venerdì 31 agosto 2007

UOMINI CONTRO ( I, 1971)
DI FRANCESCO ROSI
Con MARK FRECHETTE, Gian Maria Volontè, Alain Cuny, Giampiero Albertini.
DRAMMATICO
Apprezzo sempre l'impegno di Francesco Rosi, un cineasta che si è sempre messo dalla parte più scomoda, un intelligenza critica, e pure piuttosto arrabbiata,verso i mali delle istituzioni, dello Stato, della società.E un film suo ambientato nelle trincee dei fanti italiani buttati a far da concime di carne e sangue per la risibile gloria sabauda non poteva che essere tutto fuorchè celebrativo verso la Grande Guerra.Però "Uomini contro" ha, pur tra scene molto belle, attori molto appassionati e una sceneggiatura senza fronzoli, un rischioso controcanto retorico espresso nelle scene madri spesso sottolineate da musiche troppo ridondanti, quasi a voler rimarcare le intenzioni del regista.Comunque positivo il giudizio sul film, che andrebbe proiettato nelle scuole( ma chi ne ha il coraggio in una scuola che da sempre si ferma,nell'insegnare la Storia, ai primi del Novecento?) per raccontare di che sangue e di che assurdo cadere di uomini è anche fatta la Storia di questa Italia.Bellissima la scena in cui l'ufficiale ribelle Volontè , giunto davanti alle trincee degli austriaci esorta i soldati di tutte e due le fazioni a girare le armi contro i generali spietati che li mandano a morire con indifferente inumanità.Indimenticabile l'odioso, demente generale Alain Cuny, reso con pietrosa aderenza dal bravo attore francese.
OSCAR-Un fidanzato per due figlie ( Oscar, USA 1991)
DI JOHN LANDIS
Con SYLVESTER STALLONE, Ornella Muti, Vincent Spano, Tim Curry.
COMMEDIA
L'idea non era affatto male, e l'apprezzabile intento di Sylvester Stallone di mettersi al servizio di un professionista della risata come John Landis meritevole d'attenzione. Però "Oscar", rifacimento di una commedia francese con Luis De Funés, è un film vecchio, sia nell'allestimento che nello svolgersi della storia, nei ritmi e nel caricare troppo la recitazione troppo buffonesca dell'intero cast.Così,la commedia sa di artefatto, e se inizialmente scappa qualche sorriso, presto sale la noia.
8 MILE ( 8 mile, USA 2002)
DI CURTIS HANSON
Con EMINEM, Brittany Murphy, Kim Basinger, Mekhi Phifer.
DRAMMATICO
"8 mile" è la lunga strada che divide la Detroit più sporca, violenta e attraversata da macchine rugginose , abitata da Jimmy Smith e il suo mondo di rappers aspiranti al successo, e quella più abbiente.Curtis Hanson ha scommesso pesante scegliendo di dirigere un film che in pratica romanza l'esperienza vera di Eminem, ingrugnato divo della musica hip-hop, molto chiacchierato in passato per certi suoi testi accusati di omofobia e razzismo.In questo senso, i curatori dell'edizione italiana hanno fatto molto bene a sottotitolare i rap intrapresi nel film, e le definizioni di "nigger"(negro) e "faggot"(frocio), pur pronunciate in modo spregiativo, hanno un senso dialettico nel codice dei ragazzi dei quartieri bassi, intesi come modi di apostrofare il prossimo,certo non gentilmente,ma non nel modo offensivo che si pensa."8 mile" ha incassato molto in America, e anche qui è andato piuttosto bene, portando nelle sale file di giovani curiosi di vedere la star musicale in veste d'attore:e , pur con qualche prevedibilità nella trama, e qualche passaggio obbligato del cinema ambientato nei quartieri malfamati, il film è discreto.Hanson illustra un romanzo popolare di gente consapevole di vivere ai margini della società, che vive male e non ha molte speranze di riscatto, dalla madre belloccia e cialtrona del protagonista( una Kim Basinger coinvolta, ma non credibile del tutto nella parte, è troppo bella...) al gruppo di amici casinisti e un pò sfigati, ai rivali truci e fasulli , visto che provengono da famiglie più solide.Uno spaccato di grande città americana desolata, in cui le speranze di un domani migliore sono pallide, e il protagonista, con il nome d'arte di "B-Rabbit", vince la gara di rap, ma si allontana da solo in una strada lurida, in una notte nera e non troppo bella.Furente con tutto e tutti, Eminem si cala nel ruolo che richiama molto il suo personaggio con ovvia naturalezza, ma ha buoni momenti, e forse non è la belva che vuol dare a intendere.E dalla pellicola di un regista comunque che sa fare cinema con volti e ambienti, emerge un racconto di presa di coscienza di sè tutt'altro che da trascurare.
