DI RADU MIHAILEANU
Con ALEKSEI GUSKOV,MELANIE LAURENT, Dmitri Nazarov,Miou Miou.
COMMEDIA
Presentato con successo al Festival di Roma lo scorso autunno, "Il concerto", coproduzione franco-belga-romena ha ottenuto buoni incassi, grazie anche ad un passaparola solerte da parte di spettatori che avevano visto ed apprezzato il nuovo film di Radu Mihaileanum,quarto nella sua filmografia, mai più giunto ai risultati commerciali di "Train De Vie". La storia dell'ex-direttore d'orchestra che,trent'anni dopo essere stato destituito dal suo posto al Bolscioi,e ridotto in miseria dagli uomini di regime, coglie un'occasione gaglioffa per recuperare il proprio sogno e coinvolgere i suoi musicisti anche loro in cattive acque in una rivalsa insperata, viene condotta dal regista in tono brillante, talvolta anche troppo sopra le righe (la scena del matrimonio cafonissimo è anche troppo "sparata",survoltata ad uno humour grottesco non efficacissimo).Il film,una commedia che ha qualcosa del miglior Kusturica,ma che ne prende le distanze quando sviluppa (in modo spietatamente splendido,va detto) la componente emotiva,che nel crescendo finale avviluppa lo spettatore inesorabilmente. Affiora una voglia di vivere,nonostante tutto, che fa amare questo film. Recitato con passione da un cast che a fine film verrebbe voglia di abbracciare in blocco, "Il concerto",come la sentitissima esecuzione che conclude la pellicola,parte in sordina per giungere in trionfo: e la morale,la quale sottolinea con una forza trascinante,che non importa quanti calci ti abbia riservato quella stupenda signora che è la Vita, ma se anche per poco,un essere umano può dirsi padrone del proprio destino, a costo di ogni rischio,per compiere un'impresa che ha del miracoloso,quale può essere una vittoria dello Spirito,ebbene,sarà per quello che vale la pena di vivere,ti rimane dentro. E se il crescendo di montaggio,armonia musicale,bellezza delle immagini,che culminano nel pianto della star del violino lucida di commozione gli occhi del pubblico, ha l'aria di qualcosa che sfiora il sublime,in uno dei lungometraggi più belli dell'anno.
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