW, Martin Balsam,Hector Helizondo.
THRILLER
Tra i piccoli classici del thriller del decennio '70-80 un posto,a giudizio cinefilo,c'è anche per "Il colpo della metropolitana", uno dei non molti ruoli drammatici di Walter Matthau, che lo vede nei panni(comunque ironici,vedi la scena dei visitatori giapponesi e il finale) di un anonimo ufficiale di polizia che si ritrova a debellare un'organizzatissima banda di rapinatori che ha sequestrato un treno della metropolitana ed esige un lauto pagamento per non cominciare a far fuori gli ostaggi.Per la verità, l'azione non è il motivo portante del film:se si esclude la corsa finale del vagone verso un potenziale sfracellamento, e la resa dei conti tra i banditi, siamo dalle parti di un film di tensione psicologica,tra il capo dei delinquenti Robert Shaw e gli uomini della legge. Inoltre, curiosamente emerge maggiormente un caratterista di sicuro valore come Martin Balsam a dispetto della presenza di uno dei più sapidi interpreti del cinema di quegli anni come Shaw:immerso per buona parte nelle luci articiali che intermediano l'oscurità del metrò, è diretto abilmente dal non indimenticabile Joseph Sargent(responsabile anche del più brutto "Squalo" a memoria d'uomo,il numero 4).La chiusa sardonica fa il paio con l'intuizione dei nomi in codice dei malviventi,che si chiamano tra loro con i nomi dei colori, diciotto anni prima delle tarantiniane jene,e presto sugli schermi giungerà il remake,probabilmente più incline alla spettacolarizzazione,di Tony Scott,che vedrà Denzel Washington nel ruolo di Matthau e John Travolta in quello del capobanda criminale. Un discreto thriller,non un cult-movie,tuttavia.

mercoledì 26 agosto 2009

BACIAMI,STUPIDO!( Kiss me stupid,USA 1964)
DI BILLY WILDER
Con RAY WALSTON,DEAN MARTIN,KIM NOVAK, Felicia Farr.
COMMEDIA
Non è tra i film preferiti dal suo autore,è forse anche troppo lungo(ma scorre benissimo), ed è praticamente ambientato quasi completamente in un appartamento,però "Baciami,stupido!" porta inequivocabilmente la firma di mr.Billy Wilder,la sua voglia di graffiare e rimettere in discussione i rapporti tra uomini e donne,deprecando spesso i primi ed esaltando le seconde,includendo critiche e irrisioni alla società americana o occidentale. Se il vero protagonista è l'oscuro Ray Walston, bruttino aspirante artista di provincia(assomiglia,leggermente in meglio,a David Mengacci...), Dean Martin rifà praticamente se stesso, con tutti i difetti ma anche il fascino e l'aria cool nonostante tutto, e Kim Novak è splendidamente seducente e tenera:la sceneggiatura sembra rifarsi ai canovacci più classici della letteratura e della commedia storica,dal Ruzante e il Boccaccio,per giungere a Shakespeare e a Goldoni,con il gioco dell'incrocio di inganni e versioni bugiarde dei ruoli,delle tentazioni seduttive e del raggiro del seduttore,con riallaccio alla commedia sentimentale del cinema degli anni Sessanta.La sequenza che vede Walston impersonare il cornuto quasi condiscendente,la Novak bella facile da conquistare facilmente,pur con timide ritrosie,e Martin brillo esaltato dall'imminente e probabile notte brava ma anche stravolto dall'eccessiva facilità dell'impresa amorosa è da antologia:recitato con partecipazione e bravura da tutto il cast, è una pellicola tutta da godere.

CONAN IL DISTRUTTORE(Conan the destroyer,USA 1984)
DI RICHARD FLEISCHER
Con ARNOLD SCHWARZENEGGER, Grace Jones, Will Chamberlain, Olivia D'Abo.
FANTASY/AVVENTURA
Prima dell'esplosione definitiva nello star-system con il cyborg T-800 di "Terminator",Schwarzenegger ebbe tempo per dare un seguito alle avventure dell'eroe hyboriano tratto da S.E.Howard, il guerriero cimmero Conan. Prodotto da Raffaella DeLaurentiis, con maestranze in buona parte provenienti dall'Italia(vi sono coinvolti Dimitri Basile,Carlo Rambaldi,Giannetto DeRossi), il film ottenne un successo molto inferiore al primo capitolo a firma John Milius, nonostante il taglio molto più commerciale e l'esperienza immessa dal glorioso veterano del cinema d'avventure Richard Fleischer:però se i titoli di testa,con la cavalcata dei guerrieri che cercano l'eroe, sono suggestivi, e qualche sequenza d'azione è ben girata, spesso si ha la sensazione di assistere ad un adattamento del cartoon "Masters of the Universe",il che non è esattamente un complimento,e nel dècor più volte viene alla mente lo sfrenato kitsch(anche questo a marchio delaurentiisiano) di "Flash Gordon" versione filmica.Inoltre,la divinità Dagoth non rimarrà come una delle più felici intuizioni rambaldiane,anzi:a salvare il film dal tracollo c'è una certa ironia che lo distacca ulteriormente dal modello di Milius, ma permane la sensazione che nelle idee dei produttori l'impalcatura muscolare del grosso Arnold bastasse ad assicurare incassi da record.

