DI OREN PELI
Con KATHIE FEATHERSTON, MICAH SLOAT, Michael Bayouth.
HORROR
Uno dei casi cinematografici della presente stagione, e probabilmente, a livello di indagine sociologico-statistica, è "Paranormal activity",film costato pochissimo per gli standard sia americani che internazionali, girato in digitale e tutto in una villetta, con tre interpreti soltanto in scena, che ha incassato diversi milioni di dollari un pò dappertutto. Già sentito questo andazzo?Eccome, fu "The Blair Witch Project" a far nascere questo tipo di fenomeni giocati completamente sul passaparola cibernetico, insinuando la veridicità dei fatti narrati, e curiosamente, quando escono dagli Stati Uniti, esordienti al botteghino con il botto, e in picchiata dalla seconda settimana di programmazione. Perchè l'idea di fondo di "Paranormal activity" non è niente male, e come Tullio Kezich riscontrava recensendo "Lo squalo" trentacinque anni fa, l'aver centrato una paura inconscia collettiva, lì il timore di cosa possa contenere l'acqua, qua quel che possa celare il luogo sicuro per eccellenza, la propria abitazione, quando si è assenti o presenti e vulnerabili come quando si dorme: ma il film, se si possa chiamare tale, è spesso dilettantesco, a tratti uggioso, fatto meglio del sopra citato "BWP", ma sfrutta male le potenzialità dello spunto. Il protagonista maschile poi, si atteggia a sbruffone e pretenderebbe di attaccar briga con l'entità presente nella casa dove vive ("Che problema hai?" dice furibondo a "quella cosa" che assilla sempre più minacciosamente lui e la sua partner...), senza alcuna credibilità di sorta concessa al personaggio. Fatti salvi i due minuti finali, che portano in sala il giusto spessore di inquietudine e relativo turbamento, un'ennesima operazione furba che evidentemente ha ben fruttato, dato che il regista Oren Peli è già al lavoro con una produzione in grande, finanziato da una major.
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