domenica 31 agosto 2008

CHIEDIMI SE SONO FELICE ( I,2000)
DI ALDO, GIOVANNI E GIACOMO, MASSIMO VENIER
Con ALDO, GIOVANNI E GIACOMO,Marina Massironi.
COMMEDIA

Tra amici dovrebbero esserci dei taciti patti di lealtà e solidarietà, incluso il non creare nè malintesi nè spiacevoli situazioni sentimentali, in parole povere non andare con la fidanzata, o compagna, o moglie dell'amico, come hanno sottolineato anche i Pooh: tra l'inizio e il finale di "Chiedimi se sono felice", secondo film del trio lombardo-siculo a svettare nella classifica degli incassi stagionale italiana, c'è un'amicizia tradita, un rancore mai sopito e l'amarezza di una doppia fiducia perduta. Detto tutto ciò, il film fa piuttosto ridere, anche se viene più di una volta da pensare che il terzetto punta a ricreare quel gioco di squadra che li ha resi celebri: la scena del ladro Giuseppe Battiston e il suo grottesco tentativo di rapina nella casa di Aldo, Giovanni e Giacomo è degna di un Risi d'annata, lo spassoso tono adoperato dalla regia è accattivante, fino alla sorpresa finale che cita l'abbattimento della quarta parete , teatralmente parlando, e prepara una conclusione non banale.
ARSENICO E VECCHI MERLETTI ( Arsenic and old lace, USA 1944)
DI FRANK CAPRA
Con CARY GRANT, Josephine Hull, Raymond Massey, Peter Lorre.
COMMEDIA

Un classico del cinema brillante a firma Frank Capra, ma il film è pervaso da un black humour che difficilmente è riscontrabile nel resto del cinema del grande regista italoamericano: ambientato pressochè completamente nella spaziosa casa delle zie del protagonista Mortimer Brewster, "Arsenico e vecchi merletti" è una commedia a tutto ritmo, che ha contaminazioni del noir americano anteguerra , e di certo cinema horror targato Universal, con una malignità neanche tanto sottopelle che presenta un ambiente folle. Notevole, per l'epoca in cui è stata realizzata, la carica d'umor nero che caratterizza sceneggiatura e situazioni, e il risvolto del fratello gangster e dall'aspetto grottescamente orribile ( il tormentone "sa che lei assomiglia a Boris Karloff?" ha del geniale) è azzeccato e fa sì che la pellicola non esaurisca presto l'idea delle vecchiette assassine per "carità". Cary Grant, in uno dei suoi ruoli più celebri, mette una verve indiavolata nella propria interpretazione, e tra gli altri va ricordato almeno Peter Lorre sommesso dottore complice del gangster, e Raymond Massey, cattivo della vicenda, se tale lo si può definire.
IN CERCA DI MR.GOODBAR ( Looking for Mr.Goodbar, USA 1977)
DI RICHARD BROOKS
Con DIANE KEATON, Tuesday Weld, William Atherton, Richard Gere.
DRAMMATICO

La rivoluzione sessuale che investì l'Occidente era appena alle spalle, e una diva giovane e all'apice della carriera come Diane Keaton era l'ideale interprete di un film che narrava la nuova dimensione di una donna insoddisfatta e in cerca di nuove sensazioni in una metropoli in cui il grande agglomerato urbano isola il singolo: da un autore da sempre impegnato come Richard Brooks , che riscrisse come sceneggiatura e diresse il libro-verità di Judith Rossner , un tentativo di raccontare la nevrosi della protagonista, scissa in ammirevole insegnante per bambini audiolesi di giorno, e incauta e sgangherata cacciatrice di maschi in locali di notte, e la sostanziale mancanza di accettazione della sua condizione da parte di una società machista e pericolosa come una jungla, pur nella sua modernità di luci elettriche e strade affollate. Benchè il soggetto sia interessante, e la prova di Diane Keaton appassionata ( anche se sfiora spesso il narcisismo, vedi la civettuola scena in cui si porta il romanzo "Il padrino" in un discobar) , la regia di Brooks non sa limare una vicenda tirata troppo per le lunghe, che molto prima della tragica svolta finale comincia a essere molto oscura, e non evita qualche ripetitività. Titolo di culto per alcuni, ha la coerenza di evitare qualsiasi possibile giudizio morale sulle vicende del personaggio principale, ma in un contesto di nevrastenia, non accettazione di se stessi, e irrisione preoccupata della scarsa capacità maschile di accettare il cambiamento di ruoli e atteggiamenti rimane l'impressione di un film ricercatamente sgradevole , fino a rischiare di aver sbagliato i toni.

sabato 30 agosto 2008

PRIMA LINEA ( Attack! , USA 1956)
DI ROBERT ALDRICH
Con JACK PALANCE, EDDIE ALBERT, Richard Jaeckel, Lee Marvin.
GUERRA