martedì 25 agosto 2009

MARTY-Vita di un timido ( Marty,USA 1955)
DI DELBERT MANN
Con ERNEST BORGNINE, Betsy Blair,Esther Minciotti,Jerry Paris.
COMMEDIA/SENTIMENTALE
Tratto da un'opera tv a firma Paddy Chayefsky,"Marty" è una commedia drammatica molto intrisa di sentimenti,che ha il tatto di tenere a filo di superficie,senza scene madri o virate tragiche:in una chiave non lontana dal neorealismo italiano,per mano di un esordiente come Delbert Mann,la cui carriera dopo gli anni Cinquanta conobbe una lenta ma netta involuzione, ecco la storia di uno come noi, un macellaio ultratrentenne che,ancora scapolo,è considerato con fiducia ma anche con perplessità dalla comunità italoamericana in cui vive. Più che timido, un insicuro cronico, che rifiuta il proprio aspetto sgraziato e corpulento, ma che ha un codice morale ben radicato:solo che, una volta conosciuta una ragazza,chi gli sta intorno,dopo aver fatto pressioni per anni anche tanto per dire qualcosa, sente il morso della paura di rimanere soli,senza nemmeno lo stabile conforto di Marty.Diretto con aritmetica precisione,"Marty" è un'operina gentilissima che abbina voglia di tenerezze,slanci per una vita migliore e deprecazione per chi si crogiola in un ribollente malessere:il finale infatti non vive di assolute certezze,ma della spinta vitale del protagonista per reagire all'abulia lamentosa di chi lo circonda e per trovare una propria realizzazione anche sentimentale. Un grandissimo Ernest Borgnine dosa magnificamente gli slanci di entusiasmo e i momenti di smarrimento di un personaggio tanto vero da suscitare una simpatia immediata e irrinunciabile.Per la curiosità dei cinefili,il cugino di Marty è interpretato da Jerry Paris,futuro artefice di "Happy Days",che lavorò anche con Jerry Lewis e fu autore anche di un paio di "Scuola di polizia".

GLI AMICI DI EDDIE COYLE (The friends of Eddie Coyle,USA 1973)
DI PETER YATES
Con ROBERT MITCHUM, Peter Boyle, Richard Jordan, Stephen Keats.
DRAMMATICO
Figura marginale della malavita di una grande città americana come Boston,nell'idea di noi europei difficilmente associata a gangsters e traffici sporchi come invece New York,Los Angeles e Chicago( ma è anche colpa,o merito,chissà, del cinema USA che vi ha ambientato il giusto di storie hard boiled),Eddie Coyle è un uomo senza illusioni.Compromesso per errori del passato,traffica in armi con piccole gangs,collaborando con la polizia per cercare di abbreviare i propri guai, ma non tiene conto che nella jungla del crimine per quelli come lui c'è poca strada da fare. Diretto sobriamente da Peter Yates,con una straordinaria attenzione alla costruzione dei personaggi, "Gli amici di Eddie Coyle" è un dramma urbano a sfondo criminale che non concede alcun barlume di speranza nelle cose,poco avvezzo alla spettacolarità(c'è solo una trappola ad un trafficante di armi,curioso per quello che può essere considerato come il primo regista degli inseguimenti in auto,vedi "Bullitt").Lo scambio di armi è fatto in un parcheggio di un supermarket,con sacchetti in una dimensione di rassegnata normalità, la polizia fa una politica
tipo scacchiera,mettendo in preventivo anche eliminazioni tra clan,e le vere carogne come l'organizzatore Peter Boyle la fanno franca.Naturalmente finchè non troveranno qualcuno ancor più spietato di loro.Interpretato con fine dolenza da Mitchum,in uno dei suoi più bei ruoli della fase matura della carriera,e con perfida disinvoltura da Boyle,recluta anche un bravo Richard Jordan,come sempre infido.Un racconto realista,quasi crudele,intinto in uno spleen malinconico che resta addosso.
AMORE,BUGIE E CALCETTO(I,2008)
DI LUCA LUCINI
Con CLAUDIO BISIO,CLAUDIA PANDOLFI,FILIPPO NIGRO,GIUSEPPE BATTISTON.
COMMEDIA
Luca Lucini da qualche anno è tra i papabili nuovi registi del cinema italiano del futuro,che praticamente è quello attuale ma non se ne accorge ancora:nel solo 2008 ha girato due film, di moderato successo ma che alle case di produzione hanno fatto rizzare gli orecchi perchè probabilmente intuiscono un potenziale commerciale nel giovane director. "L'uomo perfetto" era una commediola spiritosa,agile e abbastanza fresca,con un cast diretto bene, ma questo "Amore,bugie e calcetto" risulta sciocchino e alla fine anche indigesto per la serpeggiante ideologia bigotta che vi abita.Sì,perchè stupisce che attori quali Bisio,Battiston,Angela Finocchiaro e anche la Pandolfi,perchè no,si siano impelagati con un filmetto che la butta spesso sul superficiale anche se pretenderebbe di affrontare temi di oggi e sempre con studiata finta leggerezza(i ruoli di uomo e donna in casa,i problemi del sociale come la crisi economica) e piazza invece moralette antiabortiste,ultraconservatrici e predicatorie che lo rendono molto poco simpatico. E poi,basta un goal a Tacconi per rimettersi in corsa con la vita?O alla fine accettare,ma sì,che la donna possa anche andare a lavorare per rimettere un pò a posto l'equilibrio della famiglia?E perchè negarglielo precedentemente?Lucini gira benino, ma deve imparare una cosa:se vuole immettere temi seri anche solo a gocce,sia meno superficiale.

