DI DANIELE CIPRI' E FRANCO MARESCO
Con Antonino Bruno, Pippo Augusta, Salvatore Gattuso, Franco Giordano.
GROTTESCO


Grassoni che ruttano fieramente, nani vestiti da donna, uomini informi che si berciano con rudezza improperi in siciliano, il tutto con uno sfondo di rara desolazione architettonica. Detto così, il primo film di Daniele Ciprì e Franco Maresco può sembrare una sozzeria, in realtà "Lo zio di Brooklyn" ha una sua poetica nascosta, la bellissima fotografia in bianco e nero che illumina il panorama ispido, brutale e avvilente del duo di registi siciliani è uno dei punti a favore di un film senz'altro provocatorio, spesso sgradevole e in alcuni momenti delirante, a livello di narrazione.Ma, a ben cercare, c'è anche una sublimazione del ridere di tutto ciò, della reazione della mente umana dinanzi a un Caos così rozzo e privo di ogni barlume d'intelligenza, e l'impressione finale è che Ciprì e Maresco, impensabilmente, vogliano quasi affermare che è la mancanza d'amore a generare un mondo così degradato e spietato. Sinceramente,vedendo "Lo zio di Brooklyn" non riesco a trattenere il riso: di fronte a coloro che guardano solennemente , con composta seriosità questo film, devo pentirmi io o compatire loro? Che fare?
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