FILO DA TORCERE ( Every wich way but loose, USA 1979)
DI JAMES FARGO
Con CLINT EASTWOOD, Sondra Locke, Geoffrey Lewis, Beverly D'Angelo.
COMMEDIA/AZIONE
Dopo aver risolto a colpi di pistola e fucile parecchi dei problemi nei quali i suoi personaggi sono incorsi nei primi anni della sua carriera, Clint Eastwood si cimenta nella commedia, comunque d'azione, in cui a suon di cazzotti se la vede con una gang di motociclisti panzoni e vecchiotti, poliziotti poco gentili , sfidanti in match di boxe clandestina e altri, con la compagnia di un amico fidato e di un orango tenero e buffone: con certe facilonerie presenti in sceneggiatura, che lo rendono non troppo dissimile dalle avventure di Bud Spencer & Terence Hill, "Filo da torcere" è un film d'intrattenimento che potrebbe andar bene per una visione sul divano con un occhio aperto e l'altro forse no. Ma la storia della sbandata per il protagonista per una biondina molto più profittatrice e senza scrupoli di come si presenti, che diviene motivo di malinconiaìper l'eroe, al punto da lasciarsi sconfiggere nell'incontro con il vecchio campione nell'ultimo match, nonostante lo scontro si stia risolvendo a favore di Philo-Clint la dice lunga sulla sensibilità di un personaggio ormai da etichettare tra i grandissimi del cinema. Anche quando è in fase di pura evasione come qui.
SICKO ( Sicko, USA 2007)
DI MICHAEL MOORE.
DOCUMENTARIO
E' tornato Michael Moore, e stavolta nel suo mirino di fustigatore c'è la sanità americana: in due ore di inchiesta in celluloide,l'occhialuto documentarista prende in esame alcune tra le molte storie pervenutegli da persone che hanno avuto guai con il mondo medico statunitense. Se vi lamentate abitualmente della condizione sanitaria italiana ( ma recenti studi ci hanno messo tra i tre paesi meglio serviti da questo punto), guardare questo film può procurarvi qualche sollievo. La sensazione , dopo aver visto "Sicko", assomiglia molto a quella provata dopo "Fahrenheit 9/11", e cioè: Moore , perlomeno qui da noi, sfonda porte aperte con il racconto di un cinismo commerciale osceno da parte delle grosse multinazionali della medicina che controllano milioni di vite, permettendo o meno alle persone di curarsi , a seconda delle possibilità economiche e dell'assicurazione sanitaria che hanno. Al di là della naturale indignazione circa un potere sulla salute di ognuno ingiustificabile, se non si parla di quattrini e basta, innescato dall'amministrazione Nixon ( altro che Watergate, di peggio ha fatto...), il nuovo film di Moore centra il bersaglio , pur rischiando qualche lieve prolissità nello sciorinare dati su dati, ovviamente con il sarcasmo che è proprio all'autore di "Bowling a Columbine". Nella parte finale, con l'operazione compiuta dall' omone con il berrettino che porta a curarsi a Cuba persone altrimenti condannate dalle loro difficoltà economiche a soffrire più del dovuto. In questo segmento conclusivo, un'indagine condotta con brillante e rimbrottante serietà si tramuta in un appello alla fratellanza tra esseri umani che commuove: indimenticabili quell'incontro con i pompieri cubani, e la possibilità di sperare ancora nei volti di quelle persone che scoprono di essere stati trattati come merce avariata da colossi miliardari che , a scapito di famiglie afflitte, vite umane mandate al macero, elevano grattacieli sempre più grossi, e per i manager lasciano lievitare buste paga in crescendo.

