lunedì 13 giugno 2011

THE TREE OF LIFE ( The tree of life,USA 2011)
DI TERRENCE MALICK
Con BRAD PITT,SEAN PENN, Fiona Shaw,Pell James.
DRAMMATICO

Che Terrence Malick sia autore di culto lo sa chiunque si sia minimamente interessato di cinema negli ultimi quindici anni,o più. Un regista che ha fatto della rarefazione,anche a livello produttivo,un suo punto personale ed anche una cifra stilistica,con il quale fior d'attori hanno manifestato volontà di lavorare anche a scapito dell'interesse personale,in poche parole un artista vero e riconosciuto. L'ultima sua opera,"The new world",rilettura colta della leggenda di Pocahontas,aveva conosciuto più perplessità che favore,ed erano in molti ad attendere questo "Tree of life" presentato all'ultimo festival di Cannes come un rilancio del director de "La rabbia giovane".Diciamolo,il cinema di Malick non è per tutte le sere,non per tutti i momenti,ti deve cogliere in particolare ricezione e voglia di assorbire quanto più lo schermo ti metta a disposizione,ed il suo senso del tempo narrativo,perduto in flussi di coscienza,meditazioni,esplosioni d'immagini e contemplazioni dell'universo circostante all'Uomo,non sono cose semplici con cui confrontarsi.Però va detto,"Tree of life",per quanto possa essere impegnativo e,sì,a tratti ingombrante,è un'esperienza che apre la mente come un grimaldello virtuale,pone domande pesantissime e ha l'ambizione di offrire la Creazione con immagini di una potenza immane,offrendo al contempo l'occasione agli uomini di domandarsi il Perchè si rivolgano a Dio,quando non sanno a cosa appoggiarsi o riferirsi,per l'enormità della Vita. La storia di un uomo qualsiasi,il vagare del racconto tra l'Oggi e lo Ieri,un'anima spaccata in due tra una madre che vive della Grazia e instilla nei figli la dolcezza della Meraviglia,del vivere apprezzando lo splendore di ciò che troppo si dà per ovvio,fosse anche un gocciolar d'acqua,o uno splendere di sole,ed un padre (un Brad Pitt forse nel ruolo più ben reso della carriera,nonostante la difficoltà di rendere un personaggio con poche battute,tutto sommato)che rappresenta la barbarica essenza della Natura,che alla discendenza rappresenta la durezza della vita,la fragilità delle aspirazioni e la necessità della disciplina.Un film di quelli che ti montano e fioriscono dentro,più ancora di quando lo si vede,che suggestiona per l'ampiezza di spunti,argomenti,e vere e proprie visioni delle cose del mondo che ispira.Magari è di quelle opere che basta vedere una volta nella propria esistenza,e difficilmente ci si riaccosta volontariamente,ma resta dentro lo spettatore. Perchè,come il rettile predatore che inspiegabilmente risparmia l'erbivoro già indebolito e trovato inerme,quest'opera spiega con pacata eloquenza a te che la visioni,che non bisogna stancarsi di meravigliarsi e che niente,in Natura,è scontato.



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