lunedì 24 agosto 2009

BIANCO ROSSO E ...( I,1972)
DI ALBERTO LATTUADA
Con SOPHIA LOREN,ADRIANO CELENTANO, Fernando Rey, Enzo Cannavale.
COMMEDIA/DRAMMATICO Spesso quando viene progettato un film, il casting è tra le parti più importanti e delicate dell'operazione,è risaputo,perchè dalle scelte sbagliate o giuste può dipendere buona parte dell'esito del lungometraggio.Ebbene,veicolo da star che più è difficile immaginare, "Bianco,rosso e..." pone fianco a fianco due campionissimi del gradimento del pubblico a cavallo tra i Sessanta e i Settanta come la Sophia e l'Adriano nazionali:alla regia Lattuada,di solito molto attento ad esplorare i personaggi femminili con cura e interesse, con una storia che vorrebbe sottolineare l'impossibilità di una fruttuosa convivenza e insieme l'irresistibile attrazione tra democristiani e comunisti,tra cattolici e laici poco simpatizzanti con la Chiesa,ma lo fa con una grossolanità che nel migliore dei casi è bene esentarsi dal prendere sul serio. Se poi si vuol parlare di drammaturgia,la storia dell'innamoramento (più esplicito per l'uomo,più sofferto e nascosto per la donna) è abbastanza forzata e non conosce iter narrativo:salvo giungere ad un paio di scene,tra cui quella finale,in cui il dramma fa il suo ingresso e si vorrebbe consegnare la pellicola al ricordo degli spettatori più sensibili ai travagli sentimentali dai crudeli destini.Vedibile,ma anche discretamente dimenticabile, "Bianco,rosso e..." non può contare neanche sull'affiatamento tra le due star in scena,piuttosto lontane dall'alchimia necessaria per far partecipe il pubblico:non sempre due assi in tavola portano a vincere la partita.
SENZA INDIZIO (Without a clue,GB 1988)
DI THOM EBERHARDT
Con MICHAEL CAINE,BEN KINGSLEY, Lysette Anthony,Jeffrey Jones.
COMMEDIA Tra i più longevi eroi del cinema, Sherlock Holmes ha conosciuto tantissime rappresentazioni, tra cui quella imminente e probabilmente più d'azione(anche il look sarà molto diverso dall'originale)che vede Robert Downey jr. nei panni del detective di Conan Doyle e Jude Law in quelli del fido Watson:operazione insolita quella ad opera di Thom Eberhardt,che azzarda una variazione sul tema davvero originale, e cioè insinuare che Holmes in realtà sia stato un paravento di maggior resa d'immagine per le acute intuizioni del dottor Watson,vera mente deduttiva di Baker Street.Chi dà volto e verbo a Sherlock sarebbe un attore teatrale mezzo fallito,tal Reginald Kincaid,che spesso mette in imbarazzo Watson per la vocazione alla castroneria e alla battuta fuori luogo.Lo spunto è davvero arguto,Michael Caine(Kincaid-Holmes) e Kingsley(Watson) sono spesso impagabili, e in accoppiata lavorano benissimo, c'è una buona ricostruzione d'ambiente e la sceneggiatura offre diverse occasioni di divertimento, però per essere la chicca simil-parodistica che avrebbe voluto essere, a "Senza indizio" manca forse un guizzo di scrittura che renda più corposa la storia narrata, perchè oltre gli screzi entro il duo protagonista e lo zampino dell'immancabile Moriarty c'è anche troppa prevedibilità.Detto questo,resta una pellicola godibilissima e simpatica:da antologia la scena della "ricostruzione dei fatti" da parte di un imbranato Kincaid intento ad arrampicarsi sugli specchi.

venerdì 21 agosto 2009

TORNO A VIVERE DA SOLO(I,2008)
DI JERRY CALA'
Con JERRY CALA', Tosca D'Aquino,Enzo Iacchetti,Eva Henger.
COMMEDIA
Mica è solo Pieraccioni che vive in una realtà parallela, anche Jerry Calà non si è accorto che sono finiti gli anni Ottanta, addirittura il suo Giacomo,già al centro di "Vado a vivere da solo"(1982),rientra nella camera che aveva ventisei anni prima e ci trova gli stessi poster,e per giunta il vecchio loft che abitava è rimasto intonso dopo un quarto di secolo,pensa te. Anni dopo tornano Rocky e Rambo,si sarà detto l'ex Gatto, e allora anche io torno a vivere da solo.Solo che nel film degli anni Ottanta la regia era di un certo Marco Risi che tuttavia ingentiliva la verve cazzara di Calà,e pur rivelandosi un sostanzioso insuccesso(smontato in una settimana durante le feste di Natale dell'anno medesimo,per far posto alla sorpresa "Rambo",appunto,che invece sbancò...):qui si pensa a "ciulare" la moglie dell'amico, si gira sul fuoristrada,si compra prosciutto di struzzo per afrodisizzare le cene con la bella di turno, se il socio si rivela gay pazienza,basta che stia al posto suo,e se ci sono problemi con i figli basta farsi una bella canna davanti a loro e si trova subito una sintonia. E la crisi,il segno dei tempi,dirà qualcuno?Che vuoi che gli freghi a Jerry Calà,che vive di rendita cantando alla Capannina e in giro per l'Italia,mica son cavoli suoi.Formalmente girato come una fiction con le inquadrature composte,zeppo di personaggi che non significano niente(punti peggiori Don Johnson doppiato con un accento milanese tipo "paninaro" e Villaggio che fa il padre del protagonista,ma che sembra in stato confusionale),prodigo di belle donne che naturalmente ci stanno, "Torno a vivere da solo" è una ridicolaggine che lascia un alone di patetico,pur se con leggerezza.

