mercoledì 30 marzo 2011

AMICI MIEI-COME TUTTO EBBE INIZIO ( I,2011) DI NERI PARENTI Con MICHELE PLACIDO,CHRISTIAN DE SICA,GIORGIO PANARIELLO,PAOLO HENDEL. COMMEDIA
Accolto da una preventiva campagna on line ostile e derisoria,questo "prequel" molto aleatorio di "Amici miei" era annunciato da qualche anno,con attori come Gerard Depardieu,Luca Zingaretti e Claudio Bisio nel cast:ad essere onesti,già un terzo capitolo parve in eccesso nella serie creata in origine da Pietro Germi e per due film diretta da Mario Monicelli. Nanni Loy,regista dell' "atto terzo" era uomo di gusto e d'ironia,ma non adatto a carpire lo spirito toscano,e ancor più specificamente fiorentino,di un umorismo schietto e sottile ad un tempo,mordace e aspro insieme. Aurelio De Laurentiis ha affermato di aver speso quindici milioni di euro per produrre questo film,ma per ora i risultati commerciali non sono all'altezza delle aspettative. Meno accanita del previsto,semmai,è stata la critica,che ha riconosciuto al film una sostanziale ricerca di non scadere nel pecoreccio,e una messa in scena curata nelle scenografie e nei costumi. Ma non c'è altro,per la verità. Non una carica irridente,perchè il gruppo degli "amici miei" ante litteram organizza burle e tiri,a volte anche al proprio interno,ma senza riscuotere il riso degli spettatori,si cerca di alludere al Boccaccio,ma la sceneggiatura inciampa continuamente in scelte macchinose,poco fluide,che stimolano la bocca più allo sbadiglio che al sorriso. Si tenta la sterzata amara verso il finale,come accadeva nella serie originale,ma senza esito particolare,perchè non ci si affeziona ai personaggi,troppo costruiti,non c'è verso. E per finire,gli interpreti,che affondano in uno sbrodolare d'autocompiacimento alla lunga irritante,visto che non c'è inquadratura in cui non li si colga in ammiccamenti,sguardi sornioni,risatine trattenute. E'una vecchia ma fondamentale legge della scena che i buffoni non debbano ridere prima loro del pubblico,non lo sapevano?

martedì 22 marzo 2011

E'RICCA,LA SPOSO E L'AMMAZZO( A new leaf,USA 1971)
DI ELAINE MAY
Con WALTER MATTHAU,ELAINE MAY, George Rose,Jack Weston.
COMMEDIA

