DI CLINT EASTWOOD
Con CLINT EASTWOOD, Cory Hardricht, Dreama Walker,Brian Haley.
DRAMMATICO
In una terza età cinematografica che si conferma la sua personale age d'or, Clint Eastwood realizza titoli di livello con la fluida praticità che ha contraddistinto la sua opera da molti anni in qua: compare meno come interprete(e si dice che questa sia forse la sua ultima apparizione,a settantotto anni, davanti alla macchina da presa):"Gran Torino", che è un film meno di impatto emotivo rispetto al giustamente premiato "Million dollar baby", è un altro capitolo di quel grande poema a puntate sull'America e le sue contraddizioni qual'è il cinema dell'ex-pistolero di Sergio Leone. Nell'ultima opera eastwoodiana si parla di un vecchio, ultrascorbutico e poco entusiasta di qualsiasi rapporto umano, che ha rifiutato di cedere terreno all' "invasione" degli stranieri che hanno popolato il quartiere in cui egli ha sempre vissuto, e in cui ha scelto di finire i suoi giorni buttando giù lattine di birra seduto in veranda:i vicini di casa,venuti dalla Corea, in cui l'uomo ha combattuto,gli sono ovviamente poco simpatici, ma quando una gang della stessa origine somatica porta la violenza nel giardino accanto, il coriaceo anziano prima sventa l'assalto, poi cede a una sempre maggiore confidenza con gli "invasori". C'è, si pensi, chi ne rimprovera la troppa semplicità, e una pretesa banalità nello svolgimento e nella chiusa del racconto: io sono di un altro avviso. "Gran Torino" è un nuovo bellissimo film di un maestro del cinema, che va a braccetto con i grandi classici, e se da un lato sottolinea, una volta di più, la necessità di una ricerca morale del senso delle cose, più in profondità emerge chiarissima una domanda d'affetto, ad ogni latitudine e grado, che vada ricercato anche nei posti più impensabili, come in quelli accanto a noi, anche se non ci si assomiglia quasi per niente.
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