Se "Orizzonti di gloria" conobbe l'ostracismo censorio della Francia, che lo proibì sul suo territorio per diciott'anni, ricordando che la guerra non ha pietà, e che non sempre far parte dell'esercito che vince significa essere quelli buoni, anche Aldrich, con "Prima linea" , a soli dieci anni dalla fine del secondo conflitto mondiale girò un film duro, semplice ma efficace, una pugnalata al petto :in una fase critica per gli Alleati come lo scontro sulle Ardenne, una battaglia interna ad un plotone tra un capitano inaffidabile e vigliacco e un tenente duro e coraggioso, con tragico regolamento finale dei conti. E' un film di guerra che non cerca di essere pacifista, ma che sbalordisce ancora oggi per il coraggio con cui tratteggia la crudezza della battaglia, la bestialità degli uomini, la paura della morte sul campo e il cinismo come metodo di sopravvivenza: e, da notare per finezza di scrittura e sapida resa sulla scena, l'umanità con cui si evidenzia il lato vulnerabile dell'eppur odioso Eddie Albert, e lo sguardo di Jack Palance dal foro nel muro , misto di dolore, spavento e furore. Un lungometraggio attualissimo, scritto con abilità per come gestisce il ritmo del racconto, film d'azione che arriva a farsi tragedia classica con scarna decisione: un duello anche d'attori straordinario, con un Palance perfetto in un ruolo da demone della trincea e angelo vendicatore, ma compagno d'arme capace di gesti sconsiderati ed eroici per i commilitoni.

venerdì 29 agosto 2008

IDENTIKIT DI UN DELITTO ( The flock, USA 2007)
DI WAI-KEUNG LAU
Con RICHARD GERE, CLAIRE DANES, Ray Wise, KaDee Strickland.
THRILLER

Giunto a sfiorare i sessant'anni , un sex symbol dalle plurime vite cinematografiche come Richard Gere non avrà più per scontati i favori del pubblico ( ma riesce veramente a poche star), e forse qualche scelta sbagliata in queste ultime stagioni ha avuto il suo peso, ma "The flock" ( "Il gregge"), da noi reintolato in maniera piuttosto balzana, è un thriller che non ha avuto praticamente alcuna fiducia dai distributori, se da noi esce in Agosto e alla chetichella, e in America direttamente in dvd. Visto che il regista è il cinese Wai-Keung Lau, autore dell'originale "Departed", fatto ancora più strano: il film è un giallo con tonalità violente, che pesca nel torbido della degenerazione criminale che fa sparire giovanissime ragazze, vittime di sevizie e seppellite a caso in piane desertiche o altri luoghi dove nessuno saprà cercarle. Gere è qui un poliziotto alla soglia della pensione che si occupa appunto di casi del genere, e Claire Danes è la giovane collega che prenderà il suo posto: è evidente anche da qui, per tacere dell'ambientazione del finale, il riferimento smaccato a "Seven" , con qualche cupezza appena meno, ma non meno violenza suggerita. La regia di Lau si nutre di ralenti e deflagrazioni dell'immagine, Gere, per quanto in alcuni momenti sembri rifare "Mr.Jones" funziona anche per un risvolto di sceneggiatura che punta a lasciar ipotizzare una sua colpevolezza, il film non è un capolavoro, però parla di cose orripilanti senza sfruculiare morbosamente, presentando un mondo desolato, con un personaggio che sa di aver perso ma ancora deve qualcosa a se stesso e a quelle vittime che sa di poter in qualche modo recuperare. In sostanza,una migliore considerazione di questo thriller per niente rassicurante, troppo debitore di altro cinema, ma vivo e capace di gestire bene la tensione si poteva averla avuta.

giovedì 28 agosto 2008

SATURNO CONTRO ( I, 2007)
DI FERZAN OZPETEK
Con MARGHERITA BUY, PIERFRANCESCO FAVINO, STEFANO ACCORSI, AMBRA
ANGIOLINI.
COMMEDIA/DRAMMATICO

Probabilmente "Cuore sacro" era un film molto ambizioso, e se la critica ha storto abbastanza la bocca, il pubblico l'ha bocciato a metà, anche se non si può considerarlo proprio un fiasco: Ozpetek ritorna al film corale, anni dopo "Le fate ignoranti" che lo lanciò definitivamente, e inquadra un gruppo di amici sulla quarantina mediamente ben inseriti in società, che si ritrovano frequentemente per cene conviviali e assieme da anni. La tragedia, improvvisa e per niente preventivata ( colpisce, tra l'altro, uno dei più giovani tra loro) rimette in discussione molte cose. "Saturno contro" è un lavoro che ha diviso gli spettatori, che si sono divisi tra quelli che l'hanno detestato e hanno rimproverato al regista turco ormai di casa qua una forte superficialità e quelli che l'hanno apprezzato raccomandandolo. Diciamo che si sta nel mezzo, perchè definirlo brutto sarebbe troppo, e applaudirlo altrettanto: ci sono squarci di una sensibilità non comune, una buona recitazione collettiva ( che non sempre corrisponde a un'adeguato studio in sceneggiatura dei personaggi) e un messaggio positivo a favore di Pacs e alternative al di fuori del matrimonio, ma è anche vero che Ozpetek, che sottolinea il non essere comune dei suoi personaggi e l'avere la mente aperta come prerogativa a risultare interessanti, continua a ritrarre persone chiuse in un circolo ristretto , piccoli mondi al sicuro da chi non li capisce, e specialmente all'inizio dialoghi e caratteri sono più snob che disinvolti. Il film procede a un passo in avanti e uno indietro nel metro di giudizio dello spettatore, che difficilmente rimane coinvolto in una storia che vorrebbe essere toccante ma non sempre riesce a comunicare sentimenti ed emozioni: c'è però lo spazio per uno scambio di battute divertente tra Ennio Fantastichini e Lunetta Savino, che chiede all'uomo, appena conosciuto "Lei è come loro, gay?" "No, io sono frocio" "Ah, e che differenza c'è?" "Io sono un pò all'antica." .
L'OMBRA DEL VAMPIRO ( Shadow of the vampire, GB/USA/LUX 2000)
DI E.ELIAS MEHRIGE
Con WILLEM DAFOE, JOHN MALKOVICH, Catherine McCormack, Eddie Izzard.
HORROR