ZIO ADOLFO IN ARTE FUHRER( I,1978)
DI CASTELLANO & PIPOLO
Con ADRIANO CELENTANO, Anna Gardini, Filippo Costanzo,Amanda Lear.
COMMEDIA C'è poco da fare,al pubblico degli anni Settanta e Ottanta Celentano sullo schermo piaceva, e piaceva tanto,e bastava il suo nome in cartellone che i biglietti si staccavano e gli incassi volavano:altrimenti come giustificare il ventesimo posto nella classifica del box-office del 78/79?Primo grosso risultato al botteghino per l'associazione Molleggiato-Castellano & Pipolo, sembra rifarsi alla comicità di Villaggio filone Fantozzi,per la metodologia cartoonesco-surreale con cui vorrebbe suscitare il riso nei ripetuti attentati falliti ad Hitler da parte del gemello anarchico Gustav, che a differenza dell'asservito Hermann,già prestigiatore, combatterà sempre il Reich.A parte che si parla di cose purtroppo molto serie,anzi gravi,ma c'è modo e modo di arrivare a creare dell'umorismo su una tragedia storica(il che non vuol dire nè dileggiarne le vittime,nè essere superficiali,anzi,vedi Chaplin e Benigni), il film proprio non funziona per niente, quel che vorrebbe essere surreale è uggioso,non c'è praticamente progressione narrativa, il copione presenta più buchi che virgole, e il numero di Amanda Lear che rifà la Dietrich è buono tutt'al più per occupare cinque minuti di un varietà di terza categoria dell'epoca,mentre Celentano paga le pecche di un progetto costruito irresponsabilmente addosso a lui,ma senza una minima indirizzazione di sorta.
UN PROVINCIALE A NEW YORK(The Out-of-towners,USA 1970)
DI ARTHUR HILLER
Con JACK LEMMON,SANDY DENNIS,Anne Meara,Sandy Baron.
COMMEDIA Nello stesso anno del trionfo commerciale e strappalacrime di "Love Story",Arthur Hiller diresse anche questa commedia tratta da una pièce teatrale di successo di un Neil Simon più che mai sulla cresta dell'onda:preso l'interprete più adatto al ritmo ed all'umorismo di Simon,un Jack Lemmon in gran spolvero,e davvero il primo vero grande nevrotico del cinema hollywoodiano, e abbinato alla capace Sandy Dennis, ecco quasi una versione modernissima e acuta della favola del topo di campagna e del topo di città. I due coniugi venuti dalla provincia perchè il marito deve sostenere un importante colloquio di lavoro nella Grande Mela,andranno incontro ad ogni tipo di intoppo e magagna da metropoli, compresi furti,smarrimento,crisi di panico e compagnia assortita. Lemmon infila nell'ottima prestazione anche un gran monologo,quello in cui si ribella alle "forze oscure" della grande città e raccoglie la sfida contro un nemico immenso fatto di milioni di abitanti,la Dennis appunto gli è buona spalla ed in qualche tratto azzarda con successo numeri personali,e dal canto suo Hiller infila quella che forse è la sua miglior prova registica.Impagabile il finale,con la scelta sentimentale del protagonista di non rendere infelice la vita della consorte,e un'imprevedibile soluzione finale durante il viaggio di ritorno,che strappa un ultimo convinto e divertito sorriso.

