sabato 23 gennaio 2010

IL MONDO DEI REPLICANTI ( Surrogates, USA 2009)
DI JONATHAN MOSTOW
Con BRUCE WILLIS, Radha Mitchell, Rosamund Pike, Ving Rhames.
FANTASCIENZA/AZIONE
Si è parlato di film "piccolo" di fantascienza presentando "Surrogates", nuovo film di Jonathan Mostow a sei anni dal semiflop di "Terminator 3":per prima cosa il titolo italiano, come spesso succede,è inesatto, visto che i replicanti, se si pensa a quelli di Scott e del suo "Blade runner" non sono proprio tali,bensì dei veri e propri "alter ego" biomeccanici che sostituiscono i loro "originali", distesi in poltrone altamente tecnologiche e sospesi in una condizione quasi di sogno guidando i loro doppi (quasi sempre, Willis a parte, con fattezze ben diverse e più piacenti). E poi, è un piccolo film questo, con le scenografie presentate e i mezzi messi in gioco,costati diversi milioni di dollari?Magari se rapportato alla supercorazzata "Avatar", che tra l'altro riporta l'idea del doppio alternativo, forse può essere catalogato tale, ma resta qualche dubbio:per il resto, poco di nuovo. Un mondo in via di disumanizzazione, oramai improntato ad una pressochè totale abdicazione della popolazione alla vita reale facendosi sostituire in tutto (lavoro,sesso,svago,anche assunzione di droghe) da manichini animati in un quadro visuale sfrenatamente edonista contestato da una minoranza:al di là della considerazione di quanto possa costare un modello di società del genere, è scontato quasi ogni passo della sceneggiatura. Il film, di per sè, si lascia guardare ,perfino il prevedibilissimo finale:ma Mostow, che in molti avevano indicato a fine anni Novanta come uno dei nomi su cui puntare, si limita a reggere il timone senza metterci granchè di personale. Bruce Willis, nei limiti di un personaggio molto ancorato ai clichès tipici del cinema d'azione(c'è un forte trauma alle spalle,ha problemi di dialogo con la moglie) via via che il film scorre, e meno male che la sua versione "derughizzata" e con inqualificabile toupet biondo viene a sparire, si riappropria del ruolo e dà una prova perlomeno professionale, ma di emozioni la pellicola scarseggia.

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