Di Max Schreck, primo vampiro della storia del cinema, è risaputo che fece perdere le tracce di sè alla fine delle riprese di "Nosferatu", molto probabilmente tal diceria venne messa in giro per creare un alone di mistero e inquietudine attorno alla pellicola seminale di Murnau, che nel 1922 spaventò molti spettatori, e divenne un caposaldo del genere horror: è altrettanto risaputo che il cinema sul cinema non magnetizza l'interesse delle platee, ma se ogni tanto qualcuno intende girare un film sul mondo dei ciak e della celluloide, liberissimo ( ed "Effetto notte", dirà qualcuno? Vero, ci sono anche le eccezioni...) ma difficilmente la risposta di critica e pubblico sarà positiva. Willem Dafoe , sotto il trucco che riproduce il volto grottesco di Shreck è stato addirittura candidato all'Oscar, John Malkovich, nel ruolo di Murnau, raramente risulta convincente. Se come esercizio-esperimento sulla magia del cinema e dei suoi albori avventurosi "L'ombra del vampiro" non suscita un fervente interesse, come film d'orrore ha una trama risaputa e riconducibile ai tradizionali schemi di decimazione del gruppo iniziale. Ottenendo qualche sbadiglio, dopo un avvio non disdicevole, dirige Elias Mehrige, responsabile solo di un altro film successivamente.

mercoledì 27 agosto 2008

LE REGOLE DEL GIOCO ( Lucky you, USA 2007)
DI CURTIS HANSON
Con ERIC BANA, DREW BARRYMORE, Robert Duvall, Robert Downey jr..
COMMEDIA

Il tavolo da gioco è da sempre metafora della vita, lo sapeva Dostojevskji, lo sapevano e lo sanno sceneggiatori e registi di cinema, fitto è infatti l'elenco di lungometraggi che vedono vere e proprie partite esistenziali messe in atto a carte o altri giochi che mettono in luce le caratteristiche fondamentali dei personaggi. Anche Curtis Hanson dedica un film al fascino delle alte poste e delle potenziali rovine che si manifestano tra uomini dediti a sfidarsi, e il tono di "Le regole del gioco" è per lo più quello di una commedia drammatica , in cui il giocatore di talento Eric Bana per riscatto personale partecipa ad un torneo in Las Vegas che ha in palio una sonora somma di denaro e una rivincita personale. Un pò troppo lungo, "Lucky you" non è un brutto film, ma ha in sè molti luoghi comuni e stilemi usurati dei classici schemi dell'antieroe chiamato a un confronto con sè stesso e la propria vita, con sovreppiù la sfida finale con un padre ingombrante e vera nemesi personale. Peccato, perchè di solito il regista di "L.A. Confidential" è abilissimo con i generi e anche da soggetti non proprio mirabolanti ha sempre saputo trarre un buon cinema popolare: non è questo il caso.
FRATELLI NELLA NOTTE ( Uncommon valor, USA 1983)
DI TED KOTCHEFF
Con GENE HACKMAN, Reb Brown, Patrick Swayze, Robert Stack.
AZIONE

Subito dopo l'esito contrastato di "Rambo" in America, che ebbe invece un successo straordinario in tanti altri paesi tra cui il nostro, Ted Kotcheff riprese l'argomento Vietnam con la variante di familiari di soldati dispersi nella guerra che organizzano una missione segreta e non ufficiale per tentare il recupero dei parenti dai carceri militari in Asia. Se si vuole, a grandi linee è il soggetto-spunto per "Rambo 2", e chissà se Sylvester Stallone & C. non abbiano davvero pensato ad ampliare la prospettiva per creare il sequel delle avventure del reduce dalla furia distruttrice: integrato nell'era reaganiana della rivincita sullo smacco patito nella prima guerra persa dall'esercito USA, "Uncommon valor" è , per quanto parzialmente critico verso i vertici governativi e diffidente degli atteggiamenti ufficiali, un prodotto pregno di un'ideologia contestabile, che trova un unico momento di verità nell'accettazione del lutto e della sconfitta da parte dell'alto ufficiale protagonista, un Gene Hackman misurato che avrebbe meritato altro soggetto. Per il resto, siamo tra una scopiazzatura di "Quella sporca dozzina" e qualche eco , molto pallida, de "Il cacciatore", con appena le sequenze d'azione realizzate degnamente.

lunedì 25 agosto 2008

INTERVIEW ( Interview, USA/CAN/NL 2007)
DI STEVE BUSCEMI
Con STEVE BUSCEMI, SIENNA MILLER, Michael Buscemi, Tara Elders.
COMMEDIA/DRAMMATICO

