DI JACK CLAYTON
Con ROBERT REDFORD,MIA FARROW, Sam Waterston, Bruce Dern.
DRAMMATICO
Un capolavoro come "Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald non ha avuto molta fortuna sul grande schermo: adattato per due volte, nel 1949 con Alan Ladd e nel 1974 con Robert Redford ad impersonare il misterioso Jay Gatsby, eroe romantico e perdente, non riscosse il successo annunciato e fece storcere la bocca ai recensori. Qui in Italia, ad esempio, nonostante la consistente campagna pubblicitaria ( e un pò patetica,onestamente) messa su da diversi periodici capitanati da "Tv Sorrisi e canzoni", per tentare di riproporre la moda anni '20, fattore ancor più sottolineante che del romanzo di Fizgerald non si era capito molto. Vero è che l'inglese Jack Clayton ne ha portato solo la superficie nel suo film , tra l'altro sceneggiato non molto bene da Francis Ford Coppola, qui in uno dei momenti meno felici della sua carriera di uomo di cinema: se il testo, in un quadro struggente, con una prosa indimenticabile, faceva a pezzi e deplorava un'era di folli bugie,sospesa tra due bagni di sangue mondiali, "Il grande Gatsby"-film sembra commemorarne la verve festaiola e il romanticismo comunque affiorante qua e là nei sentimenti espressi sottovoce in un'era rumorosa. E la Daisy ipocrita e scellerata è fatta apposta per stare con il rozzo Tom, non con l'appartato e sentimentale Gatsby, nè due interpreti solitamente di valore come Mia Farrow e Robert Redford qui sono al diapason delle proprie capacità: per concludere, come può una sceneggiatura tratta da un romanzo ometterne la chiusa meravigliosa e terribile che chiude l'epopea? Come prendere un gioiello e sprecarlo, questo è la versione anni Settanta de "Il grande Gatsby".
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