martedì 18 agosto 2009

IL PADRONE E L'OPERAIO( I,1975)
DI STENO
Con RENATO POZZETTO,TEO TEOCOLI, Francesca Romana Coluzzi,Loris Zanchi.
COMMEDIA
Lo schema e il film stesso,raccontato per sommi capi,possono ricordare da vicinissimo i contemporanei fumetti a luci rosse denominati "Il montatore"(sicuramente ispirato al personaggio di Teocoli), "Lando" e compagnia allupata varia:c'è un industrialotto che vive nevroticamente tutto,andando in bianco regolarmente con moglie e amante mantenuta,che si mette in testa di competere con uno dei suoi dipendenti che al contrario ha una vita sessuale frenetica e un successo senza freni con le donne(anche perchè prova con tutte,per la legge dei grandi numeri...). Gran successo di pubblico, ed oggi comunque non annesso a priori nelle file più becere del cinema brillante-erotico italico degli anni Settanta, "Il padrone e l'operaio" porta comunque la firma di Steno, che almeno come si teneva insieme un copione lo sapeva,le scene erano girate con un minimo di criterio cinematografico,e non sempre, ma ha azzeccato delle commedie divertenti. Questo è semmai abbastanza prolisso,perchè fin dall'inizio si capisce dove andrà a parare,con una soluzione alla conclusione che vede una specie di indirizzo utopico per lo snervato Pozzetto,qui biondocrinito e non ancora XXXL:Teocoli, alla prima grossa occasione,e forse all'unico vero successo personale al cinema, gli regge la parte alternando il ruolo di spalla a quello di comico,con qualche momento di stanchezza,ma tuttavia la pellicola si lascia vedere,se non si parla di messaggi sociali sottintesi.Che regolarmente vanno a farsi benedire,siamo pur sempre in casa Vanzina.
LA SOLDATESSA ALLE GRANDI MANOVRE (I,1978)
DI NANDO CICERO
Con EDWIGE FENECH, Renzo Montagnani, Alvaro Vitali, Lino Banfi.
COMICO/EROTICO Nell'infinito filone della commedia sexy all'italiana che invase seconde e terze visioni da metà anni Settanta in poi,sembrava per certi versi una gara a chi faceva peggio:nel caravanserraglio delle insegnanti,liceali,infermiere,poliziotte c'è spazio anche per una soldatessa,specie se impersonata dalla procacissima Edwige Fenech,scontato oggetto del desiderio di ogni personaggio maschile del film di turno. E'vero che si segue più o meno lo stesso canovaccio,che sia gli attori principali che i comprimari sono sempre i soliti,le cosce e i seni cui anelare la comparsa (che giustificava nella sostanza il prezzo del biglietto, e cosa sennò?),ma questo è uno dei peggiori della serie,in tutti i sensi.Fatto malissimo, recitato non si sa come, mette in scena in un campo di addestramento in Sicilia la bella in divisa Edwige,il prete iroso Lino Banfi, il colonnello con le scarpe da donna rosa e tacchi a spillo Montagnani,e il soldato arrapato che lascia andare peti al piombo Vitali. Tocco di classe l'espediente,fatto da una canna di gomma e un imbuto per permettere al colonnello indisposto di emettere aria e non farsi sentire nella camera,ma giù nel cortile a cui rispondono latrando i cani.Se questo è l'apice,immaginarsi il resto, che oltretutto,anzichè suscitare risate anche di infimo livello, solleva tutt'al più un bel calibro di noia.
UNA NOTTE DA LEONI (The hangover,USA 2009)
DI TODD PHILLIPS
Con BRADLEY COOPER,ED HELMS, ZACK CALIFANIAKIS, Heather Graham.
COMMEDIA
In proporzione al rullo di tamburi lungo oltre un anno e mezzo di battage pubblicitario per l'ultimo "Harry Potter" uscito al cinema, "The hangover", da noi "Una notte da leoni" è il vero grande successo dell'estate americana:senza attori conosciuti, con la regia di Todd Phillips,le cui commedie a radice demenziale hanno comunque sempre totalizzato cifre grandi per la gioia delle case produttrici,il film ha realizzato qualcosa come 265 milioni di dollari solo nelle prime visioni. Da noi,non spintissimo dai distributori,ha fatto un discreto risultato e poco più(ma se si pensa che il fenomeno-"Cavaliere oscuro" qui è andato così così la scorsa estate non c'è da meravigliarsi affatto):quello che rende "Una notte da leoni" particolare rispetto a molte commedie e commediacce un pò sboccate è la struttura,abitualmente legata al thriller.Infatti l'inizio mette i personaggi in una condizione in cui si debba ricomporre i fatti delle ultime ore,oscurati da una nottata brava,volta a festeggiare l'addio al celibato del quarto componente del gruppetto in gita di piacere a Las Vegas,che va incontro a diversi guai prima che le cose si siano risolte. Sbracato meno del previsto,anzi piuttosto corretto in fase di sceneggiatura, "The hangover" assembla un gruppo di protagonisti che include il Belloccio Scafato(Cooper),l'Imbranato Pignolo(Helms),e il Corpulento Mezzo Matto(Califianakis):a parte la sequela di incidenti e incresciosi imprevisti a cui vanno incontro,sorprende la sostanziale passività dei tre nella jungla di soldi,luci e vizi di Las Vegas. Anche troppo violenta come commedia, "Una notte da leoni" si traduce in una vaga solidarietà maschile dinanzi allo strapotere femminile, fatta salva la spogliarellista dal cuor d'oro Heather Graham.In fondo,se ci si vuole concedere un weekend un pò da puttanieri ogni volta che un amico si sposa,che male che vuoi che ci sia,sembra suggerire ammiccando "Una notte da leoni"?

domenica 9 agosto 2009

IL VOLO DELLA FENICE( Flight of the Phoenix,USA 1965)
DI ROBERT ALDRICH
Con JAMES STEWART, Richard Attenborough, Hardy Kruger, George Kennedy.
DRAMMATICO

Rifatto tre stagioni or sono, "Il volo della fenice" non fece un successo di pubblico impressionante alla sua apparizione sugli schermi a metà anni Sessanta, ma piano piano è diventato un titolo cui molti spettatori,rivedendolo magari sui canali televisivi nelle numerose programmazioni avute, si sono affezionati. Se c'è una pecca da imputargli, è forse la fin troppo rapida risoluzione finale,il resoconto anche troppo spiccio dell'impresa quasi impossibile di un volo sopra un velivolo ricavato dai rottami dell'aereo caduto ad inizio film. Però c'è anche da dire che la mano di Aldrich si fa sentire eccome,gran narratore e ficcante e al contempo raffinato descrittore dei caratteri dei personaggi:le tensioni tra gli sfortunati passeggeri dell'aereo,il pilota James Stewart,in uno dei suoi ultimi grandi ruoli, sono da manuale per sceneggiatori per come sono rese, e le personalità di quasi tutti vengono fuori con più concisione possibile.Magari, da animalista, mi ha un pò lasciato di stucco l'uccisione del cammello sul quale il pilota scarica un revolver per reazione al barbaro massacro di due compagni di sventura da parte di alcuni beduini: ma all'interno di una vicenda che punta a sottolineare l'estro dell'Uomo e la forza della volontà per sopravvivere, si giunge al finale col giusto equilibrio di pathos e commozione. A tutt'oggi,un buon film da non mancare.