Sempre di più ci sono rifacimenti nei listini americani, segno non troppo buono se si vuole, che indicherebbe una scarsa fertilità nelle menti degli sceneggiatori e di poca iniziativa nei produttori: qui si tratta del remake di un titolo piuttosto recente di un film di non particolare successo , ma citato dai critici perchè era stato realizzato dall'olandese Theo Van Gogh, personaggio controverso assassinato nel 2004 da un folle. Diretto e interpretato da Steve Buscemi, "Interview" è una specie di psicodramma brillante recitato a due, in un loft di un'attrice di horror di successo, impersonata dalla bionda Sienna Miller (rassomigliante in alcuni momenti alla giovane Julie Christie) in cui tra il giornalista scafato e un pò insofferente Buscemi, che deve fare un'intervista alla ragazza e la starlette capricciosa e umorale si snoda un "kammerspiel" fatto di rabbie, tentativi di seduzione reciproca, confidenze e tiri mancini, in cui probabilmente si è detto il vero e quasi sicuramente invece no. Sul piano degli attori, praticamente due , oltre a qualche supporto brevissimo, Buscemi e la Miller giocano con estro , ma non sempre c'è l'affiatamento necessario ad un soggetto del genere, mentre si stenta a trovare un senso definitivo allo spunto: se si tratta di una vittoria finale della malizia femminile e al fatto che tra quasi estranei c'è quasi un diritto a raccontarsi ciò che fa comodo, eppure sull'operazione aleggia una vaga pretenziosità, che lascia concludere il film affatto imprevedibilmente, e rischia di lasciare lo spettatore sui titoli di coda abbastanza perplesso da non affezionarglisi.
U-TURN- Inversione di marcia ( U-turn, USA 1997)
DI OLIVER STONE
Con SEAN PENN, Jennifer Lopez, Nick Nolte, Joaquin Phoenix.
NOIR


Venuta dopo l'ingiusto fiasco di "Nixon", questa pellicola tratta dal romanzo "Cani randagi", è la tredicesima regia di Oliver Stone, e, se non vado errato, il primo film suo di cui non ha scritto la sceneggiatura: come ogni antieroe che sia tale, Sean Penn non è esattamente una persona di buon cuore, ma neanche criminale, che si trova a giocare con cose più grandi di lui. Il pittoresco piccolo paese in cui si svolge la storia e'un indovinato Inferno periferico in miniatura, assolato e mortale.E la colorata e bislacca fauna umana che la popola sembra presa di peso dai deliranti film di Russ Meyer, senza ieri nè domani, a gestirsi una vita sprecata ad aspettare che succeda qualcosa.Con uno stile a metà tra Peckinpah e Godard, tra un montaggio "acido", corroborato dalla bella fotografia del fidato Robert Richardson, Stone porta a un finale riecheggiante "Duello al sole", con violenza adeguata ad oggi.Peccato che a metà film, l'autore di "Platoon" sembri perplesso sulla direzione da prendere e fa fare alla sua nuova opera un pò di giri a vuoto, prima di avviarla verso la sanguinosa risoluzione finale.Interessante, ma non perfettamente a fuoco.
CAPE FEAR-Il promontorio della paura ( Cape Fear, USA 1991)
DI MARTIN SCORSESE
Con ROBERT DE NIRO, NICK NOLTE, Jessica Lange, Juliette Lewis.
THRILLER

La "resa incondizionata e definitiva di Scorsese ai meccanismi della grande industria hollywoodiana", come ebbe a scrivere un autorevole giornalista che si occupava di cinema, il rifacimento del classico thriller di Jack Lee Thompson, "Il promontorio della paura"? Mica tanto. Imbastendo una sfida attoriale tra due campioni del grande schermo come il fido DeNiro e il solitamente coriaceo Nick Nolte in un ruolo ambiguo, l'autore di "Re per una notte" elabora un trattato sulla Colpa in chiave di giallo a tinte forti, con un continuo tener lo spettatore in dubbio su chi, tra i due protagonisti è quello peggiore, se il delinquente conclamato o l'uomo di legge che usa Legge e Giustizia a suo piacimento: il Max Cady dal corpo tatuato con simboli etico-deliranti, che si affida a un intento di vendetta inesauribile e dalla sedicente spinta religiosa è uno dei cattivi più potenti di tutti i tempi presentati dal cinema, e la sua violenza selvaggia è legata ad una parallela carica erotica che suggestiona i personaggi femminili della vicenda, che vengono colpite dal fascino del muscoloso uomo con il codino, ma ne subiscono anche la distruttiva violenza ( la scena della guancia staccata a morsi ad Illeana Douglas è tuttora impressionante), il Bowden avvocato arrivato e vile di Nolte è un capofamiglia senza nerbo, inaffidabile e , nonostante la prestanza fisica, debole di fronte alla minaccia costituita da Cady. Scorsese gira un film "in grande", che dell'Hollywood classica ha dimensioni e utilizzo macroscopico di montaggio, musica e fotografia, ma che anche per la lettura etico-filosofica frammista a un linguaggio per grandi platee rimane nell'immaginario collettivo come non molti altri thriller: e l'ironia del regista è individuabile nei cameo di Peck e Mitchum a ruoli invertiti che nell'originale , vale a dire poco di buono il primo e non malvagio il secondo, stavolta. Produce Steven Spielberg.

sabato 23 agosto 2008

M.A.S.H.( M.A.S.H., USA 1970)
DI ROBERT ALTMAN
Con DONALD SUTHERLAND, ELLIOTT GOULD, Sally Kellerman, Tom Skerritt.
COMMEDIA

