DI SAM PECKINPAH
Con CHARLTON HESTON, RICHARD HARRIS, Senta Berger, James Coburn.
WESTERN
Uno dei cinemassacri, come anche "Il disprezzo" di Godard, più celebri della storia del cinema. E, visto che si parla di un film di Peckinpah, non si discute di quello che vediamo sullo schermo, ma di quello che ne è restato fuori: maltrattato da produttori, distribuzione americana e italiana, gira oggi in più versioni, perchè molto minutaggio è stato strappato via, dieci minuti qua, otto di là, peggiorando di fatto la fruizione del racconto e dell'intero film. Oltre tutto, quello che ne rimane è un western notevole,denso di sfide, rapporti di odio e amicizia intensissimi, in un'ottica volta al buio della sfiducia nel comportamento umano: se il protagonista, il maggiore Dundee, è un uomo fondamentalmente vile, i cui piani escogitati non troveranno la via dell'affermazione, e coraggiosa è la scelta di un american hero per eccellenza nell'interpretare un ruolo così venato di negatività e debolezze, le simpatie di regista e pubblico vanno piuttosto al perdente di classe Richard Harris, che in una perfetta parabola peckinpahiana, odia l'ex-amico Dundee quanto gli è affezionato e, sebbene debba prestare aiuto,lui sottufficiale sudista, a un plotone malmesso di nordisti. Le troppe ellissi narrative che soprattutto nella seconda parte evidenziano i rimaneggiamenti e i colpi di cesoia allo scorrere del racconto condizionano il giudizio sul film, che rimane comunque un classico maledetto e pieno di pagine di grande cinema:i difficili rapporti di Peckinpah con produttori e collaboratori vari sottolineano comunque la forza di un non allineato,che al terzo film già girava con forza e epica dell'immagine rare da trovare in giro.
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