giovedì 30 agosto 2007

THE HI-LOW COUNTRY ( The Hi-Low country, USA 1998)
DI STEPHEN FREARS
Con WOODY HARRELSON, BILLY CRUDUP, Penelope Cruz, Patricia Arquette.
WESTERN
Curiosamente diretto da un regista britannico, "The hi-lo country" è un western tardo, ambientato in epoca contemporanea, che assomiglia per certi versi a classici del genere con forte componente melodrammatica tipo "Duello al sole", con passioni forti, legami di famiglia insanguinati, che Frears sa gestire con abilità registica.Soprattutto, quello che convince di più di questo film è la buona conduzione degli attori, tra i quali spicca Woody Harrelson in un ruolo che probabilmente , quarant'anni prima, sarebbe andato a pennello a Kirk Douglas.Destinato a sfociare in tragedia, il racconto è quasi tutto arrato in flashback, e ha il fascino delle cose un pò all'antica, ma mai veramente dimenticate.
LA BONNE ( I, 1986)
DI SALVATORE SAMPERI
Con FLORENCE GUERIN, KATHRINE MICHELSEN,Cyrus Elias, Benito Artesi.
EROTICO Belle, bellissime, stupende:ma, appunto, solo questo, e non c'è altro.Lo sono Florence Guerin e Katrine Michelsen, in questo erotico-noir che ripropone in maniera abbastanza fasulla le tematiche de"Il servo" di Losey, sono l'unico pregio di un film che denota ulteriormente la caduta libera di Salvatore Samperi, tramutatosi, da contestatore , in un simil-Brass che si affanna ad imitare il modello, già di per sé esecrabile, ma che non fa altro che collocare le sue protagoniste in dialoghi e situazioni ridicole o per niente plausibili.Tra penombre e giochi a due o a tre, cresce più che altro un'inarrestabile noia.
PATHFINDER- La leggenda del guerriero vichingo
( Pathfinder, USA 2006)
DI MARCUS NISPEL
Con KARL URBAN, Moon Bloodgood, Clancy Brown, Russell Means.
AVVENTURA
Il remake dell'horror anni '70 è una pratica piuttosto in voga nel cinema commerciale americano, che ogni tanto spreme i filoni fino a non far fruttare più niente dalle sue creature; si erano distinti tra i "rifacitori", tre stagioni fa, Zack Snyder e Marcus Nispel, rispettivamente con le nuove versioni di "Dawn of the dead" ("Zombi", edizione 2004 "L'alba dei morti viventi") e "The Texas chainsaw massacre" ( "Non aprite quella porta", sia nel '74 che trent'anni dopo). Ed è curioso che entrambi i giovani registi , che avevano dimostrato doti visive di buona qualità e una discreta capacità nel rielaborare soggetti classici, si siano cimentati con due film abbastanza speculari tra loro, come il miliardario "300" e questo "Pathfinder". In tutti e due i casi, siamo alle prese con eroi brandenti spade e protervia incrollabile contro un nemico che si riversa a schiere per invadere il territorio, i cui crudelissimi soldati presentano fattezze orride o ferine, e più o meno agghindati come creature da incubo, e per arrivare alla salvezza o al fine prefisso, va fatto scorrere sangue a fiumi , mostrando una ferocia non minore dell'invasore Tecnicamente curato, meno "videogiochistico" nell'immagine, "Pathfinder" risulta però troppo scopiazzato nella trama e come riferimenti nelle scene ai vari "Rambo", "L'ultimo dei Mohicani", "Il signore degli anelli","L'urlo dell'odio", e Nispel , salvo qualche azzeccato espediente della guerra di guerriglia imbastita dal protagonista contro gli spietati vichinghi giunti in terra d'America a compier efferatezze ( ma che motivi hanno? espansionismo? occupazione? non ci è consentito sapere...), si limita a fornire ritmo e smalto visivo alle sequenze di pura azione, rendendo un soggetto che poteva anche essere interessante l'ennesimo film a forte concentrazione di spruzzi di sangue e malvagità varia da ricambiare con la stessa violenta moneta, di cui ci si può dimenticare appena qualche kilometro lontani dalla sala in cui lo si è visto.

mercoledì 29 agosto 2007

JASON X ( Jason X, USA 2001)
DI JAMES ISAAC
Con LISA RYDER, PETER MENSAH, KANE HODDER, LEXA DOIG.
HORROR/FANTASCIENZA
Falcidia dopo falcidia, il recidivo Jason viene spedito addirittura nello spazio e nel futuro, parecchio lontano in entrambi i casi, grazie all'ibernazione, dagli sceneggiatori per la sua decima avventura a caccia di teste da tagliare e corpi da scempiare: ovviamente, si frulla lo schema di "Venerdì 13" alle asfittiche atmosfere di "Alien", con un gruppo rinchiuso come topi in una trappola opprimente e destinato a finire sotto la furia sistematicamente omicida del mostro con maschera da hockey. Al di là dello spunto iniziale, dopo un prologo in cui compare autoironicamente David Cronenberg, anch'egli vittima della pignoleria massacratrice dello zombie killer, "Jason X" offre poco agli appassionati del genere, con la trovata di una sfortunata e bella ricercatrice cui viene frantumata letteralmente la testa dopo averla immersa nel liquido criogenico: più che altro, il film si posiziona in breve sul consueto itinerario di routine che vede Jason assassinare chiunque cerchi di sfuggirgli, salvo un espediente quasi in fondo che regolarmente sembra distruggerlo per sempre, ma nell'ultima inquadratura si apre a un possibile capitolo nuovo. E dov'è, di grazia, ciò che può generare adrenalina da paura con un copione così risaputo oramai?
PHENOMENA ( I, 1985)
DI DARIO ARGENTO
Con JENNIFER CONNELLY, Donald Pleasence, Daria Nicolodi, Patrick Bachau.
THRILLER