La sigla che dà il titolo al film indica il reparto mobile medico dell'esercito USA, in sostanza l'ospedale da campo:ambientato in Corea, durante la guerra degli anni Cinquanta, ma vista l'epoca della sua uscita si parla del Vietnam, "M.A.S.H." ebbe un enorme successo di pubblico,soprattutto in patria, lanciò definitivamente Robert Altman, qui al suo maggior risultato commerciale, e generò una lunga serie tv di larghi ascolti. Nella commedia di guerra, in cui , visto che i protagonisti sono chirurghi dall'atteggiamento scanzonato e derisorio, non viene perso di vista il fatto che ci si muore, e venga versato sangue, Altman realizzò una pellicola insolita, sottilmente feroce, ineditamente grottesca.Forse oggi mostra qualche anno, parte della sua carica umoristica non dirompe come alla sua prima apparizione, eppure, vista la natura sempreverde dell'istinto bellico statunitense, è un film ambientabile in ogni guerra combattuta dall'esercito più potente di sempre: Sutherland e Gould, che collaborarono spesso e volentieri, si tuffano con sorniona gagliofferia nei ruoli dei "professionisti di Philadelphia" , come si autodefiniscono nel film, in parti di contorno ci sono Sally Kellerman, Tom Skerritt e Robert Duvall. Cast di serie A per una commedia puntuta e alla fine dei giochi discretamente amara,nonostante il tono adoperato.

venerdì 22 agosto 2008

LE COMICHE ( I, 1990)
DI NERI PARENTI
Con PAOLO VILLAGGIO , RENATO POZZETTO, Enzo Cannavale, Gianfabio Bosco.
COMICO
Non sono pochi i film, sia di Pozzetto, che di Villaggio, che al posto del buon umore lasciano di sè un senso quasi di nausea e una desolante sensazione di tempo buttato via. Invece "Le comiche", che vede i due attori insieme sotto la regia di Neri Parenti, è perlomeno un filmetto decente, con qualche inevitabile momento piatto e degli innegabili spunti d'ilarità.Alcuni episodi riscuotono il riso in maniera puntaule, altri sono meno felici, e le citazioni , da Laurel& Hardy a Charlot, senza dimenticare Ridolini e i Monty Phyton, si sprecano:la coppia Villaggio-Pozzetto funziona benino, coniugando la forza tragicomica del genovese e la comicità più aggressiva e verbale del milanese.Non passerà alla storia, ma in un'ora e mezza c'è di che sghignazzare.
LA PATATA BOLLENTE ( I, 1979)
DI STENO
Con RENATO POZZETTO, Edwige Fenech, Massimo Ranieri, Mario Scarpetta.
COMMEDIA
Quando in Italia ancora gli operai erano considerati parte importante di una società che oggi tende a non occuparsi di loro, e la parola "comunista" non era pronunciata con disprezzo da politici, pur di parte avversa, e quindi c'era una coscienza di Stato nella sostanza più robusta, era possibile anche una commedia per le grandi masse, certo, ma che riguardava, facendo sorridere, appunto un protagonista operaio, sindacalista e di fede marxista che si trova a dover conciliare la sua "apertura di idee" con un giovane gay salvato da un pestaggio, e ospitato a casa propria, con gli equivoci a non finire che scaturiscono da tale situazione. Renato Pozzetto è qui nella sua migliore interpretazione, assieme a quella di "Da grande", gioca da mattatore e sui mezzi toni, Edwige Fenech è , nel ruolo della grintosa fidanzata convinta che l'amato sia tentato dal nuovo amico, oltre che al solito bellissima, anche convincente, e Massimo Ranieri dimostra una volta in più il proprio eclettico talento: la regia di Steno , pratica e abile, confeziona un film leggero, per carità, ma che trent'anni dopo la sua concezione diverte e fa riflettere su quanto è cambiato,non in meglio, questo Paese.

giovedì 21 agosto 2008

LO SPACCACUORI ( The heartbreak kid, USA 2007)
DI PETER e BOBBY FARRELLY
Con BEN STILLER, Michelle Monaghan, Malin Akerman, Jerry Stiller.
COMMEDIA

I Farrelly, che da tempo ormai hanno imboccato la via di un cinema brillante meno sboccato e demenziale dei loro esordi , ma più sentimentale e tradizional-hollywoodiano, chiamando a loro le star dei campioni d'incasso nel genere umoristico: quindi, dopo Carrey, Jack Black, Matt Damon e Greg Kinnear, ecco anche Ben Stiller a farsi dirigere dal duo. L'occasione è questo remake de "Il rompicuori", commedia di Elaine May di oltre trent'anni fa, adeguata alla comicità nevrotica e un pò impostata del divo di "Una notte al museo": di buon risultato commerciale, anche qui da noi, il film non è nè riuscitissimo nè sgangherato come diversi lo hanno indicato. Non è molto sapido, però qualche sequenza, specialmente quelle in cui l'imbarazzante moglie del protagonista si scatena , suscita sorrisi convinti: è magari un problema di tenuta della sceneggiatura, perchè il soggetto dà molto l'idea di essere gonfiato per ampliarsi a film anzichè episodio, e il finale ,per fortuna, non è "rosa prevedibile" come ingannevolmente vuol apparire fino a pochi secondi prima dei titoli di coda. La scena migliore è quella della resa dei conti durante la colazione al villaggio vacanze, con qualche accelerata degna di miglior causa.

mercoledì 20 agosto 2008

SACCO E VANZETTI ( I, 1971)
DI GIULIANO MONTALDO
Con GIAN MARIA VOLONTE', RICCARDO CUCCIOLLA, Rosanna Fratello, Cyril Cusack.
DRAMMATICO

