DI MCG
Con CHRISTIAN BALE, SAM WORTHINGTON, Anton Yelchin, Moon Youngblood.
FANTASCIENZA/AZIONE
Dopo rinvii e cambi di casting( ci dovevano essere, nei ruoli di Terminator, prima The Rock, poi Josh Brolin) giunge a sei anni dall'uscita del capitolo 3, allora presentato come conclusivo della saga, "Terminator salvation", in cui la guerra tra macchine e umani finalmente viene illustrata, con John Connor, figlio di Sarah e di una violenta anomalia temporale, a guidare la resistenza contro il dominio dei potentissimi automi. Stroncato senza mezzi termini da una parte della stampa di settore, il quarto "Terminator", o se si vuole il primo di una nuova eventuale trilogia, è invece un film di fantascienza e azione dalla presa coinvolgente sullo spettatore, nonostante i precedenti molto discutibili del regista McG, responsabile del dittico "Charlie's Angels":quello che da un confronto diviene prima uno scontro e successivamente un'alleanza, tra Connor e il misterioso Marcus, che abbiamo conosciuto all'inizio della pellicola come condannato a morte e volontario per un esperimento pericoloso è il motore della storia, che include la conoscenza tra l'eroe della Resistenza e quello che diverrà, nel passato in cui sarà inviato, suo padre Kyle Reese. C'è spazio anche per un'apparizione di un cyborg che ha i connotati (rielaborati graficamente, è chiaro) dello Schwarzenegger versione 1984, e la pellicola si conclude con una parziale vittoria degli umani, lasciando intendere che il cammino è ancora lungo e che probabilmente abbiamo creduto di vedere una conclusione, salvo a smentirci nella prossima puntata, se si farà: in mezzo, un accenno alla pericolosità di qualsiasi parte in guerra, Skynet presentata come una riedizione futuribile dei campi di concentramento nazisti, un continuo riallacciarsi al prototipo di "Frankenstein", di cui Marcus è un riferimento chiarissimo, e citazioni a piene mani dai primi due "Terminator", con addirittura delle sequenze riproposte al fotogramma, glissando sul numero tre. Benchè l'azione strabordante rubi un pò di spazio all'elaborazione dei personaggi( ne soffre più che altro il John Connor di Bale, che forse immaginavamo ancor più particolare e trascinatore), siamo di fronte ad uno dei migliori episodi della serie.
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