Fu, se non mi sbaglio, il primo film vietato che andai a vedere avendo da poco superato i 14 anni richiesti dalla censura.E tra tutti i thriller di Dario Argento, a tutt'oggi, è forse quello più lontano dagli altri:perchè ha un'ambientazione ariosa, la sua protagonista,Jennifer Corvino( la qui quasi esordiente Jennifer Connelly, all'epoca un colpo di fulmine!) è un simbolo di pura innocenza e l'autore abbozza un discorso quasi "Truffautiano" per come oppone al mondo degli adolescenti quello degli adulti, che non li capiscono o fanno loro del male.Ad una prima parte in cui la violenza certo non manca(ci sono un paio almeno dei piu'atroci delitti del cinema argentiano, e sì che c'è da sbizzarrirsi...), ma che procede con misurata parsimonia narrativa, segue una seconda che accelera vorticosamente il ritmo, per giungere all'inevitabile catarsi finale di sangue e "giustizia divina". Molto bella l'ambientazione tra le valli verdi svizzere,l a protagonista è uno dei personaggi più belli del cinema del regista romano, di acuta sensibilità , possiede quella malinconia potente e dolorosa come può esserlo quella adolescenziale;e la storia tutto sommato regge bene, anche a livello di logica.Peccato che Argento cominci a mettere le carte in tavola anche troppo presto, e si arrivi in zona-prefinale ormai conoscendo chi uccide le collegiali che frequentano l'istituto della protagonista.Ma la sequenza della luna coperta dalle mosche vendicatrici, il vagare da sonnambula di Jennifer e certe atmosfere macabre da fiaba nera sono da annoverare tra le cose più belle della filmografia di un autore su cui molti hanno avuto sempre dei preconcetti, ma tanto ha saputo dare al cinema, nostrano e non.
I CARABBIMATTI ( I , 1981)
DI GIULIANO CARNIMEO
Con ANDY LUOTTO, RENZO MONTAGNANI, GIORGIO ARIANI, GIANNI AGUS.
COMICO La recensione più adeguata a una pellicola di codesta levatura potrebbe essere una generosa pernacchia, o, a scelta , un roboante "buu".Optando per la prima, si può dire ben poco di un'accozzaglia di gags senza la minima speranza di far ridere, di comici così qualificatisi all'ufficio di collocamento, di cosce e culi atti a tirar su un pò il morale del disgraziato che se lo sorbisce.Avete presente il successo abnorme de"I carabbinieri"?Ecco, questo è una schifezza simile ma che incassò neanche un quindicesimo dell'altro...
L'AEREO PIU' PAZZO DEL MONDO...SEMPRE PIU' PAZZO
( Airplane II: The sequel, USA 1982)
DI KEN FINKLEMAN
Con ROBERT HAYS, JULIE HAGERTY, Raymond Burr, William Shatner.
COMICO

Non c'è più la ZAZ(Zucker D.,Abrahams,Zucker J.),e a coordinare l'atterraggio (anzi l'allunaggio) del velivolo non c'è Lloyd Bridges ma William Shatner, ma il sequel de "L'aereo più pazzo del mondo" non è da buttare.Alcune gags sono la ripetizione di certe particolarmente riuscite, e non tutte vanno a segno, però si ride mediamente di più di quanto lo si faccia con un film comico di media qualità.Forse l'umorismo di questo numero 2 è meno immediato, ma non c'è da lamentarsi troppo.

martedì 28 agosto 2007

ROB ROY ( Rob Roy, USA 1995)
DI MICHAEL CATON-JONES
Con LIAM NEESON, JESSICA LANGE, Tim Roth, John Hurt.
AVVENTURA

