LA CROCE DI FERRO ( The iron cross, USA 1977)
DI SAM PECKINPAH
Con JAMES COBURN, Maximillian Schell, James Mason, Senta Berger.
GUERRA
Se film di guerra doveva essere, poteva essere convenzionale l'apporto di Sam Peckinpah al genere? In tempi di kolossal sulla seconda guerra mondiale ( il robusto fiasco di "Quell'ultimo ponte" è contemporaneo) e di primi lavori sulla guerra del Vietnam, il regista di "Pat Garrett & Billy the Kid" realizzò un film antimilitarista scegliendo di raccontare la Guerra con l'ottica dei tedeschi in piena dèbacle , allo sbando, con tutti i conflitti interni all'esercito in piena espansione. Il ralenti coreografico utilizzato dall'autore rimanda al massacro finale de "Il mucchio selvaggio", capolavoro con il quale questo film ha più di un'attinenza: pare un racconto corale, ma è il sergentaccio Steiner, veterano dalla pelle dura come il metallo( interpretato da un James Coburn piuttosto in forma), che esprime il punto di vista disgustato e scosso del regista sull'argomento bellico. Scioccamente trattato come un regista machista al culmine del suo successo, il regista assegna alle Donne un ruolo decisivo nella gestione della sconfitta degli Uomini, e addirittura una canaglia che tenta di violentare una prigioniera russa conoscerà una fine truculenta con il "beneplacito" di Steiner, il quale, a fugare certi dubbi idioti sulla responsabilità vera o presunta di chi premeva il grilletto "obbligati dagli ordini", fa fuoco sui commilitoni traditori che avevano mitragliato gli altri in ritirata. Opera sarcastica, a tinte forti, anarchica e acuta , è un altro episodio di cinema alto di un maestro politicamente scorretto e talentuosissimo.
lunedì 31 marzo 2008
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