DI PETER JACKSON
Con SAOIRSE RONAN, MARK WAHLBERG, Stanley Tucci, Rachel Weisz.
DRAMMATICO
Il progetto di adattare per lo schermo "The lovely bones", romanzo apprezzatissimo di Alice Sebold, uscito nel 2002, era già stato annunciato da Peter Jackson prima di metter mano al suo "King Kong":e,come si è letto da qualche parte, non è un ridimensionamento dell'autore dopo il risultato commercialmente non esaltante dell'ultima versione del gorilla gigante. Perchè in "Amabili resti" vi sono sequenze di una bellezza stordente, può darsi che ci sia qualche tocco kitsch nella rappresentazione visiva del limbo in cui Susy vaga dopo essere stata brutalizzata ed uccisa dal mostro della casa di fronte:però si sa, i libri molto amati raccolgono sempre commenti piccati da lettori delusi o che non hanno ritrovato ciò che avevano immaginato mentre scorrevano le pagine del testo cui si sono affezionati. E tradurre un romanzo in un film troverà sempre chi è scontento, perchè (per fortuna)la personale fantasia ed interpretazione di parole scritte è diversa per ogni mente che vi si rivolge. Ed è vero che quest'opera non arriva ad essere un capolavoro, anche se in alcuni momenti guardandola viaggia a livelli alti:un minutaggio eccessivo smorza il pathos, alcuni personaggi a tratti sembrano esclusi dal racconto per tornarvi in modo marcato. Però come poche altre volte al cinema, si è riusciti a fondere la Pietà per una vita strappata,recisa come le rose che tornano spesso sullo schermo (è l'assassino che le taglia appunto) e la Nostalgia per chi non c'è più fisicamente, ma che in qualche modo si sente presente,nei pensieri,nei ricordi, nelle sensazioni: la dimensione in cui la protagonista esplora un Nulla fatto di ciò che può essere meraviglioso nell'universo conosciuto sta appena fuori dalla ricostruzione suggestiva di una provincia tranquilla del 1973 in cui si annida un Male così segreto da apparire quasi impossibile. Notevole l'interpretazione di Stanley Tucci, un omino grigio che non lascia tracce di sè, della cui follia omicida non c'è altra spiegazione dell'impulso maniacale che compensa il vuoto in cui si crogiola inerte, e il vivido verde degli occhi della protagonista Saoirse Ronan è tra i colori che rimangono impressi a lungo nella retina, e nel ricordo, dello spettatore.
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