Lo spunto interessante su un periodo non frequentatissimo dal cinema, non viene usato però appieno dal regista e dagli sceneggiatori:e il film, benché interpretato in modo abbastanza convincente dagli attori, tra i quali si distingue un ferocissimo Tim Roth nel ruolo del cattivo inglese, manca di quel respiro epico che una pellicola affine come "Braveheart" deve avere come motore fondamentale.Dotato di un sonoro, di una fotografia e musiche di valore,"Rob Roy", in nome di una certa adesione ad una "resa" realistica, vorrebbe essere una sorta de "L'ultimo dei mohicani" europeo:lo spettatore deve così assistere a scene non proprio edificanti, alle quali è costretta la povera Jessica Lange( un pò in avanti con gli anni per essere credibilissima), la quale fa pipì sulla spiaggia,viene violentata dal crudele Roth (una delle scene di stupro, a mio parere, tra le più intollerabili e laide viste al cinema), e dopo l'offesa va a lavare la parte lesa in mare.A
IL MAESTRO DI VIGEVANO ( I, 1964)
DI ELIO PETRI
Con ALBERTO SORDI, Claire Bloom, Vito De Taranto, Guido Spadea.
DRAMMATICO Chissà se Paolo Villaggio, nel creare il mondo grottesco di Fantozzi, lo avrà concepito ispirandosi in parte a "Il maestro di Vigevano", in cui si aggira un Alberto Sordi con il basco adoperato successivamente dal ragioniere più sventurato d'Italia, immerso in un ambiente mediocre e ricolmo d'invidia e grettezza;diretto da un Elio Petri che non sempre riesce a dargli la giusta accordatura, il film illustra una provincia fatta di banali aspirazioni piccolo-borghesi, perennemente uguale a se stessa, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, ove ognuno misura quanto abbia l'altro, e viceversa.L'ottusità fiera del direttore della scuola che esercita il suo miserando potere con modi mussoliniani, la moglie fremente di ambizioni da provinciale provetta, i compaesani che si danno di gomito e occhieggiano, sono le cose migliori di una commedia amara non del tutto riuscita, in cui Sordi fa un personaggio molto tipico dei suoi, che però,a livello attoriale, ricorda troppo da vicino il giornalista di "Una vita difficile" per essere memorabile.
UNO SCERIFFO EXTRATERRESTRE... poco extra e
molto terrestre (I, 1979)
DI MICHELE LUPO
Con BUD SPENCER, Cary Guffey, Raymund Harmstorf, Joe Bugner.
COMMEDIA

Forse il titolo di maggior successo intepretato da Bud Spencer senza il compare Terence Hill,richiama, anche nella scelta del piccolo attore Cary Guffey, il blockbuster "Incontri ravvicinati...".La nota simpatica sta nell'antimilitarismo sostanziale della commediola, le stordenti "pizze" elargite dal rodomonte Spencer in divisa da sceriffo sono l'inevitabile marchio di fabbrica, e il tono è quello di una commedia per un pubblico non maggiore agli undici anni.Inoffensivo.
IL SANTO ( The Saint, USA 1997)
DI PHILLIP NOYCE
Con VAL KILMER, Elizabeth Shue, Rade Serbedzjia, Henry Goodman.
AZIONE
Dapprima offerta a Tom Cruise, la parte del ladro gentleman Simon Templar è andata al biondo Val Kilmer:nonostante le scene d'azione non siano cosi'numerose come in altri titoli del genere, il film è un discreto intrattenimento, evita per quanto possibile la violenza più esplicita e gratuita, ha un ritmo non velocissimo ma continuo, e, a parte qualche ovvia inverosimiglianza è scritto e diretto senza troppe sbavature.Il duetto tra Kilmer e la Shue è ben congegnato, e Serbedzja è un cattivo interessante e ironico.
007 BERSAGLIO MOBILE ( A view to a kill, GB 1985)
DI JOHN GLEN
Con ROGER MOORE, Christopher Walken, Tanya Roberts, Grace Jones.
AVVENTURA
Passo d'addio per Roger Moore, giunto alla fatidica età della pensione(57 anni, comunque) per continuare a poter impersonare con qualche credibilità l'agente 007, dopo averlo fatto per altri sei film e dodici anni. E,infatti, a parte lo spettacolare prologo sulle nevi ( simile a quello de "La spia che mi amava") e un'incursione sulla torre Eiffel, alla superspia vengono lesinate le scene in cui si danno da fare, in realtà , gli stunts, mentre come gran finale per l'attività amatoria del seduttore-sicario( ma per il nostro bene, eh certo!), il Nostro si divide tra la nera e muscolare Grace Jones e la bionda e soffice Tanya Roberts:il supercattivo stavolta è di quelli da Bondoteca,tal Max Zorin, mezzo americano e mezzo russo biondo platinato, interpretato da un giustamente sarcastico Christopher Walken, uno dei migliori attori scelti per fare da antagonista al personaggio fleminghiano.Prolisso nello svolgimento della storia e troppo lungo,"A view to a kill" si chiude titanicamente sul Golden Gate di San Francisco:e poi, si cambia pagina e volto.
MI FACCIO LA BARCA ( I, 1980)
DI SERGIO CORBUCCI
Con JOHNNY DORELLI, LAURA ANTONELLI, Christian De Sica, Daniela Poggi.
COMMEDIA