Il debosciato Henry Graham è giunto alla maturità godendosi il patrimonio di famiglia,e,rampollo troppo cresciuto e viziato,da un momento all'altro si ritrova con la rovinosa prospettiva di ogni liquidità azzerata,e dopo aver brevemente considerato l'ipotesi del suicidio,da buon opportunista DOC,si inventa l'obbiettivo di un matrimonio di convenienza,individuando la "vittima" in una ricca botanica bruttina e imbranata. Il film,che è l'esordio come regista della sceneggiatrice Elaine May,che si è presa anche il ruolo della coprotagonista,è una commedia falso-cinica,in realtà garbatissima,con un Walter Matthau al suo meglio,il quale gioca con bravura un ruolo di suo "estremo",per la potenziale repellenza morale,che alle strette si rivela molto meno cattivo di quanto lasci pensare.Condotto con simpatica efficienza,senza sbavature ed una tenuta di ritmo solida ed elegante,"E'ricca,la sposo e l'ammazzo" si risolve,dopo aver elencato un mondo di cinismo ed avidità,in una celebrazione dell'Amore,che riconosce l'innocenza e la purezza dei sentimenti,e induce a scorgere il buono che ci può essere anche nell'individuo più tendente all'abietto. Impagabile l'aplomb di Matthau quando chiede la mano della May,inginocchiandosi sui vetri rotti di un calice finito in terra,con stoica devozione al proprio opportunismo indefesso.
PIRANHA 3D ( Piranha 3-D,USA 2010)
DI ALEXANDRE AJA
Con ELIZABETH SHUE,Adam Scott,Dina Meyer,Ving Rhames.
HORROR
Scampato al primo squalo,mentre Robert Shaw ne veniva divorato,e Roy Scheider riusciva a mandare all'altro mondo il bestione,è Richard Dreyfuss la prima vittima degli attacchi di piranha che provengono dalla notte dei tempi,a causa di un sisma che nel lago Victoria,dove il pescatore che l'attore interpreta sta placidamente passando un pò di tempo su una barchetta e rimane coinvolto in un gorgo tipo Maelstrom,per cadere in acqua e fare da spuntino ai voraci pesciolini. Alexandre Aja,dopo aver rifatto "Le colline hanno gli occhi,ha ricevuto in affidamento un remake in tre dimensioni del classico "B-movie" che fece conoscere Joe Dante (ed il seguito James Cameron,si pensi un pò...):il francese gioca con qualche citazione,come l'ideuzza appunto iniziale,di mettere Dreyfuss come vittima,e nella prima parte tiene sobriamente la barra del timone,limitandosi a qualche scena orrorifica abbastanza ben gestita.Il problema,come gli è successo quasi puntualmente,è che a mano a mano che la storia scorre,si inzuppa di momenti pruriginosi che sanno un pò di represso,e soprattutto si dà il via ad una quantità allucinante di sequenze splatter talmente esagerate,cruente e sanguinarie da superare il limite dell'impressionabilità dello spettatore e tramutarsi in grottesche e niente più. Perchè qui si mostrano smembramenti di ogni tipo,pesci che escono dal corpo di chi hanno appena sbranato,e addirittura,come accadeva in "Hostel II",altro horror di bassa lega degli ultimi anni,un pene conteso come pietanza pregiata da animali antropofaghi.Inoltre,addio logica narrativa:l'ittiologo Christopher Lloyd riceve un esemplare di piranha vivo,lo mette nell'acquario e sostiene che la specie,estinta da due milioni di anni,contenuta in una grande grotta sotteranea,è sopravvissuta grazie al cannibalismo.E non si parla di un mese,appunto,e via con altre castronerie del genere. Sanguinario oltre ogni aspettativa,ha buone riprese subacquee,una fotografia di ottimo livello,ma la furbizia del primo Dante,che ovviava ad un budget scarso con idee e montaggio veloce,viene rimpianta per forza.

venerdì 18 marzo 2011

LA VITA FACILE (I,2011)
DI LUCIO PELLEGRINI
Con PIER FRANCESCO FAVINO,STEFANO ACCORSI,Vittoria Belvedere,Camilla Filippi.
COMMEDIA
La celeberrima polemica sul cinema italiano di qualche anno fa,"fatto solo di un tavolo,quattro sedie,un salotto ed una cucina",ha rimarcato spesso una certa pigrizia dei nostri cineasti più giovani,che per una decade circa ha tendenzialmente giocato sul minimalismo,però c'è da dire anche che i costi per fare un film oggi sono alquanto alti,e certe commedie,o anche film drammatici,che nel periodo d'oro finito una trentina d'anni fa,più ariose per ambientazione e sfondi panoramici sono meno facili da mettere insieme. "La vita facile",che ricompone un terzo del cast di "Baciami ancora", è il quarto film diretto da Lucio Pellegrini,che dopo aver esordito nel 2000 con "E allora Mambo!" ha lasciato passare vari anni tra il secondo ed il terzo lavoro,salvo averne girati due in una stagione adesso. Il triangolo rancor-amoroso Favino-Belvedere-Accorsi si ritrova in Kenya dopo aver conosciuto le rapide del tradimento,della delusione e della disillusione:chirurghi amici dall'università,i due uomini si reincontrano in terra d'Africa,ognuno ha un segreto non detto all'altro piuttosto grave,e il ripresentarsi fisicamente dell'antico oggetto del contendere porterà a conseguenze non preventivate. Il film ha una prima parte briosa ed una seconda leggermente più involuta,ma gioca bene le sue carte procedendo verso un finale che non si lascia prevedere,e rammenta spesso "Riusciranno i nostri eroi a..." di Scola,che vedeva Sordi e Blier a caccia di Manfredi nell'Africa nera.Pellegrini azzecca spesso il passo giusto,se si esclude un paio di dissolvenze un pò troppo nette al montaggio,e del cast,apprezzabili sia Accorsi nella fragilità un pò ingannevole del suo personaggio,che la Belvedere diafana bellezza,ma Favino,davvero uno dei migliori attori della sua generazione,spesso ricorda un Mastroianni versione brillante di grande annata.