DEEP RISING-Presenze dal profondo(Deep rising,USA 1997)
DI STEPHEN SOMMERS
Con TREAT WILLIAMS, FAMKE JANSSEN, Anthony Heald,Wes Studi.
FANTASTICO/AVVENTURA
Il mar della Cina non è stato frequentatissimo dal cinema, si ricorda appunto il film degli anni Trenta con Wallace Beery, ed è una delle particolarità di questo "Deep rising",primo lavoro di un certo successo di Stephen Sommers,che in seguito ha centrato diversi prodotti da grossi incassi,vedi "La mummia",senza mai convincere molto,onestamente. Qui,sulla scia dei vari "Leviathan" e "Alien",cui deve moltissimo, c'è un gruppo di avventurieri capitanati dal simpatico ribaldo Treat Williams, che dopo aver urtato una nave da crociera sul mare asiatico, vi sale più per cercare oggetti di valore che altro, ma,oltre ai pochi superstiti,incontra ciò che ha causato l'anomala situazione:una sorta di idra dai tentacoli dotati di bocche autonome,che divorano con un certo appetito quasi tutti i personaggi in scena. Se "Deep rising" ha un merito, è quello di buttarla sull'ironico,che perlomeno spinge lo spettatore a intrattenersi nella visione della pellicola,cui non mancano larga prevedibilità,che un finale aperto non basta ad attenuare, e il mestiere degli intepreti,dal baldanzoso Williams alla sempre bella Famke Janssen,fino ai caratteristi di lungo corso Anthony Heald,questo uno dei più esemplari "viscidi" del cinema americano dagli anni Novanta in poi, e Wes Studi,che fa forse la fine peggiore di tutti .

LA LEGGENDA DEI 7 VAMPIRI D'ORO
(The legend of the seven gold vampires,GB/HK 1974)
DI ROY WARD BAKER
Con PETER CUSHING, David Chiang,Robin Stewart,Julie Ege.
HORROR/AZIONE
Anticipando il semivampiro "Blade" sugli schermi almeno di un quarto di secolo, la Hammer, giunta agli sgoccioli della sua comunque affascinante parabola, cercò di dare le ultime strizzate al pubblico pagante mescolando il binomio Dracula-Van Helsing con l'allora di gran moda filone del film di kung fu:diretto dal veterano Roy Ward Baker e avendo per protagonista, per l'ultima volta nei panni dello studioso nemico dei succhiasangue Abraham Van Helsing, l'espertissimo Peter Cushing, il film ha un posticino di culto nel cuore degli appassionati dei due generi, ma è poca cosa. Se la parte horror conta su effetti speciali da saldi di stagione, grossolani e senza estro, nemmeno le lotte a colpi di arti marziali avvincono, troppo fittizie e rudimentalmente coreografate per tener viva l'attenzione davvero. Magari c'è da dire che le razze si incrociano nelle accoppiate sentimentali, e che la narrazione procede abbastanza spedita, ma viene anche da chiedersi come i vampiri secolari riescano nella manutenzione degli equini che cavalcano nelle loro scorribande,ben pasciuti e tenuti,tanto per fare un esempio di perplessità che vengono guardando la pellicola. Chissà se per mantenersi in vita,successivamente la Hammer avrebbe proposto,per cavalcare le mode dello schermo, Dracula reincarnato in King Kong e Van Helsing contro un vampiro ballerino alla John Travolta...

lunedì 3 agosto 2009

14)DEMI MOORE(USA)
E'STATA DIRETTA DA:ADRIAN LYNE/NEIL JORDAN/ANDREW BERGMAN/RIDLEY SCOTT/ROLAND JOFFE/JERRY ZUCKER/WOODY ALLEN
HA LAVORATO CON:ROBERT REDFORD/PATRICK SWAYZE/ROBERT DENIRO/BRUCE WILLIS/BURT REYNOLDS/WHOOPI GOLDBERG/WOODY HARRELSON
Burt Reynolds le ha praticamente ululato dietro,Viggo Mortensen l'ha quasi violentata ma ci ha preso un fracco di legnate,Robert Redford ha sborsato un milione di dollari per una notte con lei,ma è con Patrick Swayze che ci è apparsa in tutta la sua bellezza e fascino:Demi Moore,già moglie di Bruce Willis, poi legatasi contro ogni voce maligna ad Ashton Kutcher,di tanto più giovane di lei, ha avuto la sua fase di "ridefinizione chirurgica",ma è vero che è una delle più belle ultraquarantenni del cinema. Forse sa anche recitare, ma è chiaro che un volto di tale splendore sa essere tremendamente cinematografico:ha infilato una sequela di film bruttissimi o sbagliati, ha fatto le sue brave bizze da superstar(ai tempi di "Proposta indecente" poi,faceva impazzire tutti gli intervistatori con le sue esigenze),salvo riprendersi più tardi in progetti sempre molto mainstream ma meno gaglioffi o baracconali. Chissà che non abbia un futuro da signora attrice di matura ma robusta classe.

13)ARNOLD SCHWARZENEGGER(OS/USA)
E'STATO DIRETTO DA:IVAN REITMAN/JAMES CAMERON/CHUCK RUSSELL/JOHN MILIUS/JOHN MCTIERNAN/PETER HYAMS/RICHARD FLEISCHER
HA LAVORATO CON:GRACE JONES/SHARON STONE/CARL WEATHERS/JIM BELUSHI/LINDA HAMILTON/LINDA HUNT/JAMIE LEE CURTIS
E'stato,insieme all'amico/socio/rivale uno dei simboli più "heavy" degli anni Ottanta:venuto dall'Austria come uomo-copertina delle riviste per soli body builders,Arnold Schwarzenegger è l'incarnazione di un'ambizione e di una determinazione come poche altre se ne sono viste,anche nell'esagerato mondo del cinema.Abilissimo manager di se stesso, "Arnie" nonostante le voci di simpatie nazistoidi di gioventù, si è buttato pure in politica, dopo una carriera da star degli schermi molto ricca(soprattutto di incassi), conquistando la carica di governatore della California,repubblicano ma non particolarmente inviso ai democratici.Sul piano dello spettacolo,si sa, la sua miglior prova è la figura di "Terminator",mito della fantascienza apocalittica, cui la maschera di marmo dell'austriaco poi naturalizzato statunitense ha aderito brillantemente.Certo,c'è anche Conan, in due film, il supermarine di "Commando",la spia interplanetaria di "Atto di forza",e un'onesta, non splendida,ma volenterosissima,e prolungata,microcarriera come attore da cinema brillante.Perlomeno è sembrato che non si prendesse troppo sul serio, almeno in facciata...

