mercoledì 10 giugno 2009

VINCERE (I, 2009)
DI MARCO BELLOCCHIO
Con GIOVANNA MEZZOGIORNO, FILIPPO TIMI, Michela Cescon, Corrado Invernizzi.
DRAMMATICO
Nel decennio 70/80 l'avvento del fascismo fu argomento di molto cinema italiano, i tempi erano sufficientemente ,anche se relativamente, lontani dal Ventennio per abbozzare interpretazioni e letture, mentre negli anni seguenti il tema è stato via via sempre meno esplorato.Marco Bellocchio, in una fase in cui viene tentato un revisionismo storico abbastanza ridicolo o nei peggiori casi vergognoso, punta il riflettore su una questione oscura:la sorte infausta del figlio clandestino del Duce,e della madre Ida Dalser, sacrificati sia per ragion di Stato che per puro egoismo maschilista. Con uno stile che pesca a piene mani dal muto e dall'espressionismo, con una fotografia straordinaria di Daniele Ciprì, lattiginosa e densissima, l'autore de "L'ora di religione" firma un film forse troppo lungo, ma che ha una prima parte di impatto clamoroso, forte di due interpreti eccezionali quali la consolidata Giovanna Mezzogiorno, in uno dei suoi ruoli più belli , meglio scritti e interpretati e il "nuovo" Filippo Timi, che interpreta sia Mussolini che il figlio Benito Albino Mussolini con un fervore ed una potenza interpretativa maiuscoli, vedasi la scena in cui interpreta il ragazzo che imita dietro richiesta dei compagni di scuola l'uomo del balcone e mentre gli altri ridono provoca allo spettatore una compassione inarrestabile. C'è qualche lungaggine nella parte centrale, ma "Vincere" resta un documento importantissimo, che pone riflessioni consistenti sui ricorsi delle parti brutte della Storia, su una società che, figlia di un bigottismo inscindibile dalla "normalità", sopprime la Donna e le impone ruoli che non possano infastidire le ambizioni e i capricci degli uomini di potere. In una sostanziale corsa mediatica al lavaggio del cervello del pubblico pagante e non, un film che esige per risposta a se stesso e alle proprie domande un moto di coscienza è da vedere e sostenere(anche se può non piacere, de gustibus...), non come i tg che hanno praticamente passato sotto silenzio l'unico film italiano in concorso a Cannes.

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