IL RITO (The rite,USA 2011)
DI MIKAEL HAFSTROM
Con ANTHONY HOPKINS,TOBY JONES,Alicia Braga,Ciaran Hinds.
HORROR

Da un libro scritto da un giornalista,Matt Baglio,su eventi dichiarati "realmente accaduti",come cita anche in apertura la pellicola,un film ambientato a Roma su un esorcista che ha combattuto contro i demoni in abbondanza,visto dalla parte di un seminarista poco convinto della propria vocazione,che,al cospetto della carismatica figura di padre Lucas,comincia a ricredersi sui propri dubbi. Il film "Il rito",diretto da Mikael Afstrom,che dette buona prova di sè con il thriller paranormale "1408",tratto dalle pagine di Stephen King, ha tra i suoi pregi l'evitare di ricorrere a plateali scene ributtanti ed insistiti dettagli splatter,costruendo una storia che analizza anche il lato psicologico della pratica dell'esorcismo,o perlomeno l'approccio più "medico" alla cosa,ed oltretutto la Roma descritta non è baracconesca come quasi sempre figura l'Italia raccontata dai film americani. Però,se questi meriti vanno ascritti al film,di tensione ce n'è il giusto,l'interpretazione di Hopkins è certo meno mercantile ad esempio di quella fornita in "Wolfman",ma neanche tra le sue più memorabili,ed il risvolto verso il finale,che dovrebbe risultare sulla carta spiazzante,è largamente prevedibile. Giocato quasi del tutto in un'oscurità che dovrebbe alimentare l'inquietudine nel pubblico,si lascia vedere,ma a luci che si riaccendono in sala viene da chiedersi dove stia il succo di tale operazione,che appunto nè sbraca in immagini schifose ad oltranza,nè sposa appieno la suspence psicologica.

mercoledì 16 marzo 2011

LA BELLA SOCIETA' (I,2009)
DI GIAMPAOLO CUGNO
Con DAVID COCO,MARCO BOCCI,Maria Grazia Cucinotta,Giancarlo Giannini.
DRAMMATICO
Per il suo esordio Giampaolo Cugno ha voluto proporre,come sfondo alla vicenda di due fratelli siciliani che attraversano,come tanti loro conterranei all'epoca,l'Italia,fino a Torino,per fare operare agli occhi uno dei due che rimase ferito da bambino in un incidente forse non del tutto tale,momenti topici della nostra Storia recente.Prodotto da Maria Grazia Cucinotta,che ha per sè il ruolo della madre dei due ragazzi,"La bella società" ha un cast altisonante,visto che comprende Enrico Loverso,Raoul Bova,Giancarlo Giannini,ma non azzecca una cosa che sia una nel descrivere protesta popolare,mafia,disagi di meridionali al Nord,e nemmeno le dinamiche tra personaggi,che risultano infine forzate quando non addirittura patetiche.Infarcito di una pretenziosità raramente vista al cinema in un esordio,procede scombinato e vacuo,nonostante le intenzioni "alte" del regista,che sembra essersi preso molto sul serio,scomodando la tragedia greca,le annotazioni di costume,e lo sguardo descrittivo di aspetti salienti di un paese dalla Storia complessa come il nostro.

PANDORUM-L'universo parallelo ( Pandorum, USA/D 2009)
DI CHRISTIAN ALVART
Con BEN FOSTER,DENNIS QUAID, Antje Traue,Cam Gigandet.
FANTASCIENZA/HORROR

Una coproduzione americano-tedesca,in cui il nome di maggior richiamo,non del tutto a sorpresa,rileva la seconda parte più importante del racconto:infatti il vero protagonista è il giovane Ben Foster,già visto in "30 giorni di buio" e "Quel treno per Yuma",mentre per Dennis Quaid c'è il ruolo del coprotagonista. Su un'astronave spersa nello spazio,due uomini si risvegliano dall'ibernazione,senza alcuna memoria,per scoprire successivamente che non sono soli sul mezzo spaziale,e che la realtà è molto più terribile di quanto si possa paventare,mettendo addirittura a rischio l'intera razza umana. Combinando la claustrofobica tensione di "Alien" con delle venature orrorifiche mutanti come in "Leviathan",l'esordiente alla regia Christian Alvart gira una pellicola che richiama anche il non eccelso "Punto di non ritorno",in cui il diavolo metteva le corna in una vicenda fantascientifica:ma se la storia è spesso risaputa,le sferzate sanguinarie che dovrebbero inquietare lo spettatore risentono delle carnevalate di trucchi e make-up vari discretamente dozzinali,con il gruppo dei personaggi che cercano di scampare a fine orrenda sempre più ridotti dalle incalzanti orde di mostri che li braccano. Foster non pare avere carisma a sufficienza per un ruolo di protagonista,e Quaid è ormai un comprimario de luxe,che interpreta spesso ruoli balzani in film non indimenticabili,in cui il suo nome sui manifesti ha ancora un certo peso:ma il peggiore è il regista,incapace di elaborare un minimo gioco di suspence in un film che si dimentica appena scorrono via i titoli di coda.

