venerdì 16 aprile 2010

GREEN ZONE (Green Zone, USA/GB 2010)
DI PAUL GREENGRASS
Con MATT DAMON,Greg Kinnear, Brendan Gleeson, Jason Isaacs.
AZIONE/THRILLER/GUERRA
La "Green Zone" è stata una parte limitata di Baghdad durante l'occupazione dell'esercito USA nel 2003, in cui i militari e l'indotto relativo stavano come in un villaggio vacanze, circondati da un inferno in terra, in cui nessuno spazio era sicuro, e sia i commilitoni che gli occupati iraqeni morivano come mosche, tra attentati ed azioni di guerriglia. Da un romanzo del giornalista del "Washington Post" Rajiv Chandrasekaran, Paul Greengraas,che già tenne il pubblico sulle spine in "United 93",in merito agli eventi dell'11 settembre, mette in scena un thriller politico-bellico d'azione realizzato con gran perizia, ritmo incalzante e straordinaria lucidità espositiva. Il militare Roy Miller (un Matt Damon intenso,perennemente in uniforme da combattimento) gira nelle strade della capitale iraqena a caccia delle famigerate armi di distruzione di massa, scoprendo sempre di più cose che gli mettono dubbi sulla veridicità dei siti di costruzione delle letali trappole chimiche indicate dai servizi segreti:ma le trame sotterranee sono troppe e troppo intricate perchè se ne possa avere ragione.La guerra in Iraq, ufficialmente scatenata in reazione all'attacco che nel 2001 cambiò molto nella scacchiera politica internazionale, più concretamente per mettere le zampe sopra i giacimenti petroliferi prima,e in prospettiva su quelli idrici sotto l'ex Mesopotamia, in futuro vera riserva aurea,è stata una delle pagine più vergognose, e grossolane,della storia moderna: "Green Zone" sceglie intelligentemente di non saper interpretare o per forza dare risposte ad una situazione troppo complessa come quella mediorientale. Un vaso di Pandora aperto con esiti inimmaginabili e ritenuti "sistemabili" con una faciloneria politica che ha caratterizzato la meschina visuale corta di Bush II,corredato da individui di rara spietatezza come Rumsfeld, ad esempio, prototipo di soggetti in cravatta che programmano stragi come se organizzassero vacanze al mare come qui rappresentati da un Greg Kinnear infido. E, finezza,c'è un analista della Cia interpretato da Brendan Gleeson che parla con onestà,tanto per evitare accuse di manicheismo. E'un grande film "Green Zone",che prende per il bavero lo spettatore,come per due volte si vede sullo schermo in scene cruciali succedere con Damon in scena, e lo scrolla dal cinico torpore con cui mass media in mala fede ne hanno anestetizzato la coscienza. Forse talmente sincero che il pubblico USA,ancora impreparato a guardare alla sua storia recentissima con obbiettività, lo ha bocciato:ma sarà una pellicola che resterà.

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