Due stranieri, accusati e mandati a morte dopo un processo farsa, palesemente innocenti e immolati sia per le scelte politiche che per l'appartenenza a una minoranza: storia brutta e infame, purtroppo sempre attuale. Giuliano Montaldo, da un caso di ingiustizia suprema trasse un film che è considerato un caposaldo del cinema d'impegno dell'infuocata stagione tra il '65 e il '75, il periodo più prolifico in tal senso( naturalmente c'erano anche lungometraggi più volenterosi che riusciti). Nicola Sacco l'anarchico e Bartolomeo Vanzetti lo schivo sono resi sullo schermo da Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla con rara sensibilità interpretativa e grande aderenza ai ruoli: il primo, concentrato e più "duro", coerente e consapevole dell'impossibilità di ribaltare il proprio destino deciso dal Potere, il secondo introverso e vibrante di sofferenza fino ad esplodere in una scena memorabile per intensità e drammaticità. All'epoca della sua uscita fece sensazione, fu campione d'incasso e la ballata di Joan Baez-Ennio Morricone divenne un classico: oggi che un cinema così diretto e netto è una reminiscenza, è un'opera che lascia il segno.

martedì 19 agosto 2008

28 SETTIMANE DOPO ( 28 weeks later, ES/GB 2007)
DI JUAN CARLOS FRESNADILLO
Con ROBERT CARLYLE, Mackintosh Muggleton, Imogen Poots, Rose Byrne.
HORROR

Sequel probabilmente inevitabile di un piccolo cult del 2003, il "28 giorni dopo" che rilanciò la carriera in panne dopo il tonfo di "The beach" dell'inglese di talento Danny Boyle, in questa nuova pellicola solo produttore e addetto volontario alla seconda troupe: il regista di "Trainspotting" ha girato di propria mano anche il prologo , l'assalto alla casa ove sono rinchiusi Carlyle, la moglie e altri superstiti , e infatti sembra un pezzo lievemente discostato dal resto della proiezione. Affidato all'ispanico Fresnadillo, autore di un thriller abbastanza apprezzato dai fans del genere, "Intacto", il film ,visibilmente più costoso dell'originale, ne è un parziale remake, con qualche buon idea di sceneggiatura ( la scena della folla rinchiusa in mezzo alla quale si scopre esserci un infetto è altamente ansiogena) e di nuovo la messa all'indice dei metodi psicotici dei militari, non molto migliori dei nuovi zombies. Se si vuole vederlo come un horror nel settore dei morti viventi "28 settimane dopo" è un prodotto di buon livello, ma è evidente che gli autori vogliano dire altro, che una società illusoriamente chiusa a qualsiasi cosa esterna ha già in sè i germi dell'autodistruzione, che la razza umana non ha presenti i rischi che corre senza il bene delle prospettive, che i legami di sangue siano inestirpabili. Forse troppa carne al fuoco, ma a fronte di qualche critica poco disposta verso questo film, va sottolineata la non gratuità dell'orrore a questo livello.
IL CONTE MAX ( I, 1957)
DI GIORGIO BIANCHI
Con ALBERTO SORDI, Vittorio De Sica, Anne Vernon, Susana Canales.
COMMEDIA
Soggetto buono per varie epoche, conta almeno tre versioni ufficiali, sempre con il cognome De Sica incluso: se il giovin Vittorio era il protagonista del "Signor Max" anni Trenta, questa vede lo stesso regista e interprete nel ruolo dell'attempato nobile che "presta" titolo e savoir faire al protagonista, e nel '91 il figlio Christian ne azzardò un tardivo aggiornamento dirigendolo e recitandovi. Dietro la macchina da presa de "Il conte Max" versione 1957 c'è Giorgio Bianchi, director corretto, non un fulmine di guerra ma abbastanza prolifico e decoroso, anche se nella fase finale della sua carriera cedette a qualche musicarello: il film ha spunti piacevoli, l'annacquata critica alla fatuità del jet set è prevedibile come la trama del racconto, però il gioco d'attore di Sordi double-face giornalaio alla buona e signorotto fasullo presenta non pochi motivi di divertimento, e le sequenze che lo vedono in coppia con il grande Vittorio funzionano per la bravura e l'affiatamento dei due. C'è anche Tina Pica nel ruolo di contorno della zia di Alberto Sordi.
LA REGOLA DEL SOSPETTO ( The recruit, USA 2003)
DI ROGER DONALDSON
Con COLIN FARRELL, AL PACINO, Bridget Moynahan, Gabriel Macht.
THRILLER/AZIONE

E'curioso,il fatto che due film più o meno simultanei sulla CIA si chiudano all'incirca nello stesso modo, sul muro dei caduti senza nome dell'Agenzia , e che più o meno riportino il rapporto tra un esperto e un novizio, e che altre similitudini risaltino nella visione dei lungometraggi.Come in "Bad company" , anche "La regola del sospetto" riporta un confronto tra il più anziano Al Pacino e il giovane Colin Farrell:il ruolo dei servizi segreti è comunque, nei due film , sempre al servizio della giustizia, più o meno, e questa è una presa di posizione per certi versi opposta a molto cinema di spionaggio degli anni scorsi, che spesso insinuava il dubbio sulla regolarità ,e sull'utilità per il cittadino di tali elementi.Il film di Donaldson dice poco di nuovo, non mantiene le allettanti premesse dei primi venti minuti di proiezione, e se Farrell, fisicamente assomigliante a un giovane Glenn Ford in qualche espressione non sembra del tutto convinto del proprio ruolo, Pacino ha l'aria un pò svogliata, e gioca di mestiere, riprendendosi un pò nell'arringa finale del personaggio:questo è un peccato, perchè avrebbe potuto essere la mossa vincente per il film. Il regista di "Thirteen days" non è mai stato un fenomeno, ma è un director esperto e qua e là capace di allestire un discreto cinema di genere.Non in questo caso.

