sabato 14 marzo 2009

MEAN STREETS-Domenica in chiesa, lunedì all'inferno
(Mean Streets, USA 1972)
DI MARTIN SCORSESE
Con HARVEY KEITEL, Robert DeNiro, Amy Robinson, David Proval.
DRAMMATICO

Le "stradacce" di Martin Scorsese sono quelle di Little Italy, dove è cresciuto, nelle quali dettano legge mafiosi di mezza tacca, buoni nemmeno a commettere professionalmente i delitti, dove le processioni sono rituali obbligatori e l'aspirazione a ghetto è consistente, visto che si continua ostinatamente a suonare "Faccetta nera" e "Maruzzella". Per la critica, "Mean streets" fu una vera e propria "botta", questo film di un cineasta nuovo, che lo riempì di riprese isteriche, fotografando sgranatamente, come il probabile basso budget consentiva, e parlando della vita balorda dei suoi antieroi, che vorrebbero ambire a grandi progetti, ma restano invischiati tra le regole della tribù di appartenenza e le poche capacità personali. Ripescato qui da noi dopo il successone di "Taxi driver", il lungometraggio, per il quale si è parlato, non senza ragione, di vera antropologia, ha cadute di ritmo, non tutta la sceneggiatura appassiona, ma la blanda deriva dei personaggi è resa al meglio: tra locali in cui lo squallore la fa da padrone, fregature a chiunque sia fuori dal clan, i giorni dell'aspirante gangster Charlie (Keitel) procedono tra il seguire i consigli dello zio boss che ha progetti per lui, e il cercare di tirar fuori dai guai il dissociato Johnny Boy(De Niro), inaffidabile e pazzoide amico fraterno: come si capisce ad un certo punto della pellicola, il finale non potrà essere che nel sangue, ma appunto data l'imperizia dei killer, non moriranno tutti quelli che nelle intenzioni di chi spara dovrebbero. E quindi, si riprende, la notte scorre, solo un'altra brutta storia delle "mean streets".

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