giovedì 20 marzo 2008

GRANDE, GROSSO E VERDONE ( I, 2008)
DI CARLO VERDONE
Con CARLO VERDONE, Claudia Gerini, Geppi Cucciari, Eva Riccobono.
COMMEDIA

I fans reclamavano a gran voce una nuova versione dei personaggi che hanno dato la notorietà a Carlo Verdone, e il comico , incalzato anche dal produttore Aurelio De Laurentiis , ha girato, una dozzina di anni dopo l'ultima loro reincarnazione ( e consistente affermazione al box-office) un nuovo film ad episodi precisando che è l'ultima volta. Il pubblico sembra aver premiato questa scelta, dato che nel primo fine settimana di proiezioni, "Grande, grosso e Verdone" ha totalizzato oltre cinque milioni di euro , e le recensioni sono state piuttosto positive: passata da un pò la cinquantina, l'autore di "Io e mia sorella" si scopre incattivito, e ritrae, è vero, la società con un'acidità che qualche anno fa gli era sconosciuta. Dei tre episodi che compongono il nuovo lavoro di Verdone, due non sembrano riuscitissimi, però: l'imbranatissimo Leo ancora in tenuta da boyscout alla sua età è poco credibile, e l'odioso Raniero , erede di Furio è troppo spigoloso per risultare comico. In sostanza,tuttavia, sono due espressioni dell'artista che rimangono macchietta e non si fanno mai personaggio ,per troppi evidenti limiti della loro dimensione unica. Diverso è il discorso per il capitolo finale del cialtrone arricchito Moreno, che ripropone le smargiassate truzze di Ivano o Enzo di "Un sacco bello": in qualche modo , con malignità e capacità di "fotografare" la realtà esistente sordiane, Verdone abbozza un efficace ritratto di un'Italia involgarita, attaccata a schemi di vita superficiale , però non del tutto corrotta, e forse in cerca di un ritorno alla tradizione più di quanto non pensi e si pensi. Coadiuvato da una Claudia Gerini davvero in gran forma (anche fisica, mi permetto di dire...), il regista e protagonista si produce in una bella performance che recupera molte delle aspettative deluse fino a quel punto. Benchè l'umorismo sia più "cattivo", non siamo di fronte a uno dei più ispirati titoli dell'autore: se però il prossimo suo film mantenesse quest'acredine, chissà se non potrebbe essere il suo migliore.

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