domenica 22 aprile 2007

CATERINA VA IN CITTA' ( I, 2003)
DI PAOLO VIRZI'
Con ALICE TEGHIL, Sergio Castellitto, Margherita Buy, Claudio Amendola.
COMMEDIA

Paolo Virzì da Livorno,arrivato alla regia numero sei, si mantiene un regista giovane, e capace di sfornare film scritti come Cristo comanda:anche se era una cosina carina e nulla più, perfino "My name is Tanino" era un piacevole film , nonostante le tante traversie produttive in cui è incappato. Stavolta l'autore di "Ovosodo" prende lo sguardo sul mondo di Caterina, ragazzina di oggi che proviene da Montalto di Castro e giunge nella grande città( Roma,nel caso) e conserva la purezza di fondo che le è propria, anche se capisce che intorno a lei il mondo e le persone cambiano.La cosa più bella di questo film gentile e in alcuni momenti da godersi senza lambiccarsi la mente, è la costruzione dei personaggi: si noti anche la bravura degli interpreti, ma un ruolo apparentemente defilato o trascurato, come quello della madre, ricoperto da Margherita Buy, riserva invece una finezza di scrittura di un certo interesse, una parte femminile in cui mi è capitato di riscontrare un rimando a quella interpretata da Giovanna Ralli in "C'eravamo tanto amati".E del capolavoro di Scola un pò ricorda anche il padre professore, vagamente echeggiante l'intellettuale in guerra con tutto e tutti Stefano Satta Flores, peraltro viziato da un provincialismo che ne limita la pur cospicua cultura.E il politico della destra estrema "ripulita" di Claudio Amendola ricorda un bel pò l'ex-presidente della Regione Lazio Francesco Storace. Sballottata tra modi opposti eppur in qualche modo speculari a se stessi di vivere, Caterina, che "sente" la musica fin quasi ad andare in una sorta di estasi, scoprirà che non sempre ci si sposa con chi si è felici, che anche chi ti affascina può essere vuoto dentro, e che anche un uomo può piangere.In una commedia anche polemica, sorridente, che intenerisce con piccole grandi cose che un pò tutti, persone comuni ,viviamo, lo sguardo di una ragazzina che possiede lo stesso stupore di un cucciolo, riesce ad essere anche il nostro.

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