martedì 22 maggio 2007

LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO ( I, 1972)
DI ELIO PETRI
Con GIAN MARIA VOLONTE', Mariangela Melato, Mietta Albertini, Salvo Randone.
DRAMMATICO
Il primo film italiano ambientato per la maggior parte in una fabbrica, tra il frastuono dei macchinari e la disumanizzazione dell'Elemento-Operaio,vincitore di una Palma d'Oro(ex-aequo con "Il caso Mattei", ambedue con Gian Maria Volontè) è stato "La classe operaia...", apologo drammatico ma al contempo satirico su una condizione, e un ceto, triturato dalla iperproduttività, dall'indifferenza a un criterio fagocitante che schiaccia il lavoratore preferendogli la logica del profitto a tutti i costi; e Gian Maria Volontè, che due anni innanzi aveva già lavorato con Petri in un film importantissimo, di successo internazionale( Oscar per la miglior pellicola straniera), ci mette passione, rende un personaggio come lo schiantato e livoroso Lulù Massa quasi tutto sopra le righe, ma caratterizzandolo in modo da farlo memorabile.L'ex-operaio folle rinchiuso al manicomio, la famiglia proletaria spiaccicata senza parole davanti al blu dello schermo televisivo, la tardiva presa di coscienza circa l'ormai insostenibile sfruttamento ad oltranza del "bestiame-operai", sono temi importantissimi e di tanto avanti sui tempi, si può infatti riconoscere a questo lavoro una passionalità a tratti deragliante, la forte connotazione figlia del tempo in cui è stato realizzato, una messa in scena assai convulsa:ma, appunto, trova il modo di suggerire una riflessione acuta e produttiva, questa sì finalmente, sull'insensatezza del survoltaggio dei ritmi di una società capace solo di sbranarsi da sola.E, di fatto, il cambiamento del protagonista avviene quando una domanda gli rimbalza nelle pareti della mente:"Ma è vita, questa?"

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