sabato 31 gennaio 2009

UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO (I, 1977)
DI MARIO MONICELLI
Con ALBERTO SORDI,Shelley Winters, Vincenzo Crocitti, Romolo Valli.
DRAMMATICO
Si sa che gli autori della commedia all'italiana della fase più felicemente ispirata hanno sempre presentato un digestivo amaro al loro pubblico, ma quanto era irto di spine questo progetto di Mario Monicelli:tratto da un romanzo al vetriolo di Vincenzo Cerami, con partecipazione alla sceneggiatura di un campionissimo quale Sergio Amidei, con un altro rischio alto come la scelta di Alberto Sordi per il complesso ruolo del protagonista. Operazione poi premiata da un ampio successo popolare (ottavo incasso italiano della stagione '76/77,tredicesimo in assoluto dell'anno) e da un'entusiastica serie di riconoscimenti: lo shock di vedere l'Albertone nazionale sequestrare e seviziare l'assassino del figlio fu notevole, ma in effetti la perfezione dell'interpretazione di Sordi convinse giustamente tutti, e a oltre trent'anni di distanza, rimane una prova da antologia. Se per una buona metà il film intende essere una commedia molto amara, addirittura satirica su una mediocrità istituzionalizzata e su un tipo di italiano gretto, qualunquista con qualche vaga nostalgia di regime ( anche se curiosamente per la pensione gli serve la certificazione di aver fatto la Resistenza) e che non ha alcuna fiducia nel prossimo, a partire dal figlio un pò bolso che avvolge con un amore paterno eccessivo e incurante di tutto, negli ultimi quaranta minuti diventa un dramma atroce, che suscitò qualche polemica tra i recensori per il rischio di immedesimazione dello spettatore nel padre che si fa giustizia da solo, ma che invece si dimostra in tutta la sua condanna, comprendendo ma non giustificando la disperazione tramutata in ossessione del protagonista. Sia Monicelli qui che Scola nel "Romanzo di un giovane povero" avevano individuato quel che di sinistro che la maschera sordiana lasciava ogni tanto intravedere, e l'attore risponde con una delle sue più riuscite interpretazioni a una chiamata così impegnativa:per tutte, cito la scena della morte della moglie, in cui Sordi si lascia andare ad una gamma di espressioni che vanno dalla bonarietà del racconto di un sogno al dolore lancinante per la definitiva fine della sua famiglia, passando per lo sgomento, la rabbia, la perdita. Un film d'autore di robusta presa che sa coinvolgere.

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