mercoledì 15 aprile 2009

L'UOMO DEL BANCO DEI PEGNI (The pawnbroker,USA 1965)
DI SIDNEY LUMET
Con ROD STEIGER, Geraldine Fitzgerald,Brock Peters, Jaime Sanchez.
DRAMMATICO
Ci sono pellicole che lasciano un'impronta pesante, incancellabile, anche se non tutto quello che propongono è perfetto, in cui una regia notevole o una prova d'attore straordinaria spargono merito e danno la spinta necessaria a far sì che ciò avvenga."L'uomo del banco dei pegni" si apre con una sequenza estatica, sconclusionata come un ricordo confuso o un sogno appena prima che finisca, fatta di una sensazione di quasi irreale benessere che non tornerà più nel resto del film, tranne qualche flashback:la realtà di un uomo che fa uno dei mestieri meno decorosi tra quelli esistenti, l'usuraio, è grigia, e votata ad un pessimismo scorato che lo rende impermeabile ad ogni vacillamento sentimentale. Si ha un'antipatia istintiva verso il protagonista, che però via via che la storia procede, e Lumet ne narra il tristissimo percorso di vita, si allenta e si scioglie in un crescendo di compassione, sentimento nobile per eccellenza, che culmina in un finale il quale giunge brusco, tragicissimo e che porta lo spettatore alla commozione. Rod Steiger, interprete mai da mezze misure, colpisce per un'interpretazione formidabile, contenuta e sfumatissima per quasi tutto il film, salvo esplodere in una disperazione assoluta che è anche un riemergere di ogni soffocato sentire:gli ultimi minuti di un'altra storia newyorkese di un cineasta che tante volte ha esplorato la metropoli americana, ma gli è stato riconosciuto meno che ai più giovani Scorsese e Coppola, sono cinema di altissimo livello.

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