DI ROBERT WISE E JEROME K.ROBBINS
Con NATALIE WOOD, RICHARD BEYMER, Rita Moreno, George Chakiris.
MUSICALE/DRAMMATICO


Recensioni troppo lunghe?Sproloqui autocompiaciuti?No,grazie,basta...Un'opinione più sintetica possibile,cercando di non essere superficiali,provando a fornire un'impressione su un film,o personaggi del cinema?Se interessa,YOU'RE WELCOME...! UNA GUIDA "AMICHEVOLE" PER SCEGLIERE IL FILM DA VEDERE ( O NO...),PIU'PRATICA POSSIBILE
Uno dei maggiori successi internazionali venuti dalla Francia,rifatto poi a quasi vent'anni di distanza in America:da una commedia molto applaudita,Edouard Molinaro ha tratto un film brillante che deve molto della sua riuscita all'azzeccatissimo abbinamento dei due attori principali.E se Ugo Tognazzi,biondo e con baffetti,ha la finezza di un'ambiguità a tratti molto mascolina,Michel Serrault,nei capricci da diva del suo Albin è un divertentissimo personaggio,reso con maestria d'interprete.Il film ,pur con qualche leggero rallentamento nel passo a metà racconto,arriva in crescendo:e tra i comprimari fa la sua bella parte il burbero Michel Galabru,suocero conservatore di Renato/Tognazzi.Anche tra vent'anni sarà simpatico,c'è da giurarci.
Uno dei due soli film a piazzarsi tra i primi dieci incassi della stagione 86/87,una delle piu'disastrose ,anche commercialmente per il nostro cinema.Usci'a pochi mesi di distanza dal primo "Yuppies",ne riprende i personaggi e la butta piu'sul goliardico,volendo forse fare qualcosa di simile ad "Amici miei" in salsa meneghina,con gli innesti dialettali del romano DeSica,del piemontese Greggio e del veronese Cala':piu'ridanciano del precedente film,questo sequel,nella sua cialtroneria cinematografica(piu'di una scena ricorda gli stacchi di "Drive In"),presenta qualche motivo d'ilarita',Athina Cenci nel doppio ruolo della manager che Greggio vorrebbe concupire e della sua sosia sboccata ha qualche buon momento ,e la colonna sonora fatta di hits di quel periodo non è male.Certo,se si va per il sottile c'è di che eccepire...
E'un film che da subito emana un'aura di opera irrisolta.Probabilmente è perche'risulta troppo cerebrale per essere un film di Spielberg,troppo avvezzo ad accelerate sentimentali per assomigliare a un lungometraggio di Kubrick.Ha scene straordianrie(atroce quella della giostra-massacro dei robot),momenti assolutamente strazianti(il robot-bambino abbandonato nel bosco),splendide prove d'attore(Haley Joel Osment,toccante,e Jude Law,infelice e ironico),a tratti emerge la statura di grande autore di Spielberg.Pero'"A.I." non convince fino in fondo,il lungo strascico prima della fine appesantisce notevolmente la narrazione,e comicia a perdere d'interesse nella seconda meta'.Peccato,perche'aveva tutti i presupposti del capolavoro.
Ma come si fa a girare una commedia cosi'insipida?Ivan Reitman ,ormai in caduta libera,da'poca brillantezza a una storiellina inconsistente,in cui Harrison Ford ripete il numero di Bogart ne "La regina d'Africa"(ma molto in peggio),e Anne Heche è la donzella di citta'caratterialmente agli antipodi del pilota Ford,e che si innamora del duro e attempato scorbutico.Ci sono anche i pirati,ma la trama zoppica drammaticamente,e non ci si diverte mai .Lieto fine da contratto,e poi arrivano i titoli di coda.Meno male...
Tonfo stagionale dell'estate 2006,il remake de "L'avventura del Poseidon" (1972)è velocemente sfumato via dalle sale che doveva teoricamente riempire,come fece un paio di anni prima invece "L'alba del giorno dopo":se l'originale presentava comunque la geniale intuizione di uno scenario interamente rovesciato e caratteri insolitamente definiti per un kolossal catastrofico del genere,Petersen,a cui va riconosciuto di non aver fatto scempio delle pagine omeriane con "Troy",stringa il racconto e lo concentra in un'ora e mezza piuttosto spettacolare,ma che ha il difetto di una forte ripetitività.Pur passando sopra certi espedienti in sceneggiatura perlomeno astrusi(un crocifisso minuscolo che svita bulloni di una grata messi a pressione,un bambino recuperato senza spiegare come da una stanza completamente allagata),questo film avventuroso-catastrofico ad alto budget ha comunque una tenuta di ritmo discreta,ma rientra in un quadro di prevedibilità troppo alta,anche per una serata in cui la suspence dovrebbe essere di svago.
Tra fumo,sguardi torvi e avidi,colpi secchi delle stecche sulle palle da biliardo,soldi che girano e cinismo imperante,si snoda la vicenda di "Fast" Eddie Felson,giocatore di professione dal gran talento:da un romanzo di Walter Tevis,Robert Rossen ha realizzato questo film,mito di una generazione,con un Paul Newman in grande forma per un personaggio molto suo,un giovane bello ma dalla personalita'chiusa,che si adatta molto bene al cinismo dell'ambiente che frequenta,capace pero'di crescere e umanizzarsi dopo un fatto tragico che lo riguarda.Rossen dedica al biliardo giocato la giusta dose di scene,concentrandosi sulla storia vera di un campione che non conduce una bella esistenza,e che solo il suicidio di una donna amata piu'di quanto pensasse egli stesso imprimera'una svolta decisa alla sua vita:Newman da'una splendida prova d'attore,da antologia il quasi monologo finale,ma non gli sono da meno la tormentata Piper Laurie ,il massiccio Jackie Gleason,e un impietoso,salvo che per un attimo,George C.Scott,manager e poi traditore di Eddie Felson.Una relazione nata in un bar tra un avventore disinvolto e una ragazza claudicante che legge "Tropico del Cancro",un tradimento fuori scena,pollici spezzati dietro ad un vetro,un suicidio in bagno dopo aver scritto la propria condanna con un rossetto sullo specchio,uno scontro a parole dopo aver vinto inutilmente:"Lo spaccone è fatto soprattutto di queste cose.