domenica 17 agosto 2008

L'UOMO IN PIU' ( I, 2001)
DI PAOLO SORRENTINO
Con TONI SERVILLO, ANDREA RENZI, Nello Mascia, Angela Goodwin.
DRAMMATICO
"Il divo" è stato un meritato successo , il cinema di Paolo Sorrentino, che è originale e molto personale, è in rilancio: eppure la carriera di questo cineasta giovane,che ha scelto di non assomigliare ad altri registi o correnti, si annunciava per niente semplice. "L'uomo in più" è il suo lavoro d'esordio, con due uomini di nome Antonio Pisapia e due vite che scorrono in parallelo, due uomini che non scendono a compromessi ,anche se uno moralmente è più integerrimo, l'altro più vizioso , un allenatore di calcio che trova solo porte chiuse e un cantante un tempo di successo invischiato in storie di ricatti e droga (il modello dovrebbe essere Franco Califano, ma la voce sembra quella di Leano Morelli, per chi se lo ricorda...). Una disperazione a due, che non trova appigli nelle persone che stanno intorno, una malinconia maiuscola e insopprimibile, presentate con lo stile pacato, elegante di Sorrentino, la cui visione del mondo non è delle più ottimiste, anche se per uno dei due ci sarà un parziale raggiungimento di una pace interiore, anche se a prezzo salato. Bella la scena in cui i due si incrociano e si riconoscono, senza mai essersi visti prima: e se Renzi contiene con misura l'implosione del suo Pisapia, Servillo evita di istrioneggiare in un ruolo altrimenti spinto a farlo , che dosa con gran capacità d'attore di livello.
LA SPINA DEL DIAVOLO ( Espinazo del diablo,MEX/ES 2001)
DI GUILLERMO DEL TORO
Con FEDERICO LUPPI, Marisa Paredes, Eduardo Noriega, Fernando Tielve.
FANTASTICO


Assieme al successivo "Il labirinto del fauno", questo film potrebbe costituire un segmento di un'eventuale trilogia creata da Guillermo Del Toro con uno sfondo come la guerra civile di Spagna, e un mondo infantile per niente risparmiato dalle brutture e dall'orrore del conflitto e dall'abbrutimento degli adulti, a cui contrapporre un rifugio spesso decisivo nel paranormale e nell' "impossibile". Meno fiabesco del film che ha vinto tre Oscar sei anni dopo, "La spina del diavolo" intreccia un torbido quadro di ricatti sentimental-sessuali che sfociano nella violenza e il destino di un gruppo di orfani all'interno di un centro di raccolta di ragazzini abbandonati, con un'inevitabile resa dei conti finale, pur dopo che la crudeltà dello scontro bellico circostante abbia già abbondantemente infierito sui ragazzi. Il film sta sospeso tra racconto drammatico parzialmente scabroso e cinema fantastico-orrorifico, lasciandosi andare sempre di più al secondo con il passare dei minuti: imperfetto, ma interessante, fa sì che qualche inquietudine si faccia largo nello spettatore con l'emergere di un passato da nascondere per alcuni personaggi importanti della storia.

venerdì 15 agosto 2008

ONORA IL PADRE E LA MADRE
(Before the devil knows you're dead, USA 2007)
DI SIDNEY LUMET
Con PHILIP SEYMOUR HOFFMAN, ETHAN HAWKE, ALBERT FINNEY, Marisa Tomei.
DRAMMATICO

Zampata da vecchio leone per Sidney Lumet, capace a ottantatre anni di realizzare uno dei suoi lavori più intensi, un trattato morale travestito da thriller drammatico che in due ore elabora un ritratto di quanto deplorevole sia divenuta una società in cui si è perso ogni valore che non sia quello pecuniario: la sceneggiatura, amarissima e affilata, costruisce e scompone gli eventi, riallacciando a piani temporali incrociati ogni evoluzione narrativa e psicologica di ciascun personaggio, e spiega esaurientemente, come pochi hanno saputo , come possa degenerare una situazione ritenuta sotto controllo e guidata da una scelleratezza assurda. Con il felice ausilio di un cast funzionale e indovinato, l'autore di "Serpico" ha fatto un film che più ci pensi dopo averlo visto e più ti colpisce per l'incisività, il pessimismo agghiacciante e progressivamente annichilente, fino a giungere ad un finale che definitivamente affossa ogni residua speranza di riscatto. Dopo qualche anno di stanca, notevole che un maestro del cinema progressista e di impegno civile arrivi a creare un'opera così stordente e potente.Una delle pellicole più belle e "cattive" di queste ultime stagioni.

giovedì 14 agosto 2008

COME FARSI LASCIARE IN 10 GIORNI
( How to lose a guy in 10 days, USA/D 2003)
DI DONALD PETRIE
Con KATE HUDSON, MATTEW MCCONAUGHEY, Adam Goldberg, Kathryn Hahn.
COMMEDIA