NATALE A RIO(I,2008)
DI NERI PARENTI
Con CHRISTIAN DESICA,MICHELLE HUNZICKER,FABIO DE LUIGI,MASSIMO GHINI.
COMICO

E se uno lasciasse uno spazio bianco al posto della recensione?Troppo provocatorio? Però è vero anche che a ripetere sempre le stesse cose,ci si viene e si viene a noia, è garantito:perchè tutti gli anni scrivere sempre che è vero,i cinepanettoni fanno il bene degli esercenti,ma sono sempre uguali a se stessi,salvo le ambientazioni e le forme dei culi delle comprimarie varie, DeSica sarebbe anche bravo,ma si limita a passare alla cassa,eccetera eccetera. Qui,alle nozze d'argento con il pubblico, la creatura a firma Parenti/Vanzina/Oldoini, se si eccettua il flebile ricorso alla commedia demenzial-sentimentale con la Hunzicker e DeLuigi,meglio risultante nel precedente "In crociera" e l'affiatamento onestamente foriero di qualche risolino di DeSica-Ghini, non c'è una virgola di cambiamento dal medesimo campione d'incasso della stagione precedente,che a sua volta faceva la solita cosa col predecessore e via insistendo.Finirà la cuccagna del podio o della cima della classifica degli incassi anche per questo prodotto,come è finita per l'accoppiata Spencer/Hill e Totò e Fantozzi,ma è giusto dire che le sbracature di questo specifico tipo di prodotto lo distanziano,in negativo,da quei modelli:per ora,altrettanto redditizio,ma altrettanto svogliato e monotono è il Paese dei Balocchi pieraccioniano,ma quanto durerà anche quello?Certo,per quella fetta non scarsa che va solo una volta all'anno al cinema a vedere puntualmente questo tipo di film fatto in serie che fa perpetuamente il proprio lavoraccio,non sarà difficile trovare una sostituzione,se ne può star certi...


I 3 DELL'OPERAZIONE DRAGO (Enter the Dragon,HK/USA 1975)
DI ROBERT CLOUSE
Con BRUCE LEE,JOHN SAXON, Jim Kelly, Ahna Capri.
AZIONE

Era inevitabile che la Hollywood delle grandi platee,guardandosi intorno per cogliere nuove vie di attrazione per le file infinite delle platee internazionali, cercasse di assorbire l'ondata violenta del kung fu cinema di Hong Kong, il cui principe Bruce Lee imperversava da anni, a metà Settanta. Diretto dal misconosciuto Robert Clouse, che rivela qui un piglio sì citazionistico(vedi il duello finale tra gli specchi che,ovviamente,rimanda a Welles) ma ispira , a partire dalle tute gialle il kitch d'essai alla Tarantino e impone a "Enter the Dragon" un ritmo serratissimo che diverte e avvince. Inoltre,c'è un gioco di rimandi reciproci con gli 007,vedi anche la somiglianza di Saxon a Sean Connery, e un'apertura ad una dimensione fumettistica che non stona affatto. Se si cercasse una definizione calzante a questa pellicola, "pop",e a più non posso, è quella adatta:dal malvagio Ahn, che ha una mano mortale e smontabile come il cattivo Dr.Steel di "Big Jim" agli scontri spezzacollo,letteralmente, per giungere al torneo in cui si incrociano vendette e lotte di potere,ci si trova alle prese con il classico cinema-cinema da bere tutto d'un sorso,buttando giù tutto. Può essere un sapore inaspettatamente gradevole.

domenica 2 agosto 2009

LA JENA (The body snatcher,USA 1945)
DI ROBERT WISE
Con BORIS KARLOFF, Henry Daniell, Russell Wade,Bela Lugosi.
THRILLER
Come gli appassionati di letteratura sanno, Robert L.Stevenson non fu solo un grande autore d'avventura,ma creò uno dei più grandi classici della paura,"Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr.Hyde",che ebbe nel periodo d'oro dell'horror visto dalle majors traduzioni con star quali Fredric March e Spencer Tracy come protagonisti:e dalla penna di Stevenson nasce anche "The body snatcher",ispirato ad un caso di cronaca nera dell'Inghilterra vittoriana, con l'occasione di mettere nello stesso cast Boris Karloff e Bela Lugosi. Diretto, alla terza prova registica, da un Robert Wise attentissimo alle atmosfere e a rendere sinistri i personaggi, peraltro discretamente immorali fino ad un certo punto della storia, quando poi, considerati i canoni dell'epoca, i cattivi vanno pur individuati, "La jena" è un thriller elegante,venato di horror soprattutto nella parte finale, quando un riflesso di soprannaturale incide non poco sul racconto, quasi a insinuare la natura demoniaca del vetturino Gray,reso con finezza d'interprete da un Karloff finalmente libero dall'obbligo del make-up frankensteiniano. E nel confronto tra i due grandi divi del cinema pauroso, sebbene Lugosi compaia in un ruolo minore,è evidentissima la supremazia attoriale di Karloff,molto più espressivo e capace di rendere pericoloso un carattere con sguardi e la voce del più grottesco Bela.Lungo nemmeno un'ora e venti, affascina per la modernità del taglio della storia,e gioca il risvolto finale e orrorifico vero e proprio nell'ultimo pugno di minuti di proiezione.