Ripristino della famiglia classica, con recupero di fedi subacqueo per la coppia separata Johnny Dorelli/Laura Antonelli.Scioccherella commedia a firma Bruno Corbucci,"Mi faccio la barca" non ha un gran mordente, si fanno apprezzare la verve placida di Dorelli, la venustà matura ma tangibile della donna che infiammò le platee ( maschili, soprattutto) con "Malizia", e si nota un giovane Christian De Sica che comunque anticipa quello che sarà il suo personaggio più classico, il babbeo viziato e un pò isterico.Poco altro da dire, se non che si ride pochino davvero, e d'altro canto il film non cede alla volgarità più di tanto.
IPOTESI DI COMPLOTTO ( Conspiracy theory, USA 1997)
DI RICHARD DONNER
Con MEL GIBSON, JULIA ROBERTS, Patrick Stewart, Stephen Kahan.
THRILLER/COMMEDIA/AZIONE
Nella raccolta di racconti "Scheletri" di Stephen King c'è un breve racconto in versi intitolato "Ode del paranoide":chissà se c'è qualche collegamento con la sceneggiatura di "Ipotesi di complotto", quarto lavoro in comune di Richard Donner e Mel Gibson.Divertente intrattenimento che supera le due ore di durata qua e là tirando il fiato , ma in sostanza arriva bene.Evitando il lieto fine, o almeno in parte, questo lungometraggio è un thriller d'azione con toni spesso da commedia, imbastendo un bel duetto tra lo "schizzato" taxista Gibson e la volitiva giornalista Roberts, offrendo forse all'attore le occasioni migliori.E il divo risponde bene, dando tocchi di goffaggine, fragilità e humour ad un personaggio forte quanto vulnerato e vulnerabile. Su temi non particolarmente nuovi, il film può contare sulle doti di navigato "film-maker" dell'autore di "Superman", che sa inscenare lavori per grandi platee con consolidato professionismo.

lunedì 27 agosto 2007

IL MARITO DELLA PARRUCCHIERA
( Le mari de la coiffeuse, F 1990)
DI PATRICE LECONTE
Con JEAN ROCHEFORT, ANNA GALIENA, Roland Bertin, Maurice Chevit.
COMMEDIA La sottigliezza è la materia di cui questo film di Leconte è fatto:sottile erotismo, accennato eppure percettibile, anche se di pelle nuda se ne vede ben poca, sottile ironia, anche se aleggia da subito una malinconia a tratti ferale, sottile tristezza, anche se spesso Jean Rochefort, si prodiga in danze arabe inventate, goffissime e da applauso."Il marito della parrucchiera" è un anomalo film d'amore, trattato con delicatezza e una vera e propria fascinazione della Donna, sensuale in ogni sua movenza.Dialoghi scarni,pause solide, attimi di sospensione narrativa a momenti francamente difficili da reggere, trova splendidi interpreti in Jean Rochefort, di cui si apprezza la buffoneria e il versante più nascostamente triste, e in Anna Galiena, bellissima e vinta dalla paura di perdere affetto e amore.Una sorta di fiaba dei sentimenti ambientata al giorno d'oggi.
HARLEM NIGHTS ( Harlem nights, USA 1989)
DI EDDIE MURPHY
Con EDDIE MURPHY, Richard Pryor, Danny Aiello, Redd Foxx.
COMMEDIA
Quando si dice la vanità...Eddie Murphy,come non mai sulla cresta dell'onda, in un'orgia di narcisismo si prese la briga di dirigere ed interpretare questa sorta di versione umoristica( forse, solo nelle intenzioni) e nera dei film di gangster.Il film è per niente divertente, ben allestito nelle scenografie e nei costumi, ma senza nerbo registico:e Murphy interprete si prende troppo sul serio, buttandola sul triviale quando sente di non aver fatto una buona battuta.Un film costoso e inutile.
BUGSY ( Bugsy, USA 1991)
DI BARRY LEVINSON
Con WARREN BEATTY, ANNETTE BENING, Harvey Keitel, Ben Kingsley.
DRAMMATICO
Perse sonoramente nell'edizione '92 degli Oscar, con 10 nominations e due soli premi vinti, "Bugsy" di Barry Levinson:pur giungendo favoritissimo all'evento, aveva rivali quali "Il silenzio degli innocenti","JFK" e "La bella e la bestia", ai quali, francamente, è inferiore, sia come realizzazione, sia per il soggetto.Interpretato in modo convincente da Warren Beatty( guardate, ad esempio, la scena in cui pesta fino quasi a uccidere un suo rivale, e si interrompe perchè si vede spettinato allo specchio, per poi riprendere più violentemente di prima), in un'edizione stilisticamente assai vicina ai classici della Hollywood citata e riproposta nel film,"Bugsy" è comunque un lavoro degno di nota, caratterizzato da una vena romantica che non lo fa mai cadere nel ridicolo:Beatty e la Bening sono un re e una regina di carta, e capeggiano uno stuolo di attori e caratteristi di razza, tra i quali si ritrova Elliott Gould nei panni di una delle vittime di "Bugsy" Siegel.
TRON ( Tron, USA 1982)
DI STEVEN LISBERGER
Con JEFF BRIDGES, BRUCE BOXLEITNER, Cindy Morgan, David Warner.
FANTASTICO
In un certo senso è stato un film avveniristico, forse, anzi, anche troppo avanti per i tempi in cui uscì.Steven Lisberger, regista persosi dopo due insuccessi molto attesi ma poi affondati rapidamente, ambienta un thriller-avventuroso su due mondi paralleli, quello del programmatore Jeff Bridges e dell'eroe dei videogames Bruce Boxleitner, alias "Tron": il gioco si fa presto avvincente, e gli effetti speciali, per l'epoca, erano fatti benissimo.Curiosa contaminazione ante-litteram tra mondo reale e realtà virtuale, questo sfortunato kolossal , di produzione Disney, ha il fascino dei vecchi giochi riposti che fa sempre un certo effetto rivedere.