lunedì 14 marzo 2011

I RAGAZZI STANNO BENE (The kids are all right,USA 2010)

DI LISA CHOLODENKO

Con ANNETTE BENING,JULIANNE MOORE,Mark Ruffalo,Mia Wasikowska.

COMMEDIA


Apprezzatissimo all'ultimo Sundance Festival,contraddistinto da nominations importanti agli Oscar come quella per Annette Bening come miglior protagonista (ma alla brava attrice la statuetta è sfuggita ancora una volta...),esce anche da noi la commedia adulta "I ragazzi stanno bene",che in originale nel titolo si riallaccia,come del resto fa la colonna sonora,a certo rock ancora graffiante anni Settanta. Diretto da una regista già giunta alla quarta pellicola,il film esibisce un taglio non da produzione mainstream,con attenzione ai dialoghi ed un montaggio che non ha paura di inquadrature prolungate o di certi silenzi difficili da pescare nelle produzioni hollywoodiane.Diario di una famiglia "particolare",che subisce una sbandata da parte dei propri componenti,salvo ricomporsi dolorosamente dopo che una presenza "intrusa" maschile,il film della Cholodenko tende a far sorridere,ma include anche pagine amare,riguardo la non facile esperienza di tenere insieme un nucleo familiare costruito negli anni e il tentativo di proteggerlo da interventi esterni,sebbene due donne mature che infine sono due madri,anche se una delle due ha funzione più o meno paterna,non siano propriamente un concetto "classico". Ben recitato da tutto il cast,ha magari il difetto di un minutaggio troppo esteso,ed un'ultima parte che traccheggia più del necessario prima di arrivare alla conclusione:però se lo scioglimento è prevedibile,è da apprezzare un racconto che si occupa appunto del più "basico" aspetto della società,descrivendone una che può essere normale anche se non canonica.

venerdì 11 marzo 2011

THE FIGHTER (The fighter,USA 2010)
DI DAVID O.RUSSELL
Con MARK WAHLBERG,CHRISTIAN BALE,Amy Adams,Melissa Leo.
DRAMMATICO

Da una storia vera, ambientata in un'America marginale e "senza importanza",la storia di due fratelli cresciuti con la boxe nel sangue,uno arrivato ad un passo dal traguardo e bruciatosi con una vita sbandata e consumata dagli eccessi,l'altro al contrario dichiaratamente fuori da certe vie travianti,che soffre però l'enorme peso di una famiglia borderline,composta da una madre dispotica e sette Erinni per sorelle,rissose ed ottuse. Il richiamo a "Lassù qualcuno mi ama" è più evidente di quello alla saga di "Rocky",nel film di Russell,con un boxeur che la sorte sembra sgambettare a più riprese,quasi impedendogli la consacrazione definitiva,con un amore che lo porterà alla maturazione come uomo e come sportivo:e giustamente,la donna che porterà il protagonista ad affrancarsi da una condizione opprimente permettendogli una volta per tutte di mettere le cose in chiaro con i familiari e di riuscire e a reimpostare i rapporti con i consanguinei.Vincitore di due Oscar per gli attori non protagonisti Melissa Leo e Christian Bale (meritatissimi entrambi,ma non è meno al centro del racconto il personaggio del fratello tossicodipendente interpretato dalla star di "Batman begins"),"The fighter" racconta sia del confronto sportivo,ma come realizzazione ultima delle aspirazioni di un ragazzo cresciuto a rimpianti e bocconi amari buttati giù,che di un confronto infine risolto tra due fratelli che sono legatissimi,ma sui quali incombono differenze di approccio alle cose,la disparità di trattamento in famiglia e fuori, e la rabbia in corpo che solo uno dei due riesce a canalizzare in energia che lo porterà a vincere la sua personale partita con le cose. Non perfetto,ma efficace e forte di una onesta tensione che non cerca l'effetto-commozione a tutti i costi,"The fighter" ha dalla sua un realismo sano che non lo fa affatto dispiacere.