RIFLESSI DI PAURA ( Mirrors,USA 2008)
DI ALEXANDRE AJA
Con KIEFER SUTHERLAND, Paula Patton, Amy Smart,Cameron Boyce.
HORROR
Dal cinema d'orrore asiatico il mercato occidentale ha attinto eccome nell'ultima decade, a caccia di nuovi spunti per paure di buona rendita commerciale, riciclando storie nate appunto nel lato opposto del mondo, ponendo attori mediamente famosi all'interno di storie spesso a base spettrale, ma non sono tante le volte le quali l'operazione è stata baciata dal successo("Ring" e "Grudge" a parte) o apprezzata dagli appassionati. Affidato al francese Alexandre Aja, che agli hollywoodiani piace, avendo realizzato in terra d'America già due o tre pellicole, e programmate altrettante, "Riflessi di paura" parte da uno spunto che sa di già visto(il protagonista ha un passato da poliziotto tormentato,quante volte ce l'hanno proposto?), ha un paio di sequenze interessanti(le impronte delle mani dal "di dentro" degli specchi,ad esempio) e qualche capitombolo narrativo di troppo, tipo i personaggi che hanno reazioni anche troppo fredde rispetto ai delitti inspiegabili che avvengono,con una scena conclusiva che fa riguadagnare qualche punto,tardivamente, alle troppe banalità che sono state messe insieme prima. Kiefer Sutherland è uno sciupacchiato protagonista che non coinvolge, mentre Paula Patton, nel ruolo della moglie ,medico legale, è una delle più belle donne emerse nel cinema americano degli ultimi anni: ingiustificata la svolta che porta il protagonista sulla pista giusta, che il film sembra dimenticare e riprendere poi con calma per tirare le conclusioni.

sabato 1 agosto 2009

SCARY MOVIE 2 ( Scary movie 2, USA 2001)
DI KEENEN IVORY WAYANS
Con SHAWN WAYANS,MARLON WAYANS,ANNA FARIS,REGINA HALL.
COMICO
Meno male che dal numero 3 in poi il testimone degli "Scary Movie" sono passati nelle mani dell'ex ZAZ David Zucker:non che il terzo e quarto episodio siano pietre miliari nella storia del cinema comico mondiale,ma perlomeno vi è rintracciabile un tentativo di vis brillante, un approccio citazionistico meno banale. Qui, in mano ai fratelli Wayans, è lecito aspettarsi ogni volgarità,le gags sono di una pesantezza avvilente, la scatologia un obbligo, la scarsissima attitudine a far ridere il prossimo una rattristante evidenza. Se il riferimento è "The haunting", con considerazione sia per "L'esorcista" nel prologo(a proposito, il più basso gradino della carriera di James Woods)che altri horror nel prosieguo, non c'è l'amor di citazione che trovavamo nel classico della parodia "Frankenstein jr.", ma neanche la grinta ridanciana de"L'aereo più pazzo del mondo": e la beceraggine che permea tutta la pellicola provoca più ripulsa che malandrina condivisione,altro che provocazione...

2 FAST 2 FURIOUS (2fast 2furious, USA 2003)
DI JOHN SINGLETON
Con PAUL WALKER,TYRESE GIBSON,EVA MENDES, Cole Hauser.
AZIONE

Nonostante le bocche storte di molti recensori e la generica definizione di "cafonata pacchiana" dalla stampa, la serie "Fast & Furious" sembra proprio che "acchiappi",per dirla in un desueto modo giovanilistico, mazzi di imberbi spettatori esaltati dalle spacconate su quattro ruote(a volte pure due) delle gangs che sfidano la legge per gare non autorizzate a velocità esagerate, il quarto episodio,che rimette in pista il duo Vin Diesel(vero motore di attrazione dei fans) e Paul Walker, ha infatti ottenuto incassi altissimi dappertutto,che autorizzano il sospetto di un numero 5 di là da venire. Fatte le dovute considerazioni commerciali, e comunque ammettendo il fascino cinetico sullo sguardo di adolescenti e appassionati di motori vari, se il primo capitolo,pur rozzamente,pur semplicistico,riecheggiava molto schemi western riproposti in salsa d'asfalto, nel secondo,cambiata la regia dall'abile Cohen all'ex-impegnato John Singleton(ma non è che "Boyz'n'the hood" sia stato un bel pò sopravvalutato alla sua uscita,eh?), rimasto il biondo Walker e affiancato per par condicio dalla latina Eva Mendes e dal nero Tyrese Gibson, c'è dell'ironia in più,ma nemmeno vivacissima, e il racconto ha molta meno tensione, sia pur all'interno di una medesima prevedibilità e affinità con l'inverosimile. L'unico momento spettacolare che si ricordi,per quanto improbabile,è l'arrembaggio della macchina sullo yacht del cattivo Cole Hauser, per il resto, dinanzi a modelli canonicamente belli quanto gli interpreti,ma sconsigliabili in pieno da un punto di vista imitativo da parte dei fans, siamo alla versione patinata di canovacci per un gradino nemmeno troppo elevato della "blackploitation".