domenica 26 agosto 2007

RICORDATI DI ME ( I, 2003)
DI GABRIELE MUCCINO
Con LAURA MORANTE, FABRIZIO BENTIVOGLIO, Silvio Muccino, Monica Bellucci.
DRAMMATICO
Pubblicizzato come pochi altri film nella storia del nostro cinema, uscì più o meno due anni dopo "L'ultimo bacio", la nuova fatica di Gabriele Muccino.Diciamolo subito:il film è interessante, però...Il regista romano si conferma ottimo nel gestire la macchina da presa, capace di dense sequenze in cui le belle immagini si sposano a un commento sonoro o musicale quanto mai efficace, intelligente nello scavare i propri personaggi,che sono poi la gente comune( beh, insomma, non sono tutti o quasi un pò troppo belli?).Le tematiche del film precedente sono riprese ed ampliate nello studio di una famiglia borghese di oggi,con ogni componente della quale sorpreso in un momento particolare dell'esistenza propria e del nucleo di cui fa parte.Anche troppo incalzante, benchè cinematograficamente buona, nella prima metà il ritmo si fa presto troppo sostenuto per poter reggere senza sbandare fino alla fine, e infatti si ha un notevole rallentamento nella restante metà:degli attori, Bentivoglio criptico, alle prese con un personaggio tutto trattenuto, anche passivo quasi, mentre Laura Morante, che sappiamo attrice di talento, ha una parte troppo "sparata", che la obbliga ad urlare quasi tutto il tempo,verosimili sono i ragazzi Muccino Jr.(che migliorerà in seguito la dizione, perchè in alcuni momenti non si capisce bene ciò che dice) e la Romanoff, che praticamente interpreta il personaggio più vuoto e peggiore di tutti, la figlia che ha l'unico scopo di arrivare a comparire in tv.Sorprendente Monica Bellucci, per una volta senza voce impostata, e funzionali gli apporti di Silvestrin,Taricone(che rifà se stesso con amara ironia) Roncato e Lavia, eccezionalmente anche buffo oltre che nevrotico.In case troppo piene di porte chiuse si concentrano troppe solitudini accostate, che non si amalgamano mai:e ognuno sputa il rancore per quello che non ha saputo essere, addossando agli altri i propri rimpianti per un'altra vita.In questo ritratto di famiglie egoiste e senza capacità di scelta( l'unica che opera in tal senso è l'amante Monica Bellucci), Gabriele Muccino dà prova di essere un regista di stile, ma sembra troppo preoccupato qui di dover piacere a tutti, maniera assolutamente da scartare per arrivare a essere considerato un Autore.
TARZAN ( Tarzan, USA 1999)
DI KEVIN LIMA, CHRIS BUCK
ANIMAZIONE
AVVENTURA
Sostanzialmente fedele al classico di E.R.Burroughs, salvo le consuete divagazioni musicali, e il mancato approdo di Tarzan in Inghilterra, questo lavoro della Disney è un chiaro messaggio di richiamo al rispetto della natura, anche ponendo l'eroe di fronte a un dilemma di appartenenza, alla specie naturale o al mondo che lo ha amato ed accudito.Il film di Lima e Buck è riuscito, molto veloce nel montaggio, un buon esempio di cinema d'avventura reso con abilità anche con le nuove tecniche digitali.La scena della lotta con il leopardo Sabor è resa con tensione ed efficacia di prim'ordine, il rapporto conflittuale tra l'eroe e il capoclan dei Gorilla è drammatico al punto giusto e la Jane che diverrà la compagna del protagonista è una dei personaggi femminili più azzeccati dell'universo disneyano.Non ai livelli del "Re leone", ma ci si avvicina.
ANNI 90- parte II ( I, 1993)
DI ENRICO OLDOINI
Con MASSIMO BOLDI, CHRISTIAN DE SICA, NINO FRASSICA, ANDREA RONCATO.