Nella raccolta di commedie rosa piovute nelle sale da qualche stagione in qua( con il consueto schema lui bello-lei bella= si incontrano e si fanno le picche fino alla finale dichiarazione d'amore pressoché eterno), questo film di Donald Petrie è tra gli esempi più riusciti, o perlomeno meno risaputi e ripetitivi.Buona combinazione della coppia protagonista, con il belloccio ma un pò stolido Matthew McConaughey e la carina e vivace Kate Hudson, basata su uno spunto abbastanza ben costruito(una doppia competizione all'interno del corteggiamento), e qualche trovata simpatica permettono al film di scorrere via senza annoiare, anche se siamo sempre in un ambito di ampia prevedibilità.Certo che la ragazza ce la mette davvero tutta per rendersi insopportabile, e che lui spesso dia l'impressione di non essere abbastanza sveglio per reggere la situazione, ma almeno non si guarda continuamente l'orologio...
CONTACT( Contact, USA 1997)
DI ROBERT ZEMECKIS
Con JODIE FOSTER,Matthew McConaughey, John Hurt, Tom Skerritt.
FANTASCIENZA/DRAMMATICO

Le cose più belle,e memorabili,di "Contact",sono il viaggio a ritroso iniziale nel nostro sistema solare sull'onda di emissioni radiofoniche-messaggi più disparati possibile,e il tragitto della protagonista verso il mittente extraterrestre che emana il "contatto".Due momenti di grande impatto visivo ,che coniugano grandi effetti speciali ad un'idea affascinante di spettacolo cinematografico:ed è curioso che le due sequenze in cui si scatenano l'estro e il senso spettacolare del cinema di Zemeckis siano le migliori di un film che fa parte della fantascienza "umanistica".Fatto con cura,di ottimo livello tecnico,ben recitato dalla grintosa Jodie Foster e da Tom Skerritt,meno da un imbambolato McConaughey,e da un poco brillante James Woods,ma non risulta un film riuscito.Troppo lungo,conosce troppe pause narrative, si fa criptico nel far scorrere nei dialoghi troppe sigle e codici per "addetti ai lavori":e, soprattutto sposa un pò rozzamente il teologico allo scientifico,finendo per essere in via definitiva un elogio della Fede, messaggio legittimo, certo, ma che pare un pò ovvio, in questo contesto.Notevole l'idea del miliardario John Hurt che vive su un aereo che non tocca mai terra,di un certo acume registico, ma ciò che vorrebbe dire "Contact", lo dicevano prima e meglio film come "2001" e "Incontri ravvicinati" molti anni prima.

lunedì 11 agosto 2008

SHOOT 'EM UP-Se sei vivo spara ( Shoot 'em up, USA 2007)
DI MICHAEL DAVIS
Con CLIVE OWEN, MONICA BELLUCCI, Paul Giamatti, Stephen McHattie.
AZIONE

Ultimamente l'ottimo risultato commerciale di "Wanted" sembra premiare una nuova tendenza del cinema action che in sostanza vede una trama risaputa, sparatorie frequenti come lampioni su un viale, la macchina da presa che spesso ruota intorno agli "sparatori", e un accenno a un rallentatore fluido alla "Matrix" per intendersi nelle scene clou. Nonostante la pubblicità, tanto successo non è arriso a "Shoot 'em up", se possibile ancor più stilizzato del film con James McAvoy e Angelina Jolie: per i primi venti minuti si può pensare di stare assistendo a una sorta di banda a fumetti trasposta su schermo per la forte impronta surreale, ma nell'ora successiva il film assume i connotati di una robusta "mattonata". A parte una sparatoria che si svolge con i contendenti lanciati da un aereo prima che i paracadute si aprano ( sparare a migliaia di metri d'altezza , mirare eccetera dev'essere facilissimo...) si tocca l'apice quando una mano con le dita rotte e con diversi proiettili conficcativi viene messa su una fiamma e le pallottole vengono così proiettate dove si ha bisogno: il regista Mark Davis vorrebbe probabilmente immettere nel film un'ironia che non gli è propria, sia Owen che la Bellucci sono bidimensionali, mentre Giamatti, altrove attore molto interessante gigioneggia in ogni inquadratura in cui è presente. Bilancio? Da spararsi....
IRINA PALM-Il talento di una donna inglese
(Irina Palm, GB/BEL/L, 2007)
DI SAM GARBARSKI
Con MARIANNE FAITHFULL, Miki Manojlovic, Kevin Bishop, Siobhan Hewlett.
COMMEDIA/DRAMMATICO


E' stato un pò il caso dello scorso Natale cinematografico, il film che ha maggiormente entusiasmato la critica tra quelli programmati per le festività: coprodotto tra Gran Bretagna, Lussemburgo e Belgio, "Irina Palm" riesce in ciò che a molti titoli è precluso, anzi, spesso riesce il contrario esatto. E cioè, partendo da una situazione potenzialmente volgare e morbosa essere una commedia a sfondo serio, narrato con la dovuta gentilezza: candida in un postribolo, la matura Meggie diviene una star, bizzarramente, del locale per soli uomini gestito da uno slavo per una nobilissima causa, in barba alle ipocrite amiche del tè delle cinque. Montando il film per scene che "staccano" l'una dall'altra, il regista Garbanski riesce a tirare fuori un lungometraggio da uno spunto che facilmente avrebbe avuto fiato per un episodio o poco più, e molto deve anche alla buffa e attonita Marianne Faithfull e al ruvido ma anche romantico, a modo suo, Miki Manojlovic. Non velocissimo, il piccolo film è grazioso, anche se tutto sommato sembrano anche eccessive certe sperticate lodi rivoltegli da recensori importanti: un pò sopravvalutato, probabilmente, ma non è di certo colpa sua.