IL NOME DELLA ROSA ( Der namen der rosen, F/I/D 1986)
DI JEAN-JACQUES ANNAUD
Con SEAN CONNERY, Christian Slater, F.Murray Abraham, Valentina Vargas.
GIALLO/ STORICO
Da un caso come "Il nome della rosa", libro italiano vendutissimo in tutto il mondo, secondo solo a "Pinocchio", venne tratto un kolossal di produzione franco-italo-tedesca, affidato al francese Jean-Jacques Annaud, non ancora visto di traverso dalla critica.Un romanzo interessantissimo, complesso e ricco come quello di Eco(se vi capita, leggete anche "Il pendolo di Foucault", che pur sciupandosi un pò nel finale, appassiona e tesse una trama elaboratissima), era difficile da adattare a una sceneggiatura e ad un film, e va bene; si è optato per privilegiare la parte dell'indagine di Guglielmo da Baskerville, dato che è la più accattivante per il grande pubblico, e si è scelto un interprete di sicuro fascino come il sapido Sean Connery per vestire il saio del frate-detective sagace e temerario.Con tutte queste concessioni,"Il nome della rosa"-film è stato avversato dai puristi che lo avevano amato e consigliato in libreria:e, a parer mio, a torto.Perchè lo spettacolo è corposo,tetro ma affascinante, il conflitto clericale che alla fine è il vero cuore dell'opera è reso in modo non approfondito, ma d'altra parte al pubblico,in due ore e poco oltre, non sarebbe stato possibile apprendere di più su una tale pagina della Storia. E la metafora adoperata da Eco, che parlando di domenicani, francescani e dulciniani( da Dulcino, religioso a capo di un'ala integralista nel sostenere la necessità della povertà nel clero, convinta fino all'eccidio), intendeva riferirsi a democristiani, comunisti e brigatisti, da lettore l'ho percepita, da spettatore forse posso appena avvertirla.Annaud impagina con qualche ingenuità un kolossal lugubre e dal buio coprente la luce, regalando una figura mostruosa e indimenticabile come il frate folle e deforme Salvatore, interpretato con vivace repellenza dall'ottimo Ron Perlman.
domenica 1 luglio 2007
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