mercoledì 9 marzo 2011

IL BURBERO ( I,1986)
DI CASTELLANO & PIPOLO
Con ADRIANO CELENTANO,DEBRA FEUER, Angela Finocchiaro,Jean Sorel.
COMMEDIA
Penultimo film per Adriano Celentano,prima di "Jackpot" girato sei anni dopo questo,ma effettiva dèbacle per la sua carriera di re degli incassi per un decennio,nonostante si fosse riformata la premiata associazione tra il cantante-attore ed il duo registico Castellano & Pipolo. Qua si tenta di giocare la carta del giallo-rosa,con ambientazione toscana,tra Siena e dintorni,con il protagonista nei panni di un avvocato scorbutico che si ritrova invischiato in un affaire con una bionda americana rimasta vedova di un uomo facoltoso sulle cui tracce sono un gruppo di gaglioffi male intenzionati. Lo stile delle battute secche di Celentano qui pare aver fatto il proprio tempo,Debra Feuer come partner non è granchè,la sceneggiatura,oltre a presentare momenti di gran stanca,con una citazione piuttosto impropria di "Intrigo internazionale",non è corredata da alcuna idea brillante,la regia è nulla,e sulla confezione ci sarebbe molto da ridire,con scene fatte malissimo,una recitazione dilettantesca,ed un ritmo praticamente assente. Il pubblico,che aveva fatto avere incassi importanti alle precedenti pellicole con il Molleggiato,si scopre stanco del solito filmetto messo insieme per essere cucito addosso alle svirgolate del divo,e fa sì che "Il burbero" sia un fiasco.Di qui,la conclusione dell'avventura sul grande schermo di un personaggio di talento,magari non sempre sfruttato bene.

giovedì 3 marzo 2011

IL CIGNO NERO ( Black swan,USA 2010)
DI DARREN ARONOFSKY
Con NATALIE PORTMAN,Vincent Cassel,Mila Kunis,Barbara Hershey.
DRAMMATICO/HORROR

Di quanta fatica,sacrifici,dolore fisico e timori siano dietro alle splendide movenze delle ballerine classiche è risaputo,ma chissà perchè il cinema ha sempre individuato una natura sinistra nel mondo della danza sulle punte,un caso per tutti "Suspiria". Il nuovo film di Darren Aronofsky,"Il cigno nero",che ha fatto guadagnare alla sua protagonista Natalie Portman l'Oscar come miglior protagonista in quest'ultima edizione,esplora il mondo inquieto della giovane Nina,la quale sente sia la paura che l'attrazione per la rivale più agguerrita,sente una fascinazione corrisposta per il regista Tomas,e vive in conflitto perenne con la madre,che aveva ambizioni di palcoscenico anch'essa:il tutto sempre più segnato,via via che la sera della prima si avvicina e la storia si dipana,da visioni inquietanti,ed un'identificazione sempre maggiore con il lato oscuro,il Cigno Nero,della fantastica musica di Tchaikovskji. Benchè si affidi a simbolismi anche troppo insistiti (specchi come piovessero,integri ed infranti) e voglia far fin troppo carico psicologico sul suo film,rischiando di mettere anche troppa carne al fuoco,ad Aronofsky va riconosciuto di realizzare un cinema che apre varchi di irrequietezza nello spettatore:così come per "The wrestler",anche "Il cigno nero" è un film che ti porti dentro anche il giorno dopo averlo visto,così come per il film che rilanciò Rourke,si racconti di un personaggio che fa del suo corpo e dei suoi sogni il proprio mestiere e la massima ragion di vita,soffrendo e martirizzandosi. Novella Alice che sta ai due lati della superficie dello specchio,Nina troverà il proprio culmine appunto in un'estensione di sè di cui non ha più controllo,e abbraccerà il sogno di una vita a carissimo prezzo:la Portman riporta sul suo bellissimo volto la fragilità furibonda di un'anima divisa e affronterà ogni conflitto,compreso quella con una madre che l'ha ingabbiata con una protettività sospetta,per giungere alla Verità. A due passi dal finale,il film si tramuta in un horror vero e proprio,con una sequenza almeno da antologia:quella dei disegnini in camera della protagonista che lasciano esplodere finalmente la loro negatività.Imperfetto ma urticante,sovraccarico ma intenso,il cinema di Aronofsky è materia delicata,sia pur nella sua naturale irruenza.