DI ROBERT ALTMAN
Con GEORGE SEGAL,ELLIOTT GOULD, Ann Prentiss,Gloria Welles.
COMMEDIA
Il gioco come la vita o la vita come il gioco,per i due protagonisti di "California split" non c'è troppa differenza. Conosciutisi casualmente(come capita a molti divenuti poi amici,perchè in fondo ci si cerca senza saperlo), i due sono persone che vengono da mondi diversi e diverso hanno l'approccio sia al concetto del giocare e del vivere.Se lo scapestrato Elliott Gould "beboppeggia" quando è su di giri,vive di vincite e nulla più, il personaggio di George Segal è tutto sommato più complesso,sa scrivere e ha un'idea matematica dell'azzardo:Robert Altman,come sempre, ha capito molto più di altri dello spirito americano e sa bene che il gusto del rischio come prospettiva programmatica non è un'idea campata per aria,e qui soprattutto è il senso maggiore della pellicola. Lo spostarsi da un luogo all'altro per tentare la fortuna e cercare il colpaccio,è insito nella mentalità americana,stato venuto fuori da pionieri e avventurieri in cerca di una grande svolta: e il finale,che è uno dei più belli dell'intera cinematografia altmaniana,ma se si vuole anche uno dei più azzeccati,nella sua asciuttezza, del cinema USA di sempre nella sua asciuttezza,rimete i due uomini ognuno sul proprio binario della vita, chi a provare un altro giro anche se le tasche sono piene, chi a constatare che raggiungere l'obbiettivo finale che ci si è posti a volte non porta a nessuna crescita interiore,non all'emozione che ci si sarebbe aspettati. In una pellicola che a tratti sembra divagare in eccesso, una conclusione così è inaspettata e intelligentissima:bravissimi i due protagonisti, anche se la misura di Segal la spunta sulla prova sopra le righe di Gould,e una volta di più si ammira la bravura di Altman nell'esplorare i caratteri e descrivere con elegante acidità l'America.
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