giovedì 22 novembre 2007

PICCOLO GRANDE UOMO ( Little Big Man, USA 1970)
DI ARTHUR PENN
Con DUSTIN HOFFMAN, Faye Dunaway, Martin Balsam, Chief Dan George.
WESTERN

Se "Il laureato" lanciò Dustin Hoffman come faccia nuovissima del panorama attoriale americano, e "Un uomo da marciapiede" confermò a tutti quanto fosse bravo questo già ultratrentenne dai lineamenti non proprio da manifesto hollywoodiano, è "Piccolo grande uomo" il film con cui il divo diventò Mito e il pubblico lo consacrò come uno tra i pesi massimi dell'arte su celluloide. Saga di una comparsa della leggenda del West, l'avventura umana , forse millantata, forse semplicemente aumentata dai vaneggiamenti di un vecchio che ha passato i cento anni, di Jack Crabb, bianco vissuto tra i pellirosse, fa entrare in scena personaggi come il generale Custer e molte altre componenti dell'epica della frontiera: da un regista di vaglia come Arthur Penn, la denuncia contro i soprusi degli "americani" contro i nativi, magari non così dirompente come il finale di "Soldato blu"( anche se la sequenza della piccola indiana uccisa con il bambino in braccio è di quelle che non si dimenticano), era lecito aspettarsela, e un falso eroe come il vanaglorioso G.A.Custer, massacratore e militarmente ottuso,esce con le ossa rotte dal film .E' uno di quei film, molte volte trasmesso in tv, cui spesso gli spettatori non sanno negarsi una nuova visione: nonostante la forte drammaticità del quadro generale, non mancano tocchi ironici all'epopea di Crabb, e il talento straordinario di Hoffman lo fa interpretare credibilmente il giovane "costretto" a soddisfare anche le sorelle della sposa nello stesso teepee, e rappresentare il vetusto narratore , al tramonto dei suoi giorni.

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