DI STANLEY KUBRICK
Con MATTHEW MODINE, Vincent D'Onofrio, R.Lee Ermey, Adam Baldwin.
GUERRA
Il titolo fa riferimento ai proiettili corazzati in dotazione ai marines, ed è una chiara metafora della condizione degli stessi soldati d'assalto nell'inferno vietnamita ;il film,tratto da un interessante libro di Gustav Hasford, "The short-timers",ancora più duro se possibile, è ripartito in due segmenti.Se la prima parte,ambientata in un ostico campo d'addestramento,si conclude con un passaggio ad un'altra fase con due morti,la seconda si svolge nella martoriata città di Hue,in cui andrà in scena un sanguinosissimo,delirante massacro compiuto da un cecchino che poi rivelerà il suo vero volto,spiazzando tutti,persino gli spettatori.Kubrick, è noto, riesce sempre a stupire,e a sancire in un certo qual modo la fine di un genere,o la parola definitiva su un dato argomento.Infatti,dopo questo film,il filone sul Vietnam si è praticamente chiuso:e questo perchè il grande cineasta di "Orizzonti di gloria" fa film talmente ricchi di letture e significati,da avere un senso tale da dare la sensazione che poi sulla cosa non ci sia più niente da dire.E il finale fa perno su una domanda che rimane nella mente dello spettatore:il soldato Joker, che porta sull'elmetto il simbolo della pace contemporaneamente alla scritta "Born to kill", spara alla ragazzina-cecchino in un atto di pietà o compiendo l'ultimo passaggio verso la disumanizzazione alla quale il suo esercito lo ha sospinto fin dalla "tosatura" iniziale?Essendo della convinzione che Stanley Kubrick fosse un addolorato umanista, e non un crudele gran sarcastico( o non solo,almeno), propendo per la prima tesi: e, a tutt'oggi, mi ricordo quella domenica di ottobre del 1987 in cui uscii dal cinema Excelsior, dove avevo appena visto questo capolavoro, confuso e veramente indeciso se mi fosse piaciuto o no, visto che "Platoon", pochi mesi prima, mi aveva letteralmente conquistato.Ma oggi posso dire che se il film di Stone mi ha fatto palpitare il cuore e credere in un idealismo da sostenere in ogni situazione, è questo di Kubrick , con la sua ironia zannuta, con lo splendore di sequenze come il tiro al bersaglio sui soldati tra le macerie, o i superstiti tra i bagliori delle fiamme cantare "La marcia di Topolino", a ispirarmi le riflessioni più "piene" e lo scetticismo verso ogni guerra.
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