venerdì 20 giugno 2008

HOSTEL ( Hostel, USA 2005)
DI ELI ROTH
Con JAY HERNANDEZ, Derek Richardson, Eythor Gudjonsson, Barbara Nedeljakova.
HORROR


Sacchetti antimalore consegnati agli spettatori insieme al biglietto per vederlo, tam tam su internet e curiosità accesissima sui giornali di settore per "Hostel", girato da Eli Roth dopo "Cabin fever", con il beneplacito di Quentin Tarantino, che ha pure appoggiato il sequel-lampo uscito un anno e poco più dopo: film di genere deciso a spaccare gli spettatori tra chi lo ha ripudiato sonoramente e chi invece ne ha fatto prontamente uno dei suoi cult, questo horror ha dalla sua la furbizia di una regia e di un copione che nella prima parte lascia incombere una certa cupezza d'ambientazione e elargisce le proprie efferate crudezze poco per volta, per esplodere nella mezz'ora finale, dalla sequenza della ex-fabbrica divenuta luna park delirante per psicopatici miliardari che aspirano a "poter " essere aguzzini. Se si toglie la consueta aspirazione americana a far trionfare la giustizia, e si chiude un occhio su quanto improbabile sia che il protagonista in fuga riesca a reincontrare tutti quelli che l'hanno portato sulla via dell'inferno e mandar ivi loro anzitempo, "Hostel", a differenza del suo floscio e gratuito seguito, è un allarmante metafora di un capitalismo oramai senza freno alcuno, che ha fatto della malvagità e della violenza bestiale un'altra possibilità di sfruttamento, un altro modo per generare consumo e profitti. Gli orrori quasi intollerabili ( sì, in una scena mi sono coperto gli occhi, e non mi è capitato spesso) di questa pellicola che sfodera tra le righe un istinto satirico selvatico e non ammesso fino in fondo sono pesanti, è vero: però, difficile non notare l'abilità della regia e la capacità di sviluppare tensione con sapienza di un film onestamente sgradevole e inquietante.

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