COMICO Tanto per capirsi:nella stagione in cui uscì, questo film fu il maggiore incasso italiano.La cosa è di per sè rattristante, ma ciò che amareggia ancor più è la pretesa di fare della satira sull'Italia corrente, una fotografia sarcastica sui tempi.Battute con nessun potenziale comico, recitazione da commedie del dopolavoro ferroviario, scenette senza senso nè un minimo accenno d'intelligenza, dimostrano che Enrico Oldoini è stato sì uno che diligentemente ha tirato la carretta dei battitori di cassa, ma si è qualificato di diritto come uno dei peggiori registi italiani di ogni tempo.E sul cast, non mi sento di accanirmi contro nessuno in questa squallida pseudocomica di serie D, sono tutti al di sotto del presentabile.
I VITELLONI ( I, 1953)
DI FEDERICO FELLINI
Con FRANCO INTERLENGHI, ALBERTO SORDI, LEOPOLDO TRIESTE, FRANCO FABRIZI.
COMMEDIA/ DRAMMATICO
Di solito si tende a distinguere il cinema di Fellini in due periodi, quello prima e dopo "La dolce vita", nel senso che spesso viene osservato che ,fino a quel film compreso, i lavori del Riminese avevano avuto una coerenza narrativa maggiore, e quindi più "classici", mentre successivamente la visionarietà dell'autore abbia preso il sopravvento dando lavori ancora più personali, ma meno facili da seguire. Nella prima fase "I vitelloni" è uno dei lungometraggi più amati, e ricordati, del regista plurioscarizzato, ed effettivamente è un racconto fatto di memorie, che trasmette contemporaneamente l'affetto per il passato e il sollievo perchè sia tale, come molte volte accade a chiunque, con quella fuga repentina nel finale di Morando, e le ore perse ai tavolini di un bar, tipico di molta gioventù. E poi quella quiete malinconica delle notti di provincia,gli scherzi balzani per vincere la noia ( il gesto dell'ombrello e "Lavoratoriii!" è meritatamente da antologia della comicità italiana), le aspirazioni molte volte destinate a schiantarsi nel vuoto dell'inerzia, la giocosità goliardica atta a celare i malumori e i malesseri: sì, "I vitelloni" ha pieno diritto di essere un film amato e ricordato.

sabato 25 agosto 2007

SCHINDLER'S LIST -La lista Schindler
( Schindler's list, USA 1993)
DI STEVEN SPIELBERG
Con LIAM NEESON, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Embeth Davidz.


Onore a Steven Spielberg, che nella stessa stagione demolisce di nuovo il record d'incasso di tutti i tempi con l'iperbole spettacolare di "Jurassic Park", e torna a far parlare con grande interesse l'opinione pubblica di uno dei più tragici momenti della storia dell'umanità, l'Olocausto,con "Schindler's list".Opera di grande impatto emotivo, sconvolgente per la sua capacità di raccontare un dramma dalle proporzioni colossali in tre ore di avvincente narrazione , introducendo un'efficacissima lettura psicologica dei personaggi:regalando grandi momenti di cinema,con echi impressionistici, scene difficilmente dimenticabili, e un lavoro degli attori coinvolgente davvero, da Liam Neeson , che muta da abile squalo degli affari in coraggioso umanista, al pacato Ben Kingsley, fino all'orco nazista Ralph Phiennes, forse il più bravo in questo frangente, che alterna azioni nefande a attimi di sincero smarrimento.Tra le scene che mai si possono dimenticare, quella dei bambini che, mano nella mano, vengono condotti sui camion che li porteranno alla morte, e quella corsa disperata dei genitori che li inseguono vanamente:da premiare con le lacrime che